Trecento persone al funerale del ragazzo pestato a morte
La famiglia non ha voluto alcuna autorità cittadina alla cerimonia
L’addio di Verona a Nicola
Il vescovo: "Solo il silenzio parla"
L’ordinanza del Gip: "Fu Veneri a colpire con un calcio al volto il ragazzo"
VERONA - "Solo il silenzio parla, ma sono qui per farmi interprete di quel grande abbraccio collettivo al papà e alla mamma di Nicola, che ogni veronese vorrebbe riservare loro". Dall’altare il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, si è rivolto così alle 300 persone che hanno assistito ai funerali di Nicola Tommasoli, ucciso a botte da cinque estremisti di destra.
La cerimonia si è svolta nella chiesa di San Bernardino. Tra i banchi c’erano i familiari del giovane ucciso, la fidanzata e i compagni di lavoro dello studio tecnico di Affi. Sulla bara un cuscino di rose bianche e gialle. Per rispettare la volontà della famiglia, alla cerimonia non era presente nessuna autorità, ad eccezione del comandante dei carabinieri di Verona Giuseppe Serlenga.
In città e a Negrar, il paese dove il ragazzo risiedeva, è stato dichiarato il lutto cittadino. Alle 12 sono risuonate le campane a lutto, per testimoniare il dolore dei veronesi per l’accaduto.
Nel frattempo continuano le indagini per capire chi, tra i cinque aggressori, abbia inferto il colpo che ha ucciso Nicola. Il giudice Sandro Sperandio, riferisce il Corriere del Veneto, farebbe riferimento a quanto dichiarato da Guglielmo Corsi che avrebbe fatto i nomi di Federico Perini e Nicolò Veneri come i due del gruppo che avrebbero attaccato Tommasoli. Il disegnatore tecnico di Negrar, secondo Corsi, "caduto al suolo era stato colpito da un calcio in faccia del Veneri". L’ordinanza evidenzia comunque che Veneri e Perini negano "di aver affrontato direttamente proprio il giovane poi deceduto".
* la Repubblica, 10 maggio 2008.