Inviare un messaggio

In risposta a:
Memoria del Profeta: "Regardez Elie, vous verrez Marie" - e Giuseppe!!!

IL TERZO MILLENNIO DOPO CRISTO E’ INIZIATO, MA IN VATICANO INVECE DI AVERE FEDE E CORAGGIO DISPERANO ALLA GRANDE?!! "PAPA WOJTYLA, PAPA RATZINGER E I GAY. Una Chiesa senza speranza né futuro". Un urlo evangelico di amore e un invito allo stesso Papa a rinnovare mente e cuore di Giovanni Felice Mapelli (2005) - selezionato dal prof. Federico La Sala

"Se mi sbalio, mi coriggerete"(Karol J. Wojtyla - Giovanni Paolo II)
venerdì 20 luglio 2007 di Emiliano Morrone
[...] I gay oggi non sono che i nuovi martiri....di una nuova caccia alle streghe che durerà per qualche decennio e chè farà un bel po’ di vittime....fino a quando capiranno le teste dure del vaticano che è ora di smettere, ma solo una volta che saranno isolati da tutti e saranno da soli a dire fesserie...fin tanto che troveranno qualche incertezza negli uditori e appoggi tra le masse, persevereranno... così han fatto sempre con ogni minoranza... con le donne, con gli ebrei...ecc.
Poi ci (...)

In risposta a:

>Un urlo evangelico di amore e un invito allo stesso Papa a rinnovare mente e cuore ---Lettera aperta a Benedetto XVI: perché sbaglia? Santità! «Perché Benedetto XVI riceve politici anti-gay?».

sabato 15 dicembre 2012

Lettera aperta a Benedetto XVI: perché sbaglia? Santità!

di Giovanni Geraci (portavoce Gruppo del Guado, cristiani omosessuali di Milano)

in “http://gruppodelguado.blogspot.it” del 15 dicembre 2012

Mi permetto di scriverLe, Santità, dopo aver letto il Suo messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2013 che cade il prossimo primo Gennaio.

Le dico innanzi tutto di essermi commosso davanti alle parole con cui ha ricordato l’enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII: io all’epoca ero ancora un bambino, ma quando, diversi anni dopo, ho avuto modo di leggerla, ho vissuto un’esperienza davvero profonda che ha segnato in maniera definitiva la mia Fede

In particolare La ringrazio per aver citato il brano in cui papa Giovanni ricorda che «la realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimento di essere, in Dio, un’unica famiglia umana, in cui le relazioni interpersonali e le istituzioni sono sorrette ed animate da un “noi” comunitario implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente, secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri».

La ringrazio per aver ricordato che la pace c’è solo quando si sentono come propri i bisogni e le esigenze altrui e si rendono partecipi gli altri dei propri beni.

Ed è partendo da queste osservazioni, che fanno senz’altro parte del Magistero che la chiesa esercita quando parla del rapporto tra l’uomo e Dio, che mi permetto di farLe notare quella che, a mio avviso, è una stridente contraddizione presente nel Suo messaggio.

Lei infatti, continuando a sviluppare il discorso intorno alla pace, a un certo punto, afferma che: «La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale».

Mi permetto di farLe notare, in nome di quel realismo che san Tommaso d’Aquino raccomandava ai suoi allievi (quello stesso realismo che ci impone di riconoscere la realtà per quello che è, senza guardarla con gli occhiali del pregiudizio e senza strumentalizzarla con inutili sofismi) che i paesi che più si adoperano per costruire la pace a livello internazionale sono quelli che, per primi, hanno adottato delle leggi che rendono il matrimonio «giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione».

E in nome dello stesso realismo mi permetto di farLe notare che sono gli stati in cui i diritti delle persone omosessuali sono calpestati quelli che, più di frequente, intraprendono azioni violente nei confronti dei paesi confinanti o nei confronti delle popolazioni su cui hanno giurisdizione. Come la mettiamo con questo dato di fatto che contraddice in maniera palese quello che Lei afferma?

La risposta, saggiamente, la suggerisce Lei stesso, quando scrive che «questi principi non sono verità di Fede» e ci fa quindi capire che, anche se pensa di fare riferimento a una specifica visione della natura umana «riconoscibile con la ragione», quando critica le leggi che riconoscono le unioni omosessuali non fa riferimento al Vangelo, ma fa riferimento a quella che Lei considera una retta ragione che, però, più per ignoranza che per malanimo, in questo caso tanto retta magari non è. Ho l’impressione che Lei parta da una visione parziale e distorta dell’omosessualità, che la porta a valutare in maniera sbagliata il reale rapporto che c’è tra pace e diritti delle persone omosessuali. Una visione distorta che Le impedisce di vedere quanto il mancato riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali sia in palese contraddizione con l’atteggiamento di chi, come Lei scrive nel brano che ho ricordato all’inizio di questa lettera, riconosce «come propri i bisogni e le esigenze altrui» e rende gli altri partecipi del propri beni».

Perché non riconoscere come proprio il bisogno che le persone omosessuali hanno di costruire delle relazioni di coppia fedeli e responsabili?

Perché non renderle partecipi di quei diritti e di quei doveri che, regolando la vita famigliare, aiutano la società nel suo complesso a strutturarsi meglio? E come la mettiamo con i tanti fanatici che nel Suo articolato messaggio leggono solo una dura condanna delle leggi che riconoscono le unioni omosessuali e che, spinti dal loro fanatismo fanno poi di tutto per perseguitare le persone omosessuali?

Certe affermazioni, già gravi quando vengono pronunciate dal primo parroco che parte per la tangente durante un’omelia, diventano gravissime quando compaiono all’interno di un messaggio firmato dal Papa.

Ed è per questo che La invito a domandarsi in cosa sta sbagliando se è arrivato addirittura a stabilire tra pace e rispetto dei diritti delle persone omosessuali una relazione che è l’esatto contrario di quella che tutti possono osservare e se è arrivato a contraddire una raccomandazione morale importante come quella, da Lei ricordata, che ci invita a fare nostri i bisogni degli altri. Si tratta di un invito che Le viene da un cattolico che Le vuole bene e che non vuole che, tra qualche anno, quando Lei si troverà di fronte a nostro Signore, venga interpellato per le conseguenze gravissime (in termini di discriminazioni, di sopraffazioni e di violenze) che possono avere le parole che ha scritto nel suo messaggio di quest’anno.

Inizi finalmente ad incontrare delle coppie di persone omosessuali, a parlare con loro, ad ascoltarle, a guardarle negli occhi e vedrà che il Suo atteggiamento nei confronti della loro situazione cambierà radicalmente. Glielo dice uno che ha fatto questa esperienza e che, forte di questa esperienza osa dirle con chiarezza che, quando parla di diritti delle coppie omosessuali non solo non segue una retta ragione, ma rischia di non seguire nemmeno il Vangelo.


-  «Perché Benedetto XVI riceve politici anti-gay?»
-  OMOSESSUALITÀ: POLEMICHE CONTRO IL VATICANO
-  Polemiche per l’incontro con lo speaker del parlamento ugandese favorevole a una legge che prevede l’ergastolo per “omosessualità aggravata”. Lombardi: “Nessuna benedizione”

di ALESSANDRO SPECIALE (La Stampa, 15/12/2012 )

CITTÀ DEL VATICANO. Come se non bastasse la tempesta scatenata dal passaggio sul matrimonio del Messaggio di papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace, negli ultimi giorni è esploso sulla rete un altro caso che ha rinfocolato le polemiche tra la comunità omosessuale e la Chiesa cattolica.

Né è stata protagonista la presidente del Parlamento ugandese Rebecca Kadaga, a Roma per la Settima Assemblea dei Parlamentari per la Corte Penale Internazionale e lo stato di diritto, organizzata alla Camera dei deputati - un incontro durante il quale è stata premiata, tra gli altri, la suora americana Simone Campelle, leader dell’iniziativa ’Nuns on the bus’ contro i tagli alle spese sociali voluti da repubblicani. Kadaga è stata ammessa al baciamano con il papa durante l’udienza generale di mercoledì 12 dicembre in Vaticano, a cui aveva partecipato insieme ad un gruppo di parlamentari ugandesi.

Nella sua qualità di speaker del Parlamento di Kampala, Kadaga ha sostenuto pubblicamente il famigerato disegno di legge “anti-omossessualità” che, nella sua versione originale, presentata nel 2009 dal deputato David Bahati, prevedeva la pena di morte per chi fosse riconosciuto colpevole di “omosessualità aggravata”, ad esempio in caso di relazione con un minorenne o di infezione di Aids. Sin dalla sua presentazione, la legge - subito ribattezzata ’Kill the Gay Bill’ - è stata al centro di polemiche e aspre critiche da parte della comunità internazionale e delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani.

Il provvedimento è ancora in discussione - e difficilmente verrà approvata entro la fine dell’anno malgrado le promesse in questo senso da parte di Kadaga. Nella sua versione attuale, prevede l’ergastolo, e non più la pena di morte, per l’“omosessualità aggravata” ma mantiene il quadro generale di inasprimento delle pene per le relazioni tra lo stesso sesso, già adesso illegali in Uganda.

Il ’caso’ è esploso quando il brevissimo incontro di Kadaga con il pontefice - un baciamano e un saluto di qualche parola che non dura più di 20-30 secondi - è stato però presentato da alcuni organi di stampa ugandesi come una “benedizione” di papa Ratzinger alla presidente del Parlamento. Per il presidente nazionale Arcigay, Flavio Romani, Benedetto XVI, con la “benedizione data ieri in Vaticano alla delegazione parlamentare ugandese guidata dalla portavoce Rebecca Kadaga, una delle più forti promotrici della ’Kill the Gay Bill’... continua a rappresentarsi come un apostolo di ingiustizia, divisione e discriminazione ai danni delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali”.

In realtà, ha spiegato a Vatican Insider il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, “non c’era nessun tipo di particolare rapporto con la delegazione né c’è stata una benedizione”. Il gruppo di parlamentari ugandesi è passato a salutare il papa “come tutti quelli che partecipano all’udienza” e questo “non è assolutamente un segno di approvazione specifica per le attività svolte o le proposte avanzate da Kadaga”.

Lombardi ricorda inoltre la chiara opposizione della Chiesa cattolica alla pena di morte, in tutto il mondo e in ogni caso.

Uno dei cable di Wikileaks aveva mostrato come nel 2009 gli Stati Uniti si fossero impegnati attivamente - e apparentemente con un certo successo - per sensibilizzare i diplomatici della Santa Sede nei confronti della legge anti-omosessualità in Uganda. Nel dicembre 2009, quando la discussione sul ’Kill the Gay Bill’ era all’apice, l’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, monsignor Celestino Migliore, respinse ogni forma di “violenza e ingiusta discriminazione” nei confronti degli omosessuali, mentre poche settimane dopo, l’arcivescovo di Kampala, monsignor Cyprian. K. Lwanga, condannò il disegno di legge perché prendeva di mira “il peccatore e non il peccato” e non rispecchiava un “approccio cristiano” alla questione dell’omosessualità.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: