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SCIENZA.Cosmologia e Fisica delle particelle....

L’UNIVERSO E LA NOSTRA SCONFINATA IGNORANZA. Al CERN di Ginevra sta per essere avviato l’Lhc (Large Hadron Collider). Vedremo che cosa è successo immediatamente dopo il Big Bang. Il resoconto di una visita sul posto di Fabrizio Ravelli - a cura di pfls

È un momento storico per la scienza, e quel che scopriremo potrebbe cambiare i libri di testo. Fra un anno o due, c’è la possibilità che si scopra l’origine della materia oscura che costituisce il venticinque per cento dell’universo.
mercoledì 10 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Vedremo l’origine dell’universo, che cosa è successo un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, perché quelle sono le condizioni che verranno ricreate. Un progetto simile non è mai stato tentato, ed è il più ambizioso al mondo. Non poteva succedere che qui al Cern, il più importante laboratorio planetario per la fisica delle particelle, l’impresa che (dal 1954) tiene insieme venti stati membri europei, e circa sessanta di tutto il mondo, impegnando ogni giorno ottomila (...)

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> L’UNIVERSO E LA NOSTRA SCONFINATA IGNORANZA. Al CERN di Ginevra sta per essere avviato l’Lhc (Large Hadron Collider). --- Secondo informazioni di primissima mano sappiamo che sulla terra che è scappata dalla terra mancherebbero soltanto i mutui e gli affitti da pagare, Bossi, Carfagna e Gelmini, i piatti da lavare, il mal di testa e le partite di calcio (di Francesco Merlo)..

mercoledì 10 settembre 2008

Quanto ci piace l’apocalisse

di FRANCESCO MERLO *

SE SIETE vivi e ci state leggendo, allora siete già in un altro mondo, anche se con le stesse fattezze di quello che è appena finito. Ci hanno detto infatti che alla fine del buco nero, nel quale siete già precipitati, c’è la terra numero due, anello gemello di ricambio, solo apparentemente con gli stessi ingredienti, con lo stesso giornale che infatti avete ancora in mano e con gli stessi scienziati giocherelloni. Sono infatti loro che in un immenso laboratorio sotterraneo, sepolto a un centinaio di metri sotto il confine tra Francia e Svizzera, stanno sottoponendo il pianeta all’accanimento epistemologico, vale a dire alla verifica del big bang.

Secondo informazioni di primissima mano sappiamo che sulla terra che è scappata dalla terra mancherebbero soltanto i mutui e gli affitti da pagare, Bossi, Carfagna e Gelmini, i piatti da lavare, il mal di testa e le partite di calcio. E che il resto si vedrà. Di sicuro non ci può essere nuovo mondo senza fine del mondo. Anche gli Stati Uniti nacquero per scappare dalla guerra tra Cristo e antiCristo che in Europa annunziava appunto la fine del mondo. L’America fu il buco nero dei padri pellegrini, la rigenerazione dell’umanità.

Comunque sia, voi che state leggendo questo articolo, per favore, non dimenticate il cielo. Ogni tanto alzate gli occhi per vedere se lassù, senza chiasso, il sole non si stia spegnendo o al contrario non si stia espandendo. Non è infatti detto che il big bang venga avvertito con un rumore, potrebbe trattarsi di uno scuotimento convulsivo silenzioso. E dunque la fine del mondo potrebbe anche essere piacevole, come un nirvana, un’interruzione di coscienza appena percettibile, un sogno.

Se invece foste morti e non poteste leggerci, se domani non sarà insomma un altro giorno, ebbene allora sarebbe stata un’eutanasia o meglio una ’autanasia’, non un suicidio per mettere fine alla sofferenza, ma un suicidio per gioco scientifico, per un’esplosione che non serve a nulla se non a provare un’ipotesi cosmologica.

Non è la prima volta che viene annunziata la fine del mondo. Anzi, si può dire che la storia del mondo è piena di fini del mondo, ma certo questa sarebbe la prima fine del mondo tutta umana, una fine del mondo laica e secolare, senza sacre scritture, senza Dio e senza religioni, innescata in laboratorio, senza paradisi inferni e purgatori, senza giudizio universale in ordine alfabetico, ma anche senza l’angoscia delle processioni dell’ultimo giorno e delle utopie millenaristiche, senza esegesi bibliche o riscoperte di testi aramaici.

Convinti che ci sia un rapporto stretto tra la scienza e le convinzioni più bizzarre, tra i miti e le scoperte scientifiche, tra, per esempio, l’eliocentrismo copernicano e l’eliocentrismo precristiano..., convinti insomma che l’oscurantismo sia alla base del sistema solare o, se volete, che il sistema solare legittimi i miti oscurantisti, siamo tutti qui ad aspettarla davvero questa fine del mondo da ’Large hadron collider’ che un gruppo di scienziati ha messo in moto e che un altro gruppo di scienziati vanamente ha cercato di fermare.

Entrambi sono ossessionati dalla fine e dal cominciamento, proprio come lo erano gli antichi movimenti spiritualistici e millenaristici. Gli scienziati insomma hanno sostituito l’atomo alla preghiera. Sono loro i nostri stregoni, credono nella fine del mondo un po’ come Keplero che, grande scopritore dell’orba ellittica del pianeta, era, in realtà, un mistico del numero. Credeva nella perfetta geometria di Dio, descriveva i demoni e i mostri lunari ma proprio la sua passione oscurantista per la geometria gli fece prefigurare lo studio dei cristalli. Notò infatti che "ogni volta che smette di nevicare i primi fiocchi di neve prendono la forma di un asterisco a sei angoli. Perché non a cinque e neppure a sette angoli?".

E si sa che Voltaire decapitava lumache e che Spallanzani passò la vita ad amputare rospi. E se il fisico Charles Wilson non fosse stato un fanatico delle nuvole al punto di cercare di fabbricarle in laboratorio mai avrebbe messo a punto, senza volerlo, quel sistema per trattenere le particelle elementari che gli fruttò il Nobel.

Ecco: se non fossero fanatici della fine del mondo, "alla ricerca della particella di Dio" come ha appunto dichiarato James Gillies, il portavoce del Centro di Ricerche Nucleari di Ginevra, i nostri scienziati non avrebbero creato l’appuntamento odierno con l’Apocalisse. "I miei calcoli indicano che il rischio che un buco nero mangi il pianeta a causa dell’esperimento è serio", ha affermato il professor Otto Rossler, un chimico tedesco della Eberhard Karls University.

Insomma oggi 10 settembre 2008 abbiamo la prova finale che la scienza è il prodotto del suo contrario e che il progresso scientifico è fatto più di buio che di luce. Come sosteneva Leo Szilard, uno dei padri della bomba atomica, grande amico di Fermi e di Einstein. Nel 1963 Szilard abbandonò la scienza e cercò di convincere un miliardario americano a finanziare con trenta milioni di dollari all’anno una Fondazione per riunire i più grandi scienziati della Terra. Divisi in dieci comitati di dodici sapienti, essi avrebbero dovuto usare la scienza per fermare la scienza o quanto meno per ritardarla, ritardando così il ritorno delle tenebre e la nostra fine. E dunque, se l’anello gemello all’altro capo del buco nero fosse solo una balla, oggi nessuno di noi potrebbe testimoniare che il povero Szilard aveva ragione. Bang.

* la Repubblica, 10 settembre 2008.


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