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SCIENZA.Cosmologia e Fisica delle particelle....

L’UNIVERSO E LA NOSTRA SCONFINATA IGNORANZA. Al CERN di Ginevra sta per essere avviato l’Lhc (Large Hadron Collider). Vedremo che cosa è successo immediatamente dopo il Big Bang. Il resoconto di una visita sul posto di Fabrizio Ravelli - a cura di pfls

È un momento storico per la scienza, e quel che scopriremo potrebbe cambiare i libri di testo. Fra un anno o due, c’è la possibilità che si scopra l’origine della materia oscura che costituisce il venticinque per cento dell’universo.
mercoledì 10 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Vedremo l’origine dell’universo, che cosa è successo un decimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, perché quelle sono le condizioni che verranno ricreate. Un progetto simile non è mai stato tentato, ed è il più ambizioso al mondo. Non poteva succedere che qui al Cern, il più importante laboratorio planetario per la fisica delle particelle, l’impresa che (dal 1954) tiene insieme venti stati membri europei, e circa sessanta di tutto il mondo, impegnando ogni giorno ottomila (...)

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> L’UNIVERSO E LA NOSTRA SCONFINATA IGNORANZA. --- Collisioni record avvenute nell’Lhc. "La nave è salpata verso terre sconosciute", per il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni

lunedì 9 maggio 2016

Collisioni record nell’Lhc, sono una porta sull’ignoto

Verso fenomeni nuovi, da materia oscura a nuove dimensioni *

di Redazione Ansa *

Prime collisioni da record nell’ acceleratore più grande del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, dove fasci che contengono 300 ’pacchetti’ di particelle scorrono stabilmente nell’anello di 27 chilometri all’energia di 13.000 miliardi di elettronvolt (13 TeV).

Scontrandosi, fasci del genere possono produrre particelle finora sconosciute, alzando il sipario su fenomeni fisici inediti, come la composizione della materia oscura che occupa il 25% dell’universo o l’esistenza di più dimensioni.

"Una grande emozione": per il direttore del Cern, Fabiola Gianotti, veder ripartire l’acceleratore più grande del mondo è sempre straordinario, ma quest’anno è davvero un’occasione unica: "con i dati che potranno raccogliere nel 2016, gli esperimenti permetteranno di ottenere misure più precise del bosone di Higgs, come di altre particelle e fenomeni noti", ha osservato in una nota del Cern. Nello stesso tempo, ha aggiunto, i dati "ci permetteranno di guardare ad una nuova fisica, con un accresciuto potenziale di scoperta"

"La nave è salpata verso terre sconosciute": per il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, con le collisioni record avvenute nell’Lhc la fisica ha ormai cominciato il viaggio più avventuroso di sempre, che potrebbero portarla a toccare territori completamente sconosciuti.

"La macchina sta funzionando, nonostante le faine", ha detto Ferroni riferendosi all’incidente a un trasformatore provocato da una faina, che ha provocato qualche giorno di ritardo. "Sono state raggiunte le collisioni di particelle all’energia più alta cui abbia mai funzionato una macchina, adesso - ha aggiunto Ferroni - dobbiamo avere pazienza e sperare che la natura abbia deciso di darci una mano".

Il primo compito dell’acceleratore, importantissimo, è studiare nei dettagli il bosone di Higgs", la particelle grazie alla quale ogni cosa ha una massa scoperta nel 2012. Ma la speranza, ha concluso, è di riuscire a vedere fenomeni completamente nuovi.

Un miliardo di collisioni al secondo per centimetro quadrato: è l’obiettivo ambizioso che il Cern ha in programma di raggiungere entro l’anno, con la nuova fase del funzionamento dell’Lhc.

Da questo momento in poi la macchina comincia una corsa senza precedenti, con fasci di particelle destinati a diventare sempre più ricchi. Già nel 2015 l’acceleratore Lhc aveva raggiunto l’energia record di 13.000 miliardi di elettronvolt (13 TeV), ma i fasci di particelle che vi scorrevano non erano ricchi come quelli attuali. Era stata una sorta di "prova generale", ha osservato il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni.

"Più i fasci di particelle sono ricchi, ossia più ’pacchetti’ i particelle contengono, più aumenta il numero delle collisioni che si possono ottenere ogni secondo e aumenta di conseguenza la quantità di dati che riusciamo a collezionare", ha spiegato Mirko Pojer, uno dei responsabili delle operazioni di Lhc. E più dati ci sono, più aumenta la probabilità di fare scoperte: "è come avere un telescopio che permette di guardare sempre più lontano", ha aggiunto.

Per avere un’idea dell’intensità dei fasci di particelle, basti pensare che quelli attuali comprendono 300 pacchetti di particelle; il prossimo passo, probabilmente a giorni, sarà arrivare a 600, quindi a 1.000, 1.500, 2.000. L’obiettivo è arrivare a circa 2.800 entro l’anno, ma se ci saranno le condizioni tecniche si saprà soltanto dopo il fermo per la manutenzione previsto in giugno.

* Ansa, 09 maggio 2016 (ripresa parziale).


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