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COSTITUZIONE, SCUOLA, E CASTA POLITICA. UN TRADIMENTO STRUTTURALE DELLA FIDUCIA. A "Regime leggero", avanti tutta...

CATASTROFE DELLA SCUOLA ITALIANA?! DOPO ANNI DI BERLUSCONISMO (DI DESTRA E DI SINISTRA) E RUINISMO DILAGANTE ("Forza Italia" - ancora uno sforzo!!!) SI SCOPRONO I COLPEVOLI. MINISTERO ISTRUZIONE E BANKITALIA LI HANNO "FOTOGRAFATI": SONO GLI INSEGNANTI. Una schedatura - a cura di pfls

domenica 13 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Docenti "vecchi" e meno istruiti. Nell’indagine emerge poi che gli insegnanti in Italia sono in media più vecchi del resto degli occupati e sono in prevalenza donne. Nelle regioni meridionali, in particolare, i docenti sono in genere "più vecchi, meno istruiti e con voti di laurea o di diploma inferiori a quelli dei loro colleghi che operano nel resto del paese". I più anziani possono di solito contare su un voto di diploma o laurea più basso rispetto alla media. Secondo i ricercatori (...)

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> CATASTROFE DELLA SCUOLA ITALIANA?! ----- Bankitalia: "Scuola e università inadeguate, ora misure importanti". Per la crescita infatti, ha affermato il vicedirettore generale di Bankitalia, Ignazio Visco, «la qualità del capitale umano è tanto importante quanto la sua quantità.

sabato 25 ottobre 2008

La Stampa, 25/10/2008 (12:24)

Bankitalia: "Scuola e università inadeguate, ora misure importanti"

Il vicedirettore generale Visco: capitale umano motore crescita

ROMA Per migliorare il capitale umano del Paese sono necessari «interventi importanti» su scuola e università, che offrono un’istruzione «inadeguata». È il monito della Banca d’Italia, secondo cui il capitale umano è un «motore della crescita di lungo periodo». Per la crescita infatti, ha affermato il vicedirettore generale di Bankitalia, Ignazio Visco, «la qualità del capitale umano è tanto importante quanto la sua quantità.

Le principali indagini sui livelli di apprendimento nelle scuole italiane indicano chiaramente che questa è oggi una priorità per il nostro paese. Il miglioramento della qualità del capitale umano - ha aggiunto - richiede quindi interventi importanti sulla scuola e sull’università». «Pur senza scendere in dettagli - ha sottolineato Visco in una lezione alla riunione annuale della Società italiana degli economisti a Perugia - vanno certo rivisti gli incentivi che guidano l’apprendimento come l’attività di insegnamento, va apprezzato e compensato il merito là dove si manifesta, è necessaria una migliore e più continua valutazione dei programmi, dei metodi e dei risultati, occorrono infrastrutture e ambienti scolastici adeguati e attraenti».

In Italia, ha spiegato, «il livello medio di istruzione della popolazione è ancora basso, in quantità e in qualità, e inferiore a quello di quasi tutte le economie avanzate (nel 2006, la quota di popolazione in età da lavoro con titolo d’istruzione universitaria era poco più del 13% circa metà della media Ocse; tra i più giovani il tasso sale al 17%, contro il 33% medio dei paesi sviluppati). Anche il rendimento dell’istruzione è relativamente basso nel confronto internazionale, pur se ancora apparentemente superiore a quello di investimenti alternativi». «Diversi fattori - secondo il vicedirettore di Palazzo Koch - concorrono a spiegare questi risultati. La forte dipendenza dei risultati dalle condizioni iniziali (reddito e livello d’istruzione dei genitori) suggerisce la presenza di vincoli all’ingresso per le fasce di popolazione più svantaggiate. Non sembrano esservi, inoltre, sufficienti meccanismi in grado di valorizzare il merito e premiare i comportamenti e i risultati individuali, con la conseguenza che tendono a ridursi le esternalità positive associate all’investimento in capitale umano».

«Ma l’associazione tra un basso livello di istruzione e una bassa remunerazione della stessa - ha ammonito Visco - suggerisce che anche la qualità dell’istruzione fornita dal nostro sistema scolastico è inadeguata: a un’istruzione di bassa qualità le imprese reagirebbero, in condizioni di informazione imperfetta, con un’offerta generalizzata di bassi salari; questi sarebbero ritenuti insufficienti a compensare il costo di un ritardato ingresso nel mercato del lavoro, riducendo l’investimento in istruzione. Il rischio è di finire in un equilibrio di bassi salari, bassa accumulazione di capitale umano, possibile disoccupazione o sotto-occupazione di coloro che hanno livelli di istruzione più elevati. L’attenzione al capitale umano e ai processi della sua formazione - ha concluso il vicedirettore - è ancora più cruciale in un contesto di crescente immigrazione».


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