Giornata conclusiva del VII congresso di Rifondazione comunista
Fino all’alba riunioni e incontri. La mozione 1 si ritrova sotto
Rc, la resa di Nichi Vendola
"Sconfitto, ma niente scissione"
Il Governatore della Puglia: "Abbiamo il 47%, la battaglia continua"
dal nostro inviato CLAUDIA FUSANI *
CHIANCIANO - Nichi Vendola e la mozione 2 sono in minoranza dentro Rifondazione comunista. Riunioni notturne che sono andate avanti fino alle cinque del mattino hanno compattato due mozioni satelliti (3-4) con Ferrero (1) contro quella di Vendola e dei bertinottiani. Verso l’astensione il documento numero 5 con il suo 1,5 per cento dei delegati. La parola finale tocca al Comitato politico che nel primo pomeriggio indicherà con voto segreto il nome del segretario. Che al momento è un giallo.
Rc senza segretario? "Nichi Vendola si è ritirato, non ha la maggioranza": sono le undici e mezzo quando Paolo Ferrero leader della mozione 1 dà ai suoi questa informazione. Allora è lei l’unico candidato? "No, in questo momento Rifondazione non ha un candidato segretario. Deciderà poi il Cpn", il comitato politico, il parlamentino di Rc. In verità il governatore della Puglia, poche seggiole più in là smentisce. E’ chiaro però che se il suo documento finirà in netta sono in minoranza, Vendola farà un passo indietro direttamente nel Cpn. "Sono sconfitto ma sereno. Considero questo congresso il compimento della sconfitta politica di aprile, la ratifica di un arretramento culturale e la fine del partito della Rifondazione comunista" dice il governatore dal palco poco prima che comincino le votazioni. Ma poi, a mettere a tacere voci di una scissione, "noi, con il nostro 47,3 per cento, non ce ne andiamo, stiamo qua a costruire la nostra battaglia".
Ferrero segretario sì o no? Anche questa una dimostrazione di "purezza" da parte dell’ex ministro della Solidarietà sociale la cui candidatura in questi giorni è stata sempre lì lì per essere ufficializzata. Ma Ferrero tiene molto a un punto: prima la linea politica, "chiara, netta, senza ambiguità", poi il segretario che "deve essere indicato dal basso, dal congresso e dall’assemblea". Ecco perché mai avrebbe fatto la scelta di candidarsi: una clamorosa contraddizione. Altra cosa è che sia il Comitato politico a votarlo in quanto rappresentante di una linea.
La notte dei lunghi coltelli. Una breve cronaca della notte può dare l’idea del dramma politico dentro Rifondazione. Poco dopo le nove di sera, sempre sotto i gazebo del parco termale di robinie e cipressi, si è riunita la Commissione statuto che avrebbe potuto ripristinare la figura del Presidente del partito accanto a quella del segretario. Un modo per dare rappresentanza ad entrambe le principali mozioni facendo, ad esempio, Vendola segretario e Grassi o Ferrero presidente. Nulla da fare. La Statuto ha invece approvato, tanto per dire, il primo articolo che indica come prospettiva "la società comunista". Non esattamente la linea di Vendola.
Mentre la Statuto è al lavoro (fino alle tre del mattino), si riunisce la Commissione politica, dove sono rappresentate tutte e cinque le mozioni. Gennaro Migliore (2) si presenta con un suo documento di possibile mediazione ma si trova davanti una situazione già predefinita: Ferrero ha riunito in un solo documento altre due posizioni. Pegolo-Giannini (documento 3, "per rilanciare il conflitto sociale") e Bellotti (mozione 4, "per la falce e il martello"). De Cesaris (5, gli ultrapacifisti) sono indecisi. In questo modo il documento approvato dalle tre mozioni raggiunge il 50 e qualcosa. E’ la maggioranza, contro il 47,7 per cento di Vendola e Migliore.
L’ultimo tentativo di Bertinotti. Va in scena, sempre di notte, un altro tentativo disperato. Questa volta è Bertinotti che parla a lungo fitto fitto con Claudio Grassi che ancora ieri dal palco aveva chiesto, quasi pregato: "Nichi, Paolo, parlatevi perché se Rifondazione di divide in due, Rifondazione muore". Ma Grassi, con la morte nel cuore, non tradirà la sua mozione. E non farà inciuci.
Nuove tensioni in mattinata. Le tensioni della notte si replicano pari pari in mattinata, nell’assemblea che deve votare le mozioni. Sono rimaste due, due soli documenti. Il primo lo legge Giovanni Russo Spena (1-3-4): dice "no alla Costituente di sinistra", "no a qualsiasi alleanza con il Pd", parla di "ricostruzione dal basso e da sinistra", di "lotta di classe e al capitalismo", di "lanciare nuovi referendum sul sociale", soprattutto che la nuova Rifondazione "dovrà decidere non da posizioni di vertice ma in nome del pluralismo interno". Qualche fischio, molti applausi, sala divisa come sempre. Poi prende la parola Graziella Mascia, per la piattaforma 2. E si arriva a un passo dalla rissa. "Nel documento appena letto - contesta Mascia - ci sono cose molto gravi rispetto alla storia di Rifondazione. La mozione 2 (Vendola ndr) presenta un altro documento e afferma che in questo congresso si è impedito di cercare una soluzione unitaria. Sapete, si può tenere il simbolo di un partito e insieme buttarne via la storia".
La battaglia ora - nel primo pomeriggio - si sposta nel segreto dell’urna. I componenti del "parlamentino" (il Comitato politico) eletti in proporzione ai risultati ottenuti dalle varie mozioni, dovrebbero essere tra i 240 ed i 260 e Ferrero sarebbe in vantaggio di 10-15 voti sul governatore.
Comunque vada, se anche ci fosse quel "miracolo" che per un pugno di voti o di astensioni lascia Rifondazione ai "miglioristi" bertinottiani anziché ai "duri e puri, opposizione sempre, governo mai" di Ferrero, il partito è spaccato. E da oggi comincia una fase nuova per tutta la sinistra.
* la Repubblica, 27 luglio 2008.