Per un ambiente libero da tutte le mafie

La lettera della nostra rete a la Repubblica. Difendiamo Saviano e lottiamo assieme per tutelare chi rischia. Verso Sud e lo scrittore Orfeo Notaristefano chiedono l’immediata costituzione della Commissione parlamentare Antimafia

Uniti nel nome di Roberto Saviano
mercoledì 29 ottobre 2008.
 

Riportiamo, di seguito, la lettera della rete antimafia cui apparteniamo al giornale La Repubblica, in favore di Saviano e di chi, come lui, combatte le mafie. Abbiamo ritenuto doveroso sostenere il nostro amico, che rischia giorno per giorno per quanto ha scritto in Gomorra e ribadisce ogni volta con estremo coraggio.

A Roberto, abbiamo chiesto un impegno diretto a favore dei tanti che sono in pericolo perché denunciano crimini e loro autori. Siamo certi che farà sentire la sua Voce, affinché vengano protetti i testimoni di giustizia e gli scrittori isolati; affinché vengano aiutati i familiari delle vittime di mafia; affinché lo Stato vada sino in fondo nelle indagini sui capitoli bui della storia italiana; affinché la giustizia premi gli onesti e punisca ogni genere di mafiosi.

Emiliano Morrone

Francesco Saverio Alessio


Caro Direttore,

su Repubblica, Roberto Saviano ha ringraziato tutti per la vicinanza, l’intervento, il cuore. S’è rivolto alle istituzioni, alle forze dell’ordine, alla politica, alla società civile. Giustamente senza distinzioni. Gomorra è diventato "voce e carne".

Nella lotta al crimine organizzato, non s’ammettono, di regola, antipatie, deviazioni, fratture. Non dovrebbero esserci, sarebbero utili alle mafie; che non hanno solo, purtroppo, mani barbare e macellerie. Lo dimostrano stragi, fatti, condanne e silenzi rumorosi. In Italia. Saviano ha dato quindi un esempio straordinario, ha tracciato una strada. Ha invitato a restare uniti e andare avanti con coraggio. La sua storia ha insegnato che la parola può scuotere, coinvolgere, aggregare, costruire. Ha insegnato che il problema delle "onorate" non è solo meridionale. Ha mosso Nobel, chiese, coscienze.

Il suo fondo sul giornale di mercoledì scorso è stato emblematico per il Paese, che non l’ha abbandonato. Dai vertici alla base.

Forse per la prima volta, come per magia, la vita d’un uomo in pericolo per aver scritto di crimine e parlato di speranza ha fatto davvero gli italiani. Divisi, attaccati al campanile, orgogliosi e pronti quando giocano gli azzurri del pallone. Forse per la prima volta c’è ora, nella Penisola, un simbolo e un obiettivo condiviso, che rafforza il senso del sacrificio e dell’eredità di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Scopelliti, don Peppe Diana.

Possiamo dunque pensare, e credere, che il valore dell’opera e della stessa vita di Saviano serva da qui in avanti a ragionare e agire in termini nuovi, valga a inquadrare e attuare i princìpi cardine della Costituzione: libertà, lavoro, eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, giustizia giusta, autonomia dei poteri dello Stato, diritto alla salute e all’istruzione. Non c’è repubblica che possa reggere senza la tutela di chi giorno per giorno fa lo Stato, col lavoro, le idee, l’impegno civile e sociale. Non c’è futuro, con disparità nel penale, legalizzate, ingerenze nell’organizzazione e amministrazione pubblica, restrizioni nella sanità, nella formazione, nella ricerca.

Ringraziamo Saviano per averci chiamato a raccolta davanti a un progetto di civiltà e democrazia che appartiene a tutti gli italiani e che implica, in primo luogo, vigilanza, partecipazione e fiducia collettiva. Pertanto, le istituzioni debbono essere coerenti rispetto alle loro intenzioni, indotte dalla vicenda dello scrittore. Occorre, quindi, che proteggano i testimoni di giustizia, i quali hanno scelto di stare dalla parte dello Stato, additando, come Saviano, autori e capi del crimine organizzato. Così, altri ne verranno senza timore. Bisogna che lo Stato vada sino in fondo perché emerga la verità, riguardo alle tragedie nazionali. Ed è fondamentale che le rappresentanze siano espressione della volontà vera dei cittadini, perché ciò è decisivo per battere le mafie. Così come va aiutato, non soltanto moralmente, chi rischia denunciando o ha perso familiari che hanno informato di piani e consorterie mafiosi. La società civile saprà dare il suo apporto, come è stato per Saviano, che invitiamo a sostenere queste priorità.

Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino

Sonia Alfano, presidente Associazione nazionale dei familiari delle vittime della mafia

Francesco Saverio Alessio, scrittore

Biagio Simonetta, scrittore

Benny Calasanzio, scrittore

Pino Masciari, testimone di giustizia

Andrea Crobu, "Legalità e Giustizia"

Matteo Trebeschi, "Legalità e Giustizia"

Emiliano Morrone, scrittore

la Repubblica

calabrianotizie.it

Il comunicato dell’associazione VersoSud, del giornalista e scrittore Orfeo Notaristefano

“Venire a sapere da un collaboratore di giustizia che il clan dei Casalesi aveva in mente di eliminare Roberto Saviano prima di Natale è la conferma che la camorra, come anche la ‘ndrangheta e la mafia siciliana, non dimentica. La storia delle mafie e dell’antimafia è costellata di episodi di vendette a orologeria: prima o poi le mafie colpiscono chi ha procurato loro dei danni. E Saviano ha procurato ai Casalesi l’enorme danno di aver portato in emersione la rete dei colossali interessi economici di quel clan. Per analoghi motivi le mafie hanno colpito in Sicilia e in Calabria. Proprio per questo a Saviano occorre esprimere una solidarietà non solo formale, che non servirebbe a nulla, ma una solidarietà che implichi il rinnovato impegno del vasto fronte dell’antimafia con azioni concrete nei territori controllati dalla criminalità organizzata”.

Questa la posizione dell’Associazione antimafia “VERSO SUD” espressa dal portavoce Orfeo Notaristefano, che così prosegue: “L’impegno delle associazioni e del volontariato proprio a Casal di Principe e nel Casertano è la risposta alle minacce della camorra, perché la presenza dello Stato è importante, ma non basta se non c’è la rivolta delle coscienze, una forte opzione per la legalità. Le Forze dell’Ordine dimostrano periodicamente che lo Stato può essere più forte delle mafie, anche a Castevolturno e a Casal di Principe.

Adesso tocca alla politica dare un segnale analogo, che è a portata di mano: ci riferiamo alla priorità di questo momento, che è la rapida costituzione della Commissione Parlamentare Antimafia. La legge istitutiva c’è da prima dell’estate, ma occorre che i gruppi politici presenti in Parlamento facciano presto a indicare i nomi che comporranno la Commissione. L’immediata costituzione della Commissione consentirebbe di riprendere il lavoro interrotto a causa della chiusura anticipata della precedente legislatura.

In particolare ci sono due temi da affrontare e risolvere: la riforma della legge sulla confisca dei beni alle mafie e la normativa sui testimoni di giustizia. Sono due punti cardine della lotta alle mafie: il primo perché occorre affinare gli strumenti per colpire le mafie nei loro patrimoni e nelle loro risorse finanziarie; il secondo perché occorre fornire garanzie serie ai testimoni di giustizia, che sono cittadini perbene che si sono esposti per denunciare mafiosi, ‘ndranghetisti e camorristi, nonché boss del racket delle estorsioni. Testimoni di giustizia che, negli anni, spesso sono stati lasciati soli, senza adeguate protezioni da parte dello Stato e questa è una cosa tremenda, perché scoraggia chi vuole denunciare per l’affermazione della legalità e della giustizia.

Non c’è tempo da perdere: la rapidità nella costituzione della Commissione Parlamentare Antimafia è il segnale atteso da associazioni e cittadini onesti, che non possono ancora una volta essere delusi”.

www.versosud.eu


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