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TIBET E CINA. Lhasa in fiamme, numerose persone morte negli scontri. L’esercito assedia i monasteri. Il Dalai Lama esprime la sua preoccupazione e denuncia: "E’ in atto un genocidio culturale" - a cura di pfls

NEPAL CHIUDE EVEREST PER PASSAGGIO FIAMMA OLIMPICA
domenica 16 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
[Tibet, il governo in esilio
"Ci sono almeno 80 morti"
Ancora tensione a Lhasa,
nuovi scontri nel Sichuan dove
migliaia di monaci si confrontano
con le forze di
sicurezza cinesi
11:12 A Lhasa caccia ai rivoltosi, casa per casa, e 200 veicoli militari
In attesa della scadenza dell’ultimatum di Pechino perchè i rivoltosi si consegnino senza condizioni, la polizia cinese sta setacciando tutte le case di una zona di Lhasa, nei pressi del Potala Palace, dove il Dalai Lama ha vissuto (...)

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> TIBET E CINA. Lhasa in fiamme ----- Con una mossa a sorpresa, la Cina si è dichiarata pronta ad incontrare i rappresentanti del Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio in India dal 1959. L’ annuncio della svolta è stato dato dall’ agenzia Nuova Cina poco dopo la conclusione dell’ incontro tra la delegazione dell’ Unione Europea guidata dal presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e quella del governo di Pechino guidata dal premier Wen Jiabao. L’ incontro, secondo Nuova Cina, è stato deciso su richiesta dello stesso Dalai Lama.

venerdì 25 aprile 2008

Tibet: la Cina vuole incontrare il Dalai Lama

Con una mossa a sorpresa, la Cina si è dichiarata pronta ad incontrare i rappresentanti del Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio in India dal 1959. L’ annuncio della svolta è stato dato dall’ agenzia Nuova Cina poco dopo la conclusione dell’ incontro tra la delegazione dell’ Unione Europea guidata dal presidente della Commissione Jose Manuel Barroso e quella del governo di Pechino guidata dal premier Wen Jiabao. L’ incontro, secondo Nuova Cina, è stato deciso su richiesta dello stesso Dalai Lama. «Alla luce delle richieste avanzate dal Dalai Lama per una ripresa dei colloqui, i dipartimenti competenti del governo centrale avvieranno nei prossimi giorni contatti e consultazioni con un rappresentante privato del Dalai Lama», ha riferito l’agenzia Nuova Cina citando un anonimo funzionario. «Ci si augura che attraverso i contatti e le consultazioni il Dalai (Lama) prenderà iniziative credibili per fermare le attività volte a dividere la Cina, e per smettere di disturbare e sabotare i Giochi Olimpici di Pechino in modo da creare le condizioni per il dialogo», afferma il funzionario. In precedenza Barroso, in una conferenza stampa congiunta con Wen Jiabao aveva affermato di aspettarsi «presto» novità «positive» sul Tibet. Wen si era limitato a confermare di aver discusso del problema col presidente della Commissione Europea. Una serie di incontri tra emissari del leader tibetano ed esponenti del governo cinese si sono tenuti tra il 2002 e il 2006 senza produrre risultati concreti. Nel corso del suo soggiorno negli Usa, la scorsa settimana il leader tibetano aveva affermato che contatti erano in corso con emissari cinesi. La settimana prossima il Dalai Lama ha in programma a Dharamsala, sua residenza e sede del governo tibetano in esilio, una serie di conferenze prima di ripartire per l’Europa.

Il Dalai Lama ha accolto con soddisfazione l’offerta delle autorità cinesi. Un suo portavoce, Tenzin Takhla, osservando che da parte di Pechino si tratta di «un passo nella direzione giusta» giacché, ha spiegato, «solo colloqui faccia a faccia possono condurre a una soluzione della questione tibetana». L’agenzia di stampa ufficiale cinese poco prima aveva annunciato l’incontro come imminente, «nei prossimi giorni»; la decisione di «prendere contatto e tenere consultazioni» con un emissario del capo spirituale buddhista, si aggiungeva nel dispaccio, è stata adottata «in considerazione delle reiterate richieste del Dalai Lama per una ripresa dei colloqui». Lo stesso Takhla ha tuttavia anche sottolineato che per ora non sono pervenute comunicazioni cinesi in proposito. Il premio Nobel per la Pace 1989, al secolo Tenzin Gyatso, è accusato dal regime di Pechino di essere soltanto un capopolo separatista responsabile dei recenti disordini in Tibet; l’interessato ha però sempre insistito di volere il dialogo con la Cina, e di puntare unicamente a una maggiore autonomia per la propria terra.

«Fin da quando ebbero inizio le proteste anti-cinesi, il 10 marzo, Sua Santità ha compiuto ogni sforzo per dialogare con la Cina e con il governo cinese, e spera adesso che la questione tibetana possa essere risolta attraverso il dialogo soltanto», ha sottolineato il portavoce del Dalai Lama da Dharamsala, la cittadina nel nord dell’India dove il leader buddhista vive in esilio dal ’59, e che ospita anche il governo e il Parlamento tibetani esiliati, oltre a una vasta comunità di espatriati. La Repubblica Popolare aveva sempre resistito alle pressioni internazionali perché fossero aperti colloqui con il Dalai Lama, insistendo sul pericolo di riconoscerne le presunte velleità indipendentistiche. «È auspicabile che, mediante i contatti e le consultazioni con noi, il Dalai Lama intraprenderà iniziative credibili per fermare le attività intese a frammentare la Cina, cesserà di complottare e di incitare alla violenza, e smetterà di turbare e di sabotare i Giochi Olimpici di Pechino 2008, così da creare le condizioni perché i colloqui abbiano luogo», aveva peraltro puntualizzato, nell’annunciare la disponibilità del governo centrale a un incontro, l’anonimo funzionario governativo cinese citato dalla Xinhua.

* l’Unità, Pubblicato il: 25.04.08, Modificato il: 25.04.08 alle ore 12.44


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