Meglio cattolici divisi tra destra e sinistra
di Franco Monaco (Corriere della Sera, 17 giugno 2012)
Caro direttore,
Dario Antiseri e Massimo Teodori propongono di dare vita a formazioni politiche, l’uno di ispirazione cattolico-liberale, l’altro laico-riformista. Non a caso l’uno rispondendo all’altro, quasi in termini reattivi. Lo ritengo un errore.
Penso piuttosto abbia ragione il ministro Andrea Riccardi nel richiamare che le esperienze politiche più alte nello sviluppo della democrazia italiana si sono rette su un fecondo dialogo-cooperazione tra laici e cattolici. Si possono discutere i limiti del bipolarismo che abbiamo conosciuto nel recente passato. Non però sotto un profilo di rilievo: quello di una democrazia sanamente competitiva che si mettesse dietro le spalle l’eredità lunga della «questione romana» (cioè la pregiudiziale opposizione politica e di schieramento tra cattolici e non) con il conseguente sviluppo di partiti e coalizioni che si caratterizzano e si distinguono laicamente non su base ideologico-religiosa ma su base politica e programmatica, diciamo pure lungo l’asse destra-sinistra.
A mio avviso, il pluralismo politico tra i cattolici italiani è stato un guadagno sia per la Chiesa, che vede così esaltate la libertà e l’universalità della sua missione, al riparo anche solo dal sospetto che essa «prenda posizione» tra le parti politiche, sia la democrazia italiana con l’attenuazione dello storico sovraccarico ideologico che ne ha inibito a lungo una libera articolazione. Semmai non ha giovato alla Chiesa italiana una qualche sua esposizione politica non esattamente super partes nel ciclo politico più recente.
Rilevo con preoccupazione il segnale di una regressione al contenzioso laici-cattolici anche dentro il Pd quando qualcuno prospetta primarie ove si oppongano candidati che qualifichino la propria piattaforma non sulla loro idea dell’Italia ma sui diritti civili e sulle unioni di fatto. Temi che semmai esigono mediazioni alte e sintesi larghe nei partiti e tra i partiti.
Mi distingue invece da Riccardi - se ho inteso bene - l’idea che l’incubatore di una nuova esperienza politica possa essere il governo Monti, dopo il quale piuttosto mi auguro si ristabilisca una fisiologica dialettica democratica tra offerte politiche tra loro in civile competizione. Apprezzo il governo dei tecnici, ma considero la politica democratica competizione/confronto tra visioni e soluzioni diverse. Non il pensiero unico e la soluzione unica dettata dal sapere tecnico.