Perché, caro Francesco, c’è ancora, purtroppo, una classe dirigente, non solo politica, incapace di ascoltare e valorizzare. Perché questa classe dirigente opera con calcolo scientifico per svuotare il Mezzogiorno e riempirlo di monnezza.
Perché parte della cosiddetta società civile ama il quieto vivere, la tranquillità e i buoni rapporti col potere. Perché il Sud è sempre stato terra di conquista e sfruttamento, e non ha coscienza della propria dignità, identità e forza politica.
Perché i Fratelli sono potentissimi nel Meridione, dove, mancando le banche, l’alta finanza e l’industria, torna facile consolidare l’immagine, generale e artefatta, di un’area depressa, povera e senza risorse da rubare o affari da realizzare.
Perché culturalmente anche noi giovani continuiamo a ragionare in termini di subordinazione, di passiva accettazione dell’ordine esistente, ritenuto insostituibile e tutto sommato munifico, buono e protettivo. Perché non abbiamo voglia, anche noi giovani, di andare in fondo alle cose, di informarci, di vigilare, di ribellarci e di fermare la dilagante illegalità; che non è solo lo spettacolo di sangue a San Luca, a Palmi, a Locri, a Duisburg o a Siderno.
Perché il pericolo, che non riusciamo a riconoscere, è dentro le istituzioni, nascosto dalle parate in pompa magna e dalla disinformazione della stampa locale.
Perché altrove, nonostante la società sia ugualmente malata di egoismo e materialismo, ci sono maggiori spazi e occasioni, servizi e senso civico, responsabilità e giustizia sostanziale.
Dobbiamo lottare e impegnarci, superando steccati ideologici e pregiudizi. Uniti si può cambiare. Ma bisogna che lo siamo per davvero.
Un abbraccio.
emiliano