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Eu-ropa. Italia.....

ELEZIONI POLITICHE 2008. VIVA L’ITALIA, LA COSTITUZIONE E LA LEZIONE DI DEMOCRAZIA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, GIORGIO NAPOLITANO - a cura di pfls.

sabato 12 aprile 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Per chi voglia ripassare il pensiero di Napolitano sulle istituzioni, c’è un testo, anch’esso recente, di riferimento: la nuova prefazione alla sua autobiografia politica ripubblicata da Laterza. Con una certa amarezza, ma prospettando la possibilità di una ritrovata convergenza, Giorgio Napolitano qui rivendica l’iniziale confluenza bipartisan sulla sua candidatura al Quirinale, e rivive il voltafaccia finale del centrodestra: c’era stato - rievoca - un «affidamento» quasi corale sul (...)

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> ELEZIONI POLITICHE 2008. VIVA L’ITALIA!!! --- Per un pugno di voti il cavaliere di Arcore e i suoi fidati vogliono anche far rinascere il peggio del fascismo, la collaborazione con i nazisti, e nascondere il meglio della nuova democrazia, la guerra di liberazione, i volontari senza cartolina precetto, senza privilegi squadristici. Se vincono, hanno promesso, porteranno a termine il revisionismo della storia, cioè la diffamazione totale, sistematica della guerra popolare. L’Inghilterra celebra la rivoluzione borghese di Cromwell che ha messo fine alla dittatura aristocratica. La Francia unanime festeggia il 14 luglio della rivoluzione, il fondamento della nazione che ha dato al mondo le grandi libertà (di Giorgio Bocca).

venerdì 11 aprile 2008

IL PECCATO ORIGINALE

di GIORGIO BOCCA (la Repubblica, 11-04-2008)

Il diavolo non c’è. Il Maligno con le corna, la coda e il piede biforcuto non c’è, ma il male, la perfidia, il peccato originale degli uomini, quelli sì che ci sono eterni e incurabili. La prova? La ennesima prova? Il finale di questa campagna elettorale, ciò che si è detto di orrendo e di umiliante per conquistare qualche pugno di voti. La lode di un mafioso, di un assassino da ergastolo, il "soprastante" alle scuderie di Berlusconi Vittorio Mangano. Un eroe, perché, venuto a Milano per conto dei mafiosi, si è rifiutato di collaborare con la legge, con i giudici, ha organizzato persino un attentato dinamitardo nella villa padronale di Arcore.Cinque volte arrestato per assegni a vuoto, truffa, traffico di droga, «testa di ponte della mafia al Nord» come lo definì il giudice Borsellino ucciso dalla mafia. E questo era un eroe?

Sì, per un pugno di voti lo si proclama eroe. L’avidità di potere può far dire a degli uomini che fanno politica, che vogliono rappresentare il bene pubblico, che ogni giorno si presentano come amici e protettori della "gente", che questo sanguinario mafioso è un eroe. Il satana infuocato dalle fiamme infernali che impugna il tridente per infilzare i dannati non c’è, ma la voglia eterna di mentire, sedurre, diffamare, confondere, fa prevalere la menzogna sulla verità, quella sì che c’è, eccome, più forte di ogni pentimento, di ogni riscatto.

Per un pugno di voti il cavaliere di Arcore e i suoi fidati vogliono anche far rinascere il peggio del fascismo, la collaborazione con i nazisti, e nascondere il meglio della nuova democrazia, la guerra di liberazione, i volontari senza cartolina precetto, senza privilegi squadristici. Se vincono, hanno promesso, porteranno a termine il revisionismo della storia, cioè la diffamazione totale, sistematica della guerra popolare. L’Inghilterra celebra la rivoluzione borghese di Cromwell che ha messo fine alla dittatura aristocratica. La Francia unanime festeggia il 14 luglio della rivoluzione, il fondamento della nazione che ha dato al mondo le grandi libertà.

Da noi il leader dell’alleanza moderata non ha mai partecipato a una celebrazione partigiana e ora i suoi fidi promettono il revisionismo totale nei libri di scuola. Chi ha messo a rischio la vita per la libertà è un corrotto, uno che nasconde i suoi delitti. Chi è rimasto dalla parte della "soluzione finale" è una vittima che va risarcita. Anche il capo dello Stato, anche il presidente della Repubblica deve farsi da parte, piegarsi al ricatto dei nuovi moderati, il regalo di una presidenza del Senato alla sinistra. Il demonio di Paolo VI non c’è, e neppure l’inferno dantesco. Ma l’inferno degli uomini c’è e ci segue dalla nascita alla morte.


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