Mafia, al setaccio le carte di uno studio legale
Gela, i clan volevano uccidere il sindaco
Caccia al tesoro dei boss
I segreti a New York
Dalle scommesse al gioco d’azzardo sul web fino alle tangenti: tutti gli affari negli Usa
di FRANCESCO VIVIANO *
PALERMO - Il cuore degli affari della multinazionale Cosa nostra americana è all’interno di uno studio di avvocati ed esperti in transazioni finanziarie internazionali di Brooklyn. Lì è custodito il tesoro di Frank Calì e della sua "famiglia", quella dei Gambino, e degli Inzerillo. Un tesoro valutato in decine di milioni dollari, frutto di attività illecite non solo negli Usa ma anche in Italia dove Calì avrebbe investito parte della sua fortuna accumulata in pochissimi anni della sua fulminea carriera all’interno di Cosa nostra americana, dove era diventato il vero e proprio "amministratore delegato" delle società della mafia. Ed è sui soldi di Frank Calì, arrestato l’altro ieri nella retata compiuta tra la Sicilia e gli Stati Uniti, che gli investigatori americani hanno puntato la loro attenzione.
E mentre l’operazione scattata giovedì fra gli Stati Uniti e l’Italia svela i segreti dei nuovi padrini, in Italia i magistrati scoprono un piano per un attentato delle cosche. Bersaglio: Rosario Crocetta. il sindaco Pdci di Gela che in passato ha lottato contro i clan arrivando a licenziare la moglie del boss assunta dal Comune perché ritenuta nullatenente.
Al piano, i magistrati della Dda di Caltanissetta sono arrivati attraverso intercettazioni e col ritrovamento di alcuni "pizzini". "È il mio compleanno, compio 57 anni - commenta Crocetta - e scopro dell’attentato. Davvero un bel regalo della mafia". Crocetta ha ricevuto solidarietà bipartisan da decine di esponenti politici, dal Pdci e An.
Progetti di attentati sventati a Gela e strategie finanziarie sotto osservazione sull’asse New York-Palermo. Nel mirino, soprattutto, Calì, "Franky Boy", uno degli arrestati del blitz della polizia di giovedì. Una retata dalla quale sono riusciti a scappare in una dozzina: ma ieri uno dei latitanti, Jackie D’Amico, si è consegnato all’Fbi.
L’indagine finanziaria delinea il ruolo di spicco dello studio legale di Brooklyn che gestisce operazioni finanziarie, intermediazioni per l’acquisto di immobili, e il controllo di numerose società per conto di "Franky boy". L’analisi dell’Fbi sui flussi finanziari riferibili al gruppo mafioso di New York Calì-Inzerillo, ha consentito di individuare numerose società americane che operano nel settore delle costruzioni e della distribuzione di prodotti alimentari, con un giro d’affari di milioni di dollari. Il clan mafioso di Calì, come ha sostenuto il procuratore distrettuale del Queens, Richard Brown, gestiva le bische clandestine elettroniche, le scommesse sul football ed il baseball, l’edilizia, il gioco d’azzardo, la prostituzione e la gestione dei detriti e dei rifiuti, al controllo dei sindacati. Molte delle attività si svolgevano sull’isola di Staten Island.
La famiglia Gambino controllava anche la gestione dei detriti provocati dalla costruzione di una pista per le gare automobilistiche Nascar, a Staten Island, chiedendo un pizzo per tonnellata trasportata e trattata dai camion del clan. Il sistema di bische elettroniche gestito nel Queens da Corozzo, che "non è stato ancora arrestato" secondo Brown, era ingegnoso e ruotava intorno ad almeno quattro siti web, uno dei quali in Costa Rica, ed era molto redditizio, permettendo di finanziare altre attività malavitose.
* la Repubblica, 9 febbraio 2008.