SI APRE LA XVI LEGISLATURA
Schifani eletto presidente del Senato
Ottenuto il quorum con 178 voti:
«Sarò il garante di tutti, ora riforme
condivise». Alla Camera fumata nera
ROMA Al Senato è fatta, alla Camera fumata nera. Come nelle attese, all’apertura della XVI legislatura solo una Camera del Parlamento italiano ha il suo presidente. È Renato Schifani, eletto al primo turno alla seconda carica dello Stato.
Il discorso d’insediamento Il capogruppo uscente dei senatori di Forza Italia è stato eletto alla prima votazione diciottesimo presidente di Palazzo Madama e succede a Franco Marini che fu eletto giusto due anni fa, il 29 aprile 2006. Schifani, com’era prevedibile, ha avuto la certezza dell’elezione quando i voti per lui erano 162, il quorum richiesto, cioè la maggioranza assoluta dell’intera assemblea: 315 eletti, 7 senatori a vita, per un totale di 322. La seduta è stata presieduta da Giulio Andreotti, presidente anziano. Nel suo discorso d’insediamento Schifani ha auspicato una «stagione di riforme condivise» e invitato le forze politiche «a farsi interpreti delle istanze che vengono dal Paese, comprese le minoranze che non sono più presenti in Parlamento».
Applausi anche dal Pd Nel breve discorso all’assemblea, il presidente Schifani ha rivolto un saluto «deferente al Capo dello Stato, supremo garante della Costituzione» e «un saluto particolare ai senatori a vita, e un ringraziamento al presidente Marini». «Mi impegno ad adempiere il mio compito con il massimo scrupolo di garante delle regole, dei diritti dell’opposizione, della maggioranza e delle esigenze del governo. Essere il garante sarà missione principale da me più volte sentita in questa funzione», ha proseguito Schifani. Il neo presidente del Senato ha successivamente sottolineato l’impegno «alla lotta senza pausa a tutte le mafie». Lungo applauso bipartisan dell’assemblea quando Schifani ha evocato le figura di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Schifani ha ricordato inoltre l’allarme dei cittadini per i crimini commessi «dai clandestini» e la necessità di coniugare «rigore e severità» con la tradizione di «tolleranza e accoglienza verso l’immigrazione sana e regolare».
Fini verso Montecitorio Per quanto riguarda Montecitorio, tutte le previsioni indicano che Gianfranco Fini sarà eletto presidente domani. Per il primo scrutinio, infatti, è richiesto il quorum dei due terzi dei componenti dell’Assemblea e per il secondo e il terzo serviranno i due terzi dei voti contando tra questi anche le schede bianche. L’opposizione ha votato scheda bianca. Quindi, dal momento che il presidente sarà un rappresentante della maggioranza senza la convergenza dell’opposizione, per avere un esito positivo bisognerà aspettare il quarto scrutinio che prevede la maggioranza assoluta dei voti.
* La Stampa, 29/4/2008 (10:43)