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LA LEGGE 194 E LA DIGNITA’ E LA SOVRANITA’ DELLE DONNE - E DEGLI UOMINI D’ITALIA. Aborto: un attacco ai diritti delle donne. Sul caso delle indagini presso il Policlinico II di Napoli, un comunicato dei Giuristi Democratici - a cura di pfls

sabato 16 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli


Sul caso delle indagini presso il Policlinico II di Napoli.
L’Associazione Nazionale Giuristi Democratici:
Premesso che:
ha appreso a mezzo stampa dell’irruzione senza mandato degli Agenti del Commissariato
Arenella in Napoli, presso il Policlinico II, in data 11 febbraio 2008, a fronte di presunta
notizia anonima di feticidio;
ha appreso che in tali circostanze, pur rassicurati sulla legittimità dell’aborto dal personale (...)

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> LA LEGGE 194 E LA DIGNITA’ E LA SOVRANITA’ DELLE DONNE ---- Legge 194, la minaccia delle troppe obiezioni (di Silvia Ballestra)

domenica 23 ottobre 2011

Legge 194, la minaccia delle troppe obiezioni

di Silvia Ballestra (l’Unità, 23.10.11)

Un diritto conquistato, acquisito e in via di estinzione: il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sancito dalla legge 194. L’allarme arriva dai ginecologi della «Laiga», (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’ Applicazione della 194) ed è chiaro e semplice: i medici che praticano l’aborto nelle strutture pubbliche italiane non sono più di 150, mentre la percentuale di obiettori supera il 70 per cento. A farla breve, tra cinque anni in Italia sarà impossibile abortire legalmente in strutture pubbliche, cioè si cancellerà un diritto e si affosserà una legge che ha dato eccellenti risultati (aborti entro la dodicesima settimana più che dimezzati dal 1982).

Perché accade questo? Possibile che tutte le obiezioni di coscienza abbiano solide radici morali o religiose. Certo che no. Con i non obiettori costretti a rispondere da soli alla domanda di interventi, infatti, accade che chi obietta abbia più possibilità di carriera, promozioni più facili, agevolazioni, promozioni più veloci, complici le gerarchie sanitarie.

Naturalmente intervenire sarebbe semplice e basterebbe qualche minimo ritocco alla legge. Per esempio continuare a garantire ai medici (e anestesisti, paramedici, ecc.) il diritto all’obiezione di coscienza, vincolandolo però ad alcune condizioni (scatti meno frequenti, minor retribuzione, limitate possibilità di carriera). Potremmo in questo modo salvaguardare un diritto che ha salvato la vita a molte donne e al tempo stesso non è un dettaglio verificare la sincerità di tante scelte «morali» che nascondono dietro le sbandierare convinzioni pro-vita le loro egoistiche aspirazioni pro-carriera.


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