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"FATTORIA ITALIA". LA SCRITTA SUL CANCELLO D’ENTRATA: "IL POPOLO DELLA LIBERTA’"

A FUTURA MEMORIA. APPROVATO IL "LODO ALFANO". L’IMMUNITA’ AD PERSONAM SALVA IL PRESIDENTE DI "FORZA ITALIA" DA TUTTO, MA NON DALL’IMMANE VERGOGNOSO REATO DELL’AVER RUBATO ALL’INTERO POPOLO ITALIANO LA PAROLA ***ITALIA*** E AVERNE FATTO IL NOME DEL SUO *PARTITO* E DELLA SUA *AZIENDA* - a cura di Federico La Sala

La Casa e la Repubblica degli italiani e delle italiane si chiamava: ITALIA. E il Presidente della Repubblica si chiamava Giorgio Napolitano....
martedì 22 luglio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Ansa» 2008-07-22 20:12
GIUSTIZIA: IL LODO ALFANO E’ LEGGE
ROMA - L’Aula del Senato ha definitivamente approvato il "lodo Alfano", il disegno di legge che garantisce l’immunità per le alte cariche dello Stato fino alla scadenza del loro mandato. Il provvedimento è stato approvato con 171 sì, 128 no e 6 astenuti.
Il ministro della Giustizia Angiolino Alfano ha difeso con forza e con piglio polemico il disegno di legge che garantisce l’immunità delle alte cariche dello Stato (il Lodo che (...)

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> A FUTURA MEMORIA. APPROVATO IL "LODO ALFANO". ---- QUIRINALE, CONSULTA E’ AUTONOMA... il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il presidente della Consulta Francesco Amirante intervengono per smorzare l’incendio in cui rischiava di rimanere bruciata la credibilità della Corte all’indomani degli attacchi sferrati alla Camera dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro.... Ma Di Pietro non ci sta e, anzi, rilancia (di Silvia Barocci).

giovedì 2 luglio 2009

Ansa» 2009-07-02 21:18

LODO ALFANO: QUIRINALE, CONSULTA E’ AUTONOMA

(di Silvia Barocci)

Con una mossa in due tempi dagli attigui palazzi di piazza del Quirinale, il capo dello Stato Giorgio Napolitano e il presidente della Consulta Francesco Amirante intervengono per smorzare l’incendio in cui rischiava di rimanere bruciata la credibilità della Corte all’indomani degli attacchi sferrati alla Camera dal leader dell’Idv Antonio Di Pietro. La richiesta di dimissioni avanzata dall’ex pm di ’Mani pulite’ nei confronti di Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano, i due "giudici spregiudicati" che in maggio hanno partecipato a una cena con il premier Silvio Berlusconi e con, tra gli altri, il Guardasigilli Angelino Alfano, ha incontrato un secco altolà da parte del Colle, al quale ha fatto seguito un "invito a tutti ad abbassare i toni" che si è levato da palazzo della Consulta. Due mosse intervallate da una dichiarazione all’ANSA del giudice Napolitano che, come già fatto dal collega Mazzella, esclude fermamente la possibilità di una sua astensione quando il 6 ottobre prossimo la Corte dovrà decidere sulla legittimità del lodo Alfano, la legge che ha bloccato i processi a carico del premier.

Di più: Paolo Maria Napolitano legge come un "tentativo di intimidazione" le sue sollecitate dimissioni. Il primo stop alle messa in mora dei due giudici arriva mentre in Senato sono in corso le votazioni sul ddl sicurezza: il Quirinale fa sapere che "non trova alcun fondamento istituzionale" la richiesta avanzata da Di Pietro, che aveva reclamato un intervento del Capo dello Stato, perché ciò "interferirebbe nella sfera di insindacabile autonomia della Corte Costituzionale". Per i giudici costituzionali non valgono di certo le sanzioni disciplinari previste per la magistratura ordinaria e comminate dal Csm, di cui Napolitano è presidente. Inoltre - viene fatto notare da alcuni - potrebbe sembrare quantomeno inopportuno un intervento del Quirinale visto che il Capo dello Stato è tra le quattro cariche beneficiarie del lodo Alfano. La ’palla’ è dunque rinviata alla Corte stessa, l’unica che ad avere il potere di decidere sulla rimozione o sospensione di uno dei suoi quindici giudici, mentre dallo scorso ottobre, quando la Corte ha varato una integrazione alle sue norme generali, non è più possibile invocare in giudizio l’astensione o la ricusazione dei giudici. Il presidente della Corte, Amirante, di ritorno da due cerimonie, si chiude nel suo studio a meditare. E nel tardo pomeriggio comunica al Quirinale la volontà di intervenire per sgombrare ogni dubbio. Il risultato è un comunicato di sette righe in cui si invitano "tutti ad abbassare i toni" e che, non senza aver ringraziato il Capo dello Stato "per la giusta indicazione di quali debbano essere i rapporti tra le istituzioni", assicura la "collegialita" in quella che sarà la decisione che la Corte, "come ha sempre fatto", prenderà "in serenità e con imparzialità e obiettività’" sul ’lodo Alfano’. Il termine "collegialita" lascia intendere, tra le righe, che il presidente non vuole intervenire con un atto formale sui due giudici che hanno cenato col premier, nonostante - si fa notare in ambienti della Consulta - la vicenda abbia irritato diverse toghe dell’Alta Corte per una mancanza di ’self restraint’ da parte di Mazzella e Napolitano.

Ma Di Pietro non ci sta, e ne ha un po’ per tutti. Al presidente Giorgio Napolitano torna a chiedere di intervenire per "ripristinare la credibilità e la sacralità " della Consulta. A dare uno stop al leader dell’Idv è il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro: Di Pietro - dice - "dovrebbe smettere di usare la funzione, il ruolo e la persona del Capo dello Stato per dare maggiore forza alle proprie polemiche politiche". Ma Di Pietro non si ferma e, anzi, rilancia: contesta il presidente Amirante ("La Consulta è serena? Questo lo dice lui, noi non se saremo convinti fino a quando i due giudici che hanno trescato con l’imputato Berlusconi non avranno rinunciato"), e si scaglia contro il giudice Napolitano ("non faccia lo gnorri, non siamo fessi").


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