L’immagine a corredo dell’articolo è di Giancarlo Contu ndr.
La Ndrangheta, quella con la maiuscola, ha vinto. Per ora. Come si poteva prevedere.
Ha vinto l’indifferenza, ha vinto il menefreghismo, ha vinto lo scetticismo esibito alla bisogna. Ha vinto il silenzio, ha vinto l’ordine naturale delle cose. Effetto della recessione o volontà di far morire un’attività antimafia leale ed effettiva?
Avevamo chiesto un sostegno per “la Voce di Fiore”, laboratorio culturale antimafia e testata on-line che dal 2004 segue i più deboli e, con iniziative e denunce pubbliche, la causa dell’emancipazione della Calabria, regione in cui i fondi europei sono scomparsi, l’emigrazione prosegue a ritmo spaventoso, le prospettive di legalità e sviluppo dipendono in qualche modo dalla reazione civile di poche coscienze vigili, prive di mezzi e protezione.
Lo avevamo fatto con onestà e col cuore, esibendo il nostro bilancio, pubblicando il nostro disavanzo da recuperare e un libro su ‘ndrangheta e politica divenuto stranamente irreperibile, “La società sparente” (Neftasia, Pesaro, 2007) - testo politico, nel senso più vero del termine, sulla formazione del consenso in Calabria, sulle sorti delle inchieste di Luigi De Magistris e su azioni concrete per fermare la sparizione dei calabresi, distribuendo produttivamente le risorse. Ci eravamo rivolti ai lettori e a quanti condividono la necessità di mantenere forme di opposizione, legittima e democratica, rispetto al dominio dei potenti, malavitosi, colletti sporchi, politici, collusi.
Avevamo domandato un contributo, anche piccolo, che ci consentisse di andare avanti, di proseguire nel nostro lavoro (volontario) di inchiesta, sensibilizzazione, formazione; nella nostra opera, anzitutto culturale, di produrre aggregazione e coesione attorno ai temi e ai bisogni della legalità e della giustizia.
Avevamo utilizzato gli strumenti più accessibili - e liberi - di cui possono disporre giovani animati da passione civile, senso della cosa pubblica, sete di verità: Internet, la posta elettronica, i social network. Di fatto, una risposta al nostro appello c’è stata, significativa e commovente. Da parte di giovanissimi, di persone che ci conoscono e da parte di chi, leggendoci, ci ha ritenuto onesti, motivati, obiettivi, sinceri. Chi ha donato a “la Voce di Fiore” ha sicuramente scelto di stare da una parte; ha deciso di concorrere a una lotta dura, difficile, doverosa, impari. Sull’altro fronte, c’è la ‘ndrangheta dei santisti e l’onorata società di quartiere, l’organizzazione degli affaristi, la politica autoreferenziale che baratta con le mafie e la borghesia dei contigui, di chi trae vantaggio dallo squallore generale in Calabria, dall’omertà, dal sonno delle menti e delle coscienze.
Purtroppo, sin qui abbiamo raccolto meno della metà di quanto ci serve per respirare e organizzarci (10 mila euro), per riattivarci e realizzare altre iniziative a difesa della cosa pubblica contro l’assalto dei soliti predatori, portatori di morte, disperazione, rassegnazione, abbandono.
Il sito di “la Voce di Fiore” rimarrà sino alla fine di gennaio, senza ulteriori aggiornamenti. Dopo di che, se non riusciamo a raggiungere l’obiettivo minimo per continuare il nostro impegno civile contro la Ndrangheta (‘ndrangheta + politica + colletti sporchi), verrà oscurato e non esisterà più, come tutta la nostra rete. Grazie a tutti e buon 2009.
I giovani della rete di “la Voce di Fiore”
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intestata a Biagio Simonetta
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Sono con voi. Sul mio blog ho pubblicato un post di sostegno.
Non arrendetevi!
«Non risparmiare mai la propria vita per la propagazione della legge è il corretto atteggiamento che un devoto del Sutra del Loto dovrebbe avere», scrive Sensei Daisaku Ikeda.
Nel Gosho Zenshu, Nichiren Daishonin afferma: «Io, Nichiren, ero pronto ad essere decapitato a Tatsunokuchi, seguendo la via del martirio, che non era stata più percorsa dai tempi di Aryasimha, e superando così T’ient’ai e Dengyo per quanto riguarda la condotta meritoria».
Questo brano del Gosho, mi ha costretto a recitare e meditare molto negli ultimi mesi, poiché sono dovuto scappare di casa, improvvisamente, abbandonando ogni cosa ed ogni affetto, minacciato di morte. Le minacce sono state conseguenti alla pubblicazione di un libro sui rapporti fra ‘ndrangheta e politica in Calabria: “La società sparente”, scritto con il giornalista Emiliano Morrone, e con prefazioni del prof. Gianni Vattimo e dell’on. Angela Napoli membro della Commissione parlamentare antimafia.
Oltre alle minacce ho subito tutta una serie di persecuzioni: querele, difficoltà burocratiche, isolamento, attacchi alla privacy, offese e diffamazioni. Ed ora, in esilio, nascosto, in un luogo fino a tempo fa per me sconosciuto, incontro difficoltà nel trovare un lavoro, nel condurre un’esistenza “normale”, tranquilla e tiro a sopravvivere; ogni giorno è una lotta. Non sarei riuscito ad uscirne psicologicamente e fisicamente indenne, almeno finora, se non avessi avuto una forte fede nel Buddismo di Nichiren e un forte desiderio di kosen-rufu.
«In quel momento i tre ostacoli e i quattro demoni invariabilmente appariranno; il saggio si rallegrerà, mentre la persona di scarse capacità indietreggerà» come ci ricorda Roberto Pia, Nichiren Daishonin ci insegna che dovremmo gioire di qualunque difficoltà si incontri, perché i demoni sono immediatamente pronti ad attaccarci ad ogni avanzamento che facciamo nella pratica, e che gioire delle difficoltà significa avere una forte fede. Inoltre invita continuamente i suoi discepoli a rafforzare la propria fede più che mai e ad essere coraggiosi come il re leone.
Ci insegna anche che per mezzo della nostra determinazione interiore basata sulla fede, possiamo trasformare la sofferenza in gioia, i problemi in felicità, il nostro karma negativo in meriti e benefici. In una lettera spedita a Shijo Kingo nel 1276, cioè nel periodo in cui il samurai aveva perso il favore del suo signore di Ema e contro di lui era fortissima l’inimicizia dei colleghi samurai, il Daishonin scrive: «Quando c’è la sofferenza illuminati rispetto alla sofferenza e quando c’è la gioia apriti alla gioia. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam myoho renge kyo. Come potrebbe non essere questa la gioia senza limiti della Legge? Rafforza il potere della tua fede più che mai».
Nel Gosho di studio del mese di novembre 2008, “La strategia del Sutra del Loto”, una lettera sempre indirizzata a Shijo Kingo, ma nel 1279, cioè in un periodo in cui il samurai aveva riconquistato la fiducia del suo signore, il Daishonin, complimentandosi con lui per essere sopravvissuto ad un tentativo di assassinio, scrive: «Sforzati di raccogliere il potere della fede. Considera prodigiosa la tua sopravvivenza. Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra. Allora, come afferma il sutra, “Tutti i nemici saranno annientati”. Queste auree parole non saranno mai contraddette. Abbi fede in esse con tutto il cuore. L’essenza della strategia e dell’arte della spada derivano dalla Legge mistica. Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere».
Questa una parte della spiegazione di Sensei: “Alla fine della lettera il Daishonin scrive: «Abbi profondamente fede in questo. Un codardo non potrà mai ottenere risposte a nessuna delle sue preghiere». «La codardia ci chiude gli occhi»: questa era la visione del filosofo del Rinascimento americano Ralph Waldo Emerson (1803-1882). La codardia ci impedisce di vedere la verità e le cose per come sono. Può farci vedere persino una piccola difficoltà come un ostacolo gigantesco e insormontabile e ci fa addirittura apparire un problema come un muro spesso che si erge davanti a noi. Il coraggio è quindi cruciale”.
IL CORAGGIO È CRUCIALE. Bisogna combattere la paura, che deriva dalla nostra oscurità fondamentale. Come scrive Roberto Pia: “Ho imparato, e imparo ancora adesso, a vivere ogni cosa della vita senza paura”.
Il mezzo per vincere la paura è un Daimoku sincero e vigoroso, un Daimoku da combattimento come quello di Shijo Kingo; combattimento contro la nostra oscurità fondamentale. Recitare ogni giorno con vigore Nam Myoho Renge Kyo. Solo così possiamo far affiorare la Buddità, illuminarci e disperdere l’oscurità e la paura. Un brano del Gosho recita: «Non sentire la minima paura nel cuore. Sebbene una persona possa aver professato la fede nel Sutra del Loto molte volte sin dall’infinito passato, è la mancanza di coraggio che le impedisce di raggiungere la Buddità» Quindi coraggio!, coraggio e fede profonda, recitiamo Nam Myoho Renge Kyo dal profondo del cuore.
Se le nostre azioni sono rivolte a kosen-rufu, a combattere le ingiustizie e l’arroganza dei potenti, per costruire la pace nel mondo e la felicità del genere umano, non c’è nulla che dobbiamo temere. Lo ricordo a voi ma lo ricordo soprattutto a me stesso, perché ne ho bisogno ogni giorno per superare la mia paura di essere ucciso. Ma lotto con coraggio e vado avanti perché come scrive il Daishonin: «Sacrificare la vita per il Sutra del Loto è come scambiare sassi con oro o immondizia con riso».
IL BUDDISMO È UNA LOTTA NELLA QUALE SI VINCE O SI PERDE, ED IO HO DETERMINATO DI VINCERE.
Caro Mario, ci hai sostenuto fin dall’inizio...e quindi innanzitutto grazie per questo. Poi ti auguro un nuovo anno sempre in forma e combattivo. Ci hai costruito anche questa volta una pagina web che ci trasmette il tuo affetto, la tua attenzione nei riguardi delle nostre persone e delle nostre attività; questo ci spinge a continuare a testa alta il lavoro che abbiamo avviato da tempo. Con riconoscenza
Un giovane brahmino si rivolge al maestro e gli chiede :
Perchè, amico Gautama, osserviamo negli uomini bassezza e nobiltà ? Vediamo, infatti, uomini dall’esistenza breve e uomini che vivono a lungo, che hanno una buona o una cattiva salute, che sono brutti o belli, influenti o senza potere, ricchi o poveri, stupidi o intelligenti. Per quale causa, per quale ragione, amico Gautama, osserviamo negli uomini questa bassezza e questa nobiltà ?
A causa dei loro atti gli esseri hanno i loro atti per eredità, i loro atti per matrice, i loro atti per parentela, i loro atti per rifugio. Sono gli atti che dividono gli uomini secondo la loro bassezza o nobiltà ...
Accade che un monaco che ha la fede pensi tra sé e sé : Se dopo la morte potessi rinascere in una casa principesca ! Vi fissa il suo pensiero, lo stabilisce solidamente. Le sue tendenze, associate alle sue abitudini così incoraggiate e sviluppate, lo portano a rinascere nell’esistenza alla quale aspira. Se un uomo coltiva intensamente e costantemente una condotta da cane, una mentalità da cane, un comportamento da cane, al momento della dissoluzione del corpo, dopo la morte, andrà a raggiungere i cani. Per questo dico: gli uomini sono eredi dei loro atti.
Majjhima Nikaya, in Lilian Silburn , Le Bouddhisme
Personalmente non sono d’accordo con la legge del Karma (i nostri atti ci seguono !) perchè da cristiano credo in una sola vita, nella quale dobbiamo preparare la nostra eternità. Se falliamo non avremo altre possibilità, non potremo più ricominciare. Come scrive Matteo nel suo vangelo (25), un giorno dovremo rendere conto delle nostre azioni, dei nostri atti. Ciò però non mi permette di non avere una grande ammirazione per le esperienze spirituali autentiche, come quella descritta dal nostro Francesco Saverio, che gli permette di vincere la paura, ritrovare la serenità, la pace e il coraggio.