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Terra, Terra .... "olimpicamente"!!!

TIBET E CINA. Lhasa in fiamme, numerose persone morte negli scontri. L’esercito assedia i monasteri. Il Dalai Lama esprime la sua preoccupazione e denuncia: "E’ in atto un genocidio culturale" - a cura di pfls

NEPAL CHIUDE EVEREST PER PASSAGGIO FIAMMA OLIMPICA
domenica 16 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
[Tibet, il governo in esilio
"Ci sono almeno 80 morti"
Ancora tensione a Lhasa,
nuovi scontri nel Sichuan dove
migliaia di monaci si confrontano
con le forze di
sicurezza cinesi
11:12 A Lhasa caccia ai rivoltosi, casa per casa, e 200 veicoli militari
In attesa della scadenza dell’ultimatum di Pechino perchè i rivoltosi si consegnino senza condizioni, la polizia cinese sta setacciando tutte le case di una zona di Lhasa, nei pressi del Potala Palace, dove il Dalai Lama ha vissuto (...)

In risposta a:

> TIBET E CINA. Lhasa in fiamme, numerose persone morte negli scontri. ---- La rivolta dei tibetani vissuta con gli esuli in India (di Raimondo Bultrini) i

venerdì 14 marzo 2008


-  E’ scoppiata con una furia cieca nel centro della città dopo le proteste
-  dei giorni scorsi intorno ai monasteri. La repressione su cittadini e monaci

-  Lhasa, la rivolta dei tibetani
-  vissuta con gli esuli in India

-  Nella città di confine gli altoparlanti rimandano le drammatiche notizie
-  "Hanno sentito l’esercito sparare". Ecco la ricostruzione degli incidenti

di RAIMONDO BULTRINI *

DHARAMSALA - Le notizie della rivolta e delle repressioni provenienti dal Tibet vengono diffuse dagli altoparlanti tra la comunità degli esuli a Dharamsala, in territorio indiano. Altre arrivano da Phuntsok Wangchuk, il segretario generale di Gu Chu Sum, l’associazione degli ex prigionieri politici esiliati dopo le rivolte anticinesi di vent’anni fa.

DOMANI SU "REPUBBLICA" UN LUNGO REPORTAGE DA DHARAMSALA

Dopo giorni di proteste dei grandi centri religiosi attorno a Lhasa - come Drepung, Sera e Ganden in queste ore sigillati dalla polizia - oggi è stato il popolo laico a scendere in piazza, mentre i religiosi sono bloccati nei monasteri circondati dalla polizia e stanno effettuando un massiccio sciopero della fame. Le prime proteste al mattino sono avvenute al mercato Tromsikhang, costruito di recente nel Jockang, cuore di Lhasa e luogo più sacro della città. Una folla inferocita ha dato alle fiamme negozi e banchi, senza prendersi cura che le fiamme devastassero anche le attività commerciali dei pochi tibetani e musulmani Hui che fanno affari fianco a fianco coi cinesi, la grande maggioranza.

ASCOLTA L’AUDIO DEL NOSTRO INVIATO

Poi sono giunti in città a protestare i monaci del tempio di Ramoche, e a loro si sono uniti altri cittadini. "Non abbiamo notizie dirette dell’intervento della polizia - dice Puntsok -. Quello che sappiamo è ciò che ci hanno detto da Lhasa, la gente ha sentito molti colpi di arma da fuoco e qualcuno ha visto persone ferite in strada".

Notizie analoghe giungono dai siti web dei tibetani in esilio. Manifestazioni sono ancora in corso non solo a Lhasa ma anche a Nyangra, un villaggio a 50 chilometri dalla capitale dove una gran parte della popolazione è scesa in strada per difendere i monaci del vicino monastero di Sera.

Phuntsok riferisce anche delle proteste dei monaci del tempio di Labrang, un altro grande monastero dell’Amdo, mentre gli altri gruppi del dissenso parlano di cortei nelle strade di Sangchu Conty Kanlho, nella Prefettura autonoma tibetana. E’ un susseguirsi di informazioni che lasciano i tibetani di Dharamsala col fiato sospeso.

A far esplodere tutto in Tibet, dopo vent’anni dall’ultima grande manifestazione di piazza a Lhasa, non è stato un aumento dei prezzi come in Birmania nel settembre scorso. A dare il coraggio ai tibetani di manifestare tutta la propria frustrazione e rabbia è stato soprattutto il testo del discorso che il loro leader spirituale, il Dalai Lama, ha diffuso alla vigilia della ricorrenza del 10 marzo. "Da sessant’anni i tibetani continuano a vivere in un clima di paura, intimidazione e sospetto", aveva dichiarato, aggungendo che "la repressione cinese aumenta con numerose, inimmaginabili e massicce violazioni dei diritti umani".

* la Repubblica, 14 marzo 2008


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