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COSTITUZIONE, EVANGELO, e NOTTE DELLA REPUBBLICA (1994-2016): PERDERE LA COSCIENZA DELLA LINGUA ("LOGOS") COSTITUZIONALE ED EVANGELICA GENERA MOSTRI ATEI E DEVOTI ...

VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico. Una nota (del 2006) - di Federico La Sala

La Costituzione è (...) la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea).
domenica 31 gennaio 2016 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il messaggio del patto costituzionale, come quello del patto eu-angelico ...e della montagna è ben-altro!!! La Costituzione è - ripetiamo: come ha detto e testimoniato con il lavoro di tutto il suo settennato il nostro Presidente, Carlo A. Ciampi - la nostra “Bibbia civile”, la Legge e il Patto di Alleanza dei nostri ’Padri’ e delle nostre ’Madri’ Costituenti (21 cittadine-sovrane presero parte ai lavori dell’Assemblea), e non la ’Legge’ di “mammasantissima” e (...)

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> VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" ---- Laici-cattolici ora serve un passo avanti (di Gian Enrico Rusconi)

venerdì 27 settembre 2013

Laici-cattolici ora serve un passo avanti

di Gian Enrico Rusconi (La Stampa, 27 settembre 2013)

Il salto di qualità e di civiltà comunicativa che sta segnando in queste settimane il rapporto tra laici e uomini di Chiesa è un’ottima cosa. Ma mostra anche i suoi limiti. Lo dico senza polemica, ma per andare avanti.

Nell’intenso scambio, diffuso in rete, dei direttori dei giornali nel «cortile dei giornalisti», curato dal cardinale Gianfranco Ravasi, c’era un dettaglio solo apparentemente secondario. Lo snodarsi degli argomenti è rimasto ferreamente chiuso nelle categorie convenzionali «credenti» e «non credenti», «fede e ragione», «laici e cattolici». Mentre molti dei contenuti espressi nel confronto erano virtualmente esplosivi di queste categorie, esse presidiavano di fatto la comunicazione perché non superasse i confini delle competenze degli interventi. Illuminante e perentoria è stata la chiusa del direttore dell’Osservatore romano, Giovanni Maria Vian: «Il giornale è la Bibbia laica. Ma molto più interessante è la Scrittura Sacra vera». Punto a capo.

Tutto l’equivoco è qui. I direttori dei giornali hanno dato voce non solo alle esperienze, alle emozioni, alle riflessioni personali ma anche a quelle colte e raccolte dai loro giornali, ma si sono cautamente fermati davanti a questo punto. Già soddisfatti di quanto sta accadendo. l pontificato di Francesco infatti sembra annunciare la fine della stagione dello scontro sui «valori non negoziabili», delle identità esibite e collettivamente impositive, della reciproca negazione della legittimità (morale e intellettuale) di posizioni di fatto incompatibili che hanno creato seri problemi di convivenza civile e istituzionale.

Ma la nuova stagione diventa davvero innovativa se è intellettualmente solida e parta dai temi che sono rimasti «sospesi» («natura umana», «diritti originari della persona», «famiglia» ecc.). Sono questi temi che danno sostanza ai buoni sentimenti e danno vigore ad una nuova convivenza tra cittadini. La laicità infatti non è semplicemente uno stato dell’anima o una opzione personale, ma è lo statuto della cittadinanza.

La strategia comunicativa di Papa Francesco è chiara: «Voi conoscete la dottrina della Chiesa, di cui sono fedelissimo figlio, ma io vi dico: chi sono io per giudicare?». E’ una formula formidabile sul piano pastorale, che ha spiazzato i clericali di tutte le sfumature. Ma rimane enigmatica nei suoi contraccolpi dottrinali.

Tutti si affrettano a dire che non ci sarà alcuna rettifica dottrinale, nessun «cedimento sui principi». E’ evidente. Nessuno le attende. Ma si rischia un brutto paradosso: è come se la dottrina non sia considerata poi così importate rispetto al nuovo messaggio pastorale.

La vera sfida invece è come affermare il primato di una umanità accolta così com’è, nella sua autenticità e fragilità, e insieme conciliarla con una dottrina che parla di «verità» al punto da far dire ad alcuni uomini di Chiesa di essere loro i veri «esperti di umanità». Questa convinzione non si concilia con una visione laica che ha un riferimento (ovviamente critico) alle scienze dell’uomo e non può accettare una «antropologia» che è il rivestimento modernizzante di dottrine legate a culture e società storicamente e geograficamente ben definite, nonostante rivendichino per sé «la verità».

Non intendo affatto riaprire un contenzioso polemico che andrebbe in direzione opposta allo spirito che guida il Pontefice. Voglio semplicemente dire che comunicazione e impianto teorico (o di «verità») convergono e si sostengono reciprocamente.

Papa Bergoglio ha sfiorato in alcuni passaggi questo problema nella sua lettera pubblicata su Repubblica . Quando ha dato - discorsivamente - assoluta centralità alla «coscienza», quando ha parlato di «verità come relazione» («Ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive».) E, ancora più avanti, quando in modo disarmante confessa che «bisogna intendersi sui termini e reimpostare in profondità la questione».

E’ qui che mi aspettavo una ripresa della tematica, un soprassalto da parte dei commentatori, invece che l’enfasi sullo stile nuovo di comunicare del Papa. La battuta che «Gesù anticipa il linguaggio sintetico dei tweet» può far sorridere, ma sposta semplicemente il problema. Twittare non rappresenta nessun salto di qualità né concettuale né culturale. Questo il Papa lo sa, ma non so se è consapevole del sentiero stretto che sta percorrendo con il suo stile comunicativo. I suoi ammiratori (religiosi e laici) oltre che lodarlo in continuazione, dovrebbero dargli una mano, sul serio.

PS:

Con sorprendente sincronia il Papa emerito Ratzinger risponde a Piergiorgio Odifreddi con una lettera di spessore teorico e storico, quasi a completare lo stile del Papa in ufficio. In realtà il destinatario della lettera si presta sin troppo facilmente alla lezione critica che gli viene impartita.

Non è infatti difficile controbattere le ingenuità intellettuali del matematico Odifreddi, magari simpatico nel suo sfottente ateismo, ma poco consistente sul piano filosofico e storico. Se ci si vuole confrontare con un ateismo solido nel mondo della scienza, occorre cercare tra i cultori delle scienze biologiche e biogenetiche.

Ma soprattutto - e qui torniamo alle prime riflessioni fatte sopra
-  si deve archiviare o meglio decostruire le convenzionali, quasi tautologiche, contrapposizioni tra «scienza» e «fede», con le quali ci troviamo ingabbiati nel discorso corrente. Questa è la sfida.


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