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SHOAH - STERMINIO DEL POPOLO EBRAICO. 27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA - LEGGE 20 luglio 2000, n. 211, DELLA REPUBBLICA ITALIANA - a cura del prof. Federico La Sala

domenica 10 dicembre 2006 di Emiliano Morrone
Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
In data 20 luglio 2000 è stata promulgata dal Presidente della Repubblica, dopo l’approvazione della Camera dei Deputati e del Senato, la seguente legge:
Art. 1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (...)

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venerdì 19 gennaio 2007

Negare la Shoah sarà reato. La legge il Giorno della Memoria Lo annuncia il ministro Mastella *

Nel prossimo consiglio dei ministri del 27 gennaio, che coincide con la celebrazione della Giornata della memoria, sarà approvato dal governo un disegno di legge che penalizza il negazionismo della Shoah, l’olocausto degli ebrei. Mastella ha proposto all’Ue di istituire il reato di negazionismo di etnogenocidi, reato in cui entrerebbe a far parte anche il massacro degli armeni in Turchia, dove è stato assassinato il giornalista che sfidava la legge che ancora lo nega

«Bisogna tenere alto il livello di guardia contro ogni rigurgito di antisemitismo». con queste parole, il ministro della giustizia, Clemente Mastella, annuncia la presentazione al prossimo consiglio dei ministri del 27 gennaio, che coincide con la celebrazione della Giornata della memoria, di un disegno di legge contro il diritto di negare la Shoa, olocausto degli ebrei. In una nota diffusa dal suo dicastero, il Guardasigilli aggiunge: «Il ddl, che sarà approntato ascoltando le comunità ebraiche, assume un rilievo fondamentale per tutte le minoranze. negare che quei fatti sono avvenuti significa che quello che è stato documentato è falso. É quindi un offesa alla memoria e alla storia». Il presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna, ricevuto ieri in delegazione nel dicastero di via Arenula, ha spiegato che i testimoni diretti dell’Olocausto via via non ci saranno più. per questo un ddl è importante «quando l’aspetto emotivo dell’olocausto perderà vigore e bisognerà rafforzare l’elemento culturale con un particolare impegno verso le nuove generazioni». Il Guardasigilli si augura ora che «ci sia la collegialità del governo nel sostenere questo disegno di legge perché- spiega- alcune cose non siano ostaggio di false memorie. Sono convinto- conclude- che riabilitare le verità storiche è una priorità non un vezzo culturale». Secondo Mastella, «oltre che ricordare, ci pare giusto anche determinare condizioni per le quali non si possa ricadere da parte di nessuno in tentazione. E non considerare questo fenomeno di antisemitismo come un rigurgito marginale».

Pochi giorni fa lo stesso Mastella a Dresda per un vertice con gli altri ministri degli Interni e della Giustizia a livello europeo ha lanciato un appello affinché il negazionismo della Shoah diventi reato in tutti i paesi dell’Unione Europea. Mastella aveva lanciato l’idea incontrando la sua omologa Brigitte Zypries. In molti paesi il negazionismo è già un reato di opinione: in Germania, in Francia, in Israele e recentemente anche in Austria. In Austria in particolare si è sviluppato un forte dibattito su questo tema a partire dall’arresto nel novembre scorso dello storico negazionista David Irving per i discorsi da lui pronunciati nel 1989 a Vienna in cui sosteneva la sua tesi che mette in dubbio l’esistenza stessa delle camere a gas. Considerato agli inizi della carriera come una delle più brillanti promesse della storiografia britannica, Irving - che oggi ha 67 anni - ha costruito il suo teorema alla fine degli Anni Sessanta sostenendo che Hitler almeno fino al 1943 non sapeva nulla dei forni e non diede mai l’ordine formale di sterminare gli ebrei. Lo storico inglese ha anche annunciato di aver cambiato idea, «dopo avere consultato archivi sovietici». Ma poi ha ribaltato di nuovo la sua versione. È stato comunque condannato a 3 anni di prigionia per apologia del nazismo. Dopo la sentenza del giudice di Vienna però molti storici, opinionisti e alcuni sondaggi hanno criticato l’idea di istituire processi contro i negazionisti perché in questo modo si rischierebbe di dar loro risalto, avvalorando l’impressione che ci sia una sorta di "verità proibita" e trasformando i negazionisti in "martiri".

In Francia recentemente ha fatto molto discutere anche l’istituzione di un reato d’opinione per i negazionisti del genocidio armeno da parte dei turchi. Il genocidio del popolo armeno non viene riconosciuto dal governo di Ankara e questo è uno dei motivi di maggiore frizione nella Ue nella prospettiva di un ingresso della Turchia nell’Unione. I negoziati per l’ingresso della Turchia in Europa sono iniziati nel 2005 ma questo processo è attualmente "congelato" proprio per la mancata osservanza da parte di Ankara di 8 dei 35 precetti di Bruxelles, tra cui la questione del riconoscimento di Cipro e il rispetto degli standard sui diritti umani e la non persecuzione delle minoranze. Ora una condanna del negazionismo etnico, così come vorrebbe Mastella, adottata come direttiva europea metterebbe un pesante, forse insormontabile, macigno sull’ingresso della Turchia nella Ue.

Finora la Corte Europea ha solo sentenziato sul negazionismo, inteso come studio con metodologie pseudo scientifiche dell’olocausto degli ebrei, che questo studio non può essere tutelato o finanziato, perché esula dal diritto di libertà di opinione in quanto si basa sulla falsificazione di prove storiche e scientifiche.

* l’Unità, Pubblicato il: 19.01.07 Modificato il: 19.01.07 alle ore 16.41


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