La società sparente in un articolo dell’Unità

Facebook, un viaggio nel pianeta «utile e dannoso» di Enrico Fierro

su facebook: Coraggio: è quello che ti trasmettono i tanti che fanno antimafia.
sabato 29 novembre 2008.
 

«Ma tu ci sei?».«Dove ?». «Ma su Facebook, diamine». Il mio interlocutore - un collega più o meno della mia stessa età - è rimasto di sasso quando gli ho risposto che non, non ero su Facebook. Caritatevole, mi ha preso sotto braccio e mi ha spiegato il mondo. In sintesi: se non sei su Fb non sei nessuno, se il tuo nome non appare su Wikipedia sei una nullità, se digitando su Google le tue generalità non escono almeno un migliaio di richiami sei out. Un mondo di certezze mi si è sfarinato addosso. Pensavo che bastasse scrivere un articolo ogni tanto, avere un discreto numero di relazioni, partecipare a qualche dibattito, dialogare via mail con i lettori per essere soddisfatti. Roba vecchia, da buttare. «Devi essere su Fb», mi ha imposto prendendomi per mano e spiegandomi come si fa. La tecnica è facile, difficile superare le diffidenze. Sarà uno sfogatoio, una vetrina, sarà un posto pieno di gente che vuole “acchiappare”. Ho provato e alla fine ho scoperto che è divertente. Ritrovi amici che non vedevi da una ventina di anni, colleghi che incontri distrattamente sul lavoro con i quali il dialogo è ridotto all’osso (che pezzo fai, dove andiamo a cena...), personaggi politici che parlano liberamente (rispondono), allegri mattacchioni e....pure i figli, quelli degli amici e i tuoi. Ecco il mio viaggio di sette giorni nello sconfinato pianeta di Fb.

Il poeta dei numeri: è Franco Festa, avellinese come me e grande professore di matematica prima di diventare preside del liceo più importante della città. Lo chiama così un suo ex allievo e trovo la definizione commovente. Con Franco in un’altra vita abbiamo fatto mille battaglie politiche. Ora è in pensione e scrive romanzi bellissimi per una piccola casa editrice. Ha inventato la figura del commissario Melillo, un Montalbano triste che attraversa i vizi e i mali della sua città armato di un sano scetticismo. Abbiamo un impegno: convincere Gabriele a dotarsi di internet e computer.

Renato Natale: è un medico di Casal di Principe (nota località!). Ha fatto politica, è stato il sindaco del paese e non si è abbandonato alla morsa mortale della disillusione. Finito l’impegno nei partiti (che disastro quando anche quelli democratici e di sinistra perdono persone così) ora è volontario in una marea di associazioni. Mi scrive spesso del centro Fernandez a Castelvolturno. «Quando vieni e fai qualcosa per il giornale?». Spero presto!

W la campagna: Titti Beneduce è una brava collega del Corriere del Mezzogiorno, ha scritto sempre per giornali importanti (la si può leggere anche sul Riformista), insomma è una di quelle giornaliste che si devono obbligatoriamente consultare (e leggere) per capire Napoli. Con lei parliamo di campagna, verdure, frutta...è diventata una vera appassionata. Da invidiare. L’invidia: “è questo il problema della sinistra. Voi invidiate chi ha successo”. E’ il messaggio che con ossessiva regolarità mi invia Rocco Sarachiello. Io gli rispondo che non è così, che Berlusconi, la destra...lui insiste: il problema è l’invidia. La Torre, i pizzini e Villari: dibattito infuocato con alcuni deputati e iscritti al Pd. Michele Bordo, onorevole di Manfredonia, ammette: «Così non andiamo da nessuna parte». Io credo - e con me una marea di “amici” delusi (ci chiamiamo così su Fb) - che invece da una parte si vada: verso l’eterna vittoria di Berlusca & soci.

Coraggio: è quello che ti trasmettono i tanti che fanno antimafia. Scrive Aldo Pecora (Ammazzateci tutti), Pino Masciari, Emiliano Morrone che con Francesco Saverio Alessio ha scritto un bel libro,«La società sparente», il sociologo Marcello Ravveduto che vuole fare un coordinamento degli scrittori antimafia, Biagio Simonetta che anima un bel sito (www.ndrangheta.it) sempre carico di informazioni e di un entusiasmo velato dalla tristezza per la sua disperata Calabria, Rosaria Capacchione e Rita Borsellino...e tantissimi altri. Altro che Villari, La Torre e pizzini...

Musica: un altro amico ritrovato, Goran Kuzminac, una lunga convivenza nella stessa casa a Roma, non ci vediamo da anni. Ha fatto un nuovo Cd, «Dio suona la chitarra». «È bellissimo, ne parli sull’Unità?». «Tenterò!». Il cane: Caterina, che vive in Molise, ha perso il cane.

Ti ho taggato...un video. Non so cosa significhi, è il messaggio del mio amico e collega Ruben Oliva. Mi ha messo in pagina un video girato a Quindici nel 2002. Ci fu una strage di camorra noi eravamo lì. Come va l’Unità?: me lo chiedono in tanti, soprattutto ex colleghi (in altri giornali o in pensione). Ne discutiamo via mail. No, la mia bambina no: Martina e Lella sono le mie figlie gemelle. Patite di internet (chattano e hanno un blog di grafica). Sono iscritte a Fb e ho faticato un po’ a convincerle ad accettare la mia amicizia. Martina ha fatto un errore, nel descriversi alla voce “interessi” ha scritto “uomini”. Quando l’ho visto ho rischiato l’infarto al grido de “la mia bambina noooo”. L’ho chiamata, ha ammesso l’errore e l’ha corretto. Ho avuto i sudori freddi.

Ecco, questa è la vita su Facebook, un modo per ritrovarsi, parlarsi, dirsi cose. È uno dei tanti figli malati dei nostri tempi, un frutto avvelenato della crisi, è utile, è dannoso...agli specialisti del cazzeggio applicato l’ardua sentenza.

Enrico Fierro

l’Unità, 21 Nov 2008


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