Il discorso di addio di Barack Obama
Che cosa ha detto stanotte il presidente uscente degli Stati Uniti, nel suo ultimo commosso discorso da tale
di Francesco Costa*
A quasi dieci anni dal freddissimo 10 febbraio del 2007 in cui annunciò per la prima volta la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama martedì 10 gennaio - in Italia era la notte tra martedì 10 e mercoledì 11 - ha pronunciato il suo discorso di saluto da presidente degli Stati Uniti; il 20 gennaio, infatti, si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca il suo successore, Donald J. Trump, che ha vinto le elezioni dello scorso 8 novembre. Barack Obama ha parlato da Chicago, la sua città di origine, a pochi chilometri dal parco in cui festeggiò la sua vittoria dopo le elezioni del 2008.
Nel suo discorso, interrotto più volte dagli applausi e durante il quale si è commosso, Obama ha parlato dei risultati ottenuti nel corso dei suoi due mandati ma si è dedicato soprattutto a un tema, lo stato della democrazia americana, parlando del perché va preservata ed elencando quattro cose che la minacciano. Ha parlato circa un’ora dopo la diffusione del nuovo dossier su Trump e la Russia, ma non ha fatto riferimenti a questa storia nel suo discorso. Obama ha usato alcune frasi che aveva pronunciato altre volte in altri importanti discorsi della sua carriera; davanti a sé aveva, oltre alla sua famiglia e a quella del vicepresidente Joe Biden, tantissime persone che avevano lavorato alle sue due campagne elettorali e poi nella sua amministrazione alla Casa Bianca. Il discorso di Obama in tre minuti:
Queste sono le cose più significative che Obama ha detto nel corso del suo discorso.
L’inizio
Sia «life, liberty and the pursuit of happiness» che «a more perfect union» sono formule utilizzate nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America. I Padri Fondatori sono i firmatari della Dichiarazione e le persone che scrissero la Costituzione americana.
***
Se otto anni fa vi avessi detto
La frase sull’asticella in inglese era: «you might have said our sights were set a little too high». È una citazione del discorso che Obama fece nel 2008 dopo aver vinto le prime primarie della campagna elettorale, in Iowa.
***
Non è ancora abbastanza
***
Una forza potente e spesso divisiva
Lo spirito di questo passaggio del discorso di Obama è quello che descrisse in un altro famoso discorso della sua campagna elettorale del 2008, quello cosiddetto “sulla razza”, nel quale parlò della complessità di sentimenti di molti benintenzionati bianchi e neri d’America raccontando del pastore della sua chiesa, un afroamericano molto arrabbiato con i bianchi, e di sua nonna, una donna bianca che aveva paura quando la sera per strada passava accanto a un gruppo di afroamericani. Anche quel discorso, peraltro, era costruito a partire dai vari passaggi della Costituzione americana.
***
Una base comune di fatti
***
Tutto questo dipende dalla nostra partecipazione
***
I ringraziamenti finali
Il rapporto tra Obama e Biden è considerato tra i più stretti e personali che si siano mai visti tra un presidente e un vicepresidente nella storia americana. Questo è il discorso che Obama pronunciò al funerale del figlio di Biden, Beau Biden, morto nel 2015 a 46 anni per un tumore al cervello: è quello in cui Obama dice di considerarsi ormai un Biden.
***
La conclusione
“Si può fare” è naturalmente la traduzione di “Yes we can”, forse lo slogan più famoso tra quelli usati da Obama nel corso della sua carriera politica. Lo slogan fu usato per la prima volta dopo le primarie che nel 2008 Obama perse in New Hampshire contro Hillary Clinton.
Obama lascia la Casa Bianca a 55 anni, uno dei più giovani ex presidenti di sempre. Il suo tasso di popolarità e approvazione è molto alto. Per il momento resterà con la sua famiglia a Washington, per dare modo alla figlia minore Sasha di concludere gli studi al liceo. Poi dovrebbe tornare a Chicago, dove ha ancora casa e dove sarà inaugurata tra qualche anno la sua biblioteca presidenziale.
* IL POST, 11.01.2017 (ripresa parziale, senza immagini).