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CRISI COSTITUZIONALE (1994-2010): L’ITALIA E IL "POPOLO DELLA LIBERTA’’?! DUE PRESIDENTI GRIDANO: FORZA ITALIA!!! LA DOMANDA E’: CHI E’ "PULCINELLA"? CHI IL MENTITORE ISTITUZIONALE?!

NUOVO GOVERNO. FEDELTA’ ALLA REPUBBLICA E ALLA COSTITUZIONE. Giuramento di Berlusconi, Bossi e tutti gli altri Ministri. In Parlamento un solo partito e un solo urlo: "Forza Italia"!!! - a cura di Federico La Sala

Costituzione, art. 54 - Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
domenica 3 ottobre 2010 di Maria Paola Falchinelli
PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
"PUBBLICITA’ PROGRESSO": L’ITALIA E LA FORZA DI UN MARCHIO REGISTRATO!!! NEL 1994 UN CITTADINO REGISTRA IL NOME DEL SUO PARTITO E COMINCIA A FARE IL "PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA" DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’": "FORZA ITALIA" (2010)!!! Per i posteri, alcune note per ricordare
ROMA, PARLAMENTO DELLA REPUBBLICA ITALIANA. CAMERA DEI DEPUTATI, 29 settembre 2010: Di (...)

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> NUOVO GOVERNO. FEDELTA’ ALLA REPUBBLICA E ALLA COSTITUZIONE. --- E IL TRADIMENTO. L’arte di tradire bene (di Maurizio Viroli)

sabato 7 luglio 2012

L’arte di tradire bene

di Maurizio Viroli (il Fatto. 07.07.2012)

Anche Marco Travaglio deve riconoscerlo: Berlusconi aveva tutte le ragioni di bollare come traditori i parlamentari del Pdl che gli avevano votato contro nel novembre 2011. È vero che i parlamentari, afferma la Costituzione, rappresentano la Nazione, e dunque non sono tenuti a obbedire a nessuno, neppure al capo del loro partito, ma quando si parla di Pdl la Costituzione, si sa, conta poco.

Nella nostra tradizione culturale e religiosa, le parole ‘traditore’ e ‘tradimento’ hanno una forte accezione negativa. Evocano la figura di Giuda Iscariota, figlio di Simone, e le parole del Vangelo: “In verità vi dico che uno di voi mi tradirà” (Giovanni 13, 21 - 22), e la terribile immagine di Giuda, Bruto e Cassio nella bocca di Lucifero, il primo e più grande dei traditori, nel fondo dell’Inferno dantesco. Ma, avverte Giulio Giorello nel suo libro Il tradimento in politica, in amore e non solo (Longanesi, 2012), a guardare più attentamente, i traditori sono, nella realtà e nelle rappresentazioni artistiche e letterarie, figure ambigue che suscitano giudizi contrastanti.

LO STESSO GIUDA, ha sostenuto ad esempio Christian Petr nell’Elogio del traditore, vendette Cristo perché si rese conto che non intendeva affatto essere liberatore del suo popolo su questa terra. Non fu né avido né ingrato, ma chiaroveggente (p. 8). E soprattutto non va dimenticato che doveva essere uomo di forte coscienza morale se, sopraffatto dal rimorso, prima cercò di restituire i 30 sicli e poi si suicidò.

Anche i due eroi repubblicani Cassio e Bruto che Dante punisce come traditori, anche se ebbero il coraggio di uccidere Cesare nella vana speranza di fare rinascere la libertà repubblicana in Roma, non sono esenti da ombre. Plutarco ci dice, nelle sue celebri Vite parallele, che Cassio odiava Cesare più per motivi personali che politici. Leopardi, nel canto dedicato a Bruto minore, fa pronunciare all’eroe repubblicano parole sconsolate sulla vanità della virtù: “O misera virtù, eri solo una parola, e io ti adoravo come una cosa reale. Ma tu eri schiava del caso”.

È vero, sono ancora parole di Christian Petr, che “non proviamo mai pietà per il traditore” (p. 135), ma è del pari vero che nella politica rivoluzionaria più estrema, quella di Stalin, il tradimento è opera necessaria e lodevole. I testi che Giorello ha scelto sono eloquenti e sconvolgenti: “Non abbiamo esitato a tradire i nostri amici e a scendere a compromessi con i nostri nemici, per salvare il partito”, dichiara uno degli inquisitori di Stalin nel romanzo di Arthur Koestler Buio a mezzogiorno. La giustificazione del tradimento nella politica rivoluzionaria è inconfutabile, se si condividono le premesse, e se si accetta che esista un’istituzione umana, il partito e il suo segretario generale, che dispongono di una conoscenza assoluta della verità e quindi non possono errare: “Ma il parto del Mondo nuovo ha le sue doglie: per eliminare la politica ci vuole la politica, per eliminare la guerra ci vuole la guerra, per eliminare il tradimento ci vuole il tradimento” (p. 118).

Dai suoi esempi e dalle sue narrazioni, Giorello ricava un interrogativo generale sul significato e sul valore da attribuire al tradimento. Non soltanto nei casi delle grandi e tragiche figure dei traditori, ma “persino nel caso delle dispute del nostro Paese non è miope ridurre il ‘tradimento’ di questi o quegli a mero effetto di qualche più o meno sordida passione? ”. Quali che siano le motivazioni di chi tradisce, il tradimento rivela una valenza storica che supera le speranze e i timori degli attori che sono coinvolti. Tradire, rileva Giorello, è facile, ma tradire bene è difficile.

COSA VUOL dire tradire bene? A mio giudizio Giorello dà al termine ‘bene’ e all’idea del tradimento ben eseguito una connotazione estetica, più che svolgere un’argomentazione politica o morale. Nei casi più elaborati, scrive infatti, il tradimento assume “le caratteristiche di una vera e propria opera d’arte”. (pp. 8-9) Vero, ma si può aggiungere che l’opera d’arte degli antifascisti come Carlo Rosselli che si proclamarono orgogliosamente traditori della patria fascista perché si sentivano fedeli a un’altra idea di patria è altra cosa dall’opera d’arte del militante antifascista che diventa spia dell’OVRA e che con un raffinato gioco di simulazioni e dissimulazioni riesce a fare catturare dal regime i migliori dirigenti di ‘Giustizia e Libertà’.

Giorello rifugge dalle indicazioni morali e dagli ammonimenti politici e osserva che la condanna o l’apprezzamento per le varie figure di tradimento narrate nel libro sono scelte inevitabilmente personali. Posizione lodevole, che mette l’autore al riparo dall’accusa infamante, in Italia, di essere un moralista che aspira, addirittura, a educare.

Ma per aiutare il lettore e la lettrice a formulare il proprio giudizio meditato poteva forse arricchire il saggio con qualche considerazione sulla differenza, ad esempio, fra tradire un uomo e tradire un principio e invitare, con delicatezza, si capisce, a riflettere sul fatto che uno dei valori più alti che il cittadino dovrebbe fare proprio, per la nostra Costituzione, è proprio la fedeltà, vale a dire l’esatto contrario del tradimento.


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