Inizia alle 15,30 del 5 gennaio la manifestazione popolare a difesa dell’Abbazia florense indetta da gruppi della società civile. Si forma una catena umana per preservare simbolicamente il monumento, sul cui restauro con fondi europei, sospesi dal giugno scorso, sta indagando la Procura di Cosenza; mentre l’Autorità di vigilanza sui Lavori pubblici ha rilevato gravissime irregolarità in municipio, segnalandole a Corte dei conti e Procura.
Il giornalista Emiliano Morrone, che introduce, ricorda la ricorrenza della nascita di Peppino Impastato, il giovane di Cinisi (Palermo) ammazzato dalla mafia per le sue denunce. Quindi afferma che, nel consiglio comunale del 4 gennaio, dalla maggioranza sono partite accuse verso la stampa, riguardo all’Abbazia florense ritenuta responsabile d’una montatura mediatica.
Poi esprime profondo sdegno per l’aspra ostilità con cui, a suo avviso, la maggioranza in Comune ha trattato i movimenti antimafia promotori della manifestazione, invitandoli ad andare altrove dacché, per un esponente politico, “San Giovanni in Fiore non è la città di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. A riguardo, Morrone legge un messaggio di Salvatore Borsellino.
Durissima la condanna dell’accaduto da parte del fratello del giudice Paolo Borsellino. Su Internet, centinaia i commenti indignati della rete antimafia, secondo cui la dichiarazione politica è un’offesa inaccettabile alla memoria e all’eredità morale e culturale del giudice siciliano.
Fallito il tentativo d’attribuire colori alla manifestazione, di ricondurla a strategie in vista delle prossime elezioni, la società civile presente è compatta: chiede verità, giustizia e l’immediata tutela dell’Abbazia florense. Ci sono anziani, adulti, ragazzi, bambini. Con Serenetta Monti, che coordina, ci sono i “Grilli del Pigneto”, da Roma; con Gianfranco Posa ci sono i ragazzi del “Comitato Natale De Grazia”, di Amantea (Cs); con Lilia Infelise ci sono rappresentanti di “Commossi e indignati”; con Francesco Lo Giudice universitari del “Movimento politico del Sole”, di Bisignano (Cs). Con Federica Menciotti ci sono i giovani del “Popolo delle Agende rosse”, arrivati da varie città italiane; ci sono gli “Amici di Pino Masciari” e attivisti di “Verso Sud”, l’associazione dello scrittore antimafia Orfeo Notaristefano. C’è il “Comitato cittadino per le primarie aperte”, l’associazione locale “Un sorriso agli emigrati”, il laboratorio culturale antimafia “la Voce di Fiore”, col direttore Morrone e il vice Vincenzo Tiano. Rosario Rizzuto è arrivato da Scandale (Kr); per l’occasione la signora Teresa paga un taxi da Altomonte (Cs). Chicco Alfano, figlio del giornalista Beppe, assassinato dalla mafia a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), partecipa con Rossella Vilardi per l’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia. Antonio e Maria, due professionisti, sono giunti da Roma. Assenti, per aver ritirato all’ultimo la propria adesione, Assopec, cioè l’associazione dei commercianti di “San Giovanni in Fiore”, “Legambiente Sila” e “Pro loco”.
All’appuntamento manca il presidente del Centro studi gioachimiti, non si vede anima della maggioranza in Comune. Disertano il presidente della Provincia di Cosenza, invitato con un telegramma, e il deputato Franco Laratta (Pd), invitato come i colleghi calabresi Angela Napoli e Luigi De Magistris, del parlamento europeo, entrambi presenti. Non c’è l’arcivescovo di Cosenza, interessato con un telegramma. Ci sono però dei frati cappuccini, i quali intendono contribuire alla difesa dell’Abbazia di Gioacchino da Fiore, di cui Morrone ricorda l’utopia della giustizia in questo mondo, fondamentale per chi crede in un obiettivo cambiamento morale e culturale. Ancora, ci sono esponenti del Pdl, di La Destra, di Idv, di Vattimo per la città, dell’Udc. Con una delegazione - invitati, di là dai colori, come tutte le forze politiche -, sono presenti i giovani del Partito comunista dei lavoratori. “Nessun trasversalismo, solo l’adesione a un’iniziativa apartitica - ribadiscono le forze politiche presenti - che nasce per tutelare il monumento simbolo di San Giovanni in Fiore”. I rappresentanti della società civile spiegano le ragioni della loro presenza. Esortano i cittadini ad essere liberi. Applausi, commozione, speranza.
Morrone sottolinea che la manifestazione è per una tutela complessiva dell’Abbazia florense, tra le cui mura c’è pure una casa di riposo, per anni gestita dalla Chiesa e con atti sconosciuti passata a privati che non corrisponderebbero un fitto al municipio, proprietario dei locali in questione.
Giusi Gallo (Pcl), Francesco Saverio Oliverio (Pcl) Antonio Barile (Pdl), Marco Militerno (Vattimo per la città) e Pasquale Gallo (Idv) ripercorrono i fatti sull’Abbazia florense e, ciascuno con la propria autonomia, pretendono la massima tutela del monumento.
Napoli invita alla difesa dell’Abbazia e della cultura al di là delle parti politiche. Poi annuncia una sua richiesta al ministero dell’Interno, perché valuti se il Comune di San Giovanni in Fiore debba essere sciolto.
De Magistris insiste sulla vigilanza dei cittadini rispetto all’operato dell’amministrazione pubblica; per contrastare comitati d’affari, abusi, insabbiamenti.
Alfano assicura un ritorno dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime della Mafia a San Giovanni in Fiore; difende la memoria e l’eredità di Paolo Borsellino e, rivolgendosi alla maggioranza in Comune, esprime la sua indignazione per la denigrazione della società civile e di figure scomode. Nei prossimi giorni, in città arriverà Vittorio Sgarbi. Un giornalista riferisce che rappresentanti della maggioranza avrebbero chiamato la direzione di un giornale lamentandosi di suoi articoli. Viva solidarietà, per lui, da “la Voce di Fiore”.
La manifestazione si chiude con una toccante lettera del giornalista Biagio Simonetta, che richiama l’appello al “fresco profumo di libertà” di Paolo Borsellino.
Il caso fuori delle ristrette mura domestiche
Nostro dossier sull’intera vicenda
La lettera del giornalista antimafia Biagio Simonetta (su Facebook a questo link)
Cari amici,
domani pomeriggio non sarò dei vostri. Non ci sarò materialmente, frenato da impegni redazionali inderogabili. Ma col cuore e con lo stomaco vivrò ogni attimo di questo momento storico al vostro fianco. Fiato nel fiato. L’Abbazia florense, oggi, è quanto di più reale possa offrire San Giovanni in Fiore, 20.000 anime, arroccate sui monti. La patria di Gioacchino da Fiore, la capitale dell’emigrazione, il posto dei sussidi e delle merende, è il centro più violentato dalla politica in Calabria, terra dei Mammasantissima. Dipendente da uno stesso destino elettorale, si subisce in silenzio sottomettendosi alla logica del ricatto. Il potere è di pochi. Di uno soltanto, probabilmente. Appalti e concessioni vengono amministrati come cosa privata, con soldi pubblici. Voti e favori sono faccia della stessa medaglia. Chi sta dall’altra parte è fuori. Per questo mi chiedo e vi chiedo: cos’è la mafia? Cos’è la legalità?
L’Abbazia florense non è più come l’aveva pensata Gioacchino da Fiore, sognatore della terza età. Il Monastero in alcuni angoli ospita business privati, senza che nessuno batta ciglio. In altri è vittima di lavori attenzionati dalla Procura della Repubblica di Cosenza. Gli interessi politici lo stanno inghiottendo. Da luogo di culto e di pace lo hanno trasformato in una macchina da soldi. Per pochi.
La vostra presenza a San Giovanni in Fiore, in questo giorno di gennaio, ha il sapore bello della giustizia. Perché poter stare dalla propria parte, oggi, è un’emozione che non ha prezzo. E perché come diceva Paolo Borsellino, “la lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale, che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà, che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Caro Domenico,
la manifestazione non è stata affatto un fallimento. Per me, è stata un successone.
Tu sei un uomo di teoria, di analisi fine, di speculazione - in senso filosofico. A me, che bado a questioni un po’ più pratiche, l’iniziativa del 5 gennaio fornisce una serie di risposte:
1) da fuori c’è molta attenzione su San Giovanni in Fiore, fatto che alla lunga può essere di stimolo per la comunità;
2) il caso dell’Abbazia florense è finalmente di dominio pubblico e non secondo la ricostruzione della maggioranza nel consiglio comunale del 4 gennaio scorso;
3) i signori che tu citi, con certo riferimento zoologico, hanno infossato l’indignazione popolare per la distruzione del patrimonio pubblico;
4) più che interrogarti su che cosa dovevamo fare noi per scardinare, chiediti che cosa non ha fatto la società civile che è rimasta a casa, e perché.
Con l’affetto di sempre,
emiliano
Una catena umana schierata a difesa dell’Abbazia --- contro lo stato del silenzio e la religione del "latinorum" delle gerarchie ateee e devote:
CHIESA: MAGISTERO SENZA GRAZIA
Federico La Sala