Sarkozy: o dialogo con Dalai Lama o non vengo
La Francia ha posto tre condizioni alla partecipazione del presidente Nicolas Sarkozy alla cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Pechino. In particolare Parigi chiede l’apertura di un dialogo con il Dalai Lama. Lo ha indicato il segretario di stato ai diritti umani, Rama Yade, al quotidiano Le Monde.
Sarkozy «prenderà la sua decisione in merito all’evoluzione degli eventi attuali e si esprimerà dopo avere consultato i nostri partner europei, perché parlerà in quel momento come presidente in carica dell’Unione europea», ha dichiarato Yade. «Sono tuttavia indispensabili tre condizioni perché vada: la fine delle violenze contro la popolazione e la liberazione dei prigionieri politici, la chiarezza sugli eventi tibetani e l’apertura del dialogo con il Dalai Lama».
I governi europei hanno posizioni molto diverse sulla questione boicottaggio. Sarkozy lo ha più volte evocato senza però mai annunciarlo direttamente. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato che non sarà alla cerimonia di apertura, ma solo per impegni già presi e senza menzionare ragioni politche.
Contrari al boicottaggio si sono definiti sia il premier inglese Gordon Brown sia Walter Veltroni che Silvio Berlusconi.
Intanto venerdì nuovi disordini in Tibet, dopo la sanguinosa repressione della rivolta dei monaci che due settimane fa ha fatto quasi 140 morti nella capitale Lhasa.
Questa volta gli scontri sono scoppiati nella provincia del Sichuan, area tibetana nel sud ovest della Cina. A quanto riferito dall’agenzia Nuova Cina non ci sarebbero vittime, ma sarebbe stato «attaccato e seriamente ferito» un funzionario del governo cinese. Fonti tibetane, invece, parlano di almeno otto morti: la polizia avrebbe aperto il fuoco su centinaia di monaci buddisti e persone stese a terra che avevano raggiunto gli uffici del governo locale per chiedere il rilascio di due monaci, arrestati perché trovati in possesso di foto del Dalai Lama.
L’agenzia Xinhua, non parla di morti, ma conferma che «la polizia è stata costretta a esplodere colpi di intimazione e ha messo fine alle violenze».
Nel frattempo le autorità cinesi hanno emesso 16 nuovi mandati di cattura contro persone coinvolte negli scontri del 16 marzo scorso in Tibet.
* l’Unità, Pubblicato il: 05.04.08, Modificato il: 05.04.08 alle ore 12.46