Inviare un messaggio

In risposta a:
"CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4., 1-16). «Et nos credidimus Charitati...»!!! In memoria di Gioacchino da Fiore, Francesco, Dante, Lorenzo Valla... e don Primo Mazzolari!!!

NEL NOME DI DIO "MAMMONA" ("DEUS CARITAS EST", 2006)!!! UNA VULGATA DEI MERCANTI DEL TERZO MILLENNIO (AVANTI CRISTO). Il 29 maggio consegnata al Papa la nuova traduzione italiana della Bibbia. Parola di Monsignor Betori. Un’intervista - a cura di Federico La Sala

«Il testo è frutto del rispetto che la Chiesa ha per la filologia. Faccio appello agli uomini di cultura: riscoprite la bellezza del ’grande codice’ dell’Occidente» (G. Betori)?!!
venerdì 30 maggio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] vorrei precisare che, contra­riamente a quanto scritto da qualcuno, la Chiesa non è nemica della cultura. È stato detto, ad esempio, che la nascita della critica testuale in epoca rinasci­mentale, avvenne in opposizione alla Chiesa stessa che restringeva il testo sa­cro dentro una sorta di intangibilità dog­matica. La critica testuale però non l’hanno inventata il Rinascimento o Era­smo da Rotterdam, ma Origene e San Gi­rolamo, che per la sua Vulgata, appunto, prima di tradurre i (...)

In risposta a:

> NEL NOME DI DIO "MAMMONA" ("DEUS CARITAS EST", 2006)!!! --- Natalio Fernàndez Marcos: Septuaginta. La Bibbia di ebrei e cristiani (di Massimo Giuliani - Settanta radici ebraiche del cristianesimo).

sabato 9 ottobre 2010

Settanta radici ebraiche del cristianesimo

Gli interrogativi aperti sulla composizione e la trasmissione della versione greca del testo biblico, che divenne l’Antico Testamento

di MASSIMO GIULIANI (Avvenire, 09.10.2010)

S i pensa e si dice spesso che e­brei e cristiani hanno in comu­ne il testo biblico (inteso come Antico Testamento), e che a divider­li sia l’interpretazione della figura di Gesù. Queste affermazioni sono so­lo parzialmente vere. All’inizio della loro storia i cristiani adottarono sì la Bibbia degli ebrei, ma già in una versione tradotta in greco. Adotta­rono quella che si suol chiamare la Settanta, in latino Septuaginta (LXX), una traduzione in greco della Torà, dei libri profetici e di altri testi sapienziali, ma aumentata di altri ’libri’ che non facevano parte del Tanakh o Bibbia ebraica e che non entrarono mai a far parte del cano­ne rabbinico, il quale si chiuse, per così dire, solo alla fine del I secolo d.C.

In sintesi, le due religioni, l’e­braica e la cristiana, fin dall’inizio si riferirono a due corpi scritturali non identici, diversi nella lingua e parzialmente nella composizione dei testi. La Septuaginta era certa­mente una Bibbia tradotta da ebrei per gli ebrei di Alessandria che non parlavano più ebraico bensì greco (tradotta precisamente da chi, è an­cora tema di discussione tra gli stu­diosi), ma con il declinare di quella comunità venne abbandonata pro­prio mentre, a poco a poco, diven­tava la Bibbia adottata dalla nuova religione, quella cristiana, e mentre il giudaismo rabbinico fissava il suo canone e la sua versione in ebraico tradizionale, ossia masoretico.

La storia di questo testo greco, di fatto la Bibbia più antica che si ’cono­sca’, e gli infiniti problemi della sua composizione, ricezione, trasmis­sione, nonché delle molteplici cor­rezioni che subì nei primi secoli dell’era cristiana, sono presentati o­ra in un volume di alta divulgazione scientifica, Septuaginta. La Bibbia di ebrei e cristiani, scritto da Natalio Fernàndez Marcos, uno dei massi­mi esperti della Settanta e delle ori­gini ebraiche del cristianesimo.

La pubblicazione riflette il crescente interesse che da una ventina d’anni si registra verso questa fonte auto­revolissima della cultura occidenta­le, senza la quale risultano incom­prensibili sia il Nuovo Testamento sia i Padri della Chiesa. Due esempi: dal 1995 il Dipartimento di Scienze Religiose dell’Università Cattolica promuove a scadenza biennale una giornata di studi dedicata alla Set­tanta (e ne pubblica gli atti nei suoi Annali, ora editi da Brepols), men­tre la prossima assemblea dell’Aisg (Associazione italiana per lo studio del giudaismo) ospiterà una sessio­ne di lavoro su tale testo e sull’im­patto che la scoperta dei rotoli del Mar Morto ha avuto sugli studi del­la Settanta.

L’introduzione di Fernàndez Marcos è sintetica ma ri­gorosa, e offre molti punti fermi in un ambito in cui a prevalere sono, tra mitologia e apologetica, i punti interrogativi. All’epoca di Gesù e di Paolo, ad essere plurale non era so­lo il cosiddetto ’medio giudaismo’ ma plurali erano anzitutto le sue Scritture, non ancora ben codificate né canonizzate, almeno fuori dalla terra di Israele. E il cristianesimo nascente, in tale pluralismo di giu­daismi e di testi sacri ebraici, seguì la strada tracciata dal giudaismo el­lenistico.

La conclusione dello stu­dioso spagnolo è condivisibile: nell’impossibilità di risalire al testo ebraico originario, che sta cioè alla base della traduzione detta dei Set­tanta, «si devono rispettare ambe­due le tradizioni, quella ebraica e quella greca, senza tentare di ridur­re o di adattare l’una all’altra».

*

Natalio Fernàndez Marcos

SEPTUAGINTA. LA BIBBIA DI EBREI E CRISTIANI

Morcelliana. Pagine 108. Euro 12 ,00


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: