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INDIETRO NON SI TORNA. In memoria di Papa Luciani - il Papa del Sorriso, il Sorriso di Dio ("Charitas") ...

UN CODICE ETICO PER LA TEOLOGIA. DA LUCIANO DI SAMOSATA UNA ULTERIORE SOLLECITAZIONE A PAPA BENEDETTO XVI, A RETTIFICARE I NOMI - di Federico La Sala

EU-ANGELO, BUONA-NOTIZIA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-16). «Et nos credidimus Charitati...»!!!!
venerdì 20 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
Codice etico per lo Storico *
"Così dunque deve essere per me lo storico: impavido, incorruttibile, libero, amante della franchezza e della verità, e come dice il comico, capace di chiamare i fichi, fichi, e la barca, barca, di non risparmiare o concedere nulla per odio o per amicizia; non deve avere riguardo, pietà, vergogna, o paura; sia un giudice imparziale, benevolo verso tutti ma non al punto di concedere a nessuno più di quel che gli è dovuto; nelle proprie opere deve essere (...)

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> UN CODICE ETICO PER LA TEOLOGIA. ---- Pallio, pastorale e trono papale. Benedetto XVI rifà il look al rito (di Claudia Fusani).

domenica 29 giugno 2008


-  Oggi, giorno dei SS.Pietro e Paolo, il Pontefice ha inaugurato la nuova stola
-  Dall’inizio del Pontificato modificati anche il bastone e l’eucarestia

-  Pallio, pastorale e trono papale
-  Benedetto XVI rifà il look al rito

-  Monsignor Marini, responsabile delle celebrazioni liturgiche pontificie,
-  spiega all’Osservatore Romano il motivo di questa rivoluzione di simboli

-  di CLAUDIA FUSANI *

ROMA - Le grandi rivoluzioni s’intravedono sempre nelle piccole cose. E la difesa di un credo riparte sempre dai suoi simboli, più o meno antichi, più o meno dimenticati, per questo, magari, più forti. Seguendo, a modo suo, il filo che lega spiritualità e fisicità Benedetto XVI sta compiendo una grande rivoluzione con piccoli gesti: tentare il rilancio della religione cattolica utilizzando la forza fisica e simbolica del rito, degli oggetti, dei simboli e dei paramenti. Se una liturgia è stanca - come può essere quella cattolica e della SS.Messa - il suo rilancio, la sua ripartenza, passa dalla celebrazione della messa in latino ma anche dalla stola di lana bianca riveduta e corretta, dai cappelli a larghe tese ai mocassini dello stesso punto di rosso antico, da altri copricapi e coprispalla ai grandi crocifissi pettorali. Come quello d’oro con diamanti e zaffiri che Silvio Berlusconi ha regalato a Sua Santità nel giorno della visita in Vaticano.

Oggi, giorno dei SS.Pietro e Paolo, celebrando messa in S. Pietro, il Pontefice ha realizzato un altro passo di un percorso in realtà iniziato con l’avvio del suo pontificato. Percorso spirituale ma soprattutto "politico", massmediatico, qualcuno osa anche dire "modaiolo". Si faceva notare, giovedì 26 giugno, la pagina con foto a colori su L’Osservatore romano dedicata alle vesti liturgiche, quasi una concessione alle vanità di un magazine di moda. E comunque Esquire, magazine americano di moda e costume, ha indicato Benedetto XVI come l’uomo che meglio sceglie gli accessori di abbigliamento. Molti avranno notato, poi, con quale attenzione il Pontefice leva appena può gli occhiali. Insomma, studioso, scrittore (due milioni di copie di libri venduti), politico, attento all’ecumenismo, legato alla tradizione e... così umanamente vanesio.

(GUARDA LE FOTO)

Il Credo Niceno. Cominciamo dall’ecumenismo. Con un gesto "rivoluzionario", nella messa di questa mattina in San Pietro, Benedetto XVI ha ceduto la parola al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, chiedendo che fosse lui a tenere l’omelia "per la grande festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni di questa Chiesa di Roma e posti a fondamento, insieme agli altri Apostoli, della Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica".

Per tradizione il 29 giugno una delegazione della Chiesa di Costantinopoli è presente in Vaticano. Quest’anno la delegazione è guidata dallo stesso Patriarca, Sua Santità Bartolomeo I. Il Santo Padre lo ha atteso sul sagrato della Basilica, insieme sono entrati in S. Pietro, hanno rivestito i paramenti e sono saliti all’altare. Insieme poi, i "capi" delle due chiese, hanno recitato la professione di fede, il Simbolo Niceno Costantinopolitano nella lingua originale greca, secondo l’uso liturgico delle Chiese bizantine. Poi l’omelia e infine anche un’unica benedizione nel nome di San Paolo, apostolo delle genti.

Il pallio. Come annunciato tre giorni fa da L’Osservatore Romano che ha ospitato una lunga intervista a monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, stamani il Papa ha inaugurato un nuovo pallio, il simbolo del vescovo buon pastore e insieme dell’Agnello crocifisso, il paramento che più di tutti fa chiesa in quanto comunità. In realtà si tratta del recupero del vecchio pallio che ha una forma circolare chiusa, con i due estremi pendenti sul petto e sulla schiena. Le croci che lo adornano restano rosse, ma la forma è più grande e lunga. "Si recuperano alcuni aspetti della forma precedente al pontificato di Giovanni Paolo II" ha spiegato monsignor Marini.

Il pallio pontificio, paramento liturgico utilizzato fin dall’antichità, è un panno di lana bianca che usano solo il Papa e i metropoliti (quello del Pontefice è diverso da quello degli Arcivescovi). Finora Benedetto XVI ha indossato una stola simile a quelle usate prima del X secolo, incrociato sulla spalla e con cinque croci rosse, simbolo delle piaghe di Cristo. "Ma era scomodo - confessa monsignor Marini senza però dire perchè - e ha creato diversi e fastidiosi problemi dall’inizio del Pontificato".

Si rinnova anche il pastorale. Da alcuni mesi, ha spiegato monsignor Marini, il Papa ha deciso di cambiare anche il pastorale, il modello Pio IX ha vinto su Paolo VI: quello dorato a forma di croce greca usato da Pio IX al posto di quello argentato con la figura del crocifisso introdotto da Paolo VI. Questa scelta, ha spiegato il monsignore "non è solo un ritorno all’antico, ma testimonia uno sviluppo nella continuità, un radicamento nella tradizione che consente di procedere ordinatamente nel cammino della storia". Il nuovo pastorale si chiama ferula ed è "più fedele alla forma del pastorale papale tipico della tradizione romana, che sempre stato a forma di croce e senza crocifisso". E’ anche more comfortable, più leggero e maneggevole. Lo dice il monsignore, perché c’è lo spirito ma anche il corpo vuole le sue.

Paramenti liturgici. L’attenzione di Esquire al papa modaiolo scatta in inverno quando Benedetto recupera da armadi e vetrinette vaticane indumenti che non si vedevano più da anni. Ad esempio il camauro (berretto rosso dal bordo bianco portato solo in inverno), mai più visto dai tempi di Giovanni XXIII. "Le vesti liturgiche adottate, come anche alcuni particolari del rito, intendono sottolineare la continuità della celebrazione liturgica attuale con quella che ha caratterizzato nel passato la vita della Chiesa", ha spiegato monsignor Marini. La parola chiave, "l’ermeneutica", per comprendere tutto questo quindi è la continuità "nei simboli, nei paramenti e nel rito tra il prima, il dopo e il presente". L’importante, ha osservato, non è tanto l’antichità o la modernità dei paramenti liturgici, "quanto la bellezza e la dignità, componenti importanti di ogni celebrazione liturgica". Dopodichè ci sarebbe anche da dire cosa tutto questo significa e implica nell’epoca dove il visivo e l’immagine sono quasi un sesto senso.

Alto trono papale. Cambia anche quello. Anzi, ritorna, al centro dell’altare. "Vuole semplicemente mettere in risalto la presidenza liturgica del Papa, successore di Pietro e vicario di Cristo" spiega monsignor Marini. E la croce tornata al centro dell’altare, indica "la centralità del crocifisso nella celebrazione eucaristica e l’orientamento esatto che tutta l’assemblea chiamata ad avere durante la liturgia eucaristica: non ci si guarda, ma si guarda a Colui che nato, morto e risorto per noi, il Salvatore".

Modifiche anche alla comunione. C’è anche la distribuzione della comunione in bocca e in ginocchio (viaggio del Papa a Brindisi) che, rispetto all’ostia in bocca, "sottolinea - dice monsignore - la verità della presenza reale nell’eucaristia, aiuta la devozione dei fedeli, introduce con più facilità al senso del mistero". L’ostia in bocca, in fondo, è e resta "un indulto alla legge universale concesso dalla Santa Sede".

Nella società dell’immagine anche la Chiesa rafforza il suo rito recuperando i simboli. E come ha scritto Juan Manuel de Prada su L’Osservatore, "il Papa non veste Prada ma Cristo. E questa sua preoccupazione non riguarda l’accessorio ma l’essenziale. Benedetto XVI recupera gli ornamenti liturgici per rendere più comprensibile agli uomini del nostro tempo la realtà più vera della liturgia". Guardandoli, si riscopre cosa significa pallio, cosa pastorale, il trono e l’eucarestia.

* la Repubblica, 29 giugno 2008


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