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’NDRANGHETA: dagli arresti agli omicidi, ai traffici di rifiuti tossici, uno spaccato sull’Altopiano della Sila

NDRANGHETA: alcuni brani de La società sparente sulla presenza della ’ndrangheta in Sila. Dal Trentino al Veneto, alla Sicilia, intervengono giovani dell’antimafia

La società sparente: la ’NDRANGHETA domina sul nostro territorio
sabato 8 novembre 2008 di Francesco Saverio Alessio
Possiamo appropriarci delle dichiarazioni del sindaco Succurro all’amico e collega Gian Antonio Stella, sulla salubrità della nostra area, preservata, a suo dire, dai tentacoli della mafia? Possiamo gioire, in quanto nessuno ci vieta di parlare e lo Stato italiano ci assicura, attraverso enti e uffici meridionali, diritti e servizi?

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> NDRANGHETA: alcuni brani de La società sparente sulla presenza della ’ndrangheta in Sila

giovedì 6 novembre 2008

Mi vorrei ricollegare a quanto detto da Chicco Alfano e lasciare due righe di testimonianza relative ad un territorio giudicato da sempre immune a certi fenomeni, purtroppo senza realmente esserlo, nonostante molte persone affermino il contrario ancora oggi.

Ansa 21 ott 2008. I carabinieri del Ros hanno eseguito in Trentino Alto Adige, Puglia ed altre Regioni italiane 34 ordinanze di custodia cautelare emesse, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Trento, nei confronti di altrettante persone indagate per associazione finalizzata al traffico di droga. 25 le persone arrestate in Trentino. Tra i reati ipotizzati anche la violazione della normativa sulle armi, con l’aggravante, come detto, di aver agito con metodologie mafiose, estorsioni, usura, minacce.

Ora un piccolo passo indietro negli anni: Carlo Palermo è stato magistrato e giudice istruttore a Trento, dal 1975 fino al 1984. In quel periodo, nei primi anni Ottanta, si occupò di una importante inchiesta, riguardante traffici di armi e stupefacenti, mafia e corruzione politica. Quell’indagine, in qualche modo, venne fermata ed lui, rimasto senza la possibilità di occuparsi di altro, si trasferi a Trapani, per svolgere le funzioni di pubblico ministero. Quaranta giorni dopo subì un attentato a Pizzo Lungo.

Questi due fatti, accertati, lasciano molto spazio alle riflessioni, sono due fatti lontani nel tempo, circa trent’anni, eppure legati in qualche modo, se poi ci aggiungiamo l’ultima inchiesta emersa in questi mesi, la cosidetta "Trentinopoli" potremmo allagare queste riflessioni e arrivare a dire che il Trentino non è quell’isola felice che molti credono. Il territorio trentino è sempre stato un corridoio verso il brennero e quindi una zona strategica. Nel 2008 non possiamo ancora pensare che le mafie siano un fenomeno locale, di singole realtà, una "cosa del sud" come dicono molt trentini. Certo, qui la mafia non è un fenomeno facile da identificare, essa però è presente, diversa da come potrebbe essere in altri luoghi, meno violenta e più sommersa poichè a saputo adattarsi, evolversi. E’ divenuta un modo di pensare, di agire, di fare affari e stringere rapporti. Vediamo dunque quanto è piccolo il mondo? E quanto i fenomeni possano dilagare sileziosamente, aiutati proprio da chi ancora oggi non riesce a comprenderne movimenti, trasformazioni e interessi? Ebbene, per essere breve, vorrei ringraziare Emiliano Morrone che Francesco Saverio Alessio che hanno saputo raccontare questo mondo sommerso con precisione e disincanto. L’esempio della Calabria è illuminante, nel libro dell’ex pm Piercamillo Davigo (uno studio sulla corruzione in Italia) emerge un fatto direi quantomeno simbolico ed inquietante: per corruzione si sono registrate solo due condanne a Reggio Calabria (in vent’anni!), credo che i commenti siano superflui. Perchè, o la Calabria è un paradiso dove va tutto a meraviglia,tutto funziona, o forse dobbiamo cominciare ad interrogarci sulla sua reale condizione. Ancora una volta mi stringo agli autori per manifestare tutta la mia vicinanza e il mio sostegno, li ringrazio per il loro lavoro e li incito a non smettere mai di "mantenere la schiena diritta" e fare informazione. Il loro è un lavoro prezioso per tutti noi. Denise Fasanelli


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