Il capo spirituale a New Delhi ha chiesto aiuto alla comunità internazionale Pechino offre risarcimenti alle vittime delle violenze a Lhasa Appello del Dalai Lama al mondo: "Per favore, aiutate i tibetani"
NEW DELHI - Un nuovo accorato appello rivolto alla comunità internazionale è stato lanciato oggi dal Dalai Lama a New Delhi. "Per favore", ha detto il capo spirituale, "aiutate" i tibetani a risolvere la crisi nella regione, aggravatasi dopo la violenta repressione delle proteste contro la Cina.
"Non abbiamo altro in nostro potere che giustizia, verità, sincerità. Questo è il motivo per cui chiedo alla comunità internazionale, per favore, aiutateci", ha detto il leader dei tibetani in esilio, oggi a New Delhi, per un incontro di meditazione. "Sono qui inerme, posso solo pregare", ha aggiunto il Dalai Lama che poco prima si era recato a rendere omaggio sul luogo in cui furono cremate le spoglie del Mahatma Gandhi e aveva pregato per le vittime della rivolta in Tibet, insieme agli altri leader delle religioni indiane (musulmani, indù, sikh e jain).
Successivamente, incontrando i giornalisti in una conferenza stampa, il Dalai Lama ha ripetuto di volere aprire un canale di dialogo con le autorità cinesi: "siamo pronti, e in attesa", ha detto.
Intanto, secondo quanto scrive Nuova Cina, Pechino ha offerto di pagare risarcimenti alle famiglie dei civili che sono morti nelle violenze dei giorni scorsi nel capoluogo tibetano Lhasa e cure mediche gratuite per i feriti. Le famiglie dei morti nei disordini tibetani - che le autorità di Pechino li quantifica ufficialmente in 18 mentre per il governo in esilio del Dalai Lama sono almeno 140 - riceveranno ciascuna 200.000 yuan (poco più di 18.000 euro), dice Nuova Cina citando il governo regionale del Tibet. "Le misure sono finalizzate ad aiutare la gente a ricostruire le loro case e i loro negozi danneggiati nei disordini o a costruirne di nuovi", si legge nell’annuncio.
La Cina ha dato la colpa degli incidenti a quella che ha definito la "cricca" separatista del Dalai Lama. Quest’ultimo ieri, nell’offrire dialogo al governo cinese, ha criticato Pechino per aver diffuso sui media di stato "menzogne e immagini distorte", mostrando, dice, solo i cinesi attaccati dalla violenza dei tibetani.
* la Repubblica, 29 marzo 2008.