LA PROTESTA CONTRO IL GOVERNO DI HU JINTAO
.L’Ue si appella alla Cina ."Rispettate i diritti dei tibetani"
I Ventisette chiedono a Pechino di affrontare con moderazione la repressione della rivolta in Tibet, e di rilasciare gli arrestati. La Francia "no al boicottaggio delle Olimpiadi"
L’Europa fa fronte comune contro il regime comunista di Pechino, e si appella alla Cina, perchè affronti con moderazione la repressione della rivolta dei monaci tibetani, che nelle ultime ore ha raggiunto toni più gravi.
I capi di Stato e di Governo dei Ventisette riuniti oggi a Bruxelles per il consueto vertice europeo di primavera hanno approvato un testo di risoluzione messo a punto dalla presidenza di turno slovena, che chiede a Pechino il rilascio delle persone arrestate e, soprattutto, il rispetto dei diritti umani. «Gli ultimi sviluppi in Tibet preoccupano molto l’Italia e l’Unione europea» ha dichiarato il ministro degli esteri Massimo D’Alema, che ha poi voluto sottolineare la distanza di questi episodi con le proteste avvenute in Birmania lo scorso anno.
Gli ha fatto eco il collega francese Bernard Kouchner, che ha precisato che «la condanna è forte, poichè proviene dal Consiglio europeo nel suo insieme e dai 27 Paesi membri». Nel testo i Ventisette chiedono alla Cina di porre fine alla repressione, di avere rispetto dei diritti dei tibetani e delle loro tradizioni, ma non fanno alcun riferimento ai giochi olimpici che si svolgeranno la prossima estate. Nei prossimi giorni, ha spiegato il premier sloveno Janez Jansa (nella foto), la presidenza di turno dell’Ue chiederà alla Cina di «prendere in conssiderazione la situazione in Tibet dal punto di vista dei diritti umani» e inviterà le autorità cinesi al dialogo con la comunità tibetana».
Anche di fronte all’infiammarsi delle proteste nella capitale tibetana, Kouchner ha escluso la possibilità di boicottare i giochi olimpici di Pechino: «la Francia è contraria» ha ribattuto a chiare lettere. Ma a Bruxelles c’è chi inizia a credere che un blocco possa essere «l’unica soluzione possibile» a porre un freno agli episodi di violenza e ai comportamenti non democratici del governo di Hu Jintao. «Non possiamo più accettare episodi che evidenziano l’assoluta indifferenza a qualsiasi forma di dialogo del regime comunista» ha dichiarato in serata il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro (Pdl), che, nell’unirsi all’appello del Dalai Lama - «stop all’uso della violenza» - ha definito «sconsiderata e antidemocratica» la reazione delle autorità cinesi.
* La Stampa, 14/3/2008