Il capo dello Stato da Bolzano annuncia la nascita dell’esecutivo tra pochi giorni
Intanto il premier sistema gli ultimi tasselli della squadra. Vertice con Bossi
Napolitano: "Governo a breve"
Berlusconi, ultimi ritocchi al puzzle
Formigoni fa un passo indietro e accetta di restare alla guida del Pirellone
Da decidere il Welfare che era di Alemanno, forse Scajola alla Giustizia *
ROMA - Giorgio Napolitano, da Bolzano, lo ha detto con chiarezza: "Il nuovo governo nascerà da qui a pochi giorni. A breve farò le consultazioni. Come voi sapete, il numero dei gruppi parlamentari si è ristretto e questo alleggerisce la mia agenda". Incontri che potrebbero svolgersi tra lunedì e martedì, una volta insediati i gruppi ed eletti i rispettivi presidenti, per arrivare poi al conferimento dell’incarico, alla nomina dei ministri e al giuramento.
E così, nel frattempo, Silvio Berlusconi - che ribadisce un esecutivo con pochi ministri - si prepara al rush finale, nella definizione della squadra di governo. Nelle prossime 24-48 ore, con le prime sedute di Senato e Camera, arriverà l’elezione dei presidenti, che, salvo sorprese dell’ultima ora, saranno, rispettivamente, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Messi a posto questi primi due tasselli, tutto il lavoro si concentrerà sui ministri.
Tra le caselle ancora da sistemare, quella della Giustizia. Come Guardasigilli, salgono le quotazioni dell’azzurro Claudio Scajola al posto di Elio Vito, che potrebbe approdare ai Rapporti con il Parlamento. Con Alemanno al Campidoglio, si libera poi la casella del Welfare, destinata a lui in caso di sconfitta. Ma Alleanza Nazionale, pur nell’euforia dei festeggiamenti, trova il modo di mettere in chiaro con gli alleati che gli accordi già presi da Fini con Berlusconi non sono in discussione: il patto prevedeva tre ministeri con portafoglio ed uno senza. Per ora restano confermati Ignazio La Russa alla Difesa e Altero Matteoli alle Infrastrutture.
Si tratta però, impresa non facile, di combinare i desiderata di An con le aspirazioni degli azzurri, che ora puntano ad occupare la casella liberata da Alemanno. Con la Lega il pacchetto è già chiuso: Maroni all’Interno, Zaia all’Agricoltura, Bossi e Calderoli rispettivamente ai ministeri senza portafoglio del Federalismo e delle Riforme. Quanto a Forza Italia, le caselle sicure restano quelle degli Esteri, con Frattini, e dell’Economia, con Tremonti.
Di tutto si discuterà comunque in due diversi vertici che si tengono nella residenza romana di Berlusconi a Palazzo Grazioli: il primo del Pdl, il secondo allargato alla Lega e con Umberto Bossi.
Intanto, nel puzzle dei nomi e degli incarichi, c’è da registrare il passo indietro di Roberto Formigoni. Che accetta di restare alla guida del Pirellone non solo fino al 2010 ma anche dopo. Il governatore della Lombardia dovrebbe infatti candidarsi con il centrodestra anche alle prossime elezioni regionali. La decisione, che dovrebbe impedire alla Lega di piazzare un suo uomo nella regione dove è nata e dove alle ultime elezioni ha fatto il pieno di voti, è stata presa ieri al termine di un nuovo faccia faccia con Berlusconi. Formigoni dunque dovrà dimettersi da senatore per la seconda volta in due anni: in cambio, avrà mano libera al rimpasto alla Regione.
* la Repubblica, 28 aprile 2008.