Del maggio 2008, rispolverato e ripubblicato.
Meritano particolare attenzione gli ultimi episodi di cronaca che hanno caratterizzato la vita della nostra comunità: i tre tentati suicidi di fine 2007 e il suicidio dell’aprile di quest’anno. In tutti e quattro i casi tragici protagonisti giovani sulla trentina. I numeri sono molto eloquenti ma è necessario andare oltre e cercare di problematizzare quello che questi numeri ci dicono.
Credo che questi fatti siano il segno evidente di un disagio individuale e sociale al contempo. Disagio sociale non più nascosto ma ormai sempre più dilagante. Ognuna di queste quattro storie racconta di lacerazioni, chiusure dentro se stessi senza ritorno.
Quei gesti così assurdi, ma anche così razionali, mostrano difficoltà irrisolte ma prospettano anche altro: una comunità in cui questi problemi si sono acuiti , esasperati, una comunità non accogliente, non solidale, dalle contraddizioni disarmanti. È un discorso difficile e delicato e un piccolo articolo non spiega niente, non legge la complessità dalle realtà e non ne risolve i problemi evidentemente.
A sviscerarla questa complessità servirebbero la psicologia sociale, la sociologia, la psichiatria, l’antropologia accanto, soprattutto, a uomini e donne di buona volontà. Diversi anni fa il dottor Salvatore Inglese, in servizio presso l’allora Cim (Centro igiene mentale) di San Giovanni in Fiore, cercò di affrontare questa complessità in un duplice modo: attraverso la cura dei suoi pazienti e la stesura di un piccolo libro dal titolo “L’inquieta alleanza tra psicopatologia e antropologia”.
Quello d’Inglese era sostanzialmente un lavoro tecnico, scritto per lettori specializzati, capace però di fornire anche ai “non tecnici” spunti importanti. Inglese è riuscito a far luce su lati bui, nascosti, dimenticati, fino ad allora taciuti, riguardanti la nostra intera comunità. Partendo dai cosiddetti casi clinici ha dato la possibilità di riflettere su nodi cardini della vita sangiovannese.
Oggi sarebbero utili lo spirito d’osservazione e l’impegno d’Inglese, ma forse non servirebbero. C’è bisogno d’altro perché l’urgenza del presente lo richiede. Perché quattro casi di suicidi in una piccola collettività come la nostra, in un lasso di tempo così breve e con persone di quell’età devono davvero destare l’allarme. E non è utile prendersela con i politici che amministrano,magari con il nostro assessore alle politiche sociali.
Alla fase della critica, che resta indispensabile, si deve accompagnare la fase della costruzione. Chiamati alla responsabilità e all’azione sono la scuola, la chiesa, e quelle poche associazioni presenti nel territorio oltre naturalmente gli enti che si occupano nello specifico di questi temi. Tutti quei soggetti che promuovono il confronto, la discussione e la partecipazione.
Anche in questo caso si aprono squarci poco incoraggianti e non solo perché la scuola e la chiesa, solo per citare a caso, attraversano fasi di decadenza a San Giovanni in Fiore. La crisi è generale : i modelli educativi che si impongono sono insufficienti, mentre inadeguate le persone chiamate ad attuarli.
Da qui, nonostante tutto, bisogna partire: un richiamo all’impegno, a chiederci cosa stiamo facendo e cosa ci sta capitando. Si potrebbe cominciare, per porre le basi e fare il punto della situazione, con un primo e sommario incontro pubblico.
L’importante è il dopo: interrogarsi, creare continui momenti d’incontro, per cercare,per capire, far venir fuori quel malessere recondito che sta ammorbando questa comunità e trova drammatico sfogo in ormai troppe occasioni.
GUBBIO, MAGGIO 2008
DOMENICO BARBERIO
Intervengo dopo i vari post scritti a seguito del mio articolo, lo faccio con ritardo e mi scuso, ma purtroppo solo oggi riesco ad entrare in rete. Mi preme subito ribadire, con forza, un concetto:la precarietà politca e culturale, la mancanza di speranza, la disarticolazione del tessuto civile,l’inesistenza di protagonismo sociale, la mancanza di attività economiche importanti capaci di attivare circoli positivi e virtuosi sono ormai "strutture" stabili su cui si regge una sgangherata realtà chiamata San Giovanni in Fiore. In questo contesto assume un tono ancora più scuro quella che viene definita "questione giovanile", il disagio che, per la signorina Chiara Iaquinta, pare non esistere o, quantmeno, avere valide motivazioni. Non voglio entrare nel personale ma siccome la signorina Chiara ha espresso giudizi di valore piuttosto pesanti nei miei confronti faccio solo un inciso:io non speculo sulle tragedie altrui solo per spararmi ipotetche pose da primo della classe e non sono seguace di nessuno, e poi non riesco a capire dalla spocchiosa supponenza da brava studentessa universitaria di buona famiglia della signorina Chiara, a chi, e in che modo, ho mancato di rispetto.La mia è una semplice, e assai lacunosa, analisi su alcuni fatti gravi e inquietanti capitati a San Giovanni in Fiore.Non voglio dare soluzioni e risposte risolutorie, credo soltanto che un passo, una direzione, uno stimolo bisogna trovare.in questo senso penso che dibattere sia giusto e necessario, confrontarsi è essenziale soprattutto per noi calabresi, sangiovannesi.Confrontarsi significa entrare nel merito, nel cuore vivo delle vicende , degli accadimenti umani. Se quattro persone decidono di ammazzarsi mi fa male, mi turba, mi fa incazzare proprio perchè mi lascia stupidamente fermo, inerme, inane, inebetito a pensare e a interrogarmi. Una situazione paralizzante: incapace a reagire ed a trovare un qualche tipo soluzione. Un articolo non spiega e non cambia la complessità dei fatti di cui parliamo.L’eqeuazione disagio colpa dei governanti, per semplificare e volgarizzare il discorso, non m’appartiene. C’è altro, per forza ci deve essere dell’altro. Ma non bisogna perdere la speranza come ha scritto giustamente qualcuno in qualche post.Parlare, confrontarsi anche di fatti difficili scomodi, fatti che per la signorina Chiara sono socialmente imbarazzanti e quindi non bisogna urtare...ma chi!!?? chi urti?? ...Tacere su episodi come questi sarebbe grave e immorale...un saluto a tutti.
Domenico Barberio
Mi sono sempre chiesta quali risvolti protrebbero emergere da uno studio scientifico sui comportamenti tipici di mafiosi, camorristi, ’ndranghetisti e criminali in genere. In particolare sarebbe interessante conoscere a quale livello della psiche abbia inizio quel processo che, partendo dagli strati più superficiali della coscienza, si estende come un tumore fino ad intaccare animo, cervello e valori.
Se criminalità significa anche omertà, allora io sono una criminale. Perchè troppe volte taccio davanti a brillanti intuizioni di genio e a manifestazioni di giornalismo etico che periodicamente compaiono su questo sito, grazie a Dio "moderato a priori". Numerose le occasioni in cui, sdegnata, inizio a scrivere e poi cancello, consapevole di non avere in realtà nessuna curiosità circa il dibattito che sto per aprire, dal momento che conosco già alla perfezione la dinamica secondo cui si succederanno interventi e commenti, e il loro contenuto.
Mettiamo infatti, Signori, che Emiliano Morrone o uno dei suoi collaboratori scriva qualsiasi cosa: per esempio, affermi sguaiatamente e in più occasioni (si veda il link*) alla stregua di vecchi opinionisti annoiati o professoroni da quattro soldi afflitti da mal di vivere (il riferimento è agli autori, non ad Inglese naturalmente) che "all’origine del suicidio vi è un disagio" (a nessuno era venuto in mente, sapete?).
Mettiamo anche che i signori di cui sopra decidano a tavolino di sfruttare recenti e gravissimi lutti che hanno colpito famiglie del paese secondo questo schema: "Parliamo dei legami tra suicidi e disagio a San Giovanni in Fiore in attesa che qualcuno lasci un commento negativo così da potergli dare addosso, e se per caso costui ci accusasse di aver strumentalizzato politicamente tragedie familiari possiamo sempre chiamarci da parte facendo appello al nostro buon cuore e ai nostri dolci sentimenti di giovani (?) amici di giovani" (il riferimento è sempre ai commenti del link*).
Mettiamo infine che a qualche lettore venga in mente di stare al gioco. Ad esempio, a me, adesso.
Mi rivolgo all’autore dell’articolo, ad Emiliano e a quanti si permettono ogni giorno di sproloquiare su argomenti e circostanze che non conoscono, su fatti privati, su tragedie il cui trattamento richiede un garbo, una sensibilità, un sistema di valori che essi evidentemente non possiedono o non possono mettere in pratica per incapacità.
Persone che, suppongo, se perdessero il loro figlio in seguito a suicidio, darebbero la colpa alla società perchè non saprebbero prendersela con nessun altro, nè riflettere sulla vita e sulle sue circostanze. Persone che sentendosi uniche "hanno bisogno di attaccare l’altro per definire la propria identità" (Eco), per autocircoscriversi come "i soli che a San Giovanni hanno un cervello per pensare" anche se questo dovesse significare affermare stupidamente che se ci si suicida è colpa della politica, dell’assenza di librerie, del clima rigido, dei giganti della Sila, della maledizione dell’abate.
Quante sciocchezze, quanta leggerezza! Siamo a un passo dal baratro: ho paura che in una remota, eventuale, prossima triste circostanza il dolore di un’altra famiglia sarà squarciato dal nuovo esilarante interventuccio con, in nota, l’avviso "Noi ne avevamo parlato in La Società Sparente, visto? Poi non dite che non siamo bravi".
L’articolo di Domenico Barberio, servendosi abilmente del riferimento al lavoro di altri, come Inglese, incolpa istituzioni e modelli educativi della presenza (effettiva, per carità) di un disagio nel nostro paese, con il fine ultimo di collegare tale disagio al suicidio, passaggio ingiustificato e ingiustificabile. Vorrei ricordare all’autore che, ad esempio, le scuole di San Giovanni in Fiore, in generale, sono dispensatrici di valori-nozioni-cultura quanto quelle del nord e del resto del mondo civilizzato: sta allo studente servirsene al meglio, magari studiando invece di rotolarsi per il paese e lamentarsi, cosa che, glielo posso assicurare per avere fatto la diretta conoscenza di elementi del genere, puntualmente accade. Che, anche nel nostro paese, c’è gente che lavora, che si alza la notte per andare in ospedale, o la mattina presto per pulire le strade, che va alle conferenze, che legge e si informa, che cerca di sopravvivere alla mancanza di stimoli.
C’è poi gente che nel disagio sta benissimo: tanto l’importante è "vedere come fare a passare il compito di domani" o come "arrivare al fine settimana così si dorme": le assicuro che se fosse la carenza istituzionale la causa unica del suicidio, in Norvegia ci sarebbero due persone ogni centimetro quadrato, invece pare non sia così.
Il suicidio è un dramma privato, e comunque non sta certo a voi, che non siete inquirenti nè psichiatri nè sociologi nè parenti, anche solo tentare di spiegarne le ragioni.
Come vede, io non pretendo di conoscere le cause di tragedie private, ma non posso rimanere zitta davanti a chi, come lei, come Emiliano nell’articolo da me linkato, sembra invece avanzare tali pretese, per giunta pubblicamente, senza curarsi di come potrebbe sentirsi una persona direttamente colpita dal lutto nel leggere il suo "intervento propositivo" (mi faccia sapere quando sarà riuscito a radunare la cittadinanza per convincere le vecchiette a boicottare la chiesa sostituendo le messe con la lettura di Gomorra o quando sarà riuscito a convincere i giovani a studiare invece di lamentarsi perchè la scuola non funziona) in cui viene deliberatamente strumentalizzata una vicenda privata per alzare l’audience sui problemi del paese.
Mi dispongo ad attendere, non più da omertosa, i commenti ,se ce ne saranno, a questo intervento, per accumulare elementi utili a un primo studio della psiche del futuro criminale. Sono reduce dalla visione del film di Garrone, e mi è sembrato, guardando in faccia la criminalità, di distinguere bene tra vittime e carnefici: i secondi sono prepotenti a prescindere.
Un vero torrente in piena. Chiara, cristallina, limpida. Qui non c’è macchinazione. Continuare a scriverlo è solo un esercizio retorico. Probabilmente autoreferenziale. In verità, sul nostro sciaguratissimo sito ognuno dice la sua, senza censura preventiva. In merito alle tue parole su una nostra speculazione da insofferenza esistenziale, nonché sopra una spettacolarizzazione del dramma altrui, ti invito a separare l’antipatia storica, e insanabile, nei miei confronti dai fatti nudi e crudi. Non c’è un solo legame logico tra quanto s’è già scritto quale invito a una responsabile azione collettiva e il recente accaduto di cronaca locale cui velatamente ti sei riferita. Un giorno, magari, armati di pistole ad acqua, parleremo di inferenze. Capisco che ricorri all’eleganza formale e alla finezza argomentativa ma, in ultimo, chiarisci almeno qual è la tua indicazione politica. Bisognerebbe restare immobili e contemplare, da quel che racconti, mantenendo lo statu quo e rinunciando a ogni ingegneria sociale contraria a quella imposta - almeno da 20 anni - dalla lupaia florense. La tenuta dell’ordine è mafia. Per ultimo, non è male l’idea di leggere "Gomorra" durante le sante messe. La scriminante è la seguente: tu sei atea e comunista, io sono cattolico bigotto e leghista. Con affetto e simpatia.
emiliano
Non metto in dubbio, mia cara, che l’intervento di Chiara sia profondo. L’ho analizzato con attenzione, e con rispetto ho risposto. Non l’ho banalizzato né m’ha scandalizzato o paralizzato. Andare sotto la superficie è dei comunisti, degli atei, dei pensatori. Io, con modestia e buon senso, mi definisco per ciò che sono, vale a dire un cattolico bigotto e un leghista (convinto). Apprezziamo, su queste disgraziate e buie pagine, il chiarore, i chiarimenti e la chiarezza di Chiara. Anche se pendiamo a destra, e siamo quindi del Fascio, ormai stiamo tra i vincitori di aprile. Fatto che ci impone moderazione e correttezza politica. Mi scusi poi, dolce, ma non afferro il di lei verbo che rimembra, pare, un noto programma della rete ammiraglia del Presidente. Abbia pazienza, signora, gli anni ci passano e la mente ci s’annebbia. Benché assumiamo, in quantità notevole, acido tioctico e morinda citrifolia. Un abbraccio sereno, a lei e alla sua amica, chiaramente.
Emiliano Morrone, l’indagato
Aveva il mio stesso nome anche un rivoluzionario ben noto a Ferrando, che in quanto comunista è anche ateo. Il comunismo è una fede e non ne ammette altre, se ho inteso bene gli scritti teorici da Marx in avanti. Io sono cattolico, apostolico e lombardo, leghista, federalista e bossiano. Non v’è dunque compatibilità. In ogni caso, a noi ciellini, opusdeisti e rogazionisti, non hai ancora spiegato qual è la tua linea politica sull’amata Fiore e sul disagio dei giovani. Forse lì i ragazzi son tutti felici, come in una famosa utopia concepita in terra Calabra. Per ultimo, le rinomate scuole di noi altri mi pare che dicano poco, in generale, sull’abate di Fiore. Che venne nel mondo prima della Pascuzzo, architetto di luce, della luce. Portatore di luce. M’illumino di immenso, il cielo stellato sopra di me, Dante scrisse: "E lucemi da lato". Lo spirito profetico di Gioacchino è colto, secondo te, negli istituti formativi di Fiore? Che cosa ti ha insegnato, senza polemica, la sua "Concordia" o l’immagine nella "Dispositio"? Cari saluti e federalismo fiscale.
emiliano
Grazie per aver messo in rilievo il topic. Stamattina mi sono recata in uno dei tanti luoghi formativi di Bologna dove cedono gratis cilici; proprio adesso mi sto praticando tortura per non aver saputo, nel corso dei miei primi vent’anni di vita, coniugare un’educazione di sinistra al breve periodo in chiesa durante l’infanzia nel modo inteso da te e da Marx. Probabilmente quest’ultimo non avrebbe gradito il fatto che ho ancora molti dubbi se Dio esista o meno, non me ne voglia Ferrando; d’altra parte, anche Bossi, se si imbattesse in te e nella tua devozione, ti prenderebbe quantomeno a schioppettate, quindi siamo pari.
Ma la verità è che a te non interessa sapere se io sia o no comunista o che percentuale di laicità viva dentro di me. Tu, che in fondo non riesci ancora ad emanciparti da certi schemi e preconcetti e che hai sempre pensato di dover fare da vate o baby-sitter a quelli della mia età, non ti capaciti del fatto che una persona possa, prima dei vent’anni, costruirsi da sola un sistema di pensiero autonomo e concepire dunque la politica come un ideale, e il voto come una croce da apporre sul simbolo del partito che più rappresenta e si rifà a quell’ideale.
Ho votato tre volte, sempre secondo questo principio, e sempre a Bologna. Mi è dispiaciuto, ma in occasione delle ultime amministrative non ero più residente a San Giovanni. So che ti riesce difficile accettarlo, so che sono poche le persone che frequenti le quali rinuncerebbero alla possibilità di dare il fatidico "votu" pur di non posticipare un banale cambio di residenza, ma io l’ho fatto: non ho potuto dunque, e te l’avevo già scritto altrove, sostenere direttamente mia zia o il suo partito.
A questo punto dovresti essere già soddisfatto. Ma so che non lo sei: ti piacerebbe ancora sentirti dire chi avrei sostenuto, potendo votare a San Giovanni in Fiore. Dovresti già saperlo: io non concepisco il cambio di bandiera. In nessun caso. Io non sono un palloncino legato ad una staccionata. Te lo puoi segnare, io firmo e dalla prossima volta potrai venire con me in cabina a vedere dove metto la croce. Se ci fossero due soli partiti, uno di destra e uno di sinistra, e il leader di quest’ultimo fosse uno di dubbia moralità, lo voterei comunque o rinuncerei a votare: a San Giovanni, quattro anni fa, avrei votato per quello a me più congeniale tra i partiti della coalizione facente capo ad Antonio Nicoletti. Il partito che Barile rappresenta è per me la più grande negazione della dignità di una nazione; Berlusconi è la persona che incarna dal primo all’ultimo tutti quelli che per me sono i tratti dell’antimoralità. Va da sè che anche i leader i quali accettano di coalizzarsi con lui/sostenerlo sono fuori dalla portata del mio voto.
Gianni Vattimo l’ho conosciuto sui libri di liceo, grazie al metodo di studio per grandi concetti che ci ha permesso di non fermarci a Hegel o poco più in là, come in genere avviene. Andavo talvolta ad ascoltarlo durante la campagna elettorale. Una lista civica. Non legata a partiti. Senza ideali dunque? Non per forza. Le persone posso talvolta valere più di un ideale....ma non in questo caso, per me. Se non siamo mai andati d’accordo, posso farmene una colpa? Se non condivido quasi nulla di quello che fai, pensi, dici, più che il cilicio..che devo fare? E gli altri? Alcuni li conosco... Oltre ai pentiti di mafia ci sono anche gli autopentiti, ed io non sono più così giovane da potermi permettere di compiere azioni che mi farebbero pentire di quello che sono stata. Non ci sono scorte per la coscienza. I palloncini si spostano a seconda di come cambia il vento. Le cartacce si sollevano in un vorticoso turbinio ma, come i polli, non spiccano mai davvero il volo.
...sì: si vota anche in base alle proprie idiosincrasie, perchè sono esse stesse un ideale. O almeno un valore. Tu sei supponente e questo non mi piace. Non sei capace di scrivere una riga senza ricordare al mondo quanto sei perfetto, e quando tenti l’autocritica è puro teatro. Per risolvere i problemi del nostro paese c’è bisogno che l’intero sud entri nell’ottica del riconoscersi come degno di pretendere servizi, strutture, moralità: tu fomenti esattamente l’atteggiamento opposto, additando i tuoi compaesani (tranne i tuoi seguaci) come unici responsabili di ciò che la politica infligge loro. Per te siamo una massa di omertosi. Chiedi ai giovani cosa pensano del fatto che non ci sia una piscina: criticherebbero giustamente l’amministrazione. Chiedigli poi perchè spengono le sigarette contro i muri dei bagni della scuola: ti risponderebbero che "tanto il bagno già fa schifo". Nessuno ci ha insegnato a rispettare ciò che è di tutti e, di conseguenza, noi stessi. Io sono di questo parere: finchè i giovani si rifiuteranno di studiare, capire, finchè continueranno ad incolpare genitori e docenti di ciò che accade di spiacevole, è perfettamente inutile organizzare conferenze sul "disagio del paese". Ah, e proprio volendo organizzarne, evitare l’orario 18:00-20:00, ché c’è l’uscita.
Non si studia Gioacchino a scuola: si cita quando si arriva a circa metà Paradiso e quando si spiegano i capitoli dedicati al Medioevo nel manuale di storia. Il resto sta allo studente, e io qui ho molto peccato. Alle conferenze del Centro Studi Gioachimiti non riuscivo a seguire bene, carente di nozioni; dopo l’esame di Letteratura Italiana va un po’ meglio, ma onestamente non posso dirmi una cosa sola con lo spirito o la filosofia di Gioacchino.
Cara Chiara,
ho letto il tuo sfogo, che apprezzo perché sincero. Mi sono fatto un’idea. Intanto, avresti votato tua zia, in quanto parente, alle ultime comunali. Il fratello di mio padre, che sarebbe mio zio per la legge dello Stato, non mi ha votato. A suo avviso, incarno ciò che di peggio ha prodotto la contemporaneità. Mi rendo conto di essere un errore, un uomo senza qualità, un teatrante, uno stravagante, un esaltato. Sono supponente, lavativo, arrogante. Quello che vuoi, quello che volete. Ma non posso rimproverarmi l’assenza. Puoi scrivere ciò che ti pare, ma su una cosa non mi freghi. Io, per dirla alla Silvietto, sono sceso in campo. E in campo sono rimasto. Tu, invece, no. Io non mi sottraggo al dibattito, lo propongo, lo mantengo vivo. Vado in Calabria, partecipo a iniziative di confronto, presento progetti di utilità collettiva. Il mio tempo vale quanto quello degli altri (emigrati). Vivo fuori e dovrei anzitutto preoccuparmi dell’affitto, delle bollette e del pane quotidiano. Non ti ho chiesto, poi, su quale casella metteresti la croce. Ti ho domandato qual è la tua indicazione politica per San Giovanni in Fiore. Il che non riguarda i partiti. Dirsi di sinistra o di destra non ha proprio senso. Mi piacerebbe che, di là dai tuoi (legittimi) riferimenti letterari, ci dicessi che cosa faresti per Fiore e a Fiore. E gradirei che, oltre alla tua passione per l’invettiva, mi verrebbe un passo di De Andrè, tu ragionassi sui contenuti. Ho letto per quattro volte il tuo ultimo messaggio e non ho colto un bel nulla a riguardo, salvo l’acredine verso il sottoscritto, addirittura paragonato a una levatrice. Per ultimo, se tu avessi votato per Nicoletti, per amor di colore, mi sarei meravigliato del tuo lume. Come mai sprechi il tempo in sfide inutili? Io mi sono posizionato da tempo. Tu, evidentemente, preferisci le parole ai fatti e ti nascondi dietro ghirigori linguistici che dimostrano solo una paura matta di stare in minoranza. I miei discorsi e la mia battaglia politica sono stati sempre a favore dei più deboli: legalità, giustizia, trasparenza, condivisione, solidarietà. Su questo, che è la parte fondamentale e più discutibile del mio impegno politico e culturale, ovviamente non dici nulla. Perché sei falsa. Falsa e capricciosa. Per quanto intelligente.
Molto cordialmente.
emiliano
Il mio sfogo è sincero, ma io sarei falsa. Mah.
Per quattro messaggi di seguito mi hai chiesto "la mia linea politica per San Giovanni in Fiore": ti ho detto che secondo me tutto dipende dal modo in cui i giovani si approcciano alla scuola e allo studio e al rispetto del bene comune. Dunque mi assicurerei che tutti ragazzi passino più tempo sui libri che a drogarsi per il paese. In secondo luogo farei in modo che ogni reato, anche il più piccolo, fosse punito. Cultura e legalità. Per il resto...non saprei gestire una finanziaria.
No, non sono mai scesa in campo. Ho ventuno anni e voglio studiare, e poi magari insegnare. Se ci sono persone così dotate da conciliare studio e attivismo politico, mi rallegro per loro. In più la politica non mi interessa, e non direi nemmeno che "faccio solo parole" : quello si dice dei politici, non di chi da privato commenta su un forum. Se poi non vuoi commenti, basta andare sul pannello e disattivare la funzione. Hai i dati d’accesso, si?
Sono in minoranza da quando ha vinto Berlusconi: sì, ne ho paura. Se il prossimo sindaco di Bologna sarà un Berlusconiano, potrò proprio dirmi eretica.
L’acredine era nel primo messaggio, dato che per la seconda volta su questo sito si parlava di legame tra disagio privato e disagio pubblico, a mio parere in maniera volutamente estremizzata.
Mi hai poi rimproverato che non posso essere comunista a meno di non essere anche atea e ti ho risposto che non la penso così: se sono stata al catechismo non posso farci nulla, voto comunista lo stesso e credo ci sia un Dio, anche se spesso ho dubbi, come tutti. Non mi sento in contraddizione.
Dove avrei fatto citazioni letterarie? Mi hai chiesto di Gioacchino e ti ho risposto. Non scomodare tu De Andrè.
Quanto al tuo impegno, è un dato di fatto. Non ho mai scritto che non fai nulla o che non scendi in campo. Non ho letto "La Società Sparente", immagino sia un libro di denuncia anche e soprattutto nei confronti delle sinistre locali. Penso che tanta gente a San Giovanni ti sia riconoscente per l’impegno, per l’azione critica....ho visto sul web la presentazione del libro e la sala mi sembrava fosse gremita. A che ti servono anche delle mie lodi? Non posso costringermi a farmiti piacere.
Tu "ti sei posizionato" da tempo pure perchè hai quella decina d’anni in più di me. Che vuoldire posizionarsi? Ognuno fa il proprio percorso. Non è che l’università sia proprio una passeggiata.
Grazie di avermi riconosciuto almeno l’intelligenza. Se tuo zio non t’ha votato mi dispiace. Ciao,Chiara.
Non cerco conferme. Mai. La politica è fatta di scelte impopolari. Ancora una volta, aliud pro alio. Come cambiare in meglio San Giovanni in Fiore, la Calabria, il Sud? Mi pare di capire che va bene la scuola, l’indottrinamento e la manualistica, a tuo avviso. Apprendo del tuo impegno universitario e mi compiaccio. Bisogna vedere, poi, come i saperi accademici si impiegano nella terra d’origine, che si spopola e impoverisce giorno per giorno. Non che sia un obbligo, per carità. Banalmente, volevo solo che si parlasse di questioni pubbliche, piuttosto che insistere su vecchi dissapori personali, per quanto mi riguarda sepolti da tempo. Seguo Ricoeur: perdono. Ma ricordo.
Si costruisce con il confronto. Sì alla scherma, ma se vale per un dibattito aperto. C’è spesso, in giro, un uso personalistico della rete. Ripeto, come fossi un pappagallo, qui ogni commento trova posto. Salvo il caso che sia fuori della legge. Sono lieto che lo zio non mi abbia votato. Non ho chiesto consensi, in campagna elettorale. Non ho bussato promettendo. Ho solo presentato un programma, nero su bianco, sottoponendomi al giudizio degli elettori. Prendo atto del risultato delle amministrative florensi e delle scelte della maggioranza dei votanti.
Tu sei giovane, almeno più del sottoscritto. Su queste pagine, avrei voluto discutere di politiche sociali, diritti, sanità, turismo, cultura e impresa. A Sud. E non di Berlusconi e delle divergenze metodologiche e caratteriali, che sono i mattoni dell’ingegneria sociale. Nelle tue deviazioni sistematiche rispetto al discorso politico, inteso nel senso più vero del termine, trovo un che di falso. Quasi che tu non voglia intervenire in proposito. Per partito preso, mi permetto di ipotizzare. O di concludere.
Buone cose davvero. E non in bocca al Lupo.
emiliano
Commento strumentale e non onesto sul piano intellettuale. Lo abbiamo pubblicato molto volentieri. I lettori della Voce, che sono molto attenti, possono valutare integralmente questa lunga discussione e trarne un giudizio politico preciso.
em
Lo squallido tentativo è perfettamente riuscito: complimenti! Vi siete serviti delle "liane" per trascinare l’argomento seriamente drammatico per alcuni - a quanto pare troppo pochi - sul piano politico. Il lettore attento però non si scorda che lo scambio di opinioni da cui genera questo commento partono dall’articolo di Domenico Barberio. Da grandi manipolatori dello strumento che la società globalizzata vi ha regalato siete riusciti a celebrare in maniera impeccabile le vostre rispettive doti intellettuali. Volevo però darvi una notizia: dovete rifare il compito perchè siete andati fuori traccia.
Prometeo
Ennesima mistificazione. Debole, però. A San Giovanni in Fiore (Cs), non abbiamo problemi di buche. I guai sono i buchi. Quindici milioni di fuori bilancio, il dissesto finanziario alle porte, un’economia anomala, la ricchezza in mano a pochi, una massa di disperati persuasi alla questua, la totale assenza di politiche sociali e l’incapacità politica di costruire un tessuto produttivo. Peraltro, la notizia è di oggi, il reparto di Pediatria ha chiuso i bandoni. I giovani emigrano, culturalmente la città si impoverisce, la disperazione aumenta come la desolazione, la rassegnazione e l’immobilismo.
Ho scritto un pezzo su "La Padania", dopo la presentazione di "La società sparente" a Verona, avvenuta lo scorso 16 aprile. Da quelle parti campano anche di agricoltura, sfruttamento delle acque e allevamento di galline. A Chiara vorrei dire che da noi le acque non si possono sfruttare. Amici del Lupo hanno tutte le concessioni sine die. L’agricoltura è vista come roba da Terzo mondo e la politica dei partiti lavora al fine di perfezionare il sistema delle clientele. Questo non mi pare deviazione né polemica. Si tratta di realtà, che chiede risposte serie, immediate ed efficaci. Chi vuole impegnarsi rinunciando alla cattedra e all’onanismo d’opinione? Per ultimo, il disagio dei giovani non è da trascurare. Anzi, da lì bisogna partire. Il disagio è sempre indotto, procurato, un segnale, una spia.
Cari saluti.
em
Prometeo è, fra l’altro, il titolo d’un vecchio disco di Renato Zero. Ci viene il dubbio che qui qualcuno, sempre lo stesso, giochi cogli oggetti della Chicco. L’insulto è il suo appiglio, il suo metodo, il suo fine, il suo emblema, il suo distintivo. Non lo abbiamo censurato, però. A conferma che tolleriamo anche l’infantilismo ricorrente, evidente, inarrestabile, vuoto. Segno, peraltro, di un’ignoranza letale sulla cosa pubblica, impossibile a colmarsi.
La politica non sono i partiti, le coalizioni, le sigle e le ideologie. Se non ci si occupa, come cittadini - e quindi come animali politici - di questioni pubbliche, si lascia che tutto come è; vale a dire, ben al di là della cronaca e delle rispettabili tragedie personali, grigio, squallido e terribile. Noi vogliamo occuparci del bene della collettività cui apparteniamo. E lo scriviamo a chiare lettere. Chi non è d’accordo, intervenga a modo suo, ma in concreto. Per certo, però, senza anonimato e idiozia a pacchi.
Emiliano Morrone
Sinceramente, mentre leggevo il susseguirsi degli articoli, stavo sempre più pensando di non aprire più questo sito, di toglierlo dai miei Preferiti. Sono abituato ad altri tipi di dibattiti, seri, con cognizione di causa. Poi però sono arrivate le scuse di Chiara e gli "argomenti" di Emiliano (io però avrei aggiunto delle scuse per la leggerenza con cui si è trattato di un caso drammatico). Va bene confrontarsi, discutere, anche in modo "acceso". Non è GIUSTO però divagare partendo da argomenti seri. Cerchiamo di riflettere un pò di più, prima di scrivere, me compreso.
Con stima e affetto per Emiliano Con cordialità per Chiara
Mele Francesco
Caro Francesco,
il pezzo di Barberio segue ad una mia nota sull’esigenza di compatezza, a San Giovanni in Fiore, nell’affrontare la questione del disagio sociale dei giovani. Ho pacatamente invitato a una riflessione e a una discussione su una realtà, le difficoltà di tanti ragazzi, che esiste e, purtroppo, sembra non preoccupare la società civile, la politica, le agenzie di formazione, le parrocchie - inteso, il termine, in senso molto ampio. Qualcuno ha provato a confondere le acque, come se avessi voluto approfittare d’un fatto di cronaca per mia esaltazione. So bene di essere odiato da tanti e amato da persone sincere, che, pur con differenze e divergenze, ragionano sugli argomenti proposti e li affrontano con serietà e responsabilità. Non pretendo affatto che tutti la pensino come il sottoscritto. Ma devo respingere gli attacchi gratuiti, quando si possono qualificare tali, anonimi o con firme di fantasia.
L’articolo di Barberio è stato commentato da Chiara, la quale, piuttosto che attenersi al testo, è scivolata nel personale, esternando sue remote antipatie verso di me, gli altri della Voce e Maria Costanza Barberio, da sempre critica verso il metodo educativo della scuola locale.
Siamo in democrazia, ho pubblicato tutto, senza alcuna censura; ho ironizzato sui toni e gli appunti di Chiara, ho chiarito qual è, per me, il senso della politica e che cosa intendo per passione civile. Non c’è qualcuno che ci paghi, il dottore non ci prescrive di intervenire sistematicamente su problemi locali, aspettando, poi, un confronto che cade regolarmente sul privato e non tocca il pubblico. Quasi per un disegno, una volontà, uno scopo.
Nessuno, sino a prova del contrario, mi leva dalla mente che si possono attuare anche a San Giovanni in Fiore delle politiche per la formazione (extrascolastica) dei giovani, per promuovere socialità, integrazione e produzioni culturali (musica, teatro, poesia, arte). Nei giorni scorsi, ho letto un bel fondo di Enrico Fierro sugli ultimi fatti di San Luca, sulla comunicazione dei parenti dei supposti carnefici di Duisburg. Il bravo giornalista del quotidiano L’Unità suggeriva, su Calabria Ora, interventi politici nella cultura allo scopo di costruire una società sana, libera, emancipata e lontana dalla delinquenza, dal brutto e dalla post-modernità della ’ndrangheta. Un discorso simile può valere anche per San Giovanni in Fiore. Ed è quello che in piccolo, molto in piccolo e senza mezzi, da anni tentiamo, con umiltà, di fare noi della Voce.
Ti abbraccio. Con viva amicizia.
emiliano
P.S.: un saluto pacifico a Chiara, alla Bilotta e a Prometeo, che saranno lontane fisicamente, benché piuttosto in sintonia, a quanto pare.
Grazie per la risposta "pacata". Ammetto di essere una persona che di solito tende ad alzare il tono della voce (fisica e virtuale...) però ci sono argomenti e argomenti. So che tu VUOI/VORRESTI/VORRAI fare qualcosa per la terra che ti ha dato i natali, è quello che VOGLIAMO/VORREMMO/VORREMO fare noi tutti, che ci sentiamo lontani fisicamente ma non con la testa, ma non con il cuore. Spero qualcosa cambi, spero ci siano i mezzi e la "manodopera" intelletuale per cambiare. Prima lo credevo, ora lo spero. E non chiedermi perchè, non saprei risponderti...
Con stima e... amicizia dai...
Mele Francesco
Ho letto il commento con passione e posso dire che condivido, solo in parte tutto ciò che Lei ha scritto. Sono anch’io del parere che su determinati argomenti bisogni riflettere un pò di più prima di scrivere qualcosa, qualcosa che, può "ledere" la sensibilità del lettore. Però, bisogna fare qualcosa, e penso che scrivere, promuovetre incontri possa e debba servire a cambiare qualcosa. Ho paura dell’immobilismo mentale... e Lei?
P.s. voglio solo discutere il mio nn è un attacco contro qualcuno o contro qualcosa, o viceversa una difesa del sito, Emiliano sa quante volte ci siamo scontrati su determinati temi... xò nn si può negare che la VocediFiore sia l’unico SITO/BLOG in cui poter discutere apertamente delle problematiche che affliggono la nostra città...
Con stima per ciò che ho letto, Francesco Mele
Gentile signor Mele, poichè il commento del signor Gioacchino è concorde nella sostanza con il suo ultimo, credo che questo sia rivolto a me; in ogni caso la ringrazio a prescindere per essersi soffermato e sul mio intervento e sulla lunga discussione che nè è scaturita.
Sicuramente la vocedifiore.org offre un’opportunità di prendere coscienza di realtà, avvenimenti, punti di vista inerenti il paese e il Paese, e la sua diffusione online ne rappresenta la vitale dimensione di fruibilità, immediata e costante, fondamentale per noi fuori sede: io non ho mai fatto mistero di leggerne almeno settimanalmente interventi e commenti.
Purtroppo intervengo poco, per un motivo sostanziale: non sono esperta di contenuti. Mi piacciono i concetti, mi piace esprimermi, ma i giudizi fini a sè stessi non sono o forse non sono più graditi su un giornale che inevitabilmente, data la nostra caratteristica di animali politici, e data l’azione politica che il gruppo de La Voce ha intrapreso, ha assunto, almeno per quanto riguarda i contenuti direttamente connessi alla realtà di San Giovanni ("in Fiore, CS", Calabria, Italia), connotati politici. E’ di fatto, anche, uno strumento di divulgazione politica. Giustissimo.
I massimi sistemi, le ideologie, gli idealismi, evidentemente, si sgretolano a contatto con l’atmosfera della Sila.
Io non ho mai saputo a quanto ammonta il nostro debito pubblico o l’esatto numero di disoccupati; avendo un cervello piccolo e limitato, le carenze dell’amministrazione che notavo quando vivevo in paese erano quelle realative: alle strutture, alle politiche giovanili, alle (si dice così?!) politiche per la sanità e a quelle per il turismo. Per ricollegarmi al suo commento, proprio l’immobilità mentale era una delle cose che mi spaventavano maggiormente del mio paese: dire che va sempre tutto male e non fare niente per cambiare.
Io ho cercato nel mio piccolo almeno di contribuire all’azione critica, collaborando per un periodo con il gruppo de "La Testata" e con i giornali scolastici, se potevo. Le occasioni di dibattito e di confronto, mi creda, sono state create, se non altro dalle scuole: a parte il matto e disperatissimo studio tra un manuale di cucina e uno di cucito, più i corsi di indottrinamento serali, a me ad esempio rimaneva il tempo di assistere, almeno mensilmente, a incontri con autori conterranei e non, registi, filologi classici, rassegne cinematografiche, le stesse conferenze del Centro Studi Gioachimiti, le presentazioni di libri in Biblioteca: certo, sarei stata felice se si fosse fatto di più per i giovani e per la cultura; ma il motivo su cui insisto è che anche questo "poco" che c’era spesso non veniva affatto recepito, da tanti giovani che continuavano a dirsi annoiati di tutto, nati in una terra sfigata, senza sbocchi, senza aria. Quante volte ho parlato con coetanei per ore e l’unico verdetto in ultimo era: "si, però c’è disagio". E’ questo che mi ha sempre fatto rabbia.
Come può una persona definirsi "mentalmente paralizzata" se legge libri, giornali, naviga sul web, scrive su dei forum, studia? Mi ricordo di alcune mattinate estive trascorse in biblioteca comunale tanto per avere dello svago in più rispetto al binomio divano-internet: sempre vuota. Bisogna partire da quello che c’è, poi chiedere dell’altro con educazione e fiducia: ero anch’io tra gli studenti che, dopo una manifestazione, chiesero un incontro con il sindaco per avanzare richieste: almeno alla mia scuola vennero assegnate le sedie e alcuni banchi nuovi e un computer per ogni classe.
Ma smetto perchè mi sento troppo provinciale, troppo poco artistica, troppo idealista per questo forum. Concordo con lei sull’invito a mantenere vitale l’intelletto, rimango dubbiosa sull’ultilità di riunirsi per discutere del disagio: già che ci si riunisce, si potrebbe proiettare un film e commentare quello, almeno sarà stata una serata diversa. Mi è capitato di piangermi addosso e non devo certo dirle io, dato che sono più piccola e ho meno esperienza, come spesso non serva.
Con cordialità e gratitudine, Chiara.
(Sull’anonimato e l’utilizzo di nomi di fantasia, concordo in toto con il direttore. Mi sono sempre firmata, non merito di essere associata agli anonimi. Solo quando ho bisogno di consulenze su cilicio.net mi servo di pseudonimi).
Rispondo a Chiara e a Oliverio in un solo messaggio. Pragmatico.
A Chiara dico che non nego affatto l’esistenza di dibattiti e occasioni di confronto e approfondimento a San Giovanni in Fiore. Se vogliamo, poi, il centro silano detiene un record: una tv, una radio, quattro giornali e vari siti di informazione e opinione. Il punto, per quanto mi riguarda, sta nel posizionamento. E’ tutto vero quel che Chiara scrive nel suo ultimo messaggio, così come è vero che le scuole sono state ubicate in periferia e, prima ancora, allocate presso immobili di notabili della politica. In Toscana si beve il "Gallo nero", per intenderci. Non che non si possa o debba discutere di film, non che sia inutile andare in biblioteca. Tutto buono, questo, condivisibile, auspicabile e positivo. Specie se vale a sostituire la televisione delle veline, dei mostri, dei tronisti e dell’apparenza. Bisogna però, indipendentemente dai partiti, scegliere la propria collocazione. Tre sono le opzioni, a mio avviso: o si sta nel sistema e col sistema, silano o italiano che sia, o si va contro o, ancora, si rimane nel proprio mondo. Il che è legittimo.
A Oliverio, una semplice considerazione. Non mi pare che in questo forum si siano fatte chiacchiere. Forse sarebbe opportuno che facesse valere la sua tempra e la sua decisione anche per problemi più importanti. Per esempio, al sindaco potrebbe intimare di chiedere scusa ai cittadini di San Giovanni in Fiore, a Loiero di cambiare politica e a Chiaravalloti, suo predecessore, di chiarire che cosa significa la seguente affermazione: "I magistrati mi hanno informato della conclusione delle indagini a mio carico".
Vivissimi e affettuosi saluti.
em
Caro Emiliano, uno dei difetti (magari per te è un pro) che ti riconosco tra i tanti pregi, è quello di essere poco "flessibile" di non capire quando si va oltre, di sviare a volte il discorso. La tua risposta a Chiara non fa una grinza. Quella al signor Oliverio, beh... te la potevi risparmiare o moderare meglio. Te l’ho chiesto anche io prima, riconosci parte delle tue "colpe", si è sbagliato nel degenerare nel discorso. Non sto qui a sindacare chi ha ragione e chi no, perchè la ragione sai di chi è... Però Chiara ha ammesso di aver sbagliato, tu, come sinceramente mi aspettavo, ancora no... Vabè... in cuor mio "so che sai" (perdonami la citazione "sbagliata" di Socrate) di aver esagerato. Magari non lo ammetterai mai. Ma ti stimo, come più volte ribadito e spero di aver capito, almeno in parte come sei fatto, quindi non mi aspetto nulla. Pazienza....
Con la solita stima e amicizia, Francesco Mele
Cara Chiara, consentimi di darti del tu. Non so da dove hai capito di essere più piccola del sottoscritto comunque la prendo come buona. Ho letto che smetti di scrivere su questo forum. Noto molta malinconia, disaffezione, tristezza, RABBIA, nel tuo scritto. E credimi lo capisco, ti capisco... perchè sono i sentimenti che animano anche me. Però concedimi di darti un consiglio visto che (secondo te) sono più grande. Io non mollo, non voglio mollare. C’è chi dice: "... chi di speranza vive, disparato muore...?". Bene, vorrà dire che morirò con la speranza di vedere il NOSTRO Paese cambiare o meglio cambiato. Concordo con te sulla proiezione e successiva discussione di un film inerente magari ai problemi che affliggono il nostro territorio. Concordo sul pessimismo statico dei sangiovannesi, soprattutto i giovani, e questo mi fa paura... però allo stesso tempo sono un fan del Liga e quando sento questo sentimento in me.. ascolto un pò di "NIENTE PAURA"... Forse ti sembrerò un sognatore, però ripeto proviamoci ancora, io magari sono uno di quelli che ha sbagliato perchè sono andato via da San Giovanni ("in Fiore", Cosenza, Calabria, Italia) rifiutando di "lottare". Però una volta che sei fuori e leggi o senti quello che succede "giù" (o "su"... fai tu) non riesco a rimanere indifferente.
Con altrettanta cordialità e gratitudine, Francesco
A leggere bene, Giletti e Perego a parte, mi pare che dallo spunto di Barberio siano venute fuori cose molto interessanti. Ho capito che Francesco e Chiara, con tutte le loro differenze, hanno comunque la voglia e la passione di affrontare certi temi e problemi. Ho inteso che, in modo diverso, si preoccupano di soluzioni esperibili. Magari anche Antonio tirerà fuori, non dubito che possa accadere, delle proposte su cui esprimersi, degli argomenti che ci interessano da vicino. In quanto, anche se emigrati, abbiamo la mente e il cuore presso la terra d’origine.
Caro Francesco, qui non siamo in tribunale, di cui sono, ahime, diventato assiduo frequentatore. Ognuno ha il suo carattere, la sua formazione, la sua visione del mondo. Rispetto la tua, quella di Chiara, di Antonio e di chiunque altro. Non mi impressionano i motti di spirito, i richiami e le raccomandazioni scambiati in questo forum. Fanno parte del giuoco delle parti. Ritengo che l’importante sia il confronto vero sulle priorità del nostro Mezzogiorno, che, come ha significato Chiara, con felice ironia, rimane ancora nell’ambito nazionale e non è secondario ad altre aree del Belpaese.
Confermo la mia stima e amicizia per te e ti abbraccio, sereno salutando tutti.
emiliano, siculo, calabro, padano e guelfo fuggiasco
Ciò che appare drammatico in questa "discussione/lite" fra il nostro Direttore e la Chiara (già incontrata sul sito di Vattimo qualche anno fa, con il suo piglio concreto e i suoi toni acerbi, a tratti sferzanti nei confronti del "povero" Emiliano) è la mancanza di speranza, di fiducia nel futuro di questi nostri giovani ! Ma poi che cosa ci chiedono ? Che cosa ci chiedavamo noi, figli del ’68 o degli anni di piombo di questo Paese ?? Forse ciò che si chiedevano i nostri avi: la speranza di una vita migliore, non più esposti nè ai dolori del corpo (quanti psicofarmaci e antidolorifici in commercio, per non parlare dell’eutanasia !) nè a quelli dell’anima (rifugio nella droga, in primis).
Sono alla ricerca, come lo eravamo io e il Prof. la Sala, di qualcuno che gli sfondi quella porta, quella porta aperta che nessuno potrà mai sfondare !Come noi, anche loro impossibilitati ad accettare gli angusti confini della nostra esistenza. Come noi, anche loro con quella energia, quella forza interiore irrefrenabile alla ricerca di un Redentore (un Vattimo o un Ferrando, un Benedetto XVI o un Da Lai Lama...).
Caro Biasi,
la luce è accesa per chi crede. Io credo, ci credo. E anche tanti giovani florensi. La Sala, poi, gioca alla C(h)aritas; ma, non più in fasce, sogna come te un mondo migliore. Si può. A Benrarivez, a Zurigo, a Città del Messico, a Baghdad, a San Giovanni in fiore. Fede, Speranza e Amore. W l’Italia, W la Costituzione dei nostri padri e delle nostre madri, W Gioacchino, W la vita.
Di cuore.
Tuo emiliano
Caro Emiliano,
Lo Spirito è all’inizio della nostra fede, del nostro credere. Lo Spirito è al principio della nostra speranza. Lo sapeva benissimo il nostro Gioacchino ! Il fatto che oggi ti esprima con queste tue belle parole, al contrario di qualche tempo fa, è la testimonianza che è lo Spirito che ci impedisce di soccombere alle tentazioni di abbandonare tutto.
Lo Spirito è al principio di quella nostra carità, che il nostro Prof. La Sala ci ricorda continuamente, e che ci permette di amare il Padre con tutto noi stessi, con tutto il nostro cuore, e di amare il prossimo con quel "cuore nuovo" che chiediamo a Dio.
Infine, lo Spirito è al principio del nostro comportamento morale che ci permette di vivere le beatitudini evangeliche. La gioia e la speranza che esprimi in questo tuo ultimo intervento sono alcuni "frutti" di questa Sua azione.
Con l’affetto di sempre.
biagio
Ricambio l’affetto, grande Biasi.
Di cuore.
emiliano
Cara Chiara, Non avevi scritto ke avresti smesso di scrivere su questo forum? skerzo... E’ giusto confrontarsi, è giusto rispettare l’opinione dell’altro, anche se non siamo d’accordo (esempio:Oliverio). Penso che quando si critica lo si debba fare, sempre e dico sempre, in modo costruttivo, e per modo costruttivo intendo proporre proporre e ancora proporre rimedi. Per questo ho apprezzato il tuo commento in cui proponevi la visione di un film, per questo apprezzo Emiliano quando scrive un libro di denuncia o quando propone incontri socio-culturali e per questo non apprezzo chi fa uso del suo senso critico (se di senso critico si può parlare, signor. Oliverio) sbeffeggiando gli altri. Si è sbagliato nel scivolare sul personale, però mo basta... giusto scusarsi e andare avanti, solo chi sta zitto non sbaglia. C’è una domanda che mi faccio spesso: "Perchè persone che hanno idee, proposte, e progetti per il futuro del nostro Paese, sono "costrette" a coltivare le proprie idee, proposte e progetti per il futuro e lo sviluppo di altri territori, di zone che ci hanno visto (e in parte qualcuno ci vede ancora) come "diversi"? Chi ha una risposta concreta me la faccia pervenire per favore. Facciamo qualcosa per il nostro Paese. Io per primo. I Giovani per primi.
Con speranza FM
Perché, caro Francesco, c’è ancora, purtroppo, una classe dirigente, non solo politica, incapace di ascoltare e valorizzare. Perché questa classe dirigente opera con calcolo scientifico per svuotare il Mezzogiorno e riempirlo di monnezza.
Perché parte della cosiddetta società civile ama il quieto vivere, la tranquillità e i buoni rapporti col potere. Perché il Sud è sempre stato terra di conquista e sfruttamento, e non ha coscienza della propria dignità, identità e forza politica.
Perché i Fratelli sono potentissimi nel Meridione, dove, mancando le banche, l’alta finanza e l’industria, torna facile consolidare l’immagine, generale e artefatta, di un’area depressa, povera e senza risorse da rubare o affari da realizzare.
Perché culturalmente anche noi giovani continuiamo a ragionare in termini di subordinazione, di passiva accettazione dell’ordine esistente, ritenuto insostituibile e tutto sommato munifico, buono e protettivo. Perché non abbiamo voglia, anche noi giovani, di andare in fondo alle cose, di informarci, di vigilare, di ribellarci e di fermare la dilagante illegalità; che non è solo lo spettacolo di sangue a San Luca, a Palmi, a Locri, a Duisburg o a Siderno.
Perché il pericolo, che non riusciamo a riconoscere, è dentro le istituzioni, nascosto dalle parate in pompa magna e dalla disinformazione della stampa locale.
Perché altrove, nonostante la società sia ugualmente malata di egoismo e materialismo, ci sono maggiori spazi e occasioni, servizi e senso civico, responsabilità e giustizia sostanziale.
Dobbiamo lottare e impegnarci, superando steccati ideologici e pregiudizi. Uniti si può cambiare. Ma bisogna che lo siamo per davvero.
Un abbraccio.
emiliano
Mi perdoni, anonimo commentatore. Lei finge di non intendere la lingua nazionale o debbo pensare ad altro, viste le sue righe? Perfino asserisce. Ma non argomenta. La saluto, lasciandola ai suoi crucci.
Molto cordialmente.
em
Ho capito tutta la commedia. Chiara Iaquinta (si chiama così?) ce l’ha solo con il direttore, di cui forse è più che simpatizzante. Quindi lo stuzzica, lo provoca, cerca di denigrarlo. Sperando che lui prima o poi, stanco delle sue frecciate, si accorga della cosa e risponda alla corte. Ma il direttore è su altri lidi.
Certe donne sono troppo fantasiose e contorte. Saluti a Domenico Barberio e al prof. La Sala. Emiliano, tieni duro, e torna a Verona!
Andrea
Queste sono le cose che non capisco e l’ho scritto anche in qualche mio commento prima. Perchè scadere in queste ironie "becere". Una domanda Signor Andrea: ha letto o meglio ha capito l’episodio da cui è scaturito il dibattito?. Non so chi moderi il forum. Però regolatevi. Alcune cose non si possono leggere. Ok libertà di opinione, ok libertà di tutto. Però c’è un limite cavolo e poi chi decide di inserire un proprio commento dovrebbe avere la buona volontà di leggere con cura e attenzione.
Mi scuso per lo sfogo, ma quando ci vuole ci vuole....
Con molta stima e altrettanta franchezza nei confronti del direttore.
Mele Francesco
Ho letto gli ultimi commenti e ho deciso di non pubblicare più quelli senza firma e, mi dispiace per Andrea e l’anonimo, cui ho già risposto, quelli che vanno sul personale e non riguardano argomenti di utilità collettiva. Basta con i personalismi, le tifoserie e l’uso sbagliato della libertà su queste pagine.
Emiliano Morrone
IO...a Chiara Iaquinta (TE LA RACCOMANDO).
Chiara e’ "Chiara" e (TE......................Do).
Mentre; quelli che si mostrano PII..................(non te li raccomando).
E...quelli che fanno una guerra con le parole...(non.....................do).
Alza la testa Chiara poiche’ il tuo;operato "lavoro" (NON SARA" DIMENTICATO).
Attaccati con tanti cardilli e catene alle tue idee; sei un punto cardinale...mentre gli altri sono passeri che; costano pochi soldi e se te ne compri quattro (uno ti sara’ regalato).
Grazie, signor Mazzei, per averci dato dei passeri. Almeno non siamo solitari. Bello il suo richiamo a Ponte Milvio. Capiamo bene, non solo il calabrese.
Con molta simpatia, ricordandoci delle sue peregrinazioni sul sito di Gianni Vattimo.
Enrico Ciccozzi
Maria Paola Falqui
Angela Catino
Alessandro Geri
Antonio "Totti" Chessa
Luca Principe
Maria Costanza Barberio
Cosmo de La Fuente
Sono Mazzei; emigrato da 44 anni; essendo stato sparato, come un piccolo pallino di una cartuccia, senza prendere alcuna mira...per sparire. Ho’ 63 anni e sono per ben intergrato dove sono emigrato.
Io, non credo ai miei occhi quello che vedo su questo sito e la risposta che mi date, addirittura come (COMITATO) Mi ringraziate anche d’avervi dato del (passero) ma allora voi; vi siete fatti una bella risata, scommetto che ancora alcuni di voi sta’ ridendo. riconoscete anche il fatto che : nel sito di Vattimo io facevo niente altro che VANEGGIAMENTO....combattevo con tanti che la pensavano diversamente da me; cosa altro potevo fare e chi lo dice che io non abbia ragione di tutto quello che gli ho’ detto..."eppure Gira" disse Galileo e gli altri non ci credettero.
Io vi ringrazio e se ritenete opportuno che vi chieda scusa lo faro’ e lo faccio umilmente...questa volta dandovi delle formiche; voi del comitato tutto siete delle FORMIDABILI formiche che hanno mostrato emphatia a un loro connazionale; dicevo formiche per il fatto che avete le spalli, belle larghe e sapete portare il vostro carico...20 volte piu’ del vostro stesso peso...bravi a tutti voi a Maria Paola Falqui a Maria Costanzo Barberio e la sua bella e anche brutta ma veritiera ; sua descrizione di come la pensano i nostri paesani. Prof. Cosimo de la Fuenta; ave.
Chi e’ Chiara!...Chiara e’ la nostra coscienza. Non e’ forse vero che tutti noi vorremmo vedere dei belli cambiamenti per la gioventu’ Florense? Chiara e’ determinata ha’ grinta ed ha’ le mani sporche! Sporche’ perche’ lei lotta nella battaglia, anzi e’ in prima fila e non gli dispiace di sporcarsi le mani della terra della Sila che ama tanto.
Chi e’ Chiara...e’ una sindacalista, neutrale ad ogni idologia politica e colore...vuole vedere il cambiamento da tanto e da tutti promesso.
Chiara ha’ una terza opinione, idologia -analisi che mette in pratica; appunto con le sue stesse mani e si accontenta di vedere il frutto del suo duro lavoro....mentre noi; non ci sporchiamo le mani e facciamo guerra di parole per vedere chi dice le cose che fanno piu’ senzo; ma aime’ le parole non fanno mai piu’ senzo delle opere stesse.
La terza opinione e’ quella che; esclude quello che penso io o che pensa l’ opinione pubblica!...lei aggisce di conseguenza. Mi chiedo se: L’Illustre Prof. Vattimo va’ a Messina...queli sono le intenzione del vostro direttore il : cavallo arabbo il puro samgue, di speciale dotazioni d’inteligenza.
Mi confonde la sua strateggia; forse anche voi stessi siete confusi della sua reazione che critica ogni foglia che si muove a SGF. All’inizio era questo che la cara e giovane bella Chiara voleva dire....perche’ fare politica anche sul suicidio (colpa della societa’) Possibile che sia cosi? La Maria Costanzo Barberio diceva che: e’ necessario educare le persone a riconoscere la bellezza a Fiore; che’ bella espressione che emana raggi di calore a me che sono a piu’ di 10.000 mila Kl. ( A FIORE, I FIORI NON GERMOGLIANO MA INVECCHIANO E MUOIONO) Metamorphosi non conseguita) Quanti belli sentimenti Emiliano; prova enche tu ad espimere sentimenti del genere e dimostra che ci vuoi bene e che non... vuoi che sparissimo come societa’ Florense. Mio suocero diceva che: l’educazione comincia venti anni prima che il figlio nasca.
Siamo troppo indietro...20+20=40 anni indietro. Emiliano...affittati un carro-armato o un cavallo arabo bianco ed entra a SGF come un conquistatore veramente coraggioso come hanno fatto tanti nel passato nella storia che hanno amato la societa’ e il paese dove sono nati. OPPURE usa la diplomazia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Vi lascio con quelche cosa che vi fara’ ridere per tutta la settimana.
Non e’ nel mezzo del deserto che accade questo Non c’e’ la possibilita’ di vedere dei riraggi o il calore davanti ai tuoi occhi come onde elettriche...NO’ e’ successo al polo nord...(un PINGUINO dice a un’altro PINGUINO: PERCHE" CAMMINI COSI BUFFO? Ciao Mazzei.
Caro John,
vorrei riportare un po’ di serenità su questo forum. Intanto ti saluto cordialmente. Mi fa piacere che tu scriva sopra queste pagine. Il sito è a disposizione soprattutto degli emigrati, che sono indiscutibilmente la risorsa principale di San Giovanni in Fiore. Senza retorica, mi auguro che le politiche nel nostro paese d’origine, che solitamente chiamo città, ma non per un vezzo, possano limitare il fenomeno migratorio e invertire le tendenza. Spero che ci sia un rientro progressivo degli emigrati, portatori di nuove idee, di democrazia e di belle tradizioni che purtroppo si sono perdute.
Qui, ognuno può dire la sua, come ho spesso sottolineato.
Riguardo alla sparizione della società florense e calabrese, con cui alludo appunto all’emigrazione e alla naturalizzazione di molti rimasti, io non credo che sia impossibile modificarla. Ci stiamo provando, e non virtualmente. Il prossimo 31 maggio sarò a Palmi, dove parlerò della necessità di unire le forze, indipendentemente dai colori politici, per fermare la criminalità, leggi ’ndrangheta, che per esempio ruba il 70% dei fondi per la sanità pubblica. San Giovanni in Fiore è chiusa, invece, in un assistenzialismo perpetuo. E occorre uno sforzo collettivo per uscirne, per cambiare in primo luogo la mentalità e creare lavoro e servizi. Nonostante viviamo fuori sede, continuiamo a proporre a San Giovanni in Fiore, a batterci sul campo per i più deboli, chiedendo legalità, giustizia, trasparenza e politiche sociali efficaci.
Su Vattimo, la sua candidatura a Messina è saltata. Più di qualcuno voleva condizionarlo e subordinarlo alle gerarchie partitiche.
Nessuno, qui, ha intenzione di offenderti. Permettimi di dire soltanto che uno è lo scambio di pareri sulle persone, che può avvenire anche con simpatica ironia, mai irrispettosa; altra è la mera discussione politica.
Ti ringrazio per gli appellativi che mi rivolgi, ma mi ritengo solo un emigrato, come tanti, che proprio non ci sta a vedere San Giovanni in Fiore nell’abbandono e nel silenzio.
Non so se alle prossime elezioni mi presenterò in una qualche lista. Io faccio il giornalista e l’impegno politico diretto mi imporrebbe di rinunciare definitivamente a questo ruolo, se non altro per un minimo di coerenza.
In ogni caso, posso comunque proseguire la battaglia, che non è mia per investitura divina, di democrazia e giustizia. Conto sulla tua partecipazione, anche a distanza, e su quella di tutti gli emigrati.
Ti abbraccio. Con affetto.
emiliano