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EUROPA. ITALIA, 2008 ....

ULTIMA NOTIZIA. Una riunione di grandi intellettuali (uomini e donne) delle Accademie e delle Università della Penisola ha deciso all’unanimità di approvare il nuovo inno "nazionale": "Forza Italia"!!!

Per l’avvio del nuovo anno scolastico e del nuovo anno accademico..... è prevista la presenza di tutti i Premi No-bel del Mondo.
martedì 15 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Una riunione di grandi intellettuali (uomini e donne) delle Accademie e delle Università della Penisola ha deciso all’unanimità di approvare il nuovo inno "nazionale": "Forza Italia"!!!
Alla fine, però, il Presidente della riunione, entusiasta ma non del tutto soddisfatto, ha detto: «Di più, molto di più». E ha proposto la sostituzione, nella "Nona" di Beethoven, dell’inno "nazionale" al posto del vecchio "Inno alla gioia".
Un applauso che non finiva mai ha accolto le parole del (...)

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> ULTIMA NOTIZIA. Una riunione di grandi intellettuali ... LA NONA DEL PROF. BARICCO (di Alessandra Levantesi).

martedì 12 agosto 2008

LA NONA DEL PROF. BARICCO

A Locarno lo scrittore debutta come regista con “Lezione ventuno” sulla celebre Sinfonia. Il film è visionario e difficile. Con un dubbio: il pubblico lo capirà?

di ALESSANDRA LEVANTESI *

LOCARNO. «Non mi piace il rapporto che ha con Lui la cultura ufficiale, mi pare che Lui non meriti un approccio tanto banale». Il «Lui» con la maiuscola, oggetto del discorso, è niente di meno che Ludwig Van Beethoven, vero protagonista (anche se sullo schermo appare fugacemente, di spalle e per soli quattro secondi) di Lezione ventuno, opera prima dello scrittore Alessandro Baricco, autore di una sceneggiatura tanto personale che il produttore Domenico Procacci non ha voluto affidarla a mani altrui. Con scelta spericolata perché, non avendo una struttura narrativa lineare, Lezione ventuno è un film particolarmente complicato da imbastire soprattutto per un esordiente nella regìa: «Mi diverte quando scrivo libri intrecciare le storie... Ma nel cinema è più rischioso fare acrobazie del genere: non si sa fino a che punto il pubblico è disposto a seguirti».

Ora il rischio è proprio questo: capirà il pubblico che l’idea alla base del film è paradossale? E che tramite l’immaginario personaggio di Mondrian Killroy (John Hurt) - professore che gioca a buttare giù dalla torre 144 capolavori a sua opinione sopravvalutati, fra i quali (udite udite) il Partenone e l’Ulisse di Joyce - Baricco intende smontare non quell’opera gigantesca che è la Nona Sinfonia, ma l’apparato retorico che il tempo vi ha incrostato sopra? «Beethoven è un compositore immenso e proprio per questo si dovrebbe accostarlo con uno sguardo laico, critico, non sottomesso. Invece lo vediamo sempre monumentalizzato. Ho voluto cambiare l’ottica: se solo ci spostiamo sul fianco, se mettiamo a nudo le sue umane debolezze e identifichiamo le incrinature è pazzesco quello che possiamo trovare di bellezza. In questo modo il monumento prende vita. La Nona è la grandiosa sfida di un artista sprofondato ormai nell’isolamento e nell’infelicità».

A confermare l’importanza fondamentale di chi lo ha aiutato a cavarsela in un mestiere di cui sapeva pochissimo, Baricco è venuto accompagnato non solo da Procacci e dagli attori Noah Taylor e Leonor Watling, ma anche dal direttore della fotografia, Gherardo Gossi, che ha saputo tradurre in immagini pittoriche («Ci siamo rifatti a ritratti borghesi del primo Ottocento») il suo pensiero; e dal fumettista Tanino Liberatore che, con i suoi schizzi, ha provveduto per primo a dare forma e volto a personaggi ancora fisicamente indistinti. Ma al neofita che molto ha amato l’avventura (ma «ai suoi primi passi nel cinema uno scrittore ha come la sensazione di pareti che gli si chiudono intorno») è stata utile anche la precedente esperienza teatrale: «Non mi sarebbe neppure venuto in mente di fare un film del genere, se non avessi visto tante platee riunirsi per stare a sentire uno che parla».

Perché un’innevata cornice montana? «A volte ti viene in mente una visione e lì per lì non te la spieghi: il mondo bianco e silenzioso della neve... Io ho sempre immaginato la mente di Beethoven in quegli ultimi anni come un nulla appoggiato su due o tre punti fermi. Ti inoltri in uno spazio silente e siderale ed è là che la tua voce risuona».

* La Stampa, 12.08.2008


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