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Politica e Religione. Una preistorica alleanza....

L’AMERICA, L’EUROPA, E L’EGEMONIA DELLA CORPULENTA E RATZISTOIDE IDEOLOGIA DI "MAMMASANTISSIMA". LA POLITICA DEL PANCIONE. Una riflessione di Barbara Spinelli - a cura di Federico La Sala

domenica 7 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] C’erano una volta due corpi del Re - accadeva nelle monarchie medievali descritte da Kantorowicz negli Anni 50: il corpo mortale e quello eterno, santo, che raffigura l’istituzione e la Corona e s’incarna in questo o quel re. Ora s’aggiunge un terzo corpo: la pancia incinta che la donna politica, non senza cinismo, eleva come trofeo. La pancia della diciassettenne Bristol, figlia della candidata alla vice presidenza. O la pancia del ministro della giustizia Rachida Dati, in Francia. (...)

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> L’AMERICA, L’EUROPA, E L’EGEMONIA DELLA CORPULENTA E RATZISTOIDE IDEOLOGIA DI "MAMMASANTISSIMA". LA POLITICA DEL PANCIONE. --- Sogni di coppia, l’Addormentata si risveglia (di Ida Dominijanni).

mercoledì 1 ottobre 2008

11 settembre , sette anni di paura 9/11

Sogni di coppia, l’Addormentata si risveglia

Dall’attentato alle Twin Towers gli Usa sono piombati in una mentalità in cui chiunque può diventare nemico. Ma le vittime più numerose sono sono state le libertà civili, le garanzie democratiche, la privacy. E la guerra in Iraq è stata rimossa

di Ida Dominijanni (il manifesto - 11 settembre 2008)

Che colori la bocca di un pitbull, come secondo Sarah Palin, o di un maiale, come secondo Obama (e Mac Cain, che aveva usato la stessa espressione all’indirizzo di Hillary Clinton un anno fa), il rossettosimbolo dell’ultima fase delle presidenziali americane ha una sua storia che risale al crollo delle Torri Gemelle.

Fu all’indomani dell’11 settembre, secondo Susan Faludi, che gli esperti di makeup proclamarono «il ritorno del rossetto rosso» come segno di femminilità e di vitalità, completando con questo sigillo il riassetto dei ruoli sessuali e del rapporto fra sfera pubblica e focolare domestico operato nell’immaginario americano da un’offensiva mediatica senza precedenti. Obiettivo, farla finita con il femminismo, reo di aver attaccato e delegittimato la virilità dura e pura; risvegliare dal sonno la Bella addormentata, ossia la femminilità tradizionale, in versione «security mom»; riabilitare il mito del cow boy in versione «eroe in guerra contro il terrore». L’impresa richiedeva molti mezzi e tutti sono stati impiegati: giornali, televisioni, sondaggi, copertine di settimanali, sceneggiature di film.

Ci volevano la penna, l’acume e l’ironia di Faludi - già sperimentati nei suoi precedenti libri sul Contrattacco degli anni 80 alla rivoluzione femminile dei 70 e sulla crisi della mascolinità americana negli anni 90 - per smascherare l’operazione smontandola pezzo per pezzo, ed è quello che l’autrice ha fatto in The terror Dream ( Il sesso del terrore, Isbn), aggiungendo alla letteratura sugli effetti dell’11 settembre un tassello cruciale e rimosso. La «guerra simbolica» ingaggiata all’interno degli Usa per ripristinare il mito dell’inviolabilità perduta con l’attacco alle Torri, sostiene Faludi, non poteva essere combattuta senza una controrivoluzione del rapporto fra i sessi, che rilanciasse «il vero uomo» al centro della scena pubblica e contemporaneamente rimettesse al suo posto, cioè a casa o comunque nel ruolo della vittima debole, bisognosa di protezione e generosa di nutrimento per l’eroe, la «vera donna». Fu del resto il modo stesso del crollo delle Torri, prima l’una poi l’altra, a suggerire fra le altre fantasie anche quella di un paradiso romantico perduto da ritrovare. In quel crollo, che in verità pareva alludere semmai a un crollo della fallicità, ci fu chi vide invece «la fine di una coppia sposata da molto tempo», che bisognava a tutti i costi rimettere in sesto.

Cominciarono le campagne sull’improvviso desiderio di sposarsi che prendeva i newyorkesi e contagiava gli head-liner di Hollywood, sulle single pentite, sulle gioie della famiglia e su un nuovo baby boom in arrivo. La Bella addormentata si risvegliava a poco a poco dal sonno in cui era precipitata negli anni 60-70: era ancora, anzi di nuovo, bella, accomodante, dipendente e col rossetto rosso. Per svegliarla del tutto, era necessario levarsi di torno chi l’aveva narcotizzata. Appena pochi giorni dopo l’attentato, «i media suonarono la campana a morte per il femminismo: alla luce della calamità nazionale, il movimento delle donne era diventato ’limitato’, ’frivolo’, ’un lusso che non ci si può permettere’, ed era ’giunto alla sua Waterloo"» (come del resto il post-modernismo, il sogno tecnologico e molte altre stregonerie dei decenni precedenti). Di più: era colpevole di avere «effeminato» l’America, dunque in sostanza di averla resa vulnerabile comportandosi come una quinta colonna. Dopo i morti del Wtc, era ora di tornare a «lottare per la vita», cioè contro l’aborto, e di somministrare una cura ricostuente alla virilità, usando all’uopo l’eroismo dei pompieri e dei marines, e infilando le donne nella parte delle «vedove dell’11 settembre» bisognose di sicurezza e di guardiani della sicurezza. «Quando un attacco causa un parossismo culturale che non ha niente a che fare con l’attacco stesso; quando reagiamo a minacce reali distraendoci con minacce immaginarie alla femminilità e alla famiglia; quando investiamo i nostri leader di una virilità da cartone animato, dovremmo sapere che stiamo mostrando i sintomi di una sofferenza culturale letale, sebbene curabile», conclude Faludi. Ma adesso è più chiaro quale sia la posta in gioco del confronto fra due figure femminili come Hillary Clinton e Sarah Palin che le presidenziali hanno messo in scena. Ed è anche più chiaro a quale nostalgia di coppia attinga il tandem Palin-Mac Cain.


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