«Ma tu ci sei?».«Dove ?». «Ma su Facebook, diamine». Il mio interlocutore - un collega più o meno della mia stessa età - è rimasto di sasso quando gli ho risposto che non, non ero su Facebook. Caritatevole, mi ha preso sotto braccio e mi ha spiegato il mondo. In sintesi: se non sei su Fb non sei nessuno, se il tuo nome non appare su Wikipedia sei una nullità, se digitando su Google le tue generalità non escono almeno un migliaio di richiami sei out. Un mondo di certezze mi si è sfarinato addosso. Pensavo che bastasse scrivere un articolo ogni tanto, avere un discreto numero di relazioni, partecipare a qualche dibattito, dialogare via mail con i lettori per essere soddisfatti. Roba vecchia, da buttare. «Devi essere su Fb», mi ha imposto prendendomi per mano e spiegandomi come si fa. La tecnica è facile, difficile superare le diffidenze. Sarà uno sfogatoio, una vetrina, sarà un posto pieno di gente che vuole “acchiappare”. Ho provato e alla fine ho scoperto che è divertente. Ritrovi amici che non vedevi da una ventina di anni, colleghi che incontri distrattamente sul lavoro con i quali il dialogo è ridotto all’osso (che pezzo fai, dove andiamo a cena...), personaggi politici che parlano liberamente (rispondono), allegri mattacchioni e....pure i figli, quelli degli amici e i tuoi. Ecco il mio viaggio di sette giorni nello sconfinato pianeta di Fb.
Il poeta dei numeri: è Franco Festa, avellinese come me e grande professore di matematica prima di diventare preside del liceo più importante della città. Lo chiama così un suo ex allievo e trovo la definizione commovente. Con Franco in un’altra vita abbiamo fatto mille battaglie politiche. Ora è in pensione e scrive romanzi bellissimi per una piccola casa editrice. Ha inventato la figura del commissario Melillo, un Montalbano triste che attraversa i vizi e i mali della sua città armato di un sano scetticismo. Abbiamo un impegno: convincere Gabriele a dotarsi di internet e computer.
Renato Natale: è un medico di Casal di Principe (nota località!). Ha fatto politica, è stato il sindaco del paese e non si è abbandonato alla morsa mortale della disillusione. Finito l’impegno nei partiti (che disastro quando anche quelli democratici e di sinistra perdono persone così) ora è volontario in una marea di associazioni. Mi scrive spesso del centro Fernandez a Castelvolturno. «Quando vieni e fai qualcosa per il giornale?». Spero presto!
W la campagna: Titti Beneduce è una brava collega del Corriere del Mezzogiorno, ha scritto sempre per giornali importanti (la si può leggere anche sul Riformista), insomma è una di quelle giornaliste che si devono obbligatoriamente consultare (e leggere) per capire Napoli. Con lei parliamo di campagna, verdure, frutta...è diventata una vera appassionata. Da invidiare. L’invidia: “è questo il problema della sinistra. Voi invidiate chi ha successo”. E’ il messaggio che con ossessiva regolarità mi invia Rocco Sarachiello. Io gli rispondo che non è così, che Berlusconi, la destra...lui insiste: il problema è l’invidia. La Torre, i pizzini e Villari: dibattito infuocato con alcuni deputati e iscritti al Pd. Michele Bordo, onorevole di Manfredonia, ammette: «Così non andiamo da nessuna parte». Io credo - e con me una marea di “amici” delusi (ci chiamiamo così su Fb) - che invece da una parte si vada: verso l’eterna vittoria di Berlusca & soci.
Coraggio: è quello che ti trasmettono i tanti che fanno antimafia. Scrive Aldo Pecora (Ammazzateci tutti), Pino Masciari, Emiliano Morrone che con Francesco Saverio Alessio ha scritto un bel libro,«La società sparente», il sociologo Marcello Ravveduto che vuole fare un coordinamento degli scrittori antimafia, Biagio Simonetta che anima un bel sito (www.ndrangheta.it) sempre carico di informazioni e di un entusiasmo velato dalla tristezza per la sua disperata Calabria, Rosaria Capacchione e Rita Borsellino...e tantissimi altri. Altro che Villari, La Torre e pizzini...
Musica: un altro amico ritrovato, Goran Kuzminac, una lunga convivenza nella stessa casa a Roma, non ci vediamo da anni. Ha fatto un nuovo Cd, «Dio suona la chitarra». «È bellissimo, ne parli sull’Unità?». «Tenterò!». Il cane: Caterina, che vive in Molise, ha perso il cane.
Ti ho taggato...un video. Non so cosa significhi, è il messaggio del mio amico e collega Ruben Oliva. Mi ha messo in pagina un video girato a Quindici nel 2002. Ci fu una strage di camorra noi eravamo lì. Come va l’Unità?: me lo chiedono in tanti, soprattutto ex colleghi (in altri giornali o in pensione). Ne discutiamo via mail. No, la mia bambina no: Martina e Lella sono le mie figlie gemelle. Patite di internet (chattano e hanno un blog di grafica). Sono iscritte a Fb e ho faticato un po’ a convincerle ad accettare la mia amicizia. Martina ha fatto un errore, nel descriversi alla voce “interessi” ha scritto “uomini”. Quando l’ho visto ho rischiato l’infarto al grido de “la mia bambina noooo”. L’ho chiamata, ha ammesso l’errore e l’ha corretto. Ho avuto i sudori freddi.
Ecco, questa è la vita su Facebook, un modo per ritrovarsi, parlarsi, dirsi cose. È uno dei tanti figli malati dei nostri tempi, un frutto avvelenato della crisi, è utile, è dannoso...agli specialisti del cazzeggio applicato l’ardua sentenza.
WikiLeaks, la nuova ondata
di Stefania Maurizi *
La schedatura degli utenti di Facebook attuata da un’agenzia privata di intelligence. I soldi a Zuckerberg da un’altra azienda specializzata nel raccogliere informazioni sulle persone. I rapporti tra spionaggio privato e Cia. Il ruolo di informatore di un ambasciatore italiano. Da oggi, su l’Espresso, i ’file Stratfor’ di WikiLeaks
E’ definita ’the shadow Cia’. L’ombra della Cia. E come la più famosa agenzia di spionaggio del mondo è americana. Ma non è un ente governativo. Si chiama ’Stratfor’. E’ un’azienda privata, che vende e compra informazioni destinate a clienti ricchi e potenti. Governi, grandi aziende e multinazionali di tutto il pianeta.
Ora, per la prima volta, è possibile aprire uno squarcio nel mondo segreto di Stratfor. ’L’Espresso’ e ’la Repubblica’ hanno avuto accesso con un pool di media internazionali ai ’Global Intelligence Files’: 5,3 milioni di email interne, documenti ottenuti da WikiLeaks e che l’organizzazione di Assange inizia oggi a pubblicare sul sito (wikileaks.org/gifiles).
Non è noto come WikiLeaks ne sia entrata in possesso. L’unica cosa certa è che, nel dicembre scorso, Stratfor è stata al centro di un attacco hacker da parte del collettivo ’Anonymous’, finito per la prima volta nelle cronache dei giornali internazionali nel 2010 per aver organizzato una rappresaglia informatica a livello mondiale contro le carte di credito Visa e Mastercard, che hanno tagliato le donazioni a WikiLeaks.
Negli ultimi due anni, Anonymous ha colpito ripetutamente i siti di multinazionali e aziende che operano per il complesso militare industriale e finanziario. L’ultimo raid è proprio quello contro Stratfor: Anonymous ne avrebbe hackerato i server, prelevando milioni di comunicazioni interne dalle reti aziendali, mettendo in ginocchio per giorni il sito web. Fin da dicembre scorso i media internazionali aspettavano la pubblicazione improvvisa in rete di questi file da parte di Anonymous, che di norma spiattella tutto in rete, anche i dati delle carte di credito delle aziende e dei loro clienti.
Ma in qualche modo questa valanga di documenti è arrivata all’organizzazione di Assange, che oggi inizia a rilasciare i file in varie ondate successive e con un team di media internazionali.
Tra i documenti ci sono file che lasciano capire come gli analisti di Stratfor abbiano accesso a informazioni esclusive, come quelle sul materiale sequestrato nel covo di Bin Laden subito dopo l’eliminazione dello sceicco del terrore, notizie sulle condizioni di salute di capi di stato, su WikiLeaks e Julian Assange. Al centro dei segreti di Stratfor c’è una rete di gole profonde disseminate per il pianeta, che consentono all’azienda di assumere informazioni ovunque. Dal Kazakhstan alla Moldavia, dalla Cina fino all’Italia di Berlusconi. Generali, politici, accademici, hacker, giornalisti, spie e diplomatici.
Quello che lascia senza parole è che, stando a quanto che emerge dalle comunicazioni email, Stratfor non sembra aver protetto le identità di molte delle sue fonti, criptandole con robusti sistemi cifrati, che rendono inaccessibili i dati delicati. Tra i file si possono trovare nomi, cognomi, giudizi sull’affidabilità delle gole profonde, sistemi per contattarle e a volte perfino le ragioni per cui forniscono le informazioni. WikiLeaks ha fatto sapere che, per decidere quali documenti rilasciare, si baserà sui giudizi dei giornali partner. ’L’Espresso’ e ’la Repubblica’ non rilasceranno i file riguardanti le fonti. Nel database figura il nome di almeno un ambasciatore italiano.
Facebook e il mistero della Cia. Nelle email interne degli analisti di Stratfor non poteva non sbucare un fenomeno di massa come il social network Facebook. E’ il Grande Fratello che sa tutto di noi. Amicizie, foto, contatti, dati sulla nostra localizzazione geografica. E opinioni, esternazioni, adesioni a campagne sociali e politiche. A rivelare tutto questo di noi, si sa, siamo noi stessi. E’ un sistema così facile e pulito di acquisire le informazioni per una qualsiasi agenzia di intelligence che se non ci fosse, andrebbe inventato. Che ci abbia pensato proprio la Cia? Gli amanti della teoria della cospirazione ne sono ossessionati.
In ogni caso, in un’email tra due analisti fa capolino Facebook e uno di loro scrive: «Credo che Palantir sia coinvolta in cose anche meno chiare, inclusa quella di finanziare Facebook». Palantir è un’azienda pressoché sconosciuta in Italia, ma è finita nelle cronache internazionali un anno fa, quando Anonymous hackerò i server dell’impresa americana ’HBGary Federal’, che vende security a banche, agenzie del governo Usa e forze di polizia di vari governi in giro per il mondo: anche alla nostra polizia di Stato. Tra i documenti frutto di quell’incursione informatica venne fuori un piano per distruggere WikiLeaks in cui sbucava il nome di Palantir, impresa di Palo Alto, California, che ha inventato un sistema per raccogliere in potenti database informazioni su individui ’sospetti’, un po’ come avviene nel film ’Nemico Pubblico’.
* l’Espresso, 27 febbraio 2012
Hai ragione. Negli ultimi tempi parlo solo di cappucci all’ultima moda e di edilizia privata. Oltre a stilisti molto rinomati, ci sono tanti bravi muratori in Italia, che bisognerà pur rendere noti. In quanto alla dittatura che ci imputi, ci ispiriamo, lo scrivo per la prima volta, alla regola francescana. Ergo: pace e bene.
Un abbraccio
Emiliano Morrone
è semplicemente la prima volta che mi addentro in questo sito e a pelle non mi è molto piaciuto,soprattutto perchè nel momento in cui voglio esprimere la mia opinione compare il seguente messaggio "il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore de sito"......a buon intenditore poche parole... per quanto riguarda ciò che penso di lei caro direttore è prettamente suscitato da ciò che le ho visto fare in determinati contesti... non può accusare persone pubblicamente,offenderle e cercare poi di trovare un punto di incontro..in questo trovo il suo comportamento incoerentre...anche se sono molto più giovane di lei mi permetta di dirle che per esprimere un pensiero si potrebbe agire pacatamente senza esagerata impulsività..i suoi intenti sono nobili, ma le critiche dovrebbero essere costruttive e non "distruttive"
saluti
Guardi che "la Voce di Fiore" non è uno spazio per discussioni su argomenti che non hanno interesse pubblico. Non penso di doverglielo ribadire ulteriormente. Quindi, se vuole discutere, non sia generico e astratto: arrivi alla sostanza. Diversamente, mi mandi una mail, e mi spieghi articolando. Non posso né voglio interpretarla. Un’ultima cosa: se il sito non le piace, può anche evitare di servirsene per i suoi discorsi, poco comprensibili in mancanza degli elementi essenziali. Le proposizioni che ci ha lasciato non evocano, purtroppo, né Wittgenstein né Goedel, per esempio, né i richiami alla specificità del politico fatti da Ricoeur. Così, fallaci e inconsistenti, mi cadono come olive passate.
Ora, senza compassione.
Emiliano Morrone
come lei esprime un parere anche gli altri lo possono fare caro morrone,sbagliati o giusti che siano...non ho bisogno che lei mi comprenda e nè che interpreti le mie parole...la sua compassione non mi serve..penso solo che lei sia un bravo giornalista,ha delle basi classiche ecc ecc che io non ho purtroppo..per quanto riguarda il comportamento della signoria vostra che sto qui ad opinare è di dominio pubblico..non credo di usare parole offensive o altro,è semplicemente una critica che voglio muovere sul suo fare giornalistico o di moralizzatore sociaòe tutto qui...è incoerente a mio parere criticare facebook o analoghi, wikipedia se la sua presenza è costante...
ps non mi intendo nè di libri nè di filosofia (anzi la detesto) ma non vuol dire che sono un’igorante...vado all’università e studio medicina....ognuno di noi ha i suoi deficit e probabilmente lei ne ha uno in particolare dovuto ad un accumulo nel sangue di fenilalanina
Caro lei,
seguita, sed perseverare diabolicum. Chi ha criticato Facebook o Wikipedia? Le sfuggono i miei colloqui, sul punto, con Derrick de Kerckhove? E’ evidente che cerca di provocare. Le consiglio, però, di rileggere i suoi post. Sa, a tutta prima, mi pare che vadano verso il punto di non ritorno, concetto che è pure di pertinenza medica, in una visione generale del patologico e del terapeutico. In merito alla fenilalanina, la invito a documentarsi sulle mie posizioni, pubbliche, circa l’assunzione di Aspartame. Chieda al dottor Giuseppe Nacci, se crede, di cui trova facilmente la mail cercando in rete. Piuttosto, controlli un attimo la sua bilirubina e, se è il caso, ma solo se è il caso, si procuri del cardo mariano. Senza pungersi, tuttavia.
Stavolta, con compassione. Non resta altro.
Emiliano Morrone
Serpe, riprendi il tuo veleno. Non puoi uccidere il drago.
em