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"DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini). E L’AMORE (Deus CHARITAS est) NON E’ MAMMONA (Benedetto XVI, "Deus CARITAS est", 2006)!!!

IL PADRE NOSTRO E’ AMORE NON MAMMONA. ROBERTA DE MONTICELLI URLA "BASTA" A MONS. GIUSEPPE BETORI, A BAGNASCO, E ALLA CHIESA CATTOLICA. L’abiura di una cristiana laica - a cura di Federico La Sala

lunedì 6 ottobre 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] C’è ancora qualcuno che ancora pretenda sia degna del nome di morale una scelta fondata sull’autorità e non nell’intimità della propria coscienza? “Non siamo per il principio di autodeterminazione”, dichiara mons. Betori, e lo dichiara a nome della chiesa italiana. Ma si rende conto, Monsignore, di quello che dice? Amici, ve ne rendete conto? E’ possibile essere complici di questo nichilismo? Questa complicità sarebbe ormai - lo dico con dolore - infamia [...]
L’"UOMO (...)

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> IL PADRE NOSTRO E’ AMORE NON MAMMONA. --- LETTERA ALL’AMICA E COLLEGA ROBERTA DE MONTICELLI (di PAOLA RICCI SINDONI)

lunedì 6 ottobre 2008

LETTERA ALL’AMICA E COLLEGA ROBERTA DE MONTICELLI

In nome di quel Dio che ci abita la persona non è legge a se stessa

di PAOLA RICCI SINDONI (Avvenire, 05.10.2008)

Nei giorni scorsi, la filosofa Roberta De Monticelli ha fortemente polemizzato con la posizione espressa dal segretario generale della Cei, Giuseppe Betori, in merito all’auspicata legge sulla «fine vita», al punto da «dire addio a qualunque collaborazione che abbia relazione alla Chiesa cattolica». Una prima risposta di monsignor Betori è già stata ospitata su queste colonne.

Cara Roberta, prima di dire addio a quanti come me condividono il tuo lavoro, la filosofia, e la tua amicizia, pur appartenendo, come me, alla Chiesa cattolica, permettimi di esprimere qualche pensiero sotto forma di lettera - un genere che a te, come a me, piace molto - in risposta al tuo duro, sofferto quanto ingeneroso attacco ad alcuni rappresentanti della gerarchia ecclesiastica. Non è tanto per difenderli, quanto per dirti che come credente di questa istituzione religiosa che amo e in cui in profondità mi riconosco, non posso che condividere con te il valore supremo della coscienza, che è «il nucleo più segreto, e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio la cui voce risuona nell’intimità propria», come recita il punto 1776 del Catechismo della Chiesa cattolica (che qui recupera le intuizioni luminose di Agostino, un pensatore che tu conosci bene). Edith Stein, altra filosofa che tutte e due abbiamo studiato e che tu citi nel tuo articolo, è andata più a fondo, affermando che Dio stesso si ferma alla soglia della coscienza e dimora in essa solo se lo si fa entrare. Quando lo si fa entrare, però, non si può ignorarne la presenza, cosicché lo spazio della coscienza credente sa di doversi misurare con questo Ospite, con cui non negozia certo il bene della propria libertà, ma la orienta, accrescendola nella consapevolezza di essere donata a se stessa.

Anche per una cattolica credente la coscienza, che tu con tanta passione difendi, è quell’intimità inviolabile, oltre che luogo delle scelte personali, della libertà praticata, ma questo perché è lo spazio condiviso con l’Altro e con gli altri, non certo il punto in cui individualisticamente muoversi dentro il mondo, secondo un ordine morale autogestito, che il diritto, come tu dici, ha il compito di delimitare e di proteggere. E la Chiesa?

Perché ti ostini a vederla come un esclusivo appannaggio di un gruppo di gretti illiberali, pronti a dominare l’opinione pubblica con le loro infamanti (la parola è tua) condanne? La Chiesa non è dei preti - abbandona, per favore, questo anticlericalismo stantio -; anch’io sono Chiesa, come lo sono i tanti credenti che non hanno dismesso la loro capacità di pensare dentro questa istituzione ricca di tante e diverse anime, unite però nella convinzione che questa Chiesa ha un solo Capo, che continua ad accompagnare il suo cammino storico. I prelati che tu citi nell’articolo non possono che fare quello che fanno: custodire il patrimonio spirituale e morale della tradizione ecclesiale, in cui la fedeltà e l’amore alla Chiesa si traducono anche in orientamenti pastorali, in indicazioni etiche sui difficili nodi morali che in questo momento attraversano il nostro Paese.

Detto questo, ascoltami Roberta, come io ho ascoltato te. Le drammatiche questioni legate alla fine della vita non possono trovarci su fronti opposti, segnati da chiusure irriducibili (non accetto il tuo ’addio’...): citare alcune dichiarazioni apparse sulla stampa secondo cui «la decisione non deve spettare alla persona», cui segue, secondo te, il misconoscimento del principio di autodeterminazione significa che, secondo l’orientamento della Chiesa - sia che parli Betori o un altro credente - la persona non è legge a se stessa. La persona cioè, non è libera di disporre di sé e degli altri, ma è libera di prendersi cura di sé e degli altri, in nome di quel Dio che abita dentro la coscienza, così che essa non è lo spazio autoreferenziale, ma il luogo di mantenimento del bene che ogni vita custodisce.

Non mi pare, cara Roberta, che questo sia nichilismo... Affido questi pensieri al tuo cuore attento, certa di ritrovarti ancora.


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