Elezioni amministrative

Violenza e astuzia sleale: la morte della democrazia

Scene d’arretratezza doc in provincia di Cosenza, nella Calabria dominata dalla ’ndrangheta
venerdì 19 giugno 2009.
 

La pratica della violenza e dell’astuzia sleale è una costante nella competizione politica. Riguardando l’Italia in genere, non ne è risparmiata l’elezione amministrativa per la Provincia di Cosenza; è bene parlarne essendo questa la provincia di molti nostri lettori e dei redattori di questo giornale.

Alcuni ci accusano di essere di parte; ebbene sì, siamo dalla parte del rispetto per la persona e la democrazia.

Stiamo assistendo a fatti vergognosi, noi che vorremmo il buon governo della città, della provincia e della nazione, unico portatore di felicità. Abbiamo visto coi nostri occhi manifesti elettorali, di un solo candidato, su mezzi del trasporto pubblico locale; assistito ad uno sciacallaggio notturno di attacchini abusivi. Sono state denunciate, dal nostro direttore, operazioni di sfruttamento della disoccupazione e del lavoro; questo non più diritto, ma controprestazione del voto. Abbiamo visto manifesti attaccati persino sui muri dell’ospedale; gigantografie di leader penzolare da fabbricati privati.

Si sono tenuti comizi elettorali, che volevano essere dei festeggiamenti anzi tempo, da sembrare delle sagre di paese. Abbiamo ascoltato accuse e illazioni reciproche da parte degli attuali avversari, un tempo alleati; visto giovani laureati ancorati a vecchi schemi, oramai superati; giovani più vecchi dei vecchi. Si continua a girare per le case - la politica ridotta ad una dimostrazione di elettrodomestici.

Insomma, abbiamo visto cose tali che, se non fosse per il rispetto di tanti uomini e donne che hanno lottato e perso la vita per la democrazia e la libertà, ci dichiareremmo anti-democratici.

Lo faremmo perché non ci sono le condizioni per l’esercizio della democrazia, vale a dire il rispetto delle regole del gioco e il ripudio della violenza. Sulle prima non c’è molto da dire oltre al fatto che in Italia ci sono sì gli organi deputati a sanzionare gli abusi elettorali, ma sono organi scarsamente azionati ed impotenti. Noi italiani, noi cosentini, noi crotonesi, noi sangiovannesi, abbiamo per lo più un rapporto conflittuale con le regole, siano esse regole penali, civili, amministrative, elettorali. Ma se non riusciamo a risolvere questo conflitto, l’elezione politica, strumento attraverso cui i cittadini dovrebbero selezionare i migliori all’uso del potere, è una partita falsata, che porta inevitabilmente a dei risultati anti-democratici.

Non possiamo non condannare la prassi del porta a porta: a tutti coloro che sono addetti a tale pratica diciamo che la politica non è un fatto privato. La politica è per definizione cosa pubblica; suo luogo deputato è l’agorà, la piazza, mentre la cinghia di trasmissione è la dialettica. Ciò ha una ragione ben precisa, connaturata alla democrazia: il controllo delle affermazioni e la tensione alla verità. Ci dite voi, addetti al porta a porta, quale controllo ci può essere al chiuso di una casa, magari di fronte ad un anziano e poco istruito signore? Ci dite voi quale dialettica può esserci nei monologhi, che i vostri dirigenti di partito vi insegnano a recitare come rosari senza possibilità di contraddittorio? Questo sulle norme; sulla violenza si può dire altrettanto.

Vogliamo fermamente condannare gli atti di violenza a sfondo politico. Girava voce che qualche settimana fa è stata recapitata a uno dei candidati alla presidenza della provincia una lettera minatoria; sappiamo che nella notte tra venerdì e sabato scorsi è stato consumato un furto con scasso e danneggiamenti presso la casa del candidato più votato a San Giovanni in Fiore e la stessa notte sono state tagliate le ruote di un suo stretto collaboratore.

Bene, non vogliamo credere che siano degli atti polico-intimidatori, né abbiamo elementi per affermarlo. Ma se fosse il contrario, se non fosse solo un caso, vogliamo apertamente disprezzare tali comportamenti, che offendono le persone e la democrazia. Siamo delusi da come vanno le cose da queste parti, motivo per cui siamo qui a denunciare.

Vogliamo sperare che il voto riacquisti la sua dignità; che il voto sia informato e ragionato; che se per assurdo tornasse a nuova vita e si candidasse un Pericle del ventunesimo secolo i nostri cittadini non abbiano qualcosa da ridire, pur di confermare il solito uomo politico. Il loro non è un voto libero, è una miscela diabolica di clientelismo, ignoranza, ricatto e paura: frutto della slealtà e della violenza.

Vincenzo Tiano

19 giugno 2009


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