Ginevra, la prima volta del Big Bang in miniatura
Migliaia di miliardi di gradi: la temperatura dei primi istanti dell’universo ricreata in laboratorio
Successo del test nel più grande acceleratore di particelle del mondo
di Elena Dusi (la Repubblica, 08.11.2010)
ROMA - Il Big Bang è una fontana di colori. O almeno così lo ha dipinto l’ultimo esperimento del Cern, il più incredibile per le energie raggiunte e il più ambizioso perché getta lo sguardo proprio al centro di quel caos primordiale.
La "grande esplosione" è stata riprodotta, ma in miniatura: nello spazio occupato da un nucleo di atomo. In questo punto cento metri sotto terra e a poca da distanza da Ginevra, l’acceleratore di particelle Lhc (Large hadron collider) ha iniziato ieri a far scontrare nuclei di atomi di piombo. Elementi così pesanti, ricchi di protoni e neutroni, quando entrano in contatto a una velocità quasi uguale a quella della luce si fondono, liberando i mattoni più piccoli della materia (quark e gluoni) in una "zuppa" di migliaia di miliardi di gradi che è esistita solo fino a 10 milionesimi di secondo dopo il Big Bang. Poi tutto si è raffreddato ed è scomparso dalla nostra vista. Almeno fino a ieri è, quando è tornato davanti agli occhi dei fisici del Cern sotto forma di spettacolari fontane multicolori.
«Le collisioni fra nuclei di elementi pesanti sono state studiate anche da altri acceleratori. Ma Lhc a Ginevra raggiunge energie molto superiori. Non avevamo mai realizzato nulla di simile» spiega Paolo Giubellino, lo scienziato dell’Istituto di fisica nucleare di Torino che guida Alice, l’esperimento del Cern concepito proprio per "guardare" il Big Bang. «La temperatura nel punto delle collisioni è pari a 100mila volte quella del centro del Sole, il calore 10mila volte superiore al cuore di un reattore a fusione nucleare. Continueremo con questi esperimenti per un mese, aumentando sempre più il numero di collisioni, poi ci fermeremo alcune settimane per migliorare ancora i rivelatori».
Quando la "zuppa" (che tecnicamente si chiama "plasma di quark e gluoni") si raffredda pochi istanti dopo essersi formata, emette una serie di particelle ad alta energia che gli strumenti di Lhc sono in grado di etichettare e seguire nelle loro traiettorie. «In queste prime ore siamo partiti da misure molto semplici, per capire quante particelle sono state prodotte e come sono distribuite. Ma già nei prossimi giorni aumenteremo i dettagli delle nostre osservazioni», spiega Federico Antinori, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare di Padova, che si occupa dell’analisi dei dati di Alice.
Alice non è l’unico esperimento del Cern guidato da un italiano. Al momento tutti e quattro i grandi "occhi" costruiti per osservare le collisioni ad alta energia di Lhc hanno un responsabile del nostro paese. Oltre a Giubellino capo di Alice, completano il poker Fabiola Gianotti dell’esperimento Atlas, Guido Tonelli di Cms e Pierluigi Campana di LhcB. Nella democrazia del Cern, sono gli stessi fisici a votare il loro direttore. All’interno di Lhc - costruito in una ventina di anni, costato circa 6 miliardi di euro e inaugurato nel 2008 - lavorano 7mila scienziati da 40 paesi del mondo.