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In principio era il Logos: Amore ("Charitas") - non il "Logo" costantiniano ("Deus caritas est", 2006)!!!

"PRO JUDAEIS" E "BLACK LIST"!!! CONTRO L’ANTISEMITISMO CATTOLICO E GENERALE RILANCIATO DA PAPA RATZINGER, A RICCARDO DI SEGNI, RABBINO CAPO DI ROMA, E A TUTTI GLI INSEGNANTI PIENA E TOTALE SOLIDARIETA’ - di Federico La Sala.

giovedì 14 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli
AL DI LA’ DI TUTTO IL "LATINORUM" ("Deus caritas est" - un "lapsus" più che millenario) E DI TUTTE LE ILLUSIONI TRAGICHE DI PAPA RATZINGER, INDIETRO NON SI TORNA!!! Dio è "Charitas", Amore - in volgare (Dante)!!!
IL PROBLEMA E’ CHE NON SI VUOL CAPIRE CHE I "DI SEGNI" DEI "PERFIDI GIUDEI" DENUNCIANO (A MIO PARERE, OVVIAMENTE) SOLO LA BIMELLENARIA CECITA’ EDIPICA (LEZIONE DI FREUD) DELLA CHIESA "CATTOLICA" E DELLA STESSA struttura sociale (lezione di Manzoni!!!, e - dopo - anche di Marx). (...)

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> "PRO JUDEIS" E "BLACK LIST"!!! CONTRO L’ANTISEMITISMO CATTOLICO E GENERALE RILANCIATO DA PAPA RATZINGER, A RICCARDO DI SEGNI, RABBINO CAPO DI ROMA, E A TUTTI GLI INSEGNANTI PIENA E TOTALE SOLIDARIETA’ - Per gli investigatori l’autore del blog contro i decenti ebrei si chiama Paolo Munzi. Lo scorso maggio si schierò con lo storico Faurisson cacciato dall’università.

martedì 12 febbraio 2008


-  Per gli investigatori l’autore del blog contro i decenti ebrei si chiama Paolo Munzi
-  Lo scorso maggio si schierò con lo storico Faurisson cacciato dall’università

-  Dai negazionisti alla "lista nera"
-  l’uomo che ha messo all’indice i prof

L’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati *

di MATTEO TONELLI *

ROMA - Gli investigatori sono sicuri e lo hanno iscritto nel registro degli indagati. Si chiama Paolo Munzi, il quarantenne autore del blog con la lista dei nomi di 162 docenti universitari additati come appartenenti ad una lobby ebraica. Munzi, che risiede in provincia di Rieti ed è figlio dell’ex sindaco radicale della cittadina di Forano, ha subito la perquisizione dell’abitazione e, a quanto pare, sarebbe già stato coinvolto in analoghe vicende riguardanti l’immissione di dati in rete.

Quel che è certo è a Munzi il tema dei "poteri forti che attentano alla democrazia" sta a cuore. Il suo nome, infatti, ricorre a proposito della polemica che investì l’Università di Teramo lo scorso maggio. Tutto nacque dopo l’invito allo storico francese negazionista Robert Faurisson partito dal professor Moffa. Faurisson avrebbe dovuto tenere una lezione sui temi insegnati da Moffa: storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici.

Ma la lezione non si tenne. Un’ondata di sdegnate proteste costrinsero il rettore dell’ateneo ad annullare l’invito. Inoltre lo studioso francese venne aggredito mentre passeggiava per Teramo. Ed è a questo punto che spunta il nome di Munzi. Insieme ad altri, aderì al comitato contro la repressione della libertà di parola e di pensiero, sottoscrivendo un manifesto in cui si richiamava la Costituzione, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e si definiva Faurisson uno che non si è mai occupato sistematicamente delle problematiche "negazioniste" e dunque "per questo solo motivo non è neppure un "negazionista". Emblematico il bersaglio dell’appello: "I poteri forti che minacciano la democrazia".

Munzi motivava così la sua adesione in una lettera indirizzata a Moffa. Esprimeva solidarietà "per la gravissima aggressione violenta da parte di esponenti della comunita ebraica di Roma" e parlava di "grave attentato fascista alle liberta democratiche nel nostro paese".

Torna così l’idea di una lobby in grado di manovrare fatti e coscienze. Una "minaccia" contro la quale la nascita del Comitato "rappresenta l’ultimo baluardo a difesa della intangibilita’ di un diritto che sta a fondamento della nostra Costituzione in un paese democratico". Infine la conclusione: "La discriminazione di quanti negli anni si sono fatti portavoce di scomode opinioni difformi dalle verita ufficiali è un odioso fenomeno che ha colpito silenziosamente,anche, molti anonimi individui costretti spesso a subire impotenti, la arroganza ideologica di chi delle verita di stato ha fatto una comoda alcova nella quale vivere felici e protetti".

Una tesi che avrebbe portato Munzi a tornare all’attacco dei poteri forti. Stavolta mettendo nomi e cognomi in Rete. Ma uno dei professori ha presentato una querela e per Munzi è scattata l’iscrizione nel registro degli indagati.

* la Repubblica, 12 febbraio 2008


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