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TORINO, FIERA DEL LIBRO 2008. L’ITALIA, LE LEGGI RAZZIALI DEL 1938, E UNA CUPA SINDROME DI IMBARBARIMENTO E REGRESSIONE. Una riflessione di Adriano Prosperi - a cura di Federico La Sala

martedì 6 maggio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] per l’Italia in particolare si tratta di fare i conti una volta per tutte, in modo aperto e senza le consuete facili auto-assoluzioni, con una grande tragedia rimossa della nostra storia. Si pone per questo nostro Paese, dove una maggioranza di destra ha appena ammesso (un po’ a denti stretti, ma tant’è) il valore fondante della Liberazione antifascista del 25 aprile 1945, il problema di capire quale deposito nascosto di violenza, quale profondo, inconsapevole ma non incolpevole fondo (...)

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> TORINO, FIERA DEL LIBRO 2008. L’ITALIA, LE LEGGI RAZZIALI DEL 1938, E UNA CUPA SINDROME DI IMBARBARIMENTO E REGRESSIONE. ---- Si mangiano le mani, a destra. Solo per una questione di pochi giorni non toccherà a loro gestire l’ordine pubblico a Torino, durante questa contestatissima edizione della Fiera del Libro. Il neo presidente della Camera Gianfranco Fini, lunedì, ha dettato la linea: tra le bandiere israeliane bruciate a Torino e il pestaggio naziskin che ha ucciso Nicola Tommasoli, «l’episodio di Torino è molto più grave perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro Israele che cercano di giustificare con una politica antisionista». E anche alcune dichiarazioni rilasciate da uno stuolo di senatori del Pdl lascia intendere che a destra la strategia preferita sarebbe quella di un’altra Genova (di Paola Zanca).

martedì 6 maggio 2008


-  Fiera di Torino, la destra soffia sul fuoco della contestazione
-  Il Pdl: repressione come a Genova

di Paola Zanca *

Si mangiano le mani, a destra. Solo per una questione di pochi giorni non toccherà a loro gestire l’ordine pubblico a Torino, durante questa contestatissima edizione della Fiera del Libro. Il neo presidente della Camera Gianfranco Fini, lunedì, ha dettato la linea: tra le bandiere israeliane bruciate a Torino e il pestaggio naziskin che ha ucciso Nicola Tommasoli, «l’episodio di Torino è molto più grave perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro Israele che cercano di giustificare con una politica antisionista». E anche alcune dichiarazioni rilasciate da uno stuolo di senatori del Pdl lascia intendere che a destra la strategia preferita sarebbe quella di un’altra Genova.

In un’interrogazione parlamentare si chiede infatti al governo di «prevenire e reprimere l’antisemitismo e non il sionismo». L’interrogazione è firmata, tra gli altri, da Luigi Compagna, Enzo Ghigo, Gianpiero Cantoni, Lucio Malan, Guido Possa, Sandro Bondi, Marcello Pera, Domenico Nania, Diana De Feo. Questore e prefetto, e di conseguenza governo e ministero dell’Interno, secondo i senatori del Pdl, sono già colpevoli di aver lasciato ai manifestanti del forum Free Palestine «il più ampio diritto alla piazza e alla esibizione di ogni simbolo, vessillo, stendardo di esplicito antisemitismo».

In realtà, salvo i deprecabili episodi delle fiamme alle bandiere, i «vessilli antisemiti» sarebbero le bandiere palestinesi. Il divieto, più che politico, è “d’immagine”: ad ogni edizione della Fiera viene esposta solo la bandiera del paese ospite, quest’anno appunto Israele. L’assemblea Free Palestine avrebbe voluto aprire dei banchetti all’interno della Fiera per «informare i visitatori di quelle che sono le politiche e i crimini di Israele in Palestina, e per illustrare le ragioni che hanno condotto moltissimi scrittori di tutto il mondo - tra cui molti palestinesi e alcuni israeliani - a rifiutare la partecipazione all’edizione di quest’anno». Il presidente della Fiera, Rolando Picchioni, aveva mostrato segnali di apertura, dicendosi disposto a dare ai contestatori uno stand all’interno del Lingotto, ma senza esporre bandiere diverse da quella ufficiale. E dal Forum è così arrivato il no.

Per loro, infatti, Israele non può essere «ospite d’onore». Più che il sessantesimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele, il 2008, dicono, è «il 60° anniversario della Nakba, della “catastrofe”: 850.000 profughi dovettero abbandonare le loro case sotto l’attacco dell’esercito israeliano, 531 villaggi vennero incendiati e distrutti, migliaia di persone persero la vita in una guerra che non avevano chiesto, uccisi da un nemico che non avevano scelto, resi vittime di decisioni politiche di cui non portavano responsabilità alcuna». Per il forum Free Palestine, insomma, quella di dedicare la Fiera a Israele «è una scelta politica, e come tale va valutata e affrontata».

Effettivamente, ciò che caratterizza la Fiera che si sta per aprire è proprio il taglio politico. Anche al Salone del Libro di Parigi, infatti, ospite d’onore era Israele ma il tono della contestazione è stato decisamente più basso. La differenza è che a Torino non ci sono solo libri e scrittori. Ci sono anche i politici. C’è il presidente Napolitano, appunto, ma anche una delegazione di parlamentari del Pdl e del Pd. E poi ci sono le parole dell’ambasciatore israeliano in Italia, Gideon Meir, secondo il quale «gli estremisti di destra o di sinistra» che vengono a Torino «per boicottare» la manifestazione letteraria, «vogliono delegittimare lo stato di Israele».

Sabato 10 maggio i fautori del boicottaggio alla Fiera si sono dati appuntamento per le strade di Torino. Il percorso della manifestazione, come precisato dagli organizzatori, è stato deciso «senza trattativa»: la protesta sfilerà per corso Marconi, via Madama Cristina, via Genova, corso Caduti del Lavoro, via Nizza, fino al Lingotto, sede del Salone. Ad oggi, il percorso ha il placet della Questura, ma le tensioni della vigilia potrebbero far ripensare la strategie di tutela dell’ordine pubblico. Tra i primi ad aderire al corteo, infatti, ci sono il Vittoria di Milano, l’Askatasuna e i Murazzi di Torino, mentre sul fronte partitico hanno aderito l’area de L’Ernesto, Sinistra Critica, il partito di Lavoratori di Ferrando e una parte del Pdci, ora divisa sulla linea del capogruppo alla Regione Piemonte, Luca Robotti, convinto che sia meglio non partecipare.

In attesa che il Salone si apra, lunedì e martedì gli oppositori si sono incontrati nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, dove si è tenuto un seminario. È proprio da lì che lo scrittore palestinese Tariq Ramadan - che l’anno scorso partecipò alla Fiera - ha criticato il presidente Napolitano, colpevole di aver commesso un duplice errore partecipando all’inaugurazione della Fiera del Libro di Torino dedicata a Israele e «tacciando di antisemitismo chi critica lo Stato di Israele».

Napolitano gli ha già risposto, respingendo ogni accusa e convinto del fatto che «la critica delle politiche del governo di Israele è del tutto legittima, innanzitutto all’interno di Israele; quel che è inammissibile - ha aggiunto - è qualsiasi posizione tendente a negare la legittimità dello Stato di Israele, quale nacque per volontà delle Nazioni Unite nel 1948, e il suo diritto all’esistenza nella pace e nella sicurezza».

E sul fronte dell’ordine pubblico, da Torino arrivano notizie rassicuranti. Prefetto e questore concentrano l’attenzione sui due momenti più a rischio: la cerimonia di inaugurazione con Napolitano e la manifestazione di sabato. Ma, precisano, niente zone rosse: «nessuna visita blindata - spiega il prefetto di Torino, Paolo Padoin - né Fiera chiusa». Vietato però ogni presidio di contestazione nei pressi del Lingotto, dove in realtà il forum Free Palestine vorrebbe chiudere il suo corteo. «Valuteremo di giorno in giorno - spiega ancora il prefetto - siamo sereni, sappiamo che alla manifestazione del 10 arriveranno anche partecipanti da altre città italiane e siamo in stretto contatto con le Questure interessate per avere un panorama preciso dei soggetti interessati».

* l’Unità, Pubblicato il: 06.05.08, Modificato il: 06.05.08 alle ore 19.24


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