AL DI LA’ DI TUTTO IL "LATINORUM" ("Deus caritas est" - un "lapsus" più che millenario) E DI TUTTE LE ILLUSIONI TRAGICHE DI PAPA RATZINGER, INDIETRO NON SI TORNA!!! Dio è "Charitas", Amore - in volgare (Dante)!!!
IL PROBLEMA E’ CHE NON SI VUOL CAPIRE CHE I "DI SEGNI" DEI "PERFIDI GIUDEI" DENUNCIANO (A MIO PARERE, OVVIAMENTE) SOLO LA BIMELLENARIA CECITA’ EDIPICA (LEZIONE DI FREUD) DELLA CHIESA "CATTOLICA" E DELLA STESSA struttura sociale (lezione di Manzoni!!!, e - dopo - anche di Marx).
IL "VAN GéLO" ARMATO e ANTISEMITA (sia contro gli Ebrei sia contro i Musulmani ... sia contro tutti gli altri) DI PAPA BENEDETTO XVI E’ QUELLO DI "COSTANTINO" - PER LA GUERRA E PER IL DOMINIO, SPACCIATO COME EVANGELO DI GESU’ ("Dominus Iesus")!!!
Questo il nocciolo tragico del problema antropologico, politico e teologico del nostro storico presente...
Ad ogni modo, è bene ricordarsi e ricordare che per la COSTITUZIONE - la Legge dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri" Costituenti!!! - l’Italia ripudia la guerra. Ed è, con Dante, per lo Spirito di Francesco e Chiara di Assisi.... e di Papa Wojtyla - "Ut unum sint", ma non a "motu proprio"!!!
8 febbraio 2008.
Federico La Sala
IL "PRO PERFIDIS JUDAEIS" DELLA NUOVA PREGHIERA DEL VENERDI’ SANTO ("Motu Proprio") ....
Messi all’indice 162 insegnanti della Sapienza e di altre università italiane
In Rete la «black list» dei docenti ebrei
Sconcerto nella comunità ebraica, che ha presentato una denuncia alla polizia postale. Il sito è stato oscurato *
ROMA - Si presentava come un classico blog di una delle molte piattaforme gratuite presenti sulla rete. Il suo autore si identificava semplicemente come «Re», utilizzando come slogan di apertura del sito una tripla V, acronimo delle parole via, verità e vita, e una grande immagine dei Magi che seguono la stella cometa. E tra i contenuti in evidenza aveva messo una serie di link dedicati al revisionismo, a Mussolini e all’antisionismo. Ma a portarlo all’attenzione del grande pubblico è stata la pubblicazione di un elenco di 162 nomi di insegnanti ebrei, accusati di «fare lobby» e «baronaggio sionista». Ora però è sparito dalla rete: le proteste della comunità ebraica e la denuncia alla polizia postale hanno infatti portato all’oscuramento del sito che dalle 13,25 di venerdì 8 febbraio non è più accessibile.
LA BLACK LIST - Il post contenente la «black list» dei professori ebrei o comunque considerati vicini al mondo ebraico (l’elenco, come rivela l’autore, è stato ricavato dalle firme a margine di una petizione contro un boicottaggio attuato in Gran Bretagna nei confronti di docenti ebrei) aveva però fatto la sua comparsa già il 16 gennaio. E per tutto questo tempo è rimasto accessibile a chiunque. E’ stata la comunità ebraica romana a sollevare il caso, presentando una denuncia formale alla polizia postale e lanciando un appello al ministero dell’Università e agli atenei a costituirsi parte civile «per bloccare un cancro che può espandersi e colpire chiunque».
SAPIENZA NEL MIRINO - La maggior parte dei docenti, come spiegava lo stesso fantomatico Re, «appartiene all’Università La Sapienza di Roma, ha un cognome ebraico e sostiene pubblicamente e politicamente Israele». Ma nella lista si trovano insegnanti che esercitano la propria opera in diversi atenei italiani e perfino stranieri. Tra i primi a prendere posizione contro la pubblicazione della lista il rettore dell’ateneo romano, Renato Guarini, che ha parlato di «gravissima iniziativa» e di «inaccettabile atto di intolleranza». «L’antisemitismo e comunque ogni discriminazione razziale e culturale - ha detto il rettore - è completamente in antitesi rispetto ai valori e alla missione della Sapienza Università di Roma».
«LE ISTITUZIONI RISPONDANO» - «La reazione non può rimanere limitata ai diretti interessati come singoli e come comunità - ha commentato Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica - ma deve riguardare tutta la società. Una volta che si saprà chi sono gli estensori del blog, ci deve essere una risposta generale delle istituzioni, va messo un punto fermo». Pacifici ha espresso la riprovazione della comunità perchè la «black list» è espressione di «un meccanismo reiterato» che si unisce a tentativi di boicottare la collaborazione tra università italiane ed israeliane, tutti aspetti che invitano «ad essere vigili e non abbassare mai la guardia» (■ L’audiointervista: «Non ci nasconderemo»).
«ANCHE IO IN QUELLA LISTA» - «Siamo in presenza di un evento inquietante: chi si è reso autore di questa iniziativa delirante ha commesso un reato e va punito - ha detto Anna Foa, docente di Storia moderna dell’università La Sapienza , presente nella "black list" -. Siamo al limite della follia. Una lista di nomi, slogan antisemiti: si tratta di un salto di qualità che sinceramente spaventa». Secondo la docente, «su internet se ne trovano a decine di siti del genere però non si era mai arrivati a vere e proprie liste. Apprezzo che la Comunità ebraica di Roma abbia subito presentato una denuncia, questi sono fenomeni che non vanno sottovalutati. Fortunatamente in Italia esistono leggi chiare in materia di antisemitismo: è il caso di cominciare ad applicare anche nei confronti di chi utilizza la rete per farsi portatore di messaggi di questo genere» (■ Audio: Un’altra docente: «Un onore essere in quella lista»). Molte le voci dal mondo accademico che si sono levate per denunciare l’accaduto. Secondo il sociologo Renato Mannheimer «è una cosa indegna e vergognosa che ricorda le liste fasciste di proscrizione» ( ■ Ascolta); il prof. Massimo Teodori ritiene invece che «purtroppo non c’è nulla di nuovo. Ma bisogna parlarne subito e pubblicamente per evitare di fare un passo indietro di decenni» ( ■ Ascolta).
LE VERIFICHE DEL MINISTRO - Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, dal canto suo ha avviato un’immediata verifica tramite la polizia postale. Sulla base dei riscontri, fanno sapere dal Viminale, saranno valutati i provvedimenti necessari. Tra cui, appunto, l’oscuramento del sito in questione (provvedimento chiesto a gran voce da diversi esponenti del mondo politico, da destra e da sinistra), esigenza superata dalla disattivazione del blog.
MINACCE AI RADICALI - Resta però ancora ignota l’identità dell’autore dei post. Che, nella colonna di destra del suo blog, si presentava come «il re dei re Shaulos II». Una firma, quella di Shaulos II, che nel web è associata a diversi blog e post dal carattere antisemita, come il sito dall’eloquente titolo «Boicotta Israele» (nel quale, tra l’altro, si arriva a parafrasare Forrest Gump dicendo che «nazista è chi il nazista fa»). Lo scorso agosto un re Shaulos (che allegava alla firma un rimando al sito oggi oscurato) se la prendeva con l’eurodeputato radicale Marco Cappato, in un post dal titolo «Morte ai radicali, morte a Cappato», spiegando che «il re condanna a morte l’associazione sovversiva radicale. Radicali vi daremo la caccia e vi sgozzeremo come maiali». E il primo febbraio, sempre a firma Shaulos II, si leggeva nel sito di Francesco Storace: «Da elettore sto facendo un giro di esplorazione per verificare a chi dare il voto... Ha già disponibile una lista dei suoi candidati con nome e soprattutto cognome? Dovrei verificare alcune cosette...».
A. Sa.
* Corriere della Sera, 08 febbraio 2008 (parziale)
Joseph Ratzinger della Gioventù Hitleriana, ha fatto carriera...crescendo sulla vena antisionista della chiesa cattolica. In barba a Giovanni XXIII e a Giovanni Paolo II, uomini che avevano conosciuto la povertà e la persecuzione... Possiamo dimostrarlo col fatto che Ratzinger ha approvato, nel 1990, il vecchio Messale Romano e la sua preghiera:
« Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum.Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur. »
Notate le parole "perfidis Judaeis" che Giovanni Paolo II aveva eliminato...
Mi spiegate che significato ha la visita di GottsFuehrer Ratzinger alla Sinagoga??? La Chiesa cattolica non ha mai accettato la presenza semita in Israele. Per loro è una grave minaccia e un’imperdonabile offesa. Preferiscono sostenere i Musulmani piuttosto che accettare la nascita di Eretz’ Israel. Per questo noi condanniamo il signor Joseph Ratzinger come massima espressione dell’Antisemitismo e della chiesa cristiana che è stata peggio del nazismo nei rapporti con il popolo ebraico. Io voglio essere amico del popolo che non ha amici... voglio essere amico degli Ebrei, amico di Israele... Shalom, Ettore Lomaglio Silvestri
Ancora sull’Oremus
Breve risposta a don Gaetano Castello
(Responsabile dell’Ecumenismo e Dialogo della Diocesi di Napoli)
di Marco Morselli *
Tra le molte considerazioni ragionevoli e condivisibili contenute nel Suo articolo, vorrei segnalare alcuni punti meritevoli di ulteriore approfondimento.
Lei scrive: «Il cristianesimo è per sua natura missionario». Bene. Purché ci si ricordi che la missione è partita da Gerusalemme, dagli ebrei della Ecclesia ex circumcisione, e che era rivolta alle genti, non viceversa.
Poi prosegue: «E’ perciò naturale che i cristiani preghino per la conversione del mondo intero, e in particolare per Israele». Lasciando per il momento da parte la questione della conversione del mondo intero, per quanto riguarda Israele non è così. Altro è che i cristiani desiderino che il Messia sia riconosciuto da Israele, altro è che sperino e preghino per la «conversione» d’Israele.
Quando Gesù predica: «Shuvù!» (Mt 4,17) (stessa radice di teshuvah) vuol dire: «Ritornate a Adonai Elokim!» e non : «Cambiate religione!», «Smettete di essere ebrei!» «Ripudiate la perfidia giudaica!» come da secoli e in parte tuttora i cristiani ex gentibus credono.
Altro è che i cristiani siano testimoni della messianicità di Gesù, anche e innanzi tutto nei confronti d’Israele, altro è che facciano coincidere tale testimonianza con la speranza della apostasia d’Israele.
E’ questo il punto che chiede urgentemente di essere chiarito, perché ebrei e cristiani possano unire le loro forze e operare insieme per il tiqqun del mondo.
E’ un vero e proprio capovolgimento di paradigma a costituire la premessa della venuta, o del ritorno, del Messia d’Israele e dell’umanità.
In cordiale dialogo,
Marco Morselli
Roma, 25 adar 1° 5768
1° marzo 2008
Liste nere, il "pregiudizio" di Dickens
di Renato Pallavicini *
In tempi nerissimi di «liste nere», un libro come questo porta davvero luce sui pregiudizi razziali e, in particolare, sul «padre» di tutti i razzismi: l’antisemitismo. Fagin l’ebreo (Fandango Libri, pp.128, euro 20) di Will Eisner, pubblicato negli Usa nel 2003, solo due anni prima della morte del grande autore (1917-2005), è un altro capolavoro che si aggiunge alla lunga lista di titoli d’eccellenza del creatore di Spirit, nonché inventore di quella moderna forma di narrazione a fumetti che va sotto il nome di graphic novel.
Eisner si era già cimentato con il tema delle sue radici ebraiche e delle persecuzioni subite dal suo popolo fin da Contratto con Dio e Verso la tempesta, per arrivare a Il complotto in cui smonta il falso dei Protocolli di Sion. In questa sua opera, partendo da una rilettura di Fagin, il personaggio dickensiano di Oliver Twist, non solo tesse un’altra delle sue avvincenti narrazioni ma dà vita ad una vera e propria lezione di storia. Di più: ad un’originale critica che svela il ruolo delle raffigurazioni letterarie nel perpetuare e diffondere i pregiudizi antisemiti. Il piccolo Moses Fagin, ebreo ashkenazita di origine boema, si trova a crescere nella Londra ottocentesca che ha accolto le diverse migrazioni degli ebrei perseguitati: dai Sefarditi, provenienti da Spagna e Portogallo, agli Ashkenaziti, appunto, scappati dai pogrom dell’Europa centro-orientale. Una differente origine che si traduce, anche, in una differenza di classe tra i Sefarditi, già inseriti nella società inglese, e i «nuovi arrivati», gli Ashkenaziti, relegati nelle posizioni più basse. Ovvio che il giovane Fagin cresca in un ambiente che è anche scuola di piccole e grandi truffe, di furti ed espedienti per sopravvivere. Qui sta, in parte, la radice della cattiva reputazione degli ebrei e del «destino» del personaggio Fagin (allevatore e sfruttatore di una banda di ragazzini ladri) come rappresentato da Dickens. La ricostruzione di Will Eisner fa da prologo agli eventi narrati in Oliver Twist per poi inserirsi nella vicenda dell’orfanello dickensiano. Fino al soprendente finale in cui il personaggio Fagin si confronta, in un serrato dialogo, con Dickens stesso, rimproverandogli la leggerezza con cui, assieme ad altri scrittori, ha contribuito alla costruzione dei pregiudizi razziali.
Eisner in un’interessante postfazione al libro, rende merito alla «buona fede» dello scrittore inglese ma sottolinea come il modo stereotipato con cui Dickens e soprattutto l’illustratore George Cruikshank (autore delle tavole di una storica edizione dell’Oliver Twist) hanno descritto Fagin e la realtà degli ebrei, sia basato su pregiudizi e «sentito dire» che non hanno fatto altro che alimentare l’ignoranza popolare. In coda al volume ci sono alcune riproduzioni di stampe e vignette dell’epoca che tratteggiano gli ebrei con fisionomie caricaturali e ben distinte da quelle dei «gentili».
Come sempre in Eisner le tavole a fumetti sono costruite con un raffinato gioco grafico che rende plastica e fluida l’impaginazione, miscelando piani e sequenze spaziali e temporali; alternando con misura i dialoghi nei balloon e le didascalie «fuori campo»; rivestendo il tutto con una colorazione seppia e sapienti sfumature acquarellate. Un fumetto, un’opera civile da non perdere e che consigliamo di adottare come libro di testo nelle scuole.
Fagin l’ebreo verrà presentato (venerdì 29 febbraio, ore 17, Parma Istituto Storico della Resistenza) nell’ambito del festival «Minimondi». A guidare l’incontro sarà Andrea Plazzi, curatore dell’edizione Fandango e fondatore della storica etichetta Punto Zero, la prima a tradurre e pubblicare in maniera organica in Italia le opere di Will Eisner.
* l’Unità, Pubblicato il: 13.02.08, Modificato il: 14.02.08 alle ore 13.03
LA LETTERA
Anche Croce ebreo d’elezione
FRANZO GRANDE STEVENS
Caro Direttore,
a proposito della black list dei 162 professori ebrei e del bell’articolo sul Suo giornale della prof. Chiara Saraceno che per reazione a questa vergognosa manifestazione di odio razziale, si sente come tanti di noi, «ebreo di elezione» voglio ricordare il comportamento che tenne Benedetto Croce.
Croce aveva rinunciato alla cattedra universitaria (come Pietro Giannone a Padova ed Enrico De Nicola a Napoli che non l’avevano accettata perchè nelle rispettive discipline del diritto civile e del diritto penale non si ritenevano «all’altezza»). Tuttavia faceva parte dell’Istituto veneto di scienze lettere ed arti e in tale qualità a seguito delle leggi razziali del 1938 ricevette un questionario da riempire per dichiarare se fosse oppure no ebreo. Egli rispose da Pollone (Biella) al presidente dell’Istituto con la seguente lettera: «Gentilissimo Collega, ricevo oggi qui il questionario che avrei dovuto rimandare prima del 20. In ogni caso, io non l’avrei riempito, preferendo di farmi escludere come supposto ebreo.
L’unico effetto della richiesta dichiarazione sarebbe di farmi arrossire, costringendo me che ho per cognome CROCE, all’atto odioso e ridicolo insieme, di protestare che non sono ebreo proprio quando questa gente è perseguitata ...»
L’esperienza vissuta c’insegna che non soltanto non bisogna essere vili ma non dobbiamo neppure essere pigri ed indifferenti e dobbiamo reagire invece a questi atti gravissimi ricordando che la nostra lungimirante Costituzione vieta qualsiasi discriminazione per «sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali».
* La Stampa, 12/2/2008
Per gli investigatori l’autore del blog contro i decenti ebrei si chiama Paolo Munzi
Lo scorso maggio si schierò con lo storico Faurisson cacciato dall’università
Dai negazionisti alla "lista nera"
l’uomo che ha messo all’indice i prof
L’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati *
di MATTEO TONELLI *
ROMA - Gli investigatori sono sicuri e lo hanno iscritto nel registro degli indagati. Si chiama Paolo Munzi, il quarantenne autore del blog con la lista dei nomi di 162 docenti universitari additati come appartenenti ad una lobby ebraica. Munzi, che risiede in provincia di Rieti ed è figlio dell’ex sindaco radicale della cittadina di Forano, ha subito la perquisizione dell’abitazione e, a quanto pare, sarebbe già stato coinvolto in analoghe vicende riguardanti l’immissione di dati in rete.
Quel che è certo è a Munzi il tema dei "poteri forti che attentano alla democrazia" sta a cuore. Il suo nome, infatti, ricorre a proposito della polemica che investì l’Università di Teramo lo scorso maggio. Tutto nacque dopo l’invito allo storico francese negazionista Robert Faurisson partito dal professor Moffa. Faurisson avrebbe dovuto tenere una lezione sui temi insegnati da Moffa: storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici.
Ma la lezione non si tenne. Un’ondata di sdegnate proteste costrinsero il rettore dell’ateneo ad annullare l’invito. Inoltre lo studioso francese venne aggredito mentre passeggiava per Teramo. Ed è a questo punto che spunta il nome di Munzi. Insieme ad altri, aderì al comitato contro la repressione della libertà di parola e di pensiero, sottoscrivendo un manifesto in cui si richiamava la Costituzione, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e si definiva Faurisson uno che non si è mai occupato sistematicamente delle problematiche "negazioniste" e dunque "per questo solo motivo non è neppure un "negazionista". Emblematico il bersaglio dell’appello: "I poteri forti che minacciano la democrazia".
Munzi motivava così la sua adesione in una lettera indirizzata a Moffa. Esprimeva solidarietà "per la gravissima aggressione violenta da parte di esponenti della comunita ebraica di Roma" e parlava di "grave attentato fascista alle liberta democratiche nel nostro paese".
Torna così l’idea di una lobby in grado di manovrare fatti e coscienze. Una "minaccia" contro la quale la nascita del Comitato "rappresenta l’ultimo baluardo a difesa della intangibilita’ di un diritto che sta a fondamento della nostra Costituzione in un paese democratico". Infine la conclusione: "La discriminazione di quanti negli anni si sono fatti portavoce di scomode opinioni difformi dalle verita ufficiali è un odioso fenomeno che ha colpito silenziosamente,anche, molti anonimi individui costretti spesso a subire impotenti, la arroganza ideologica di chi delle verita di stato ha fatto una comoda alcova nella quale vivere felici e protetti".
Una tesi che avrebbe portato Munzi a tornare all’attacco dei poteri forti. Stavolta mettendo nomi e cognomi in Rete. Ma uno dei professori ha presentato una querela e per Munzi è scattata l’iscrizione nel registro degli indagati.
* la Repubblica, 12 febbraio 2008
Perquisita l’abitazione, che si trova in provincia di Rieti
La procura valuta se ipotizzare il reato di odio razziale
Identificato l’autore del blog
con la lista nera dei prof ebrei
ROMA - La polizia postale ha identificato l’autore del blog con la lista dei nomi di 162 docenti universitari additati come appartenenti ad una lobby ebraica. L’uomo risiede in provincia di Rieti e la sua abitazione è stata perquisita insieme ad un locale romano che l’uomo visita saltuariamente. Secondo le prime informazioni disponibili, l’autore del blog sarebbe già stato coinvolto in analoghe vicende riguardanti l’immissione di dati in rete.
Prima di identificare l’uomo, la polizia postale aveva identificato il luogo da cui era stato diffuso l’elenco dei docenti. Il nome dell’uomo sarà iscritto nei prossimi giorni nel registro degli indagati della procura di Roma per ipotesi di reato di violazione della privacy e diffamazione. Uno dei docenti citati nella lista ha sporto querela, passo necessario per avviare la procedura per diffamazione. La procura di Roma deve valutare pure se la pubblicazione della lista nera possa configurare il reato di istigazione all’odio razziale.
Nella black list ci sono i nomi di docenti ebrei con cattedre in tutta Italia e non solo a La Sapienza, definita nel blog "un’istituzione pubblica statale strumentalizzata da una minoranza etnica ideologizzata culturalmente e politicamente solidale a una entità politica extranazionale come Israele". Un delirio firmato "H5N1", sigla del virus dell’aviaria.
"Non è la prima volta che su internet vengono scritti nomi e cognomi di cittadini ebrei. La rete è ormai il veicolo principale per la diffusione dell’odio antisemita", denuncia Alessandro Ruben, presidente dell’Antidefamation League in Italia. "E’ un inaccettabile atto di intolleranza" per il rettore de La Sapienza, Renato Guarini. Che denuncia: "L’antisemitismo e ogni forma di discriminazione razziale e culturale è in antitesi con valori e missione dell’ateneo". E il ministro dell’Università Fabio Mussi, annuncia che il dicastero si costituirà parte civile contro gli autori della lista.
* la Repubblica, 11 febbraio 2008
Il giorno delle svastiche
di Furio Colombo *
Nel giorno in cui ci avvertono che i nomi di docenti ebrei o ritenuti ebrei vengono indicati in un elenco su un misterioso sito antisemita, presumibilmente a cura del vasto rigurgito di destra che è rimasto tra le rovine del passato e i tentativi - sempre incompleti, a volte disastrati - di costruire una vera civiltà democratica, in un giorno così minaccioso abbiamo il dovere di allargare la brutta scena che stiamo osservando. Cercare tra i fascisti è un esercizio ovvio e però marginale, se si considera che solo pochi giorni fa abbiamo dovuto difendere gli scrittori israeliani che saranno onorati a maggio al Salone del Libro di Torino, dalla minaccia di boicottaggio (ovvero di un atto di disprezzo verso lo Stato di Israele, che di tutto ciò è simbolo, imperfetto ma pieno), e se si tiene conto che quelle minacce venivano da alcuni che sono o ritengono davvero di essere di sinistra, cioè dalla parte che ha combattuto e pagato con la vita per ridare la libertà e la dignità all’Europa senza il fascismo.
Non c’è bisogno di conferme: l’antisemitismo è vivo, sa come nascondersi, spostarsi e rinascere. E questo spiega perché alcuni di noi si sono battuti perché ci fosse un “Giorno della Memoria”; per ripensare a uno dei momenti più spaventosi di quel male, che è stato sul punto di riuscire nel progetto di sterminio di un popolo e di una cultura. Propongo che sia necessario notare un fatto che aiuta non tanto le grida di scandalo quanto la riflessione. Fatti del genere accadono in coincidenza con un espandersi, niente affatto mistico, ma esclusivamente terreno, della Chiesa cattolica come potere politico, capace di dare regole, di dettare leggi, di impartire ordini, di punire e premiare, per esempio con il voto. Qui importa notare l’intreccio fra l’allargarsi - nei fatti - di un potere temporale della Chiesa, che torna a parlare con una volontà di controllo su tutto, pensieri inclusi. E il ritorno di un atteggiamento di potenza, di intervento, di arbitrio, di coloro che colgono - nel loro modo distorto però già noto nella storia - il messaggio: si può dare la caccia, cominciando con il disprezzo, a chi non è nella Chiesa.
Dopotutto veniamo a sapere che chi non è nella Chiesa è portatore di una cultura di morte. Ripeto: si intende che il messaggio è distorto e non è la prosecuzione, ma la deformazione di un clima. Però quel clima di dominio del religioso (un unico “religioso”, il cattolico, il resto è “relativismo”) esiste davvero. E davvero sfiora i confini dell’area oscura che stiamo descrivendo quando avverte, in una nuova preghiera, che gli ebrei è bene che siano convertiti. È una preghiera terribile, perché stabilisce un’unica classe di esseri umani accettabili, i battezzati. Per gli altri c’è chi avrà pazienza come la Chiesa (che - nei secoli - non eseguiva la condanna a morte di un condannato ebreo prima di averlo convertito) e c’è chi, tra i battezzati, coglierà il senso del privilegio di essere dalla parte giusta, dunque la superiorità, dunque il diritto di purificare gli ambienti (università o saloni del libro) da presenze nemiche e pericolose.
* * *
Io credo che gli amici credenti, che forse sentiranno queste parole come una offesa (invece è, io credo, una descrizione dei fatti), coglieranno il punto politico che riguarda questa campagna elettorale e che è la difesa piena e totale dello Stato laico, per ricostruire una comunità che si fondi su quella naturale amicizia, volontà di comprensione e di collaborazione reciproca che è tipica di chi, con onestà e buona fede, crede davvero e di chi chiede solo che sia rispettata la sua rispettabile dichiarazione di non credente.
Ecco perché mi dispiace che i Radicali italiani, che hanno dato nei decenni della rinata e imperfetta democrazia italiana un contributo molto grande alla costruzione del rispetto (opponendosi, per esempio, alle continue messe in scena dei finti credenti, che ricostruiscono in politica le più colorite processioni del Sud italiano) non siano parte del dibattito nella politica italiana che ha come programma di ridare un futuro all’Italia. Non mi sognerei mai di immaginare che la presenza di tanti credenti dichiarati e, come dire, professionali, nel Partito democratico siano una sorta di freno a mano tirato. Ci sono e ne hanno diritto. Ed è naturale che almeno i più “professionali” fra i credenti di cui stiamo parlando (quelli, cioè che non escono mai senza divisa) siano irritati da Bonino e Pannella, quando propongono di tracciare chiare linee di reciproco rispetto fra ambiti e responsabilità diverse. Ma non credo che quella irritazione ci debba riguardare tutti al punto da rifiutare un rapporto attivo di lavoro politico con i Radicali nel timore di offendere qualcuno.
Sono sicuro che possiamo porre fine al carnevale dei finti credenti (che, un giorno si ammetterà, sta facendo non poco danno alla religiosità, al sentimento di fede) e al carnevale degli atei devoti (rispetto al quale una giornata di Gay Pride non è che un pacato corteo). Soltanto unendo le forze di persone che si rispettano e rispettano il diritto di credere e non credere, e di ottenere certi servizi indipendentemente dalle prescrizioni religiose, si possono ottenere certi servizi indipendentemente dalle prescrizioni religiose da parte delle istituzioni a favore dei cittadini. Sono sicuro anche che soltanto insieme credenti e non credenti potranno fare muro - come nella Resistenza - per impedire l’espandersi di gruppi che credono di trovare conforto nel nuovo piglio autoritario della Chiesa e provano di nuovo a tracciare i confini fra terra benedetta e terra sconsacrata. Nella terra sconsacrata sono ammesse, più o meno in nome di Dio, le scorrerie punitive, le umiliazioni, le prove di caccia, i tentativi di negazione.
* * *
Sto parlando al Partito democratico, che ha deciso di giocare con coraggio le due carte più rischiose e più importanti nella vita e nel futuro di questa Repubblica: la carta del «correre da soli», un ricominciare da capo con tutte le persone di buona volontà, affinché si diradi almeno un poco l’aria velenosa che tanti in Italia sono costretti a respirare. E infatti questa decisione ha creato un bel tumulto nella ex Casa delle Libertà. E la reale possibilità di governare bene un Paese nel quale ci si è abituati a promettere tutto e a non rendere conto di nulla. È ciò che è stato in questi mesi il tentativo di Romano Prodi. Intorno a quel tentativo si è stretta, durante due anni, senza alcuna pausa o interruzione e senza alcun riguardo per gli interessi del Paese, la garrota di un pesante ostruzionismo che ha preso il posto della normale opposizione democratica. Sappiamo anche che in quei mesi la continuità di buon lavoro dei Radicali dentro quel governo ha evitato teatro, dispute ed esibizioni, e portato risultati.
Il più importante è una ragione di orgoglio per tutto il Paese: la “moratoria contro la pena di morte”, accettata come appello a tutto il mondo dalle Nazioni Unite. Come si ricorderà, la “moratoria” radicale è stata copiata, in modo un po’ penoso, usando la stessa parola in senso rovesciato, non come liberazione ma come divieto assoluto di decidere per le donne.
È interessante che questa copiatura a destra di un’idea originale che appartiene al mondo che non concepisce divieti religiosi, corrisponda alla copiatura della sfida di «correre da soli» lanciata da Veltroni per il Partito democratico e subito adottata (ma di nuovo male e rovesciandone il senso: correre da soli non per chiarezza ma per sottomettere almeno uno dei riottosi alleati) da quella nuova cosa detta orwellianamente “Popolo della libertà”. La coincidenza dovrebbe richiamare una naturale affinità di questa nuova avventura con chi ci aiuterebbe a tenere ben vivo il senso laico della politica e dello Stato, senza porre alcun problema di rispetto, attenzione e lavoro insieme con le persone che sono credenti in politica, e non politici del credere.
Tutto ciò è giusto e utile ripeterlo nel “giorno delle svastiche” e degli elenchi di docenti ebrei. Diciamo che c’è qualcuno che più o meno deliberatamente capisce male il messaggio di egemonia della Chiesa. Ma quella pretesa di egemonia c’è, dunque il pericolo. Dirlo significa rispettare la Chiesa quanto lo Stato. Chi ha fiducia in quello che sarà e riuscirà a fare, anche in queste elezioni, il Partito democratico di Veltroni vorrebbe porre qui, adesso, le basi quella ariosa civiltà laica in cui vivono i nostri concittadini dell’Unione Europea e quelli americani a cui abbiamo chiesto di prestarci le parole «si può».
Sì, è vero, «si può». Cominciando con il metterci in cammino insieme verso il territorio del rispetto laico, dove credere non vuol dire prevalere, dove non essere credenti o cattolici non diminuisce i diritti di nessuno, mai.
furiocolombo@unita.it
* l’Unità, Pubblicato il: 10.02.08, Modificato il: 10.02.08 alle ore 8.02
Il magistrato potrebbe agire per discriminazione etnica o religiosa
La denuncia di un docente: "Avevo già chiesto di oscurare il blog ma nessuno mi ascoltò"
Lista nera dei prof ebrei
La Procura apre un’indagine
ROMA - E’ al vaglio del procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, la vicenda del blog anonimo su internet in cui è comparso un elenco con i nomi di 162 professori universitari ebrei. Il magistrato sta valutando il tipo di reato da configurare in attesa dell’informativa della polizia postale che ha raccolto l’esposto della comunità ebraica. La consegna della denuncia - si fa notare a piazzale Clodio - è indispensabile per poter avviare una serie di accertamenti finalizzati all’individuazione degli autori.
Oltre alla diffamazione e alla calunnia, il magistrato potrebbe agire per violazione delle norme in materia di discriminazione etnica o religiosa. "Quello che ho letto - ha detto ieri il ministro dell’Interno Giuliano Amato - viola i principi della nostra civiltà e del nostro diritto".
Il provider, dopo la denuncia del caso, ha deciso di oscurare il blog. Ma non l’aveva fatto nei mesi scorsi: così denuncia Roberto Della Rocca, docente di storia all’Università Roma tre, uno dei 162 insegnanti citati nella lista nera dei professori ebrei. "A fine settembre - scrive il docente - chiesi al Canocchiale (la piattaforma che ospitava il blog, ndr), di cancellare il blog che mi minacciava. Ma il Cannocchiale non ha fatto niente per impedire questa vergogna. Sono sicuro che adesso il materiale del blog passerà ad un altro sito sotto nome diverso come è già successo altre decine di volte in passato".
Tra le personalità citate nella lista sono elencati docenti ebrei con cattedre in tutta Italia e non soltanto nell’ateneo romano della Sapienza accusata di essere "un’istituzione pubblica statale strumentalizzata da una minoranza etnica ideologizzata culturalmente e politicamente solidale a una entità politica extranazionale come Israele". Un delirio di parole, con riferimenti confusi e imprecisi firmati "H5N1", sigla del virus dell’aviaria.
* la Repubblica, 9 febbraio 2008.
Io, prof "ebrea di elezione"
di CHIARA SARACENO (La Stampa, 9/2/2008)
Sono anch’io nella lunga lista di professori universitari ebrei italiani indicati al pubblico ludibrio perché, tra l’altro, farebbero spionaggio a favore di Israele per il solo fatto di insegnare anche in quel Paese. Non sono ebrea e non insegno in Israele, Paese che purtroppo non ho ancora mai visitato. Sono anche molto critica della politica di Israele nei confronti della Palestina, così come lo sono molti ebrei italiani, e anche molti israeliani, intellettuali e non.
Sono in quella lista perché ho a suo tempo firmato un appello contro il boicottaggio che un’associazione accademica inglese aveva proclamato nei confronti degli intellettuali e professori israeliani per protestare contro la guerra nel Libano. Non mi sto chiamando fuori, naturalmente. Anzi, l’attribuzione di ebraismo come accusa infamante non può che indurmi a dichiararmi «ebrea di elezione». Mi incuriosisce la motivazione della lista di proscrizione. L’argomentazione per cui i «professori ebrei» dovrebbero essere considerati come nemici pericolosi dell’Italia, perché talvolta insegnano in Israele trasferendo colà preziose competenze scientifiche, mi sembra infatti una barzelletta.
Non solo perché molti dei firmatari sono storici, letterati, sociologi, politologi - ovvero persone che è arduo considerare detentrici di importanti segreti tecnologici. La collaborazione a livello internazionale è dimensione spesso indispensabile del lavoro scientifico, così come lo è, sul piano formativo, la circolazione di studenti e docenti. Da sempre i Paesi più avveduti l’hanno incoraggiata e l’Unione Europea ha programmi specifici in questo senso, all’interno dell’Unione ma anche con altri Paesi che non ne fanno parte. L’obiettivo è proprio la circolazione delle idee e delle competenze, la creazione di standard comuni e di uno spazio internazionale comune della ricerca. Sarà incoraggiamento allo spionaggio? O solo nel caso sia coinvolto Israele?
Purtroppo, tuttavia, non possiamo ridere. Perché l’incitamento all’odio tramite la manipolazione della realtà e l’attribuzione di etichette è lo sport preferito degli agitatori di professione, che in Italia si esercitano sui temi più svariati e in ambiti più prestigiosi di un blog. Per questo occorre continuare a mantenere aperti spazi di confronto e scambio che si sottraggano agli interdetti e alle scomuniche.
Ansa» 2008-02-08 16:40
EBREI: BLACK LIST, APPELLO ALLE ISTITUZIONI
ROMA - Una denuncia formale alla polizia postale e un appello alle istituzioni, al ministro dell’ università e della ricerca, ai rettori, agli atenei a costituirsi parte civile "per bloccare un cancro che può espandersi e colpire chiunque". Sono le misure che la comunità ebraica romana intende mettere in campo contro gli estensori del blog, che ha inserito una "black list" di 162 professori ebrei, accusati di "fare lobby" che insegnano a La Sapienza e in altre università italiane."
La reazione non può rimanere limitata ai diretti interessati come singoli e come comunità- ha detto stamani Riccardo Pacifici, portavoce della comunità- ma deve riguardare tutta la società. Una volta che si saprà chi sono gli estensori del blog, ci deve essere una risposta generale delle istituzioni, va messo un punto fermo".Pacifici ha espresso la riprovazione della comunità perché la "black list"é espressione di "un meccanismo reiterato" che si unisce a tentativi di boicottare la collaborazione tra università italiane ed israeliane, tutti aspetti che invitano "ad essere vigili e non abbassare mai la guardia".
RETTORE GUARINI,INACCETTABILE INTOLLERANZA
ROMA - "Il rettore Renato Guarini, interpretando i sentimenti di tutta la comunità universitaria, condanna la gravissima iniziativa di alcune persone che, attraverso un blog su internet, hanno commesso un inaccettabile atto di intolleranza". Così il rettore de La Sapienza ha stigmatizzato, stamani, la vicenda della "black list", la lista, comparsa su un blog, di 162 professori ebrei, che insegnano a La Sapienza e in altre università italiane, che sarebbero accusati di "fare lobby". "L’antisemitismo e comunque ogni discriminazione razziale e culturale - prosegue Guarini - è completamente in antitesi rispetto ai valori e alla missione della Sapienza Università di Roma. Il rettore - conclude la nota - esprime solidarietà a tutti coloro che sono stati personalmente coinvolti e in particolare ai colleghi docenti della Sapienza".
AMATO AVVIA VERIFICHE PER PROVVEDIMENTI
ROMA - Il ministro dell’Interno, Giuliano Amato ha avviato un’immediata verifica tramite la Polizia postale in seguito alla denuncia, da parte della Comunità ebraica romana, di un blog in cui appare una ’black list’ di 162 professori ebrei, accusati di "fare lobby" che insegnano alla Sapienza e in altre università italiane. Sulla base dei riscontri, saranno valutati i provvedimenti necessari
DOCENTE, INQUIETANTE LEGGERE IL MIO NOME
ROMA -"Siamo in presenza di un evento inquietante: chi si è reso autore di questa iniziativa delirante ha commesso un reato e va punito". Lo afferma la docente di Storia moderna dell’università La Sapienza di Roma, Anna Foa, presente nella lista di 162 professori universitari, in gran parte ebrei, apparsa su un sito internet. "Siamo al limite della follia - prosegue Foa - Una lista di nomi, slogan antisemiti: si tratta di un salto di qualità che sinceramente spaventa". Secondo la docente, "su internet se ne trovano a decine di siti del genere però non si era mai arrivati a vere e proprie liste. Apprezzo che la Comunità ebraica di Roma abbia subito presentato una denuncia, questi sono fenomeni che non vanno sottovalutati. Fortunatamente in Italia esistono leggi chiare in materia di antisemitismo: è il caso di cominciare ad applicare anche nei confronti di chi utilizza la rete per farsi portatore di messaggi di questo genere".
VELTRONI, OSCURARE BLOG ANTISEMITA
ROMA - "Quel blog va oscurato, ogni tentativo di dare fiato all’antisemitismo deve allarmarci e vederci reagire". Walter Veltroni, segretario del Pd commenta così la notizia che su un blog è pubblicata una black list di professori ebrei. "Ha ragione la comunità ebraica, la reazione a fatti come questo della black list vanno denunciati e immediatamente combattuti. Le liste di professori ebrei ricordano quelle delle leggi razziste del 1938, quando decine di docenti furono espulsi dall’insegnamento e migliaia di ragazzi esclusi dalle scuole. Chiunque voglia ripercorrere la strada dell’antisemitismo si scontrerà con l’opposizione e la ripulsa degli italiani. Il fatto è particolarmente grave perché avviene nel mondo dell’università e degli studi, dove invece più forte dovrebbe essere il rifiuto di ogni forma di discriminazione e di odio".
Le posizioni ebraiche di fronte alla figura di Gesù sono molte e differenziate e sono profondamente mutate nel corso dei due millenni. Ma rimane, in tutta la sua drammaticità, comune a tutti gli uomini ma in particolare per l’ebreo, la domanda decisiva: «Gesù è il figlio di Dio?». Domanda alla quale i cristiani rispondono affermativamente.
Il rapporto dell’ebraismo con la figura di Gesù di Nazareth ha un significato assolutamente particolare. Essa sembra caratterizzata da un’insopprimibile drammaticità: se Gesù è - come credono i cristiani - il Messia annunciato dalle Scritture ebraiche e il figlio di Dio in senso proprio e unico come chiaramente affermato dalle Scritture cristiane, questo non può essere accolto dall’ebreo fedele alla tradizione dell’ebraismo - almeno a quella dominante negli ultimi duemila anni - che con un netto rifiuto. Se Gesù invece viene ricondotto nei termini di una figura particolarmente significativa, forse persino la più significativa, della storia di Israele, ma solo ed esclusivamente umana, allora è il cristiano ad opporre un altrettanto forte e non negoziabile rifiuto. Accettare un Cristo simile infatti vuol dire, puramente e semplicemente, sconfessare i Vangeli e tutto il Nuovo Testamento.
Una tale drammaticità non può e non deve essere oscurata, perché appartiene ai termini del problema. In fondo non è solo l’ebreo che davanti a Gesù si trova nelle condizioni di dover prendere posizione in termini chiari ed inequivocabili per il sì o per il no, ma la sua situazione è certamente esemplare. Questo è il dato oggettivo. Ciò non toglie che le posizioni soggettive concrete dell’ebraismo attorno al “caso” Gesù siano assai differenziate. I passi contenuti nel Talmud e nella letteratura ebraica antica che parlano di Gesù sono rari: gli studiosi hanno accertato che essi hanno preso un significato inequivocabilmente rivolto al cristianesimo solo nel Medio Evo. Per il giudaismo antico il cristianesimo era infatti solo un gruppo marginale, non tale da attirare troppo su di sé l’attenzione e quindi da meritare una trattazione specifica. Anche se il caso costituito da un passo famoso delle Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio (37-103 circa), il famoso Testimonium flavianum, meriterebbe una trattazione a sé. Il testo più famoso a riguardo, la leggendaria vita di Gesù Toledot Jeshu, è medioevale. I passi del Talmud hanno un significato generico che prende solo in epoca successiva un chiaro e intenzionale significato anticristiano con termini pesantemente blasfemi e denigratori, quando il cristianesimo si è ormai affermato ed è diventata da tempo a religione ufficiale dell’Impero e degli Stati occidentali.
Il Giudaismo moderno, per lo più, prende le distanze da questi testi o dalla loro interpretazione anticristiana. Gesù non e più visto come un bestemmiatore meritatamente giustiziato, ma ci si sforza di reintegrarlo nella storia giudaica e di reinterpretarlo in consonanza con la sua tradizione. Così, per esempio, diventa per Martin Buber (1878-1965) il «grande fratello» e per Shalom Ben Chorin (1913-1999) qualcuno che «non può essere circoscritto con nessuna delle usuali categorie di pensiero». Per gli ebrei che si raccolgono attorno al movimento giudeo-messianico (a partire da rabbi Joseph Rabinowitz nel 1882), Gesù non è certamente il Figlio di Dio dei cristiani, ma non è neppure solo un qualunque grande ebreo... Una posizione seria e rappresentativa rispetto alla figura di Gesù, caratterizzata da una straordinaria franchezza e lealtà, è quella offerta recentemente da Jacob Neusner, uno dei massimi studiosi contemporanei del giudaismo dei primi secoli. Nel suo Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù (del 1993, definito dall’allora card. Joseph Ratzinger «il saggio più importante per il dialogo ebraico-cristiano dell’ultimo decennio») afferma - immaginando di rivolgersi ad un discepolo contemporaneo di Gesù -: «Il tuo maestro e Dio? Comprendo, infatti, che solo Dio può esigere da me quello che sta chiedendo Gesù» (p. 70). «[...] alcuni vogliono tracciare una distinzione fra il “Gesù della storia” e il “Gesù della fede” oppure vogliono distinguere la fede di Gesù da quella di Paolo o ancora separare Gesù Cristo dalla Chiesa che rappresenta il suo corpo mistico. Alcuni cristiani sostengono che il Gesù storico, l’uomo che realmente visse ed insegnò, non avrebbe riconosciuto la fede che la Chiesa cristiana avrebbe formulato più tardi. Debbo chiedermi, tuttavia, perché non possiamo riconoscere nei detti di Matteo non solo il Gesù della storia, ma anche il Gesù della fede. La distinzione tra l’uno e l’altro, importante per alcuni settori del cristianesimo e per alcuni teologi ed apologisti tanto ebrei quanto cristiani, mi colpisce perché é poco fondata» (pp.71-72). «Il legame familiare che si instaura in Gesù tra maestro ed allievo costituisce soltanto il primo passo che non porta ad onorare il maestro come o più del genitore, ma, in ultima analisi, ad onorare il maestro come e più di Dio» (p. 71). Per questo, rivolgendosi questa volta a Gesù, gli dice: «Va’ in pace». Lekh be-shalom. Gli augurai ogni bene, ma me ne tornai a casa» (p. 160).
I toni ingiuriosi sono stati abbandonati da una parte e dall’altra e questa non è una cosa di poco conto, qualcosa di “puramente accidentale”. I cristiani attuali nella loro maggioranza - certamente i cattolici - non affermano più che «gli ebrei» nel loro insieme sono i responsabili della morte di Gesù. Gli ebrei nella loro maggioranza non affermano più che Gesù è stato giustamente condannato da un tribunale ebraico, si sforzano anzi di dimostrare che i racconti evangelici sbagliano nell’attribuire al Sinedrio la “colpa” delta condanna di Gesù, che sarebbe invece tutta dell’autorità romana.
La questione di fondo però - «è costui veramente il Figlio d Dio?» - rimane in tutta la sua drammaticità, e tale è destinata a rimanere.
di don Pietro Cantoni, «il Timone» n. 63, maggio 2007
«Dialogo con l’ebraismo nel rispetto delle identità»
«Preghiera per gli ebrei»: i cardinali Kasper e Comastri rispondono alle critiche seguite alla modifica del testo (Avvenire, 08.02.2007).
Il dialogo «presuppone sempre che si rispetti la posizione e l’identità dell’altro. Noi rispettiamo l’identità degli ebrei; loro però devono rispettare la nostra, che noi non possiamo nascondere. Il dialogo si basa proprio su questa diversità: si ciò che abbiamo in comune e sulle diversità. E io non vedo questo come un ostacolo, quanto piuttosto come una sfida per un vero dialogo teologico».
Così il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, risponde - in un’intervista alla Radio Vaticana - alle reazioni seguite alla modifica della «preghiera per gli ebrei» nella liturgia del Venerdì santo, voluta da Benedetto XVI in sostituzione al testo contenuto nel «Missale romanum» pubblicato nel 1962 da Giovanni XXIII.
Fra le reazioni più dure, quella dell’Assemblea rabbinica italiana, che contesta il passaggio dall’espressione relativa all’«accecamento degli ebrei» all’esortazione «Dio illumini i loro cuori» affinché riconoscano Gesù Cristo «Salvatore di tutti gli uomini»; una preghiera per la conversione degli ebrei - affermano i rabbini - che contraddice «quarant’anni di dialogo».
«La preghiera che esisteva nel rito straordinario era un po’ offensiva, perché parlava della cecità - ammette Kasper -. Il Santo Padre ha voluto togliere questo punto, ma ha voluto anche sottolineare la differenza specifica che esiste tra noi e l’ebraismo». «Abbiamo molto in comune - ha proseguito - tuttavia c’è una differenza specifica: Gesù è il Cristo, vuol dire il Messia, il Figlio di Dio, e questa differenza non si può nascondere». E aggiunge: «Se questa preghiera, ora, parla della conversione degli ebrei, ciò non vuol dire che noi abbiamo l’intenzione di fare “missione”» ma vi si esprime «una speranza escatologica». «Benedetto XVI - ha detto da parte sua il cardinale Angelo Comastri in un’intervista al quotidiano online ’Petrus’ - con estrema saggezza e equilibrio ha voluto tendere una mano e un aiuto ai fratelli ebrei perché ama e stimola il dialogo. Purtroppo non tutti lo hanno capito».
Sulla questione l’agenzia Sir ha diffuso una nota di monsignor Elio Bromuri, esperto di ecumenismo e dialogo interreligioso, nella quale tra l’altro si legge: «Non possiamo permetterci di andare a Dio nella preghiera mentre qualcuno per la stessa preghiera si sente offeso o discriminato. Come non possiamo permetterci di di privarci della libertà dei figli di Dio nella preghiera a lui rivolta con sincerità». Gli ebrei sono «la radice santa» nella quale i cristiani sono «innestati» e il dialogo fra ebraismo e cristianesimo resta indispensabile. «La preghiera per intercedere l’adesione di tutti gli uomini alla fede cristiana - spiega inoltre Bromuri - è costante nella Chiesa e tale resterà come segno di amore a Cristo, e anche come espressione di amore verso persone rispettate nella loro libertà e dignità, cui si pensa di offrire un dono con mano fraterna».
In Rete l’elenco di 162 professori accusati di "fare lobby" a favore dei "sionisti"
Appello di Riccardo Pacifici: "Ci vuole una reazione forte da parte dell’intera società"
Sul blog la ’black list’ dei docenti ebrei
Il Viminale: "Faremo accertamenti"
Walter Veltroni: "Quel sito va immediatamente oscurato"
Anna Foa: "Inquietante leggere il mio nome su quella lista" *
ROMA - Una denuncia formale alla polizia postale e un appello alle istituzioni, al ministro dell’Università, ai rettori, agli atenei a costituirsi parte civile "per bloccare un cancro che può espandersi e colpire chiunque". Sono le misure che la comunità ebraica romana intende mettere in campo contro gli estensori di un blog che hanno messo in rete una "black list" di 162 professori ebrei, accusati di "fare lobby" a favore dei "sionisti". Tra loro, docenti che insegnano alla Sapienza e in altre università italiane. Una lista che ha suscitato la reazione del Viminale che ha annunciato annuncia accertamenti tramite la polizia postale.
"Quel blog va oscurato, ogni tentativo di dare fiato all’antisemitismo deve allarmarci e vederci reagire" sostiene il segretario del Pd, Walter Veltroni. "Ha ragione la comunità ebraica, la reazione a fatti come questo vanno denunciati e immediatamente combattuti. Le liste di professori ebrei ricordano quelle delle leggi razziste del 1938, ma chiunque voglia ripercorrere la strada dell’antisemitismo si scontrerà con l’opposizione e la ripulsa degli italiani. Il fatto è particolarmente grave perché avviene nel mondo dell’università e degli studi, dove invece più forte dovrebbe essere il rifiuto di ogni forma di discriminazione e di odio".
"Siamo in presenza di un evento inquietante: chi si è reso autore di questa iniziativa delirante ha commesso un reato e va punito" afferma la docente di Storia moderna della Sapienza di Roma, Anna Foa, uno dei nomi presenti nella lista di 162 professori universitari, in gran parte ebrei, apparsa sul blog. "Siamo al limite della follia - prosegue Foa - Una lista di nomi, slogan antisemiti: si tratta di un salto di qualità che sinceramente spaventa".
Secondo la docente, "su internet se ne trovano a decine di siti del genere però non si era mai arrivati a vere e proprie liste. Apprezzo che la comunità ebraica di Roma abbia subito presentato una denuncia, questi sono fenomeni che non vanno sottovalutati. Fortunatamente in Italia esistono leggi chiare in materia di antisemitismo: è il caso di cominciare ad applicare anche nei confronti di chi utilizza la rete per farsi portatore di messaggi di questo genere".
"La reazione non può rimanere limitata ai diretti interessati come singoli e come comunità - ha detto questa mattina Riccardo Pacifici, portavoce della comunità - ma deve riguardare tutta la società. Una volta che si saprà chi sono gli estensori del blog, ci deve essere una risposta generale delle istituzioni, va messo un punto fermo".
"La black list - ha proseguito - è espressione di un meccanismo reiterato" che si unisce a tentativi di boicottare la collaborazione tra università italiane ed israeliane. Tutti aspetti che invitano a essere vigili e non abbassare mai la guardia".
* la Repubblica, 8 febbraio 2008.
La rete dell’odio
di Umberto De Giovannangeli *
L’antisemitismo naviga in rete. Un odio antico, mai sopito, usa i moderni strumenti della comunicazione. Pervasivi, spesso incontrollabili. Su Internet si danno appuntamento i «moderni» facitori di odio contro l’«Ebreo», ieri come oggi assunto come emblema della diversità che si vorrebbe cancellare. Quella «black list» di 162 docenti universitari non è un caso isolato. Perché il mondo di internet è contagiato da blog che, sotto sigle diverse, diffondono lo stesso pregiudizio.
La loro quantità è impressionante. Inquietante. Crescente: sono ormai migliaia i siti che predicano l’odio razziale, che alimentano il pregiudizio antisemita, che fomentano la violenza, che inneggiano alla distruzione di Israele. Guai a sottovalutarne la pervasità.
Il virus dell’antisemitismo sta crescendo, diversificandosi nella sua esplicitazione. Si odia l’Ebreo perché «domina il mondo»; si odia Israele perché è «lo Stato degli Ebrei». L’Ebreo viene raffigurato con le mani imbrattate di sangue (palestinese) e con le tasche gonfie di dollari. Tutto si tiene. Nulla è affidato al caso. E non è un caso che nel mirino dei «moderni» antisemiti siano finiti docenti universitari, vale a dire «trasmettitori» di cultura. Ebrei e insegnanti. Doppiamente pericolosi. Doppiamente nemici. Come lo furono in un passato che non passa, i docenti ebrei cacciati dalle università e dai licei del Regno d’Italia dal regime fascista. Quella lista della vergogna non è altro che la riedizione, moderna, dei falò dei libri bruciati dai nazisti nella notte dei cristalli.
Senza memoria non c’è futuro di libertà: è bene ricordarlo oggi, di fronte ad un fatto di una gravità enorme. Il salto di qualità non deve sfuggire: non siamo più solo alla reiterazione di vecchi slogan antisemiti. Siamo alla formulazione di vere e proprie liste di proscrizione, con tanto di nomi e cognomi. Centossesssantadue persone, donne e uomini da mettere alla berlina se non da indicare come bersaglio. Di nuovo tornano a riecheggiare, sinistramente, concetti demonizzanti quale la «Lobby ebraica», cavallo di battaglia del peggiore antisemitismo. A cui si accompagna la definizione degli ebrei come «minoranza etnica». Sono le stesse accuse che venivano rivolte agli ebrei nel ventennio fascista; accuse che rievocano le leggi razziali che - proprio settant’anni fa - portarono all’espulsione dei professori ebrei dalle università. Non è solo un passato che non passa. Perché dietro la lista della vergogna c’è anche altro. Che parla ai democratici, che interroga la sinistra. Che reclama a pesare ogni parola. Non si tratta di condannare, con la massima determinazione, gli eredi di Eichmann. Questo è scontato.
Il problema è un altro: quella «black list» non è composta solo da docenti ebrei. Quella lista riporta nomi, cognomi e università di appartenenza di 162 persone, poi rivelatesi non tutte docenti né tutte ebree, selezionate sulla base degli elenchi dei nomi presenti nella petizione pubblica proposta dalla comunità ebraica di Roma contro il boicottaggio attuato dalle università inglesi nei confronti di Israele.
Israele. Visto come «lo Stato del Male». Lo Stato carnefice. E come tale da combattere. Osteggiare. Annientare. L’antisemitismo si maschera con l’antisionismo. Gli estremi si toccano. Sarà solo una causalità temporale, ma non può non far riflettere che la «lista di prosrizione» accompagna le polemiche scatenate dal boicottaggio invocato contro la Fiera internazionale del Libro «colpevole» di aver voluto Israele e i suoi scrittori come Paese ospite della ventunesima edizione. Sia chiaro: i propugnatori del boicottaggio non hanno nulla a che vedere con gli estensori della «black list». Tuttavia, demonizzare Israele, mettere alla gogna la sua cultura. alimenta, al di là delle volontà soggettive, l’antisemitismo. E questa è una responsabilità imperdonabile.
* l’Unità, Pubblicato il: 09.02.08, Modificato il: 09.02.08 alle ore 9.37
Ansa» 2008-02-10 21:16
BLACK LIST, IN ISRAELE CACCIA AL BLOGGER H5N1
di Aldo Baquis
TEL AVIV - La caccia è iniziata. Nelle reti internet qualcuno si è dato all’inseguimento di ’H5N1’, ossia di colui che, prendendo a prestito la denominazione del virus della aviaria, ha pubblicato sul forum ’Il Cannocchiale’ una lista di professori italiani, per lo più ebrei, nel frattempo rimossa.
Nel suo appartamento a sud di Tel Aviv Ronen Solomon, uno specialista nella ricerca di materiale di interesse giornalistico mediante l’analisi delle informazioni via internet, ha notato solo su un quotidiano locale la notizia sulla ’Black list’ e ha subito tentato di inviduare ’H5N1’. Mesi fa, in seguito al bombardamento di una installazione segreta in Siria da parte dell’aviazione israeliana, aveva con le stesse tecniche ricostruito per Haaretz e per il Daily Telegraph gli spostamenti di una nave nord-coreana asseritamente coinvolta nella sua costruzione.
Solomon ha spiegato all’ANSA di aver rilevato fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio alcuni ingressi nel forum ’Il Cannocchiale’ di ’H5N1’ il quale, al momento della registrazione nel sito, aveva dato come proprio ’geotag’, ossia come ubicazione geografica, la città di Bandar Abbas, un porto in Iran. Il suo esordio, a quanto è stato possibile stabilire, risale al 28 gennaio scorso, quando H5N1 suggerisce beffardamente in quel forum di scegliere per la riforma elettorale (in Italia) "il metodo israeliano": esso sarebbe (nelle sue intime persuasioni) l’accertamento meticoloso della "ebraicità " del candidato. In realtà, in Israele la minoranza araba ha diritto di voto e di essere eletta. "Un modo efficace per eliminare il potere della lobby-mafia ebraica dalla politica italiana - prosegue - è imparare a riconoscere i cognomi dei candidati che chiedono il vostro voto".
Il 3 febbraio H5N1 torna all’attacco, riportando un articolo sul traffico di prostitute dall’Europa dell’Est verso Israele dove operano, a suo parere, "puttanieri ebrei". Il testo è accompagnato da una illustrazione grafica di Sodoma e Gomorra, le due città affacciate sul Mar Morto deprecate dalla Bibbia per la totale corruzione morale dei loro abitanti e meritevoli dunque di essere distrutte dalla collera divina. Sempre il 3 febbraio, H5N1 pubblica una "lista di affaristi ebrei nel mondo - tratta da Informazionecorretta.com". Quest’ultimo è un sito italiano di critica giornalistica. Ma si tratta evidentemente di una svista, perché subito H5N1 precisa che la lista degli "affaristi" proviene invece da ’Wake-up-America.net’. "Si tratta - spiega Solomon - di una specie di banca-dati che offre una dettagliata documentazione sulla presenza di singoli ebrei nel mondo della finanza, della politica e delle comunicazioni, Paese per Paese". La lista degli ’affaristi ebrei’ include anche l’Italia, con alcune storpiature nei pochi nomi scelti. Lo stesso giorno H5N1 pubblica anche la "lista della casta baronale ebraica nella Università italiana" e la "lista dei professori universitari ebrei all’Università la Sapienza di Roma".
Queste liste sono state rimosse, e Solomon non è riuscito a recuperarle né fra le corrispondenze di H5N1 né nella ’banca-dati’ statunitense. Dalla sua abitazione di Tel Aviv, Solomon non è in grado di stabilire se il sito statunitense abbia avuto un ruolo attivo o passivo nella vicenda. La sua sensazione è che il gestore del sito benefici di contributi che gli giungono da diverse parti al mondo, da chi nutra per qualsiasi ragione animosità verso gli ebrei.
A proposito della «preghiera per gli ebrei»
Un documento di : Bartolini Elena Lea - Docente di Giudaismo - Centro Studi del Vicino Oriente di Milano Bartolomei Maria Cristina - Docente di Filosofia Morale e Teologa - Università di Milano De Benedetti Paolo - Docente di Giudaismo - Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale Milani Claudia - Dottoranda di Ricerca - Università di Chieti
Con il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, Papa Benedetto XVI reintroduce la possibilità di utilizzare la formula liturgica pre-conciliare, in lingua latina, per la celebrazione eucaristica. A seguito di tale provvedimento, lo scorso 6 febbraio - nella ricorrenza del mercoledì delle ceneri - il Pontefice modifica la preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo contenuta nel Missale Romanum anteriore al Concilio Vaticano II, sostituendo il riferimento al «popolo accecato [che deve essere] strappato dalle tenebre» con l’espressione «Preghiamo per gli Ebrei. Il Signore Dio Nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini». La disposizione del Papa è contenuta in una nota della Segreteria di Stato della Santa Sede.
Tale modifica giustifica di fatto una preghiera liturgica alternativa e contrapposta a quella vigente, e che a nostro parere è in contrasto con i testi conciliari Dignitatis humanae, sulla libertà religiosa, e Nostra aetate, sul rapporto fra la Chiesa cattolica e le altre religioni, in cui si afferma che «gli ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento. [...] gli ebrei non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura» (Nostra aetate, 4).
Il provvedimento inoltre sembra contraddire palesemente il magistero precedente, poiché si contrappone a quanto affermato negli Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della dichiarazione conciliare Nostra aetate, 4 (1975), che al punto I afferma: «condizione del dialogo è il rispetto dell’altro, così come esso è, e soprattutto il rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose. [...] La Chiesa, per la sua stessa natura, deve annunciare Gesù Cristo al mondo. Per evitare che questa testimonianza resa a Gesù Cristo appaia agli ebrei come una violenza, i cattolici dovranno aver cura di vivere e di annunciare la loro fede nel più rigoroso rispetto della libertà religiosa».
La preghiera del Venerdì Santo, nella versione post-conciliare, esprime suppliche indirizzate alla salvezza di tutti gli uomini: nel caso specifico degli ebrei, questo significa pregare perché essi restino fedeli all’Alleanza mai revocata. Per nessun uomo si chiede la «conversione», ma si prega perché tutti seguano lo Spirito nella via che è loro data e che, per Israele, non può che essere la fedeltà all’Alleanza. Poiché, inoltre, il Venerdì Santo è il giorno in relazione al quale è stata rivolta al popolo ebraico l’accusa di deicidio - accusa infondata, ma foriera di abissi di orrore - ritoccare il cambiamento introdotto dal Concilio Vaticano II appare un regresso, pericolosamente prossimo alla teologia della sostituzione di Israele e capace di evocare gli antichi tentativi di conversione. Posizione, questa, che ci pare da respingere in base alla stretta ortodossia cristiana e ad una corretta prospettiva escatologica.
Non possiamo che manifestare il nostro rammarico per una scelta che mette a serio rischio più di quaranta anni di dialogo, in quanto qualunque cosa possa far pensare a un tentativo di conversione è inconciliabile con il riconoscimento ed il rispetto della verità nella fede dell’altro.
Bartolini Elena Lea - Docente di Giudaismo - Centro Studi del Vicino Oriente di Milano Bartolomei Maria Cristina - Docente di Filosofia Morale e Teologa - Università di Milano De Benedetti Paolo - Docente di Giudaismo - Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale Milani Claudia - Dottoranda di Ricerca - Università di Chieti
Hanno sottoscritto il seguente documento:
Airoldi Maria Silvia
Baini Pierpaolo - Membro Commissione Ecumenismo e Dialogo Diocesi di Lodi
Ballabio Fabio - Segretario Commissione Ecumenismo e Dialogo Diocesi di Milano
Barbati Biondo Gianfranca
Bartolini Fabia Veronica
Bartolomei Adelina - Psicologa - A.E.C. Roma
Basso Ricci Luisella
Bellavite Vittorio - Coordinatore di “Noi siamo Chiesa”
Bertani Maurizio - Bancario
Boidi Filippo - Rinnovamento nello Spirito - Torino
Bonaccorsi Aurora
Bonetti Zanda Ornella
Borghi Ernesto - Docente di Esegesi Biblica - Centro per le Scienze Religiose di Trento
Bovi Grazia
Calzetti Sara - Associazione Terra di Danza
Cappellazzi Claudia
Castagnaro Mauro - Redattore - Missione Oggi
Cattaneo Myriam
Cento Francesca
Ceresa Matteo
Chiassi Mariangela
Chiesa Rosangela
Chiocchetti Marisa - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Ciocca Beppe
Ciurcina Nella - Socia di Biblia - Associazione Laica di Cultura Biblica
Coglitore Bongiovanni Rosanna
Colombo Ivan
Conforti Marisa
Conti Irma
Corrao Vincenzo
D’Angelo Teresa
Dal Corso Marco - Redazione CEM Mondialità
Daminelli Luisa
De Martin Roder Giusi
De Mattè Riccarda
Derungs G.G. Ursicin - Teologo e Scrittore
Donarini Adele
Donghi Vilma
Faini Gatteschi Ebe - Presidente Associaz. Amici della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
Ferrandi Maria Gabriella
Ferrari Licia - Avvocato
Ferri Egle
Fiacchi Doria
Frenkel Viviana - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Forni Alessandra
Galimberti Giulia
Galimberti Vera
Giudici Giovanni
Giuliani Massimo - Docente di Studi Ebraici ed Ermeneutica Filosofica - Università di Trento
Grassi Giulia Francesca - Assegnista di Ricerca - Università di Udine
Gualandi Franca
Guasti Davide - Medico
Gusmini Giuseppina
Hofer Evelyne
Lenghi Marcello
Limonta Elena
Lonati Antonella
Lupi Elisa
Masina Ettore - Scrittore - Roma
Melchiorre Virgilio - Professore emerito di Filosofia Morale - Università Cattolica - Milano
Messina Lucia
Minervini Rosita
Mistura Paolo - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Montiglio Elena
Monzio Compagnoni Belliride
Montresor Marianita - Insegnante e responsabile SAE - Verona
Morelli Paola
Padovani Carla - Associazione Terra di Danza
Pandozi Nazareno - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Pasianotto Daniela
Pedalino Grazia Maria Pia
Perrera Rosa Maria
Pescara Renato - Docente di Diritto Privato - Università di Padova
Pietripaoli Luigi
Pirondi Ennio
Pirovano Carla
Pistone Gioachino - Comitato esecutivo SAE
Princigalli Domenico
Ramon Tragan Pius - Professore e Rettore emerito - Pontificio Ateneo S. Anselmo - Roma
Ranghetti Elisabetta
Recanati Daniela
Recanati Enrica
Recanati Pietro
Recanati Roberto
Riboni Luca - Consigliere Comunale - Melegnano
Rigazzi Luigi - Redazione Qol
Rinaldi Paola
Rivaroli Pasquale
Robiati Bendaud Vittorio
Roncelli Angelita
Rubini Giuseppina
Saibene Elsa - Redazione SeFeR - Studi, Fatti, Ricerche
Sala Danna Adriana
Saldan Marisa
Salvatorelli Germano - Ordinario di Istologia - Università di Ferrara
Sanna Sandro
Scapino Sergio
Storti Mauro
Stradi Geminiano
Superchi Franca - Logoterapista
Tagliabue Lidia
Tamborrino Annamaria - Insegnante
Tassi Sofia
Valensisi Fausto
Vigentini Giuseppina
Vitali Gianbattista
Zadra Felice - Dirigente Medico Ospedaliero
Zanda Federico
Zanoncelli Emma
Zini Raffaello - Redazione Qol
Chi desiderasse aderire, può comunicarlo al seguente indirizzo e-mail:
elenalea@alice.it
* Il dialogo, Giovedì, 06 marzo 2008