Marina di Camerota
La democrazia alla prova degli dei
Apre la Scuola estiva della Fondazione Italianieuropei
di i.d. [Ida Dominijanni] (il manifesto, 23.05.2008).
«La filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri», diceva Hegel, ed è con questo motto che la Fondazione Italianieuropei sigilla l’avvio della sua International Summer School (Scuola estiva internazionale per chi amasse la lingua materna) di filosofia e politica, che apre i battenti oggi a Marina di Camerota con un impegnato e impegnativo incontro su «Religione e democrazia». Sempre Hegel però avvertiva pure che la nottola di Minerva vola sempre al crepuscolo: «a dire anche una parola sulla dottrina di come dev’essere il mondo, la filosofia arriva sempre tardi..., dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell’e fatta...Quando la filosofia dipinge a chiaroscuro, allora un aspetto della vita è invecchiato, e dal chiaroscuro esso non si lascia ringiovanire». Al primo sigillo allora la Fondazione Italianieuropei potrebbe affiancare questo secondo, giusto per non dimenticare, alzando il tiro del pensiero in tempi di bassa per la politica, che il pensiero nutre la politica ma non può sostituirla, e nemmeno ringiovanirla. Basterà comunque l’autorità di Hegel a convincere le cronache che di religione e democrazia effettivamente si tratta nella Summer School, e non di come ricompattare le forze dalemiane dentro e contro il Pd veltroniano? Auguriamoci di sì, perché il tema merita anche se, coi tempi che corrono in Italia e nel mondo, la nottola rischia di alzarsi per l’appunto al tramonto, della democrazia nella fattispecie.
Di ancoraggio ai tempi che corrono se ne possono trovare a volontà, per il programma in tre giorni e sei sessioni della scuola. Aprono un filosofo, Roberto Esposito, e un giurista, Stefano Rodotà, sul tema «Religione e diritti umani»: due prospettive diverse, teoreticamente anzi opposte (Esposito contesta in radice l’idea di «persona» come base del diritto e dei diritti che Rodotà invece difende), a confronto, annuncia il programma, sullo stato dei diritti umani nel mondo, su come ricomporre diritto e vita, soggetto giuridico e sostrato biologico, su quale sia la definizione dell’umano a cui agganciare i diritti fondamentali. Ottime domande, specialmente se non si evade il terreno bruciante su cui ce le propone la cronaca: a proposito di razzismo e di migranti, per dire, e non solo di statuto dell’embrione o di questioni «eticamente sensibili».
Terreno bruciante anche sotto la seconda sessione, su «Laicità e stato costituzionale». «Nell’Occidente contemporaneo - avverte il programma - attraversato dai problemi inediti delle società multirazziali e da un imprevisto ritorno di un ruolo pubblico delle religioni, la laicità torna a essere un problema teorico e politico», cui le Costituzioni del secondo dopoguerra non sempre riescono a far fronte. Verissimo. E’ pur vero però che ci sono Costituzioni come quella francese che eccedono in fede laica ce ne sono altre, come quella italiana, che eccedono in concordati cattolici, e prima che la società multietnica non riescono a fronteggiare le coppie di fatto. Ad Alfonso Catania, Luigi Ferrajoli e Luciano Violante le risposte.
Terzo tema, «Identità e integrazione»: anche qui stiamo nel cuore del presente e dei suoi conflitti, cronaca docet. Ne parleranno Remo Bodei, Vincenzo Vitiello e Eugenio Mazzarella, tra le voci migliori disponibili, anche se soprattutto (e non solo) in materia di identità e differenza la voce della filosofia femminile non sarebbe stata di troppo: ma per quanto programmi di aprirsi al vivaio dei filosofi quarntenni, la Fondazione resta saldamente monosex. Ecco infatti gli altri nomi: Mons. Pietro Coda e Peter Sloterdijk, uno dei filosofi più interessanti del panorama europeo contemporaneo, su «Chiesa e società post-secolare»; Salvatore Natoli e Felix Duque su «Occidente, relativismo e fondamentalismo religioso»; e in chiusura Tzvetan Todorov, Charles Larmore e Massimo D’Alema, moderatore Mario Orfeo, su «Religione e democrazia in Europa e negli Stati uniti», segnatamente su questo quesito: tra le due sponde dell’Atlantico, «c’è davvero un God gap da colpare, o c’è una critica della religione da rinnovare»?