Stamattina appena ho aperto il browser ed ho iniziato a navigare mi sono imbattuto in una notizia riguardante due latitanti in Sila: “Si nascondevano in un casolare perfettamente mimetizzato tra i boschi della Sila i due latitanti catturati dai Carabinieri del comando provinciale di Crotone e dello squadrone eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia. Si tratta di Cataldo Marincola, 47 anni, e Silvio Farao, 60 anni, entrambi di Cirò, ritenuti i capi - insieme a Giuseppe Farao - dell’omonima cosca della ‘ndrangheta che da anni estende il suo dominio su gran parte della provincia di Crotone e sul versante ionico di quella cosentina[...]”. Da Il Giornale di Calabria.
Aspettiamo di conoscere notizie più precise sull’ubicazione del casolare, per sapere se ricade nel territorio di San Giovanni in Fiore. Nel frattempo mi sono venute subito in mente tutte le critiche, tendenziose, ovvero volte a screditare la veridicità dei fatti descritti nel libro La società sparente , scritto con il direttore di questo giornale online, con prefazione del prof. Gianni Vattimo ed altra prefazione dell’on. Angela Napoli, già ed attuale membro della Commissione parlamentare antimafia.
Il principale argomento di molti membri della società (come ha scritto in un forum un navigatore “sparita” e non “sparente”) florense, è quello dell’assoluta salubrità del nostro territorio, ovvero della mancanza totale di criminalità organizzata nella nostra città.
Questo argomento è portato avanti con convinzione soprattutto da uomini politici; uno dei più forti sostenitori è l’ex sindaco (per dieci anni) Riccardo Succurro, ma anche da giornalisti, intellettuali, persone comuni.
Ultimo in ordine di tempo Domenico Barberio, che in una recensione tardiva a La società sparente tra le altre cose ha scritto: “Precipita infatti il discorso, in determinati passi della “Società sparente”, in delle vere e proprie esagerazioni. In particolare la tesi netta quanto apodittica “a San Giovanni in Fiore c’è la mafia”. Da sangiovannese, conscio di quello che è rimasto del nostro amato paese, non posso essere d’accordo con questa idea forte ribadita in diversi passaggi del libro, non posso condividere la convinzione di Emiliano e Saverio che San Giovanni è Platì, San Luca, Isola, Cutro, Paola, Filadelfia, Melito Porto Salvo, Lametia, Cirò ecc. ecc. ecc. Nell’accurata geografia ‘ndranghetista elaborata in “Fratelli di sangue” da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (Pellegrini Editore, Cosenza) non compare San Giovanni in Fiore, così come non esistono, non sono esistite, e mai esisteranno penso, famiglie che utilizzano metodi criminali per il controllo di quel territorio e la creazione di ricchezza e predominio attraverso affari leciti e illeciti”.
Noi continuiamo a sostenere le nostre tesi, documentate con fatti, e la notizia di ieri dell’arresto dei due pericolosi latitanti in un casolare della Sila ne è una ulteriore conferma. Voglio quindi proporvi, come spunti di riflessione, alcuni passi de La società sparente ed aprire un forum sul tema della presenza della ‘ndrangheta, in senso di possesso completo del territorio anche silano su La Voce di Fiore. Invito tutti a partecipare con esempi e considerazioni. Solo con il dibattito ed il confronto sincero possiamo trovare delle soluzioni al disastro che da tempo ha investito il nostro territorio.
“[...] Possiamo appropriarci delle dichiarazioni del sindaco Succurro all’amico e collega Gian Antonio Stella, sulla salubrità della nostra area, preservata, a suo dire, dai tentacoli della mafia? Possiamo gioire, in quanto nessuno ci vieta di parlare e lo Stato italiano ci assicura, attraverso enti e uffici meridionali, diritti e servizi?”
“[...] Negli anni Novanta, il ritrovamento, nei pressi di San Giovanni in Fiore, di cadaveri bruciati, irriconoscibili, ridotti a carbone, non suscitò il minimo terrore. La stampa ne parlò nulla e, chissà per quale disegno apotropaico, la gente del luogo ignorò, badando alla pasquetta, al ferragosto, alla tradizione del maiale e della pitta mpigliata, il dolce tipico del Natale. La politica licenziò la pratica continuando a ripetere della salubrità del territorio, della sua purezza e tranquillità.
Come detto altre volte, ci fu un atteggiamento di palese complicità, a livello istituzionale, a eccezione di qualcuno, che, ancora oggi, si rifugia in una forma protettiva di campanilismo e rifiuta la realtà. Per Domenico Policastrese, del bisettimanale il Crotonese, non ci sono dubbi sul fatto che talune modalità di uccisione sono da ricondursi, sul posto, all’esercizio di specifiche attività criminali. Policastrese, cronista di nera, è tra i maggiori esperti circa l’organizzazione della Ndrangheta nella piana del fiume Neto. Minacciato in varie circostanze, svolge rigorosamente il suo mestiere, seguendo infinite serie di omicidi per faide della Ndrangheta, provocate da volontà di dominio.
All’interno del Parco nazionale della Sila, ci sono case abusive. Nessuno si sogna di toccarle. Alcune appartengono ad affiliati della Ndrangheta. Molti boss di vario taglio si rifugiano sull’altopiano, entro la giurisdizione di San Giovanni in Fiore. Latitano, raccogliendo l’appello di Daniele Silvestri alla danza. Tra un ballo e l’altro, controllano gli affari nella droga e nei rifiuti pericolosi. Che esistano, è sicuro: in Sila si può disperdere e nascondere di tutto. Tempo addietro, quando eravamo ancora troppo assonnati, realizzammo un’inchiesta su la Voce di Fiore, sia in formato cartaceo che elettronico, a proposito di alcuni rifiuti di eternit in una località vicino San Giovanni in Fiore. Riportiamo un testo della redazione, a riguardo, pubblicato su Internet, il 27 maggio 2005”.
“[...] San Giovanni in Fiore è definita, con impropria e singolare terminologia, capitale della Sila. Il territorio comunale è pari a 21 mila ettari, 17 mila dei quali ricadono nel Parco nazionale della Sila. La determinazione della superficie del Parco fu problematica per motivi di vario ordine. Da un lato, agli inizi del nuovo millennio, occorreva preservare certi interessi; dall’altro, bisognava proteggere alcuni soggetti e particolari attività. La Sila è, in quanto scarsamente monitorata, luogo in cui trovano facile asilo mafiosi di calibro. Inoltre, i laghi silani, Cecita, Arvo e Ampollino, sono deposito di rifiuti tossici e radioattivi, scaricati illegalmente”.
Chiudo con un brano di una mia intervista che sottolinea alcuni accadimenti riportati sul libro La società sparente scritto con Emiliano Morrone nel corso degli ultimi anni, libro che come sapete oltre a critiche tendenziose e volte a screditarci, ha comportato per noi minacce di morte, querele, diffamazioni, violazione della privacy.
Lei è di San Giovanni in Fiore. Non pochi suoi compaesani sono convinti che sia un’isola felice, dove la massima espressione della malavita sono qualche furto e un po’ di droga tra i ragazzi. Favole?
“A San Giovanni in Fiore, nei suoi immediati dintorni, negli ultimi dieci anni, sono stati ritrovati diversi cadaveri carbonizzati in automobili date alle fiamme, ultimo in ordine di tempo quello di Antonio Silletta, di cui scriviamo nel libro La società sparente . Vicino un noto albergo, un nonno ed un nipote di San Giovanni in Fiore sono stati assassinati a raffiche di Kalashnikov da un automobile in corsa sulla 107 come nei film di azione più spettacolari; miracolosamente sopravvissuta una persona a bordo dell’auto, non vista dai killer, per essersi infilata sotto il sedile del fuoristrada. Sparatorie, anche da auto in corsa, ed accoltellamenti in piena città, in via Panoramica e all’Olivaro. Diversi giovani sono morti di overdose o in situazioni poco chiare. Molte le persone scomparse, alcune non sono mai state ritrovate; ricordiamo il caso di Pino Loria. Decine i fermi e gli arresti per traffico di stupefacenti, anche di minorenni. Indagini per usura; altre persone indagate e rinviate a giudizio per associazione a delinquere di stampo mafioso e per estorsione. L’abusivismo edilizio è una regola ferrea seguita anche da molti amministratori della cosa pubblica. Il Comune stesso è stato varie volte occupato e devastato. L’assistenzialismo a fondo perduto è diffusissimo, conseguentemente la capacità imprenditoriale quasi zero. La disoccupazione è al 60%. L’emigrazione effettiva all’80%. Mentre l’ospedale pezzo per pezzo sta scomparendo, la media delle morti per tumore è altissima, come quella per malattie cardiovascolari, molto diffuso il tumore al fegato, come le cirrosi epatiche. I suicidi, le tossicodipendenze, l’alcolismo, i disagi psicopatologici si attestano su percentuali preoccupanti. La cultura tradizionale, il teatro, la musica, l’arte, la poesia, sono inesistenti.
Questi dati, reali e comprovabili con innumerevoli fonti, si commentano da soli”
La notizia ripresa dal giornalista e scrittore Biagio Simonetta su ndrangheta.it
Si desume chiaramente dai fatti, che determinati delitti sono di matrice mafiosa,lupara bianca e le altre esecuzioni portano chiaramente la firma della ’ndrangheta, un modus operandi che conosciamo tutti, e fin troppo bene, ma putroppo alcuni calabresi preferiscono fingere di essere distratti,e pensare alle sagre e ai prodotti tipici, forse perchè "comprendere" significa anche "sapere" e talvolta chi sà troppo corre dei gravi rischi. Allora meglio fingere che non sia successo nulla, o che certe cose siano "normali" perchè infondo dobbiamo conviverci con certe convinzioni, allora sembra quasi normale vedere cadaveri carbonizzati o di alcune persone scomparse non trovarlo neanche un cadavere... Mi chiedo di chi siano le responsabilità peggiori,se dei criminali o della gente troppo "disattenta" che continua a "legittimare" i crimini più spietati, e a tentare di delegittimare chi invece,in un modo o nell’altro questi crimini cerca di contrastarli.
Lia Staropoli. AmmazzateciTutti Vibo Valentia.
Concordo in pieno, cara Lia, e ti ringrazio per il tuo importante intervento.
Con viva stima. In amicizia.
emiliano
Mi vorrei ricollegare a quanto detto da Chicco Alfano e lasciare due righe di testimonianza relative ad un territorio giudicato da sempre immune a certi fenomeni, purtroppo senza realmente esserlo, nonostante molte persone affermino il contrario ancora oggi.
Ansa 21 ott 2008. I carabinieri del Ros hanno eseguito in Trentino Alto Adige, Puglia ed altre Regioni italiane 34 ordinanze di custodia cautelare emesse, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Trento, nei confronti di altrettante persone indagate per associazione finalizzata al traffico di droga. 25 le persone arrestate in Trentino. Tra i reati ipotizzati anche la violazione della normativa sulle armi, con l’aggravante, come detto, di aver agito con metodologie mafiose, estorsioni, usura, minacce.
Ora un piccolo passo indietro negli anni: Carlo Palermo è stato magistrato e giudice istruttore a Trento, dal 1975 fino al 1984. In quel periodo, nei primi anni Ottanta, si occupò di una importante inchiesta, riguardante traffici di armi e stupefacenti, mafia e corruzione politica. Quell’indagine, in qualche modo, venne fermata ed lui, rimasto senza la possibilità di occuparsi di altro, si trasferi a Trapani, per svolgere le funzioni di pubblico ministero. Quaranta giorni dopo subì un attentato a Pizzo Lungo.
Questi due fatti, accertati, lasciano molto spazio alle riflessioni, sono due fatti lontani nel tempo, circa trent’anni, eppure legati in qualche modo, se poi ci aggiungiamo l’ultima inchiesta emersa in questi mesi, la cosidetta "Trentinopoli" potremmo allagare queste riflessioni e arrivare a dire che il Trentino non è quell’isola felice che molti credono. Il territorio trentino è sempre stato un corridoio verso il brennero e quindi una zona strategica. Nel 2008 non possiamo ancora pensare che le mafie siano un fenomeno locale, di singole realtà, una "cosa del sud" come dicono molt trentini. Certo, qui la mafia non è un fenomeno facile da identificare, essa però è presente, diversa da come potrebbe essere in altri luoghi, meno violenta e più sommersa poichè a saputo adattarsi, evolversi. E’ divenuta un modo di pensare, di agire, di fare affari e stringere rapporti. Vediamo dunque quanto è piccolo il mondo? E quanto i fenomeni possano dilagare sileziosamente, aiutati proprio da chi ancora oggi non riesce a comprenderne movimenti, trasformazioni e interessi? Ebbene, per essere breve, vorrei ringraziare Emiliano Morrone che Francesco Saverio Alessio che hanno saputo raccontare questo mondo sommerso con precisione e disincanto. L’esempio della Calabria è illuminante, nel libro dell’ex pm Piercamillo Davigo (uno studio sulla corruzione in Italia) emerge un fatto direi quantomeno simbolico ed inquietante: per corruzione si sono registrate solo due condanne a Reggio Calabria (in vent’anni!), credo che i commenti siano superflui. Perchè, o la Calabria è un paradiso dove va tutto a meraviglia,tutto funziona, o forse dobbiamo cominciare ad interrogarci sulla sua reale condizione. Ancora una volta mi stringo agli autori per manifestare tutta la mia vicinanza e il mio sostegno, li ringrazio per il loro lavoro e li incito a non smettere mai di "mantenere la schiena diritta" e fare informazione. Il loro è un lavoro prezioso per tutti noi. Denise Fasanelli
San Giovanni in Fiore è legato a Gioacchino da Fiore. A Fiore lo Spirito di Gioacchino è vivo e vegeto, questo giornale è una spina nel fianco perchè è veritiero.
Lo stato di salute di un comune è rappresentato da suo bilancio: quindici milioni di euro di fuori bilancio non sono uno scherzo. Non importano i motivi che lo hanno determinato, il risultato indica uno spaventoso sforamento con gravi ricadute sulla popolazione.
Io non credo sia facile amministrare, la vera sfida consiste nel guidare la macchina amministrativa sulla strada consentita dalla legge.
L’amministratore onesto pecorre le vie legali per la risoluzione di problemi: non scommette in borsa.
Sono incidenti che hanno cause note: inosservanza dele norme di riferimento.
I segnali di ingovernabilità sono evidenti: l’uomo guida macchine su altri pianeti e a Fiore si scarica liquame pericoloso sulla testa dei cittadini. E come se non bastasse, ci si offende con Bertolaso per lesa maestà. ?????????
Non vorrei, però, che si facesse confusione. Una è la presenza di boss latitanti nel territorio silano. Altro è, sino a prova del contrario, una gestione della cosa pubblica che andrebbe valutata con riferimenti precisi, come è stato fatto in "La società sparente"; dove, a proposito dell’amministrazione di San Giovanni in Fiore, si fornisce un quadro netto di usi e costumi che i giornalisti non possono valutare sotto il profilo del diritto ma che devono giudicare in senso politico ed etico.
Ricordo, inoltre, che i post agli articoli debbono essere sempre firmati. La redazione deve sapere chi commenta. Se, poi, qualcuno vuole utilizzare uno pseudonimo, l’importante è che noi sappiamo di chi si tratta.
Pur ribadendo sempre questa regola essenziale, mutuata dal mio direttore Domenico Napolitano, che da oltre venticinque anni porta nelle edicole il suo eccellente "il Crotonese, qui alcuni lettori (di San Giovanni in Fiore) continuano a scrivere senza firmarsi e senza lasciarci traccia della loro identità.
Bisogna avere il coraggio di ciò che si sostiene. E’ democratico esprimersi. Meno lo è nascondersi nell’anonimato.
Spero d’aver definitivamente chiarito, senza possibilità di equivoco, qual è il punto di vista di questo giornale on-line.
Coi migliori saluti.
EM
Grazie per il tuo intervento, cara Chiara, che sottolinea come col silenzio e la sottovalutazione s’arrivi poi a delitti e situazioni senza ritorno. Nello stesso tempo, il tuo intervento ribadisce la necessità della denuncia civile e dell’informazione puntuale. Grazie anche per averci in qualche modo collegato a Beppe Alfano, che resta simbolo di un’informazione libera, vera, esemplare. Tanta stampa dovrebbe imparare e non servire mai più i padroni di turno. Seguiamo le orme di Beppe. Tutti noi.
Un abbraccio forte.
emiliano e saverio
Nessuno ha fatto o chiesto un confronto con l’ottimo "Gomorra", edito da Mondadori. Lei, Mario (?), ha cambiato discorso. C’è o non c’è presenza criminale in Sila? Si nascondono o non si nascondono latitanti, nell’altopiano? Le ricordo, poi, che "La società sparente" parla dell’intera Calabria, muovendo dalla Sila. Ovviamente mi dirà che la storia del povero Antonio Silletta c’entra poco. Lo ha letto? Perché usa il lemma "semisconosciuto", a proposito del testo? Sa quante recensioni ha avuto e il dibattito che ha fatto sorgere, il movimento che ha suscitato? Le sarà sfuggito sicuramente qualcosa. Sa che lo stesso Saviano ne ha scritto su "L’Espresso"? Che cosa mi dice delle anomalie di cui è scritto in "La società sparente", a proposito degli amministrativi in Regione Calabria? E dei "Fratelli di Calabria"? Che cosa mi dice della malasanità anticipata nel testo? Dopo qualche mese, le ricordo, uscì l’operazione "Onorata sanità". In quanto alle considerazioni sul nostro (supposto) occultamento di Barberio, le è ancora una sfuggita una cosa. Abbiamo pubblicato il suo pezzo integralmente. Non è colpa nostra se l’onorevole Mario Oliverio, di cui lei sarebbe omonimo, continua a non darci una risposta sulle questioni poste a proposito del consigliere provinciale Garofalo. Credo che l’argomento meriti ampiamente la priorità. Tanto da preoccupare, il medesimo, perfino la radio del Santo Padre. Nessuno ci vieta di riproporre in home page il pezzo del buon Domenico Barberio. Ripeto, è stato pubblicato. Potevamo, se fossimo stati censori pro domo, tranquillamente evitare. La prossima volta lasci pure il cognome. Tanto per conoscerci e stare tranquilli.
Tanti saluti.
Emiliano Morrone
Egregio signor (e forse anche dottor) Mario,
le regole sono regole. Ancora una volta, un suo post è stato pubblicato, benché non ci abbia lasciato le proprie coordinate. Che, ripeto, non necessariamente rendiamo pubbliche, laddove ci venga richiesto di non farlo. La democrazia ha, come fondamento, il rispetto delle norme dello spazio in cui, a qualulque titolo, ci si colloca.
Che venga a ironizzare sulla nostra legittima richiesta di sapere chi è, perfino richiamando la Cia, non mi fa molto effetto; detto rispettandola. Ciò precisato, evidentemente, presumo non volendolo, lei fa una certa confusione. Noi non abbiamo mai scritto, la sfido pubblicamente a dimostrare il contrario, che San Giovanni in Fiore è, come ci imputa, "centro internazionale di traffico di droga". Semmai, è "centro di traffico internazionale di droga". Le due cose sono piuttosto diverse. Nello specifico, poi, "centro" sta per "luogo", non per "base strategica principale".
Non so se lei ha letto o meno "La società sparente". In ogni caso, non ha affatto risposto alle questioni che le ho posto, che pure le sono state ribadite da esponenti dell’antimafia civile, Chicco Alfano, Denise Fasanelli e Chiara Siragusano.
Se si concentra su San Giovanni in Fiore, le dico che in zona fu nascosto e protetto il boss della ’ndrangheta Guirino Iona, attualmente al 41 bis.
Alessio e io non abbiamo affatto scritto, come Domenico Barberio ha erroneamente detto nel suo bel pezzo, che San Giovanni in Fiore è uguale a Locri, Palmi e altri luoghi caldi della Calabria.
Nel nostro libro, le piaccia o meno, rileviamo che nel territorio di San Giovanni in Fiore c’è già, oggi, presenza mafiosa. Badi, San Giovanni in Fiore è, per noi, metafora della Calabria. Ricordi che Leonardo Sciascia fece della Sicilia una metafora del mondo.
La tesi di "La società sparente", che di San Giovanni in Fiore documenta l’assistenzialismo e il clientelismo record, è che la subordinazione della coscienze tramite i condizionamenti politici produce quella società familistica e sparente che si rinviene in parte consistente della Calabria.
Riguardo a San Giovanni in Fiore, le rammento qualche episodio: l’arresto dell’imprenditore Francesco Talerico per possesso illegale di cocaina, sulla cui innocenza o colpevolezza si esprimerà la magistratura; le recenti truffe scoperte dalla Guardia di Finanza riguardanti commercio di autoveicoli e abbigliamento (22 autosaloni, 10 macellerie, dati dell’Ufficio comunale del Commercio); la barbara uccisione di Antonio Silletta, di Francesco Talarico e del nipotino di quindici anni; la scomparsa del giovane Pino Loria; l’operazione antidroga (traffico internazionale di stupefacenti) "Drugstore"; il rinvio a giudizio per estorsione dalle modalità mafiose di due imprenditori, coinvolti nell’operazione antindrangheta "Ciclone".
Sul ribadito oscuramento del pezzo di Barberio, le è forse sfuggito che il relativo link è in bella evidenza sopra a questo partecipato forum.
Forse non s’è accorto che gli articoli hanno un numero progressivo, su questo giornale. La loro permanenza in home page dipende dall’aggiornamento quitidiano del sito. Postdatando i pezzi, si riportano in prima pagina.
Ora, le pare prioritario il discorso generale sulla permanenza di Luigi Garofalo, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, nel Consiglio provinciale di Cosenza oppure l’articolo di Barberio, pur meritevole di considerazione e dibattito, in questa pagina linkato per spirito pluralistico e dovere di completezza?
Se vuole mi risponda sul merito e con la sua identità, anche rispetto alle domande che le ho posto in precedenza.
Grazie per i suoi apprezzamenti, ma io cerco solo di contribuire in piccolo alla tutela della legalità e della democrazia. A San Giovanni in Fiore, in Calabria, in Italia. Cosa che le invito a fare pubblicamente, senza omettere il suo nome.
Cordiali saluti.
Emiliano Morrone
Nessuno ha fatto o chiesto un confronto con l’ottimo "Gomorra", edito da Mondadori. Lei, Mario (?), ha cambiato discorso. C’è o non c’è presenza criminale in Sila? Si nascondono o non si nascondono latitanti, nell’altopiano? Le ricordo, poi, che "La società sparente" parla dell’intera Calabria, muovendo dalla Sila. Ovviamente mi dirà che la storia del povero Antonio Silletta c’entra poco. Lo ha letto? Perché usa il lemma "semisconosciuto", a proposito del testo? Sa quante recensioni ha avuto e il dibattito che ha fatto sorgere, il movimento che ha suscitato? Le sarà sfuggito sicuramente qualcosa. Sa che lo stesso Saviano ne ha scritto su "L’Espresso"? Che cosa mi dice delle anomalie di cui è scritto in "La società sparente", a proposito degli amministrativi in Regione Calabria? E dei "Fratelli di Calabria"? Che cosa mi dice della malasanità anticipata nel testo? Dopo qualche mese, le ricordo, uscì l’operazione "Onorata sanità". In quanto alle considerazioni sul nostro (supposto) occultamento di Barberio, le è ancora una sfuggita una cosa. Abbiamo pubblicato il suo pezzo integralmente. Non è colpa nostra se l’onorevole Mario Oliverio, di cui lei sarebbe omonimo, continua a non darci una risposta sulle questioni poste a proposito del consigliere provinciale Garofalo. Credo che l’argomento meriti ampiamente la priorità. Tanto da preoccupare, il medesimo, perfino la radio del Santo Padre. Nessuno ci vieta di riproporre in home page il pezzo del buon Domenico Barberio. Ripeto, è stato pubblicato. Potevamo, se fossimo stati censori pro domo, tranquillamente evitare. La prossima volta lasci pure il cognome. Tanto per conoscerci e stare tranquilli.
Tanti saluti.
Emiliano Morrone
Inizio dicendo subito che in Italia non esiste città, paese, quartiere o frazione dove non ci sia il controllo della mafia. Il libro "La Società Sparente", è scritto davvero bene riporta passaggi molto precisi su fatti calabresi e proprio per questo che Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio hanno ricevuto delle pesanti minacce e ritorsioni, portandoli anche a dover abbandonare la propria terra. Ma la politica calabrese è rimasta ferma immobile davanti a tutto ciò. Forse perchè il 73% del consiglio regionale è inquisito??? Forse perchè il presidente della Regione Calabria ancora non sa con chi allearsi alle prossime elezioni??? Forse perchè qualche politico si è ritrovato e/o ha trovato citati "amici" suoi??? Forse perchè fa comodo così??? Tutto deve passare in sordina, le prime delegittimazioni devono proprio arrivare dalla politica, dalle istituzioni facendo passare il messaggio che se tutto sta in silezio, non si crea clamore attorno a questo spaccato di Calabria, i due scrittori, o ramanzieri come qualcuno vuole farci credere, sono dei bugiardi... Bè io dico che i "grembiulini" del paese dovrebbero difendersi andando in tribunale e sapete a chi mi riferisco... Ho avuto il piacere di conoscere sia Emiliano Morrone che Francesco Saverio Alessio e devo dire che parlando con loro la sensazione che io ho avuto era quella di parlare con due persone per bene, con due persone che non ce la fanno proprio ad abbassare lo sguardo e far passare davanti a loro gli "uomini" della paura, quegli "uomini" che sono il collante di interessi affaristico-politico-massonico-mafioso... Ed oggi quella sensazione che avevo è certezza... BRAVI continuate così e ricordatevi che chi delegittima è proprio colui che si "fotte" dalla paura di essere scoperto e di poter finire in galera... Ma spero che alcuni personaggi, visto l’andazzo italiano, in galera ci rimangano altrimenti alla prossima tornata elettorale li potremmo vedere seduti o al consiglio regionale o in parlamento...
Con stima Chicco Alfano
Grazie di cuore, carissimo Chicco, per le belle parole. Saverio e io cerchiamo in piccolo di contribuire alla lotta alle mafie, che persone come te combattono da anni con sacrificio, lealtà, coraggio e speranza. E grazie per tutti i tuoi incoraggiamenti, che hanno immenso valore. Tuo padre Beppe è sempre vivo: lo è in te, in Sonia e in noi che ne seguiamo l’esempio, umilmente consapevoli che è fondamentale restare uniti e non piegare mai la testa.
Un abbraccio.
emiliano
Inizio dicendo subito che in Italia non esiste città, paese, quartiere o frazione dove non ci sia il controllo della mafia. Il libro "La Società Sparente", è scritto davvero bene riporta passaggi molto precisi su fatti calabresi e proprio per questo che Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio hanno ricevuto delle pesanti minacce e ritorsioni, portandoli anche a dover abbandonare la propria terra. Ma la politica calabrese è rimasta ferma immobile davanti a tutto ciò. Forse perchè il 73% del consiglio regionale è inquisito??? Forse perchè il presidente della Regione Calabria ancora non sa con chi allearsi alle prossime elezioni??? Forse perchè qualche politico si è ritrovato e/o ha trovato citati "amici" suoi??? Forse perchè fa comodo così??? Tutto deve passare in sordina, le prime delegittimazioni devono proprio arrivare dalla politica, dalle istituzioni facendo passare il messaggio che se tutto sta in silenzio, non si crea clamore attorno a questo spaccato di Calabria, i due scrittori, o romanzieri come qualcuno vuole farci credere, sono dei bugiardi... Bè io dico che i "grembiulini" del paese dovrebbero difendersi andando in tribunale e sapete a chi mi riferisco... Ho avuto il piacere di conoscere sia Emiliano Morrone che Francesco Saverio Alessio e devo dire che parlando con loro la sensazione che io ho avuto era quella di parlare con due persone per bene, con due persone che non ce la fanno proprio ad abbassare lo sguardo e far passare davanti a loro gli "uomini" della paura, quegli "uomini" che sono il collante di interessi affaristico-politico-massonico-mafioso... Ed oggi quella sensazione che avevo è certezza... BRAVI continuate così e ricordatevi che chi delegittima è proprio colui che si "fotte" dalla paura di essere scoperto e di poter finire in galera... Ma spero che alcuni personaggi, visto l’andazzo italiano, in galera ci rimangano altrimenti alla prossima tornata elettorale li potremmo vedere seduti o al consiglio regionale o in parlamento...
Con stima Chicco Alfano