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ELEZIONI USA. McCain sorpassa Obama e già canta la sua canzone: "Yes We Can"!!! Il sogno americano è finito? - a cura di pfls

Per commentare la decisione di Bush, salvare con i soldi del Tesoro i due giganti dei mutui, McCain e Obama hanno usato più o meno le stesse parole: la Casa Bianca ha fatto bene.
lunedì 8 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Se la media (calcolata dal sito RealClearPolitics) vede ancora Obama in leggerissimo vantaggio (46 contro 45,2) gli ultimi due in ordine di tempo sono devastanti per il candidato democratico: il Gallup Poll Daily Tracking dà a McCain un vantaggio di tre punti (48 a 45), quello di Zogby dà il ticket repubblicano in testa con il 49,7 dei voti contro il 45, 9 di Obama-Biden [...]

Il candidato repubblicano sembra riuscito a far (...)

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> ELEZIONI USA. ----- Henry Kissinger è convinto che non ci sia più partita: "È andata: Obama ha vinto".

domenica 26 ottobre 2008

ELEZIONI USA 2008

-  Nei sondaggi, Barack ha in media 8 punti di vantaggio e in campo repubblicano
-  sembrano quasi rassegnati: la Palin in rotta con lo staff del candidato presidente

-  Kissinger prevede il trionfo di Obama
-  "Mi spiace, ma per McCain è finita"

-  Ma il veterano del Vietnam non si dà per vinto. Pensa di potercela ancora fare
-  Joe "l’idraulico" si butta in politica: "Nel 2010 sarò candidato con i repubblicani"

dal nostro corrispondente MARIO CALABRESI *

NEW YORK - Henry Kissinger è convinto che non ci sia più partita: "È andata: Obama ha vinto". Da dieci giorni lo ripete sottovoce e, quando gli chiediamo se non veda più alcuna possibilità per il candidato repubblicano, scuote la testa: "No, è davvero finita, mi dispiace per il mio amico McCain, con cui ho collaborato, ma non c’è più tempo per recuperare e manca un programma o un’idea forte in grado di cambiare l’ordine d’arrivo di questa corsa".

Mancano dieci giorni al voto, i sondaggi - con l’eccezione dell’Associated Press - danno Obama in vantaggio in media di 8 punti (secondo Newsweek è in testa addirittura di 13 lunghezze), e in tutta America la mobilitazione dei democratici è nettamente più vasta e visibile di quella democratica. Decine di fattori razionali portano a dire che ormai McCain ha perso: la crisi economica lo penalizza così come la domanda di novità e cambiamento, è identificato come troppo vicino a George Bush (la cui popolarità è al 22 per cento), è alta la preoccupazione per la sua età e per la scelta di una vice, Sarah Palin, che la maggioranza degli elettori ritiene non in grado di diventare presidente in caso di necessità: il 51 per cento ha un giudizio negativo di lei, secondo il Washington Post, e ieri è emerso anche che in due settimane ha speso 10mila dollari di parrucchiere. Tanto più che, secondo Politico. com, la governatrice è in rotta con lo staff del candidato presidente, che accusa di volerla trasformare in capro espiatorio in caso di sconfitta. Le rilevazioni fatte sui segmenti di popolazione indicano che il giovane senatore nero è in vantaggio in tutte le classi sociali e demografiche e le nuove registrazioni alle liste elettorali sembrano favorire nettamente i democratici.

Eppure l’ansia resta alta tra gli uomini di Obama e dentro il partito democratico a Washington, tre argomenti possono ancora riservare sorprese nelle urne: il fattore razziale, le tasse e l’inesperienza. Nessun sondaggista è in grado di stabilire quanto peserà sul voto il razzismo, ma in una rilevazione della Cbs un terzo degli intervistati ha detto di conoscere qualcuno che non voterà per Obama perché è nero. E il tema naviga potentemente sotto traccia in Ohio, Pennsylvania e in Florida, tre Stati chiave.

C’è poi l’offensiva repubblicana sulle tasse, volta a dimostrare che Obama intende aumentarle per portare avanti una politica economica socialista. Tutto parte dalla famosa frase sulla necessità di "distribuire la ricchezza" pronunciata dal candidato democratico nel suo famoso incontro con Joe, l’idraulico dell’Ohio.

L’idea redistribuitiva negli Stati Uniti è assolutamente minoritaria e Obama è costretto da giorni a spiegarsi in ogni comizio e a promettere di abbassare le tasse alla classe media. L’utilizzo della figura di "Joe l’idaulico" da parte dei repubblicani si sta dimostrando efficace e ha cambiato il segno del dibattito elettorale soprattutto in Florida, Ohio e New Hampshire. Infine la gaffe fatta da Joe Biden, il quale ha detto che nei primi mesi del prossimo anno si dovrà certamente fronteggiare una difficile crisi mondiale, hanno rilanciato il dibattito sulla preparazione e la mancanza di esperienza di Obama.

Infine resta l’incognita affluenza: nonostante la mobilitazione dell’organizzazione di Obama nessuno può dirsi certo che i nuovi elettori giovani e gli afroamericani vadano davvero alle urne.

Che la sfida sia ormai tutta sul lavoro e le tasse e che "Joe l’idraulico" continui a tenere banco nella discussione (tanto che lui pensa di candidarsi con i repubblicani per diventare deputato tra due anni) lo dimostra anche l’analisi dei discorsi dei candidati di questi ultimi giorni. Il New York Times ha studiato la struttura dei comizi ed emerge che dopo il doveroso richiamo al patriottismo (McCain dice 35 volte "America" nei sui discorsi, Obama addirittura 39 volte) i due parlano soprattutto di tasse (parola pronunciata 27 volte da entrambi), lavoro (16 volte Obama, 15 McCain) e di "Joe", citato 6 volte da McCain e 5 da Obama.

Obama dopo aver sospeso la campagna per andare alle Hawaii a trovare la nonna materna, che è gravemente malata, ieri è tornato al suo tour elettorale volando a Las Vegas, Reno e Albuquerque, dove era appena passato McCain. La sfida del West si gioca in tre Stati tradizionalmente repubblicani: Nevada, Colorado, New Mexico, che rappresentano solo 19 voti elettorali ma che in caso di equilibrio sulla costa Est potrebbero risultare determinanti.

Obama appare in vantaggio in tutti e tre ma McCain, che vive in Arizona, è convinto di potercela ancora fare: "Io sono uno del vecchio West, sono un uomo che capisce le sfide di questa terra - ripete in continuazione - e sono orgoglioso di essere un senatore del West". È l’ultimo assalto alla diligenza dei democratici, che ogni giorno però è più carica di soldi e di capacità di fuoco: in tutti gli Stati in bilico Obama ha completamente saturato il mercato televisivo con i suoi spot e finalmente si è deciso a scendere direttamente in campo con lui Bill Clinton che lo accompagnerà mercoledì in Florida.

* la Repubblica, 26 ottobre 2008.


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