Pechino replica con durezza all’appello dei Ventisette
Operazione della polizia: ventisei arresti in un monastero
L’ira della Cina contro la Ue
"Non interferite sul Tibet"
PECHINO - "Il Tibet è un affare completamente interno della Cina. Nessun Paese straniero o organizzazione internazionale ha il diritto di interferire al riguardo". E’ secca la reazione del governo cinese alla presa di posizione della Ue sulla repressione in Tibet. Ieri i ministri degli Esteri degli Stati dell’Unione avevano lanciato un appello a Pechino per un "dialogo costruttivo" con i manifestanti tibetani. Escludendo, però, qualsiasi ipotesi di sanzioni economiche o di boicottaggio dei Giochi Olimpici. Una presa di posizione tutt’altro che drastica che, però, non è andata giù alla Cina. Tanto che un portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jiang Yu, esprimere il "forte malcontento" del suo governo rispetto all’atteggiamento assunto dai Ventisette.
Arresti e sequestri. Ventisei persone sono state arrestate e numerose armi sono state confiscate in un monastero nel Sichuan, nella Cina sudoccidentale, in relazione alle recenti proteste anticinesi. Lo scrive l’agenzia Nuova Cina. La polizia ha scoperto 30 pistole, 498 proiettili, due chili di esplosivo e "un numero significativo" di coltelli nel monastero di Geerdeng, nella provincia del Sichuan.
Sono stati sequestrati inoltre telefoni satellitari, decoder capaci di ricevere televisioni straniere, fax, computer, una bandiera vietata del governo tibetano in esilio e striscioni che chiedono l’indipendenza del Tibet.
"Ventisei sospetti sono stati arrestati perché sospettati di aver partecipato alle violente manifestazioni del 16 marzo, seguiti agli scontri avvenuti a Lhasa, in Tibet", rende noto inoltre la polizia, senza precisare se le persone arrestate siano monaci.
Molti religiosi del monastero parteciparono alle manifestazioni contro edifici governativi due giorni dopo gli incidenti di Lhasa. La contea di Aba, dove si trova il monastero, è situata nella provincia del Sichuan che confina con il Tibet, amministrato dalla Cina.
Le violenze cominciate nel Tibet il 10 marzo hanno causato secondo le autorità cinesi 19 morti. Il governo dei tibetani in esilio afferma invece che la repressione cinese in Tibet e nelle province cinesi abitate da tibetani ha provocano circa 140 morti.
* la Repubblica, 30 marzo 2008.