saggistica
Dio, nome che salva e benedice
DI LUCA MIELE (Avvenire, 02.01.2010)
Mentre traducono la Bibbia dall’ebraico al tedesco, Franz Rosenzweig e Martin Buber - due tra i più originali pensatori del Novecento - si imbattono in quella che è considerata la sfida linguistica per eccellenza: la rivelazione del Nome così come appare in Esodo 3,14 (« Èyèh ashèr Èyèh »). L’obiettivo che ispira il loro lavoro è disancorare il testo biblico dalla «confisca » di precedenti traduzioni (da Calvino a Mendelssohn) e, al tempo stesso, liberarne una dimensione fondamentale: l’oralità.
Il cruccio di Rosenzweig e Buber: come rendere il doppio futuro del verbo essere dell’originale ebraico? I due traduttori sono accomunati dalla stessa sensibilità: l’autorivelazione di Dio si accorda non alla concezione di un Essere immutabile o confinano nella staticità, ma a un Essere che entra nella storia e vi agisce. Ai diversi nomi con cui è designato Dio nell’Antico Testamento è dedicato lo studio del teologo Tryggve N.D. Mettinger.
Secondo l’indagine dell’autore, il concetto di Dio nella Bibbia ha due fuochi di un’unica ellisse: il «Dio che salva», che interviene nella storia verticalmente, e il «Dio che benedice», che stende orizzontalmente la sua «benedizione instancabile» sull’uomo, il Dio «che in ogni momento unisce la creazione alla sua sorgente». Il primo si incontra principalmente nei libri storici, Esodo e Deuteronomio, il secondo nella letteratura sapienziale e nei Salmi.
Ebbene cosa ci svela di Èyèh ashèr Èyèh, «Io Sono colui che Sono», l’indagine di Mettinger? «Il testo biblico indica che il verbo essere è la chiave del Nome divino». Ma se questa è la decifrazione, quale senso dare alla teofania divina?
Spiega Mettinger: «Il nome divino biblico esprime la convinzione della presenza attiva e disponibile di Dio, non come espressione che riguarda il passato, piuttosto come un’affermazione di fiducia riguardo al presente e al futuro». La rivelazione di Esodo non esaurisce però il campo delle designazione divine.
Tra i nomi di Dio esaminati da Mettinger ci soffermiamo su due: sul Dio dei padri, il «Dio di Abramo, Isacco e di Giacobbe » e sul «Dio vivente». Chi è il Dio dei padri? Come mostra l’autore, è il Dio legato all’uomo da una «relazione personale sorprendente », il Dio che si fa garante della promessa ed è sorgente inesauribile della benedizione.
Il «Dio vivente» stacca radicalmente Israele da tutte le culture limitrofe: agisce nella storia, abita il tempo e dischiude il tempo della salvezza, spezzando il ciclo cosmico di morte e rinascita.
Tryggve N.D. Mettinger
IN CERCA DI DIO
Il significato e il messaggio dei nomi eterni
Edb. Pagine 292. Euro 28,50