(foto: Michele Dalla Palma; N.d.R.)
Le potenzialità dell’essere umano vanno sviluppate lungo il corso di tutta l’esistenza, in un imprevedibile, unico percorso. Particolarissimo e, in gran parte, predeterminato.
La componente imponderabile che determina la predestinazione è messa in atto dal fato, dal destino, dal karma, comunque si voglia definire. Alcuni proseguono coraggiosamente su sentieri pericolosi, rischiosi, profondamente incassati nelle gole dell’esistenza; quella vera, con uno scopo ultimo trascendente. Una continua ricerca del bene, del bello. Contro ogni dipendenza intellettuale. Contro l’immobilità delle certezze. Altri conduce esistenza consuetudinaria, regolamentata dal tabù, indirizzata alla resa o alla sconfitta rispetto al sistema di valori dominante. Un’esistenza immobilizzata dalla paura del futuro, della novità, caratterizzata dal rifiuto di tutto ciò che è estraneo, non comprensibile. Manifestandosi oggettivamente in comportamenti stimolati dall’avidità animale incontrollata, dall’ansia di possesso e di potere. Dalla vanità. Scatenano la collera dell’egoismo, della competizione spietata, delle guerre; un comportamento ben rappresentato dall’arroganza del potere economico e politico fine a se stesso, cannibalesco, perverso, come la mafia, la camorra, la n’drangheta, la massoneria che li congiunge in una sinergia inumana, demoniaca, di deformazione del diritto. Categorie queste che amano tutte il silenzio.
Guai a denunciare. Ad informare e far riflettere. Cane randagio mi ha chiamato un pallone gonfiato, una specie di tacchino in amore, con due suoi comparielli. L’Onorata Società florense.
Erano in tre all’incrocio del comune. Elegantissimi, pulitissimi, stronzissimi. Io veloce, ritmo buono di marcia, scarpe preziose, fatte a mano, scalcagnate dall’ormai eccessivo uso, jeans sdrucito e consunta giacca di pelle nera, dovevo solo prendere il pane e tornare a casa. Loro: due laureati medici (un veterinario e un medico per bestie come lui) e un vertebrato erectus decerebrato, formattato al potere, pericolosissimo, avido, crudele. Il secondo, medico di poveri umani, un manipolatore di talento, criminale da bambino. Traditore, vigliacco, mentitore. Senza cuore. Il primo giorno della terza classe, ai tempi della scuola elementare, la prima cosa che mi mostrò fu come riusciva a rubare ogni sorta di cose a un mini market, all’orario di chiusura.
Ha rubato anche da ragazzo ed ha continuato da adulto, persino in casa di gente che lo ha accolto, che gli ha voluto bene. O di vicini di casa. Sfruttatore di molte ragazze che ricordo: non un vero e proprio magnaccia, piuttosto una sorta di bavoso parassita succhiatore. Un vero mascalzone: è lui che mi ha chiamato "cane randagio"! Il nasone. Il vanitosone. O’ commuoglio n’coppa a tazza1), dicono a Napoli per indicare i tipi come lui.
Il terzo è uno davvero ignorante, proprio un coglione, arrogante e grande maleducato, nu veru tamarriellu, parla sempre ad alta voce; risulta imprenditore di successo. Mi aveva visto arrivare, il coglione, all’ultimo momento - mentre si aggiustava il naso e gli occhiali per via della cocaina - io, con il mio occhio di falco e la mia coscienza d’ogni attimo, li avevo inquadrati già da oltre cento metri, ed ero attento e pronto.
Il tacchino, pavoneggiando parlava di me, sproloquiava, ho inteso qualcosa mentre passavo veloce, sfiorandoli come il vento. L’argomento riguardava me personalmente.
Avvertono il passare del mio vento, la mia solitaria energia, ma essendo in tre, sentendosi protetto, accade che si eccita al mio passaggio proprio il più vigliacco di tutti, anche il più sbruffone da sempre, il vanitosone.
Alle mie spalle il nasone innalza il tono della voce, urlando con disgusto: “Dobbiamo farli sparire tutti questi cani randagi che circolano per strada”. Riferendosi chiaramente a me visto che nelle vicinanze non c’erano cani, e, a parte loro tre che spiritualmente sono più sottosviluppati dei lombrichi, non c’era anima viva. Non c’erano possibili testimoni se non a cento metri di distanza.
Bastardi! Mafiosi di merda! Ho continuato imperterrito col mio ritmo montanaro a piedi larghi, flop flop, come se loro non esistessero. Ė così: non si è avvertita nessuna variazione del mio passo atletico, o del mio essere, del mio atteggiamento fiero! Confesso profondamente e veramente superbo, dato lo schifo che mi fanno questi tre mafiusicchi. Chandala!2)
Sono rimasti anche col dubbio che io non abbia sentito nulla. Forse è un po’ sordo! Un sussurro del vento.
Intanto avevo raggiunto una zona con testimoni, c’era pieno fuori dal bar. Questi gran bastardi, mi farebbero compassione e non li schernirei, se non fossero dannosi per gli altri. Per cui non li posso considerare come degli animaletti da cortile: anche se l’intelligenza è quella, loro sono cattivi. Egoisti, bestie!
Li stuzzico per indirizzarli verso qualche tipo di gabbia. Sono delle bestie ammaestrate, non hanno abbastanza cervello per capire quanto siano già in gabbia; nelle gabbie delle loro squallide e dannose esistenze. Per nostra fortuna sempre nuove, impreviste ed imprevedibili, continuamente mutanti, sono le gradazioni dell’autoconsapevolezza del Sé.
Dagli stati animaleschi, avidi, collerici, ping pong fra l’estasi e l’inferno, predominanti in una società consumistica, basata sull’estasi del possesso, sull’ignoranza, sulla violenza, si può risalire in stati superiori dell’essere. Si può rimanere sempre animali come le persone che ho appena descritto oppure divenire davvero uomini, esseri umani.
Una vita dedita e disciplinata da essere umano, un credo volto al benessere di tutta l’umanità, spiana la strada della saggezza e della morigeratezza personale permettendo di superare molti problemi contemporanei gravissimi. Con una tale pratica si può giungere fino ad un alto stato di coscienza, ad un altissimo grado di compassione, che abbraccia tutti gli esseri viventi e tutto l’Universo. Anche i tre animaletti mafiosetti del bivio del comune.
Li si ingabbia magari, se ci si riesce, ma li si compatisce e si cerca di rieducarli, perché si è a conoscenza del fatto che anche loro partecipano della natura ultima, anche loro possiedono la capacità di illuminarsi, di divenire profondamente umani.
L’illuminato, l’essere umano saggio, è colui che ha la capacità di aiutare un gran numero di persone a migliorarsi per diventare esse stesse dei saggi, degli uomini pienamente realizzati nella loro essenza caratteristica.
In concreto, lo studio dovrebbe servire sempre a progredire umanisticamente, e così a sviluppare curiosità conoscitiva, saggezza nella capacità di discernere il vero dal falso, amore per quel che fa bene a noi stessi e alla società, allarme per quello che le fa male. In sintesi avere un rapporto equilibrato con la realtà. Umanamente apprezzabile, non invasivo.
1) Dal dialetto napoletano: O’ commuoglio n’coppa a tazza: il coperchio del cesso, per indicare uno sbruffone.
2) Chandala: dal Sanscrito è l’equivalente di plebaglia in italiano. Indica la più bassa delle caste indiane.
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’Ndrangheta: parlarne al fronte sttentrionale di Biagio Simonetta
Mio caro Blek,
ricambio con sincerità la tua stima, ringraziandoti per la tua oggettiva descrizione di ciò che nel 2005 avvenne a Fiore e di quanto sta oggi accadendo nella nostra città. Continueremo a essere dalla parte dei più deboli, se questo vuol dire essere nel torto. So che il tuo animo è nobile e che sei uno spirito reattivo. Grazie anche per gli stimoli e tutte le osservazioni, che hanno un peso, per l’ingegneria sociale, e non sono soltanto parole articolate.
Un abbraccio.
emiliano
Cari amici, caro Blek,le figure preposte sono in gran numero corrotte, sottomesse e inadempienti. Si deve muovere la società tutta, che deve prendere coscienza dell’oceano di illegalità che è diventata la Calabria, dove la ’ndrangheta detta le regole e stabilisce praticamente tutto. Anche, scusatemi, come si deve andare a cacare. Credere che in Calabria esista una minima forma di democrazia è un errore gigantesco. Siamo nelle mani della ’ndrangheta, che si è insediata nei palazzi del potere e che ruba a suo piacimento i fondi pubblici per fare i suoi sporchi affari. Chi fa l’indifferente o pensa ai cazzi suoi è comunque un adepto e, anche se non ammazza qualcuno, è altrettanto colpevole. Vivo all’estero e mi vergogno delle mie origini calabresi, mi vergogno del silenzio comodo e del fatto che pensiamo a guardarci le spalle mandando in prima linea gente come Pino Masciari, Emiliano Morrone, Francesco Saverio Alessio, Aldo Pecora, Rosanna Scopelliti, Giuseppina Cordopatri e pochissimi altri. Devono fare la fine di don Peppe Diana? E la Chiesa, che cosa dice? Vorrei tanto sapere se è cattolico battersi il petto a messa e uscire dalla funzione sacra come se nulla fosse. Cazzo, possibile che non si debbano isolare i responsabili, che non si debbano fare nomi e cognomi di boss, di sciacquini e politici compromessi, collusi della borghesia di merda e altri stronzi che portano morte e disperazione? Andiamo a raccontare le favolette ai Crotonesi che si sono trovati di punto in bianco 350 mila tonnellate di cancro sotto le loro case. Alziamo la testa, parliamo e lottiamo da ogni parte del mondo. E’ finito il tempo dei convegni, delle belle parole e dei forum. Dobbiamo denunciare e non lasciare da soli quei pochi santi viventi che possono diventare martiri. Profondamente arrabbiato, vi saluto con amicizia e ammirazione, continuando a sperare grazie al vostro esempio e sacrificio.
Antonio (Colonia, Germania, Europa, nato e vissuto in Calabria, regione italiana e d’Europa)
Caro Blek, in quel caso i cittadini sangiovannesi avevano il DOVERE di partecipare a una iniziativa pubblica di quel genere. La loro assenza, la loro mancata partecipazione incoraggia e fortifica gente come i tre sgherri di cui parla Alessio nel suo articolo. Ma veramente pensiamo che basta una stazione dei carabinieri o l’intervento dell’esercito per debellare la mafia ? Ci vuole l’ntervento dell’intera comunità, quella pulita, quella coraggiosa, quella trasparente !
Se vogliamo organizzare una manifestazione, la dobbiamo portare sotto casa di questi tre "compari". Sono loro la vergogna del paese ! Devono capire che non c’è spazio e futuro per loro nel paese gioachimita ! Sono loro che devono andarsene di notte con la coda fra le gambe e non tornare più !!
Naturalmente mi riferisco ad una società civile, ad un paese moderno, che non vive ancora nel Seicento, in pieno feudalesimo, come a SGF ! Qua siamo ancora in piena braveria e il raccappriciante racconto di Alessio lo dimostra. Siamo fuori dalla civiltà, da qualsiasi forma di democrazia reale, siamo fuori dal tempo !
Bisognerebbe cambiare tutto, ma proprio tutto !! Iniziando dagli amministratori e dai "politici" locali, sostituendoli con gente corretta, competente, moderna. Bisogna avere finalmente la consapevolezza che non si può continuare ad andare avanti così ! È ora di cambiare per davvero. L’esperienza vissuta dal coautore de "La società sparente" rappresenta per me la classica goccia che fa traboccare il vaso .
A voi che abitate in questa realtà (io vivo da oltre quarant’anni all’estero), a voi abitanti di San Giovanni in Fiore, vi domando: come fate a prender sonno, a crescere, a sorridere, a lavorare, ad abbracciare, a correre, a sperare, a sognare, a respirare, pur vivendo in questo contesto di paure, di intimidazioni ?
Poco fa ascoltavo una canzone di Ben Harper : Diamonds On The Inside (diamanti dentro). Siamo tutti diamanti, dentro. Sta a noi dare al proprio diamante la sua forma, la sua purezza, la sua trasparenza, la sua lucentezza. Bisogna lavorarci continuamente, instancabilmente, quotidianamente. È ciò che stanno facendo da tempo Emiliano e Francesco Saverio, i quali per me rappresentano oggi le candele che illuminano l’oscurità, le tenebre di un triste e solitario paese di montagna, che ricordo sempre con tanta nostalgia.
saluti cari e distinti
biagio allevato
Caro Saverio,
seppur fosse stata Rabbia la scaturigine delle tue “definizioni”, sarebbe Rabbia umana, giusta, attinente, lecita, sanguigna nonché carotaggio di energico spirito reattivo. La Rabbia innesca l’attivarsi del “reagente”...la Tristezza mi preoccupa: Ella deossigena.
Solo oggi riesco a leggere lo stralcio- anteprima del prossimo libro...è una bella pro/pre-messa. Non devi giustificare le “descrizioni metaforiche” dell’estratto ne, più in la, del lavoro compiuto. Seguita a scrivere. Non vacillare di fronte ai canoni del perbenismo corretto che tentano di penetrare “ad insidiare” la spontaneità delle sensazioni di una vita vissuta e ancor di oggi.
Te lo dissi in agosto appena scendesti dal palchetto in via Roma e poi, più tardi, ancora in villa comunale: non è vano ciò che fai, che dici e che scrivi, il tuo attivismo viene recepito dai cervelli in esercizio; quanto ai dormienti: se spontanei possono decidere di svegliarsi, se consapevoli che continuino “ad abbracciar Morfeo”...in tal caso costituirebbero innocuo “volume”.
Non lasciare che la tristezza impregni il tuo spirito. Quella di abbandonare la tua casa, i tuoi “ricordi tangibili”, le tue abitudini non è stata una scelta ma una violenta forzatura per te, condizione che incentiva sia dolore che tristezza: combatti entrambi con audacia e speranza e seguita a dar voce alla tua “brama” di legalità e giustizia consapevole che, seppur piccolo, c’è “un coro” che assorbe e promulga. L’augurio che posso farti è che questo coro cresca esponenzialmente, inoltre...che tu possa ricostruire il tuo privato. Si può ricominciare.
Un abbraccio sincero, Giusy.
E’ da sette mesi che seguo con attenzione e preoccupazione le tue vicende, caro Francesco Saverio. Non preoccuparti perché non sei da solo: chi ti vuole male deve fare i conti con noi. Dovranno nascondersi, per la vergogna e la paura, quelli che ti hanno minacciato e perseguitato illegalmente. Continua con la stessa grinta di sempre. Io e i miei amici siamo con te. "Sono amico di Francesco Saverio Alessio".
Roberto Dessii, Cagliari, 9 ottobre 2008
Chi denuncia i fatti è costretto a nascondersi: è assurdo. Sono solidale con Francesco Saverio Alessio. Una solidarietà totale. Si devono nascondere gli ’ndranghetisti: sono loro che devono "sparire" dalla Calabria. Basta con l’inciviltà e la barbarie che sta dominando in Calabria, una delle più splendide regioni d’Europa, ridotta purtroppo a patria della morte. Bastardi fottuti i capi dei capi ci chi commercia cocaina. Calabresi ribellatevi perché l’Italia onesta è con voi.
Luca Rossi da Milano
Siamo tutti con Francesco Saverio Alessio, che non sarà lasciato da solo come vorrebbe qualche pseudo-grembiulino in Calabria.
Giorgio Paris (Frosinone)
I giovani di Messina sono con Francesco Saverio Alessio. Siamo una rete e, fino a quando restiamo uniti, nessuno può nuocerci né violare la legge. Un abbraccio grande.
Massimo, Maria Cristina, Fulvio, Desy, Valentina
Sul fatto che tutti siamo con Francesco Saverio Alessio non ci piove. Ringrazio i gruppi e le persone che sul sito hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza. Voglio però reiterare l’invito al dibattito sull’isolamento di chi scrive e parla di mafie. Partirei dalla vicenda personale di Saverio, che non può essere liquidata come fatto privato. E’ vero che è nobile la condizione di martire (Martire è anche il cognome della famiglia di Saverio, ramo materno). Ma non vorrei che, per causa del silenzio, Saverio fosse il prossimo martire della Calabria. Ha lasciato San Giovanni in Fiore (Cs) perché avvertito per tempo. Se fosse rimasto, avrebbe avuto problemi più grossi delle semplici pressioni psicologiche.
Vi sembra giusto che uno debba scapparsene, questo ha fatto Saverio, rinunciando alla propria casa e ai propri affetti per via dell’insicurezza personale che in Calabria è regola? La sua vicenda non ricorda, forse, quella di Pino Masciari, testimone di giustizia che col suo coraggio ha permesso l’arresto di numerosi criminali della ’ndrangheta? Anche Saverio ha parlato: ha scritto. Questo per ora gli è costato solo la fuga. Con la speranza d’un dibattito che sia anzitutto presa di coscienza del problema; con la speranza d’una sensibilizzazione collettiva anche per quanto sta succedendo a Pino Masciari, che ora si trova senza scorta, invito i lettori all’intervento e alla divulgazione in rete. Cari saluti.
Emiliano Morrone
Non proprio di tutti, caro anonimo. E, comunque, qui il problema è più ampio. Parliamone, ma non telegraficamente. Soprattutto, firmiamo, dopo i commenti.
Emiliano Morrone
Come si fa a essere qualunquisti, davanti a un grido di giustizia così forte come quello di Alessio? Lotteremo per affermare i principi della Costituzione insieme a voi, amici della Calabria.
Nicola, Martinengo
Caro Alessio,
il suo racconto è emblematico della meschinità del potere in territori come la Calabria. Farò girare questa sua denuncia, credo priva di nomi per ragioni di tutela legale, e scriverò a Santoro perché possa parlarne in tv. Così almeno non resta isolato. Il pericolo è che nel silenzio generale qualcuno possa farle male fisicamente, a questo punto. Le persone di cui parla, seppure tenute anonime, hanno chiaramente inteso il riferimento di questo suo scritto. Stia attento, noi della rete cercheremo di proteggerla. Invito tutti i lettori di questo bel giornale a intervenire sul caso; anche per evitare che passi come lo sfogo di un povero pazzo, abbandonato alla propria solitudine.
Cordiali saluti. Joseph da Livorno
PS: Ho lasciato la mia e-mail alla redazione.
Raccolgo il Suo appello, caro Joseph, con la speranza viva che su queste pagine ci sia un dibattito partecipato sull’isolamento di chi, come Francesco Saverio Alessio, denuncia ad alta voce mali e paradossi della Calabria. La ’ndrangheta, bisogna dirlo forte, non è soltanto un problema calabrese. Grazie per il suo post.
Con sincera cordialità.
Emiliano Morrone
"[...] li si compatisce e si cerca di rieducarli, perché si è a conoscenza del fatto che anche loro partecipano della natura ultima, anche loro possiedono la capacità di illuminarsi, di divenire profondamente umani". Scrivo così verso la fine dell’articolo, proprio per dire che comunque anche loro sono uomini. Ma come definire caro Domenico persone che non solo si sono arricchite sulle spalle di un’intera popolazione, che ne producono il malessere, la disoccupazione, la solitudine, e poi psicopatologie, traffico di stupefacenti, espulsione dei talenti, emigrazione, sfruttamento, diperazione, morte. Mi sembra un po retorico sostenere che io opero un’intollerabile violenza definendoli animali. Mi sembra un esercizio intellettuale da sostenere seduti in poltrona. Il mio scritto non è dettato dalla rabbia, e non è sicuramente aggressivo, io lo trovo ironico o al massimo sarcastico, tra l’altro alla fine è anche molto propositivo. Probabilmente come scrittore sono negato se tu lo hai inteso come aggressivo. Forse è esagerato chiamarli bastardi e mafiosi di merda? è questo che ha disturbato la tua sensibilità? Penso davvero che quei tre sono peggio degli animali, sicuramente non meritano di essere considerati uomini. Il ruolo di essere umano, nel suo profondo senso ontologico, bisogna guadagnarselo attraverso adeguati comportamenti. Questi "signori" continuano a dettare legge, minacciano, ricattano, rubano, riciclano, spacciano, offendono, violentano, a volte uccidono. Sono stato costretto a fuggire di notte, abbandonare tutto. La casa dove sono nato, i miei libri, i miei monti, perchè, per fortuna, sono stato avvertito in tempo di un progetto di esecuzione capitale nei miei riguardi. Non posso neanche andare in questura a fare una denuncia, perchè chi mi ha avvertito non confermerebbe mai quello che mi ha detto, uscirebbe allo scoperto e probabilmente ucciso al mio posto perchè ha parlato. Non ho lavoro. Non ho più famiglia. Non ho più nulla. Avevo una relazione con una donna meravigliosa ed ho dovuto far finta di non voler più stare con lei, far finta di non amarla, ho dovuto portarla al punto di troncare la nostra relazione perchè avevo paura che potesse essere coinvolta in brutte storie, perchè temevo per la sua incolumità. Ho sofferto la fame, il freddo, l’abbandono e la solitudine, e questa non è retorica è assoluta verità. Ho subito querele penali e cause civili, minacce, insulti, vignette offensive, pettegolezzi - e tu stesso ne scrivi nel tuo post - ho perso cause di lavoro, mi hanno sfruttato, derubato delle mie idee, persino dei miei voti come consigliere. Tutto questo non lo fanno solo a me, lo hanno fatto a generazioni e generazioni di persone. Trovo davvero inopportuno, e più che inutile, dannoso, il fatto tu sostenga che semplicemente chiamandoli animali ho operato una intollerabile violenza, che faccio un po quello che fanno loro. Sono loro a non esprimere alcuna umanità, non sono io che li disumanizzo. Grazie al tuo post adesso sono davvero triste, mi sento profondamente solo e senza alcuna speranza di riscatto, se dopo avere subito quello che ho subito e che continuo a subire per aver scritto e detto delle verità, tutto quello che un fine intellettuale come te è capace di notare è il tenore delle mie parole. Saluti Saverio P.S. Rimando chi segue questa discussione a due miei articoli già pubblicati su La Voce di Fiore. Uno descrive la solitudine dell’artista e un’altro che descrive alcuni metodi per fuoriuscirne
(e)migrazioni Mentali, Ermeneutica per l’Internet e Cosmogonia del Web
Caro Domenico,
il mezzo e il fine non sono mai la stessa cosa. Evito teoresi e passo al sodo. La discussione non può cadere sul linguaggio di Saverio. Anche perché ogni volta che abbiamo denunciato malaffare e gravi responsabilità politiche e amministrative, con numeri, dati, fatti, nomi e prosa lineare, nessuno ha mosso un dito e nulla è cambiato. Nessuno ha pagato per i danni causati. Nessuno. Mentre Saverio e io siamo finiti in tribunale, come altri amici, e nella nostra terra abbiamo subìto la denigrazione generale, grazie a un’informazione che obbedisce supinamente al Palazzo.
La verità - se vogliamo uscire dal politicamente corretto, dal buonismo verbale e dal concetto astratto di democrazia, che presuppone sempre parità di mezzi e modi - è che da noi, a Sud, la dialettica politica è ancora e sempre più tragicamente dominio illegale, sopraffazione, violenza e coercizione da parte di aggregazioni che "chiamansi partiti". Equivalenti alla mafia, avrebbe concluso Leonardo Sciascia.
Mio padre, malato e anziano, è stato aggredito l’estate scorsa: un bruto (di partito) gli ha messo le mani addosso. Evidente il tentativo di usare ogni sistema per raggiungere un obiettivo: l’annullamento della mia voce, che è uguale a quella di chi condivide questo spazio web di libero scambio.
Mi sembra che stiamo commettendo l’errore di sottovalutare l’assoluta pericolosità di certi soggetti e coalizioni, auspicando, tra Noi e Loro, un confronto normale sulle idee che non potrà mai esserci.
Da noi, a Sud, chi comanda spesso viola la legge, ostacolando "la libertà e l’eguaglianza dei cittadini" e impedendo "il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese" (art. 3 della Costituzione repubblicana).
Ci sarebbe tutto un discorso da fare sulla formazione del consenso. Per significare che la scelta di legislatori e governanti non è affatto democratica, dalla legge sull’elezione dei parlamentari alla raccolta di voti via ’Ndrangheta Spa.
Non perdiamoci, quindi, nei ragionamenti sulle forme. Sulla carta, quel che hai scritto, caro Domenico, è vero. Non è però applicabile a una realtà come quella calabrese, che non ha isole felici, preservate dall’azione di "Cosa nuova". Bisogna, anzi, insistere sulla distinzione fondamentale fra Noi e Loro.
Noi siamo quelli che, per la nostra coscienza e formazione, non farebbero male a nessuno. Loro sono quelli che, per la loro sete di potere e malvagità, calpesterebbero - o, se preferisci, ucciderebbero - tutti e tutto.
Ti abbraccio.
emiliano
Caro Saverio, leggo con ritardo questo tuo post,e lo faccio con assoluta e profonda amarezza. Io,leggendo il tuo articolo non mi sono affatto scandalizzata perchè ho colto subito la tua ironia e ... ti dirò fossi stata nella tua situazione forse non avrei avuto parole tanto dolci per quei "bastardi". Siamo in un paese strano,un paese in cui Caino viene amato e compreso più di Abele,o forse il problema è un’altro:non si è ancora compreso abbastanza bene la pericolosità di certi individui,che possono ucciderti in tanti modi...il più vigliacco è quello di fare terra bruciata portando la vittima alla solitudine ed alla disperazione,toccando gli affetti,rendendo,così,estremamente vulnerabili.Ma la popolazione civile di questo bel paese è pronta a pertecipare commossa e addolorata ai funerali dell’eroe di turno,senza interrogarsi troppo su ciò ch’è avvenuto prima...Non voglio offendere nessuno,me ne guarderei bene... è solo che,forse,la dovremmo smettere di trattare i mafiosi col guanto di velluto e la dovremmo smettere anche di sottovalutarli... Io non so come tu faccia a resistere,ritengo che tu abbia una forza ed un coraggio fuori dal comune. Sei un uomo che sì è meritato questo appellativo e secondo me definendo quegli individui degli animali hai offeso gli animali,non loro! A loro hai fatto un complimento! Hai tutta la mia solidarietà ed il mio sostegno e se ti sei sentito solo e sconfortato mentre scrivevi quel post sappi che quando io l’ho letto ho pianto sinceramente e con il pensiero ti ho abbracciato e sostenuto.
Con profondo affetto,Anna Rita
Ciao cari ragazzi, sembra che manco solo io all’appello... ma come sempre vi sono vicino, nell’affetto e non solo. Ricordo ancora quando qualcuno mi diceva: ma che ci fai insieme a "quelli", quando ancora non famosi scrittori frequentavano il mio negozio per scrivere articoli e mandare email in giro per il mondo, già allora erano personaggi scomodi, sempre pronti a denunciare i vari nasoni, bestie e coglioni di turno, che al nostro paese non sono mai mancati. Anch’io come tanti ho dovuto lasciare il paesello, almeno per quanto riguarda il lavoro, mia moglie e i miei figli vivono e studiano a San Giovanni in Fiore, un luogo bellissimo, se non fosse per i politici, che non definirei mafiosi, dal mio punto di visto sono una banda di cretini, perché guardano al mero guadagno momentaneo, senza pensare che avranno figli e nipoti che saranno costretti ad andar via come siamo stati costretti noi, presto il nostro paese diventerà un luogo dove resteranno solo capre e pecore. Ci sono posti al mondo molto più sfigati del nostro paese, ma con gli amministratori giusti, sono progrediti e hanno sviluppato ricchezza. In giro per questo sito ci dovrebbe essere il primo editoriale scritto dal direttore, è spiegata benissimo la situazione del nostro paese, tutti gli uomini di mezza età, almeno quelli che sono rimasti in paese, quasi tutti i tecnici (ingegneri, geometri architetti), sono compromessi e devono favori alla politica, quindi chi volete che si alzi a gridare quando il comune si indebita ancora e quando gli amministratori fanno sparire somme piovute dalla Comunità Europea
Saluto il mio caro amico Saverio, che sa sempre dove trovarmi, come sempre per tutte le evenienze.
Saluto il mio caro amico direttore Emiliano, che fra un mese si ricorderà che esisto, come sempre stai tranquillo che ci penso io.
Una tiratina d’orecchie a Domenico, che non conosco di persona, credo che si sia sbagliato dicendo che alcune parole non vanno usate, in altri contesti caro Domenico ti avrei dato ragione, ma come è stato scritto l’articolo, Don Saverio (ricordo a chi non lo sapesse che Saverio è di famiglia nobile) ha usato parole fin troppo delicate, per evitare appunto di cadere in quella volgarità che non gli appartiene.
Jaflos Alfredo Federico