Bruno Contrada, ex agente segreto condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, sta querelando Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ucciso a Palermo nel 1992.
Lo ha reso noto il suo legale. C’era da aspettarselo. Spero che Contrada sia coerente con questo proposito e, anzi, lo esorto a presentare in fretta la sua accusa. La formalizzi e si assuma la responsabilità, ora che ha gli anni e sostiene d’essere stremato, di citare per falso Salvatore Borsellino. Avrà contro l’Italia dei giusti, Contrada. E questo è già in conto, a mio avviso.
A rischio, a mia volta, d’una querela, interpreto la notizia dell’azione contro Borsellino come probabile, pura strategia d’un colpevole, un colpevole eccellente, riconosciuto tale dalla Corte di Cassazione.
Normalmente, scarcerato, Contrada avrebbe dovuto restare in silenzio ed evitare di inserirsi nell’agone mediatico.
Contrada collaborò con la mafia, e questo non lo dice la piazza ma la giustizia, chiusa la sua vicenda, repetita, al terzo e ultimo grado. Colpevole. Contrada, cioè, non fu innocente, non fu casto, non fu esemplare servitore dello Stato, al contrario di ciò che qualcuno fa passare su certi siti in rete.
Contrada colpì anzitutto lo Stato, e lo fece dall’interno stesso dello Stato, da uomo dello Stato, da poliziotto speciale pagato per scovare e bloccare ogni attacco allo Stato.
Andiamo per ordine. Perché Contrada vuole querelare Salvatore Borsellino? Le agenzie riportano dichiarazioni dell’avvocato, secondo cui il punto dolente è in recenti affermazioni di Borsellino relative all’idea che il fratello Paolo aveva di Contrada. Un’idea non affatto rassicurante, per usare un eufemismo. Contrada, quereli anche me, per aver concorso in diffamazione, in questo caso aggravata dal mezzo. Ai blogger seri, l’invito a ribadire lo stesso concetto, moltiplicandolo su Internet.
Paolo Borsellino non pensava che Contrada fosse un santo.
Ora devono parlare il presidente del Senato e il ministro della Giustizia, che hanno commemorato Paolo Borsellino il 19 luglio scorso. Perché il punto è questo: o il giudice era un visionario e un pessimo interprete della giustizia, e in tal caso non andava onorato da alte cariche dello Stato, oppure diceva il vero, e per questo non si può tollerare il silenzio ai vertici della Repubblica.
Forse, qualcuno, conoscendo i meccanismi dell’informazione, ha spinto Contrada a giocare la carta dello scontro con Salvatore Borsellino, oggi il riferimento per tantissimi giovani impegnati nell’antimafia. Di regola, il clamore suscita attenzione, commenti, curiosità, collocazioni.
Stiamo attraversando una fase critica, dopo l’incredibile trasferimento di sede e funzioni in capo al pm Luigi De Magistris. In politica, l’ormai famosa «casta», non è affatto vincolata all’elettorato nella sua interezza, ai cittadini, per usare concetti costituzionali (Giorgio Berti).
Che ogni parlamentare rappresenti la Nazione senza vincolo di mandato è più che dubbio, visto che la composizione di Camera e Senato è avvenuta mediante una legge di voto al di fuori dei princìpi democratici universali.
Se Contrada porta Salvatore Borsellino in tribunale, può apparire all’opinione pubblica come parte lesa. E, si sa, da quando in Italia c’è l’accentramento assoluto dell’informazione e della cultura, la memoria degli italiani va a farsi strabenedire, col risultato che un colpevole può diventare martire e un martire risultare colpevole.
Conosciamo, è datato, il vittimismo del presidente del Consiglio, che, di là da ogni partigianeria, sta prodigandosi perché della magistratura si abbia una sfiducia di massa. Questo atteggiamento è trasversale e lo abbiamo focalizzato subendo la solidarietà parlamentare all’ex ministro Clemente Mastella, riverberata dalla tv pubblica, pagata per obbligo dagli italiani.
L’Italia è veramente la negazione assoluta della democrazia: siamo in un tempo di assurdità e pericoli progressivi, tra poco dovremo tacere e restare asserviti ai poteri forti, se la politica riuscirà a comprimere e annullare, come sta avvenendo, l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.
O Contrada vuole intimorire Salvatore Borsellino e fermarlo nella sua missione di portavoce dell’eredità di Paolo Borsellino, le querele sono sempre rogne; oppure prova a entrare negli ingranaggi dell’informazione, che ribaltano, riabilitano, creano consenso.
Che un anziano sofferente sia dipinto in un certo modo negli interventi pubblici di Salvatore Borsellino, che però soltanto ripete le parole di Paolo, è una situazione favorevole rispetto a cui calcare la mano. La nazione non sa, ed è ancora molto influenzabile. "L’ha detto la televisione" è il motto che nel Belpaese vale a giustificare l’ignoranza dilagante, individuale e collettiva, surrogando il celebre "ipse dixit".
Il piano è giocare sui sentimenti nazional-popolari per delegittimare l’azione antimafia di Salvatore Borsellino?
C’è nelle masse una schizofrenia della pietà: quella per Contrada, quasi ottantenne e smagrito dal carcere, e quella per Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia (Michele Barillaro) e da pezzi dello Stato (Vincenzo Calcara, Gaspare Mutolo, Salvatore Borsellino).
E bisogna decidersi da che parte stare, dal momento che non si può essere in un tempo per Paolo Borsellino, ricordando l’orribile sua morte insieme agli agenti della scorta, e per Bruno Contrada, toccati dalla sua condizione fisica.
A questo punto, attendendo una solidarietà dello Stato per Salvatore Borsellino, vittima per la seconda volta, dopo l’annuncio della querela di Contrada, ci chiediamo se non ci sia un disegno - guardando anche alla sostituzione del giudice Morvillo a Marsala, al proscioglimento di indagati in "Poseidone" e all’imminente uscita del pm Bruni dalla conduzione di "Why not" -, accreditato anche dall’isolamento politico di Antonio Di Pietro, per distruggere il senso dello Stato espresso da una società civile sana e legalista.
Ci chiediamo se l’epoca delle ombre, di gelliana memoria, non si stia riproponendo in Italia con maggiore carica devastante e se i fondamenti della democrazia non vengano distrutti mediante l’annientamento della vigilanza critica diffusa, ribattezzata, per comodità, col termine ingannevole di antipolitica.
27 luglio 2008
Sottoscrivo in pieno l’articolo di Emiliano Morrone, firmato anche da Salvatore Borsellino, Sonia Alfano ed altri..
Matteo Trebeschi matteotrebeschi@hotmail.it
Caro Emiliano, complimenti per l’articolo. Al di là dello sconcerto per la querela, mi solleva vedere che sei un giornalista in grado di guardare "criticamente" la realtà. Nel senso che quando leggo (in questa settimana ho comprato LA REPUBBLICA tre volte e IL CORRIERE una) gli articoli sulla politica e su fatti importanti, trovo sempre più spesso articoli di mera descrizione o rassegne di note politiche, che si limitano a riportare le frasi dei parlamentari. E allora a che serve l’articolo di giornale? Dove sono le domande del giornalista? Dove la sua "analisi"?
Lo dico anche perchè ciò che ho imparato di più nello studiare filosofia è l’esercizio critico, de-costruttivo - direbbe Derrida - . E poi il giornalista deve avere un retroterra culturale e storico, altrimenti appare disarmato e incapace di rapportarsi alla realtà; che a te non manca..
Grazie quindi del tuo articolo.
un abbraccio, Matteo
Gentile Direttore, sono un giornalista della provincia di Latina che ha letto il suo articolo e onestamente avrebbe voluto anticiparla nello scriverlo. Molto condivisibile
La ringrazio per l’attenzione Francesco Furlan
Grazie a lei, gentile Francesco.
Con viva cordialità.
emiliano
Salvadore, devo essere sincero, più volte ho letto il suo commento concludendo, malgrado la buona volontà di interpretarlo, che lei non ha argomentato affatto.
Cordiali saluti.
em
Lei sta chiedendo la cosiddetta interpretazione autentica, o sbaglio? Non credo che nel precedente messaggio abbia fatto altrettanto, limitandosi a una sorta di sentenza non argomentata, impressa lì per ideologia, e comunque pubblicata. Ne leggo tante, del genere, sui forum di Internet.
In ogni caso, lei è giornalista, dirige un periodico. Mi suona strano che abbia delle difficoltà di orientamento, riguardo al mio pezzo. Ancora più strano è che scriva di non intendere il passaggio sulla pietà. Riguardo a "Bibbia" e "Vangelo", che ha scritto con la maiuscola, lei mi pare più biblica e meno evangelica. Forse le sfugge che l’assolutismo della Prima Età (Antico Testamento) è superato dall’umanesimo integrale - mi scusi ma non riesco a non citare Maritain - di Cristo, che, ricorda San Paolo, ha oltrepassato - anche in senso nietzschiano, diremmo noi post-moderni - la legge ("Se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla [... poiché] in Cristo Gesù non ha valore l’essere circonciso o incirconciso, ma vale la fede operante per mezzo dell’amore" (Gal 5,2; 5,6)).
Da come si pone, pare, ripeto, pare, che abbia la verità in mano, ma non vuole articolarla, svelarla. Dovremmo riceverla sic et simpliciter. E perché? Lei, che mi pare, ripeto, pare, sulla linea politica della preminenza del potere legislativo su quello giudiziario, non è mica il Salvatore - altro da Borsellino. Dato il suo riferimento al testo sacro, mi torna spontaneo rammentarle che la Verità è parola. Ha per certo presente l’incipit del Vangelo di Giovanni, "in principio erat Verbum".
Ho letto suoi scritti: è contro il giornalismo alla Travaglio, che etichetta, forse a priori, come giustizialistico. Mi spieghi, quindi, che cosa intende per "pastrocchi Poseidone e Why not". Partiamo da qui, per esempio, per un confronto sui fatti. Sui fatti. Le chiarirò, dunque, il significato delle frasi che dice di non aver afferrato.
Cordiali saluti.
em
Vedo che l’ho stimolata. Poche cose soltanto: le frasi di Borsellino non costituiscono minaccia, riveda bene il codice penale. La signora Mastella c’entra poco col discorso del mio pezzo. Le ha per caso passato il relativo link? Travaglio scrive solo in forza di documenti ufficiali. Travaglio è l’autore d’un libro che si chiama "La scomparsa dei fatti". E mi pare che sia molto pertinente, questo titolo, rispetto ai suoi commenti. Mi tolga, poi, una curiosità: ha un filo diretto con la famiglia di Contrada? Per ultimo, la ringrazio per la simpatia, e ricambio. Almeno un po’ di ilarità, nel giuoco delle parti.
Emiliano Morrone
Non avevo dubbi sulla sua predilezione per Jannuzzi. Legge, poi, Giordano Bruno. Le confesso, indipendentemente dall’oggetto del confronto, che non vorrei finire bruciato in Campo del Fiore, in Enotria. Antonino Ingroia non ha mai detto ciò che gli ha messo in bocca su Travaglio. Mi correggo sulla sua direzione d’un periodico: ha la responsabilità d’un rotocalco on-line, lo dirige. L’argomento potrebbe suggerirmi la trattazione d’un noto paradosso logico. Evito, per brevità e utilità. In quanto a ciò che potrebbe accadermi, resterebbero le testimonianze. Che non sono poche.
Senza rancore, con rinnovata cordialità.
em
Quindi dirige, organizza un blog. Per vero, presentato ai lettori come "rotocalco on-line" e ricco di ghiotti particolari su questioni giudiziarie. Ha dunque a che fare con fonti e voci entro cui deve per forza dimenarsi.
Interpreta il ruolo dell’ignorante e riferisce notizie che, invece, presuppongono una ricerca. Che, per definizione, non può condurre chi ignora.
Arriva qui, spara su Travaglio, la richiamo, tace. Spara su persone vicine a Borsellino e altri morti ammazzati. Le chiedo un nome di chi, piangendo sui suoi cari, è diventato parlamentere, falso filosofo et coetera. E ancora tace. Dice d’avermi posto delle domande, e non riesco a individuarle manco col General Inquirer.
Usavo la squadra e il compasso nelle ore di applicazione tecnica. Non ero molto bravo nella disciplina.
In quanto alle sue lunghe divagazioni, non commento. Certe volte il silenzio è eloquente.
Ancor più lieto di lei per queste tracce elettroniche, la saluto con viva, maggiore cordialità.
em
Bene, sia coerente con queste parole, allora, e agisca di conseguenza.
Solo una pacifica curiosità, senza ironia né maldicenza. Da quando è iscritta all’Ordine?
Cari saluti
em
Dispiace, il suo nome non è in albo, "cane sciolto".
In quanto alla minoranza, evidentemente vede con una gradazione errata.
Cari saluti.
em
Egregio direttore Moroni
mi dipiace, io non condivido il suo articolo.
Quando lei ci avverte che " bisogna fare una scelta e decidere da che parte stare, Borsellino o Contrada " quando ci avvisa che forse si intravedono lampi di " deviazioni e confusione di gelliana memoria " .... francamente ... mi sembra che lei esageri un po’.
A mio modesto avviso, nella vicenda Contrada serve solo che sia fatta CHIAREZZA. E questo lo chiede Contrada stesso, lo chiedono i suoi legali e tutti i suoi supporters.
Si chede finalmente una revisione del processo proprio per questa ragione : fare chiarezza e restituire, per quanto possibile, l’onore all’ ex numero 3 del SISDE, arrestato sulla base di "confessioni" di un pentito ....che Contrada si accingeva a catturare ! Dopo che ne aveva catturati 248 di mafiosi veri e pericolosi !
Antonio Ambrosino
Se di "giornalismo" dobbiamo parlare, occorre innanzitutto parlare di fatti specifici con cognizione e non per stare "da una parte o dall’altra". Occorre stare dalla parte della verità e, da comune lettrice poco adusa a citazioni colte quanto inutili, so che Bruno Contrada 1) è stato accusato dalle dichiarazioni di un pentito di mafia e vero mafioso 2) è stato condannato per "concorso esterno" e che questo reato non esiste nell’ordinamento giudiziario ma è stato creato ad hoc per lui 3) il PM che lo ha accusato si è pubblicamente vantato in un’intervista di non aver affatto considerato le testimonianze a sua discolpa
So anche che parecchi famigliari e amici di eroi e galantuomini, compresi Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino ed altri, piangendo sui loro cari morti, ne hanno anche cavalcato l’onda; assurgendo a posizioni privilegiate e diventando chi parlamentare, chi giornalista, chi trascinatore di masse, chi pseudo-filosofo, chi immeritato erede morale.
Tanto per cominciare Paolo Borsellino non avrebbe permesso che suo fratello si esprimesse in questi termini violenti e penalmente rilevanti, contro un suo avversario. Essere avversari, starsi "sulle scatole" specialmente quando si hanno delle fortissime personalità è del tutto normale; a maggior ragione quando si lavora nello stesso ambito; e questo succede in altri campi d’azione. Essere in disaccorso e non stimare un collega non significa per questo volerlo uccidere o metterne in dubbio la sua correttezza professionale.
Da certi giornalisti, poco obiettivi, poco informati e affatto super-partes, non certo mi aspetto di capire. Troppo ho visto e sentito e criticato di certe loro chiacchere al vento per vicende di tutt’altro genere; ho sentito parlare di Cogne senza cognizione, su tutte le reti nazionali e private, su tutte le testate di destra centro e sinistra, ho verificato l’esprimersi con visceralità e abdicando ad ogni seria documentazione e ricerca scientifica sui fatti; ho visto pubblicizzare i libri di questo o quell’amico ed ignorare l’unico libro che si giovava di pareri medici (COGNE L’ENIGMA SVELATO Ed.Giraldi, Aprile 2007...quacuno sa forse che questo libro basato su dati scientifici esiste? NO); ho visto teatrini squallidi pieni di nani, ballerine, preti, filisofi, psicologi, criminologi, giornalisti e giornalai, ma MAI NESSUN MEDICO, specialista o no, è stato messo in grado di discutere sulla perizia Viglino (tenuta ben al riparo dalle critiche ed analisi, forse proprio da quei citati "poteri forti"); perizia omissiva, contraddittoria che, di fatto, ha condannato la Franzoni, aiutata dai media che si cibano di sangue, crimini, follia.
Cosa mi aspetto da certi giornalisti o cialtro-giornalisti? Un bel niente e spero con tutto il cuore che l’estensore dell’articolo non appartenga a questa categoria "speciale". Da giornalisti seri mi aspetto analisi serie e giudizi basati su documenti ; e non su delazioni, isterismi vendicatori o pietismi famigliari.
Aspetto che Contrada non solo quereli Salvatore Borsellino (che con quelle dichiarazioni violente ha testimoniato l’essere indegno di tanto fratello), com’è nel suo pieno diritto, ma che possa anche essere riabilitato nonchè scarcerato; e non in virtù di un pietismo peloso che pure gli si converrebbe, in quanto anziano e gravemente malato (pietismo tributato a Pribke e Kappler perdio!) ma perchè innocente e sacrificato solo per coprire forse magagne ben più gravi a carico di quei citati poteri "forti", che tanto forti sono stati da obnubilare ed ignorare TUTTE le testimonianze a discolpa.
Chissà perchè?...
A questa domanda dovrebbe rispondere un giornalismo che, con inchieste coraggiose e senza parrocchie, osi definirsi tale.
Distinti saluti Agnesina Pozzi Medico
"So anche che parecchi famigliari e amici di eroi e galantuomini, compresi Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino ed altri, piangendo sui loro cari morti, ne hanno anche cavalcato l’onda; assurgendo a posizioni privilegiate e diventando chi parlamentare, chi giornalista, chi trascinatore di masse, chi pseudo-filosofo, chi immeritato erede morale". (Agnesina Pozzi)
Mi cita un solo nome, per favore? Mi sembra d’obbligo, per non fare cattiva informazione.
Secondo, che cosa c’entra Cogne. Niente? E’ un modo per involgarire il dibattito?
In attesa d’una sua risposta inequivocabile, cordiali saluti.
em
Il suo tentativo di deviare dall’argomento principale è palese.
Secondo, Travaglio scrive sui fatti, ma a lei non importa di Travaglio né di altri. La sua finalità è di involgarire la discussione. Usa Travaglio come pretesto. Scrive che Dalla Chiesa e Borsellino sono parlamentari, quando non è vero ed è pacificamente verificabile andando sul sito della Camera e del Senato.
I lettori di "la Voce di Fiore" sono molto attenti e informati.
Mi chiedo dove voglia arrivare. La avverto, se vuole scrivere qualcosa su queste pagine, lo faccia con buon senso e nel rispetto di tutti. In caso contrario, ricorrerò democraticamente alla censura. Non è democratico, infatti, lasciare che qualcuno vada fuori canone. Anche per rispetto degli altri lettori.
Cordiali saluti, signor Caiano.
em
"So anche che parecchi famigliari e amici di eroi e galantuomini, compresi Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino ed altri, piangendo sui loro cari morti, ne hanno anche cavalcato l’onda; assurgendo a posizioni privilegiate e diventando chi parlamentare, chi giornalista, chi trascinatore di masse, chi pseudo-filosofo, chi immeritato erede morale". (Agnesina Pozzi) Mi cita un solo nome, per favore? Mi sembra d’obbligo, per non fare cattiva informazione. Secondo, che cosa c’entra Cogne. Niente? E’ un modo per involgarire il dibattito? In attesa d’una sua risposta inequivocabile, cordiali saluti."
RISPOSTA INEQUIVOCABILE:
1) Non sono una giornalista e non certo è mio compito "fare buona informazione".
2) Non capisco la pertinenza del termine "involgarire" o meglio...capisco benissimo che ormai certa stampa si arroghi il diritto di fare cultura, informazione, dibattito, scienza, fantascienza, dimenticandosi completamente che i lettori, gli ascoltatori, il publico, appartengono pur sempre al volgo e in questo "volgo" siffatti protagonisti dovrebbero seminare comprensione piuttosto che confusione e sgomento. Ma certo...i tempi sono cambiati e il volgo non è più così tanto "illetterato e maligno" (cit. Parini) ma ha piuttosto voglia di partecipare; e la partecipazione non può esulare dalla comprensione.
Cogne c’entra eccome! Hanno cianciato quasi tutti i sedicenti giornalisti (e giornalai)..e chi invece si è reputato troppo "chic" per intervenire nella "volgare" questione che ha portato in carcere l’ennesimo innocente ha peccato di assenteismo, menefreghismo, identica spocchia.
Quando si è giornalisti veri lo si è sempre. Almeno per noi medici è così; o dovrebbe essere.
Cordialmente Agnesina Pozzi
Per Sua ulteriore conoscenza Da Wikipedia, l’enciclopedia libera:
Nando Dalla Chiesa
L’impegno politico cominciò nel 1992, anno in cui venne eletto deputato tra le file della Rete, movimento fondato da lui stesso con Diego Novelli e soprattutto Leoluca Orlando e Claudio Fava. Successivamente nel 1996 ricevette un nuovo mandato parlamentare alla Camera come indipendente per i Verdi. Senatore nel 2001 per La Margherita, per la quale è stato anche coordinatore per la città di Milano, nel 2006 non si è candidato. Dal 18 maggio del 2006 fino all’aprile 2008 ha fatto parte del secondo governo Prodi in qualità di sottosegretario all’Università e alla Ricerca con delega all’AFAM. Ora è vicino al movimento Italia dei Valori di Di Pietro.
Rita Borsellino
Alla fine del 2005 si è intensificato il suo impegno politico accettando la proposta, veicolata dalla coalizione di centrosinistra nonostante le idee politiche del fratello, simpatizzante del Movimento Sociale Italiano, di candidarsi alla presidenza della Regione Siciliana nelle amministrative della primavera 2006. La sua candidatura è stata sancita dallo svolgimento di elezioni primarie (il 4 dicembre), nelle quali la Borsellino ha ottenuto il 66,9% dei consensi superando il suo contendente Ferdinando Latteri, rettore dell’Università di Catania. La candidatura della Borsellino è stata sostenuta, in origine, soprattutto dai partiti "minori" di centro-sinistra (SDI, Rifondazione, Verdi, Pdci, Italia dei Valori ed altri), cui si unirono presto i Democratici di Sinistra. Sul fronte opposto era schierata la Margherita con Ferdinando Latteri. È stata designata, dunque, a sfidare il governatore siciliano uscente, Salvatore Cuffaro, candidato della Casa delle Libertà. I risultati dello spoglio la vedono raggiungere il 41,63% dei consensi contro il 53,08% del presidente uscente che viene quindi rieletto. Il risultato anche se sancisce una sconfitta risulterà tutt’altro che deludente considerando che il suo avversario 5 anni prima aveva vinto con il 59,1% e il centrosinistra si era fermato al 36,6%. Infine le preferenze per la candidata Borsellino risulteranno superiori alla somma dei voti per i partiti della sua lista, al contrario dell’avversario. Alle elezioni politiche del 2008 (13 e 14 aprile), Rita Borsellino è stata in corsa come capolista della Sinistra Arcobaleno per le regionali siciliane in tandem con Anna Finocchiaro del Partito Democratico. La Borsellino ha corso anche come capolista nella circoscrizione Emilia-Romagna e Lombardia per il Senato della Repubblica nelle liste della Sinistra Arcobaleno. Con ciò penso di aver chiuso l’argomento
saluti Mauro Caiano
alle ore 9.50 ho inviato il seguente messaggio, che ora pubblicherò anche sul nostro blog per essere certo della divulgazione, nel quale rispondevo alle illazioni del Sig. Morrone nel seguente modo: Tanto per sua conoscenza Da Wikipedia, l’enciclopedia libera: Nando Dalla Chiesa L’impegno politico cominciò nel 1992, anno in cui venne eletto deputato tra le file della Rete, movimento fondato da lui stesso con Diego Novelli e soprattutto Leoluca Orlando e Claudio Fava. Successivamente nel 1996 ricevette un nuovo mandato parlamentare alla Camera come indipendente per i Verdi. Senatore nel 2001 per La Margherita, per la quale è stato anche coordinatore per la città di Milano, nel 2006 non si è candidato. Dal 18 maggio del 2006 fino all’aprile 2008 ha fatto parte del secondo governo Prodi in qualità di sottosegretario all’Università e alla Ricerca con delega all’AFAM. Ora è vicino al movimento Italia dei Valori di Di Pietro. Rita Borsellino Alla fine del 2005 si è intensificato il suo impegno politico accettando la proposta, veicolata dalla coalizione di centrosinistra nonostante le idee politiche del fratello, simpatizzante del Movimento Sociale Italiano, di candidarsi alla presidenza della Regione Siciliana nelle amministrative della primavera 2006. La sua candidatura è stata sancita dallo svolgimento di elezioni primarie (il 4 dicembre), nelle quali la Borsellino ha ottenuto il 66,9% dei consensi superando il suo contendente Ferdinando Latteri, rettore dell’Università di Catania. La candidatura della Borsellino è stata sostenuta, in origine, soprattutto dai partiti "minori" di centro-sinistra (SDI, Rifondazione, Verdi, Pdci, Italia dei Valori ed altri), cui si unirono presto i Democratici di Sinistra. Sul fronte opposto era schierata la Margherita con Ferdinando Latteri. È stata designata, dunque, a sfidare il governatore siciliano uscente, Salvatore Cuffaro, candidato della Casa delle Libertà. I risultati dello spoglio la vedono raggiungere il 41,63% dei consensi contro il 53,08% del presidente uscente che viene quindi rieletto. Il risultato anche se sancisce una sconfitta risulterà tutt’altro che deludente considerando che il suo avversario 5 anni prima aveva vinto con il 59,1% e il centrosinistra si era fermato al 36,6%. Infine le preferenze per la candidata Borsellino risulteranno superiori alla somma dei voti per i partiti della sua lista, al contrario dell’avversario. Alle elezioni politiche del 2008 (13 e 14 aprile), Rita Borsellino è stata in corsa come capolista della Sinistra Arcobaleno per le regionali siciliane in tandem con Anna Finocchiaro del Partito Democratico. La Borsellino ha corso anche come capolista nella circoscrizione Emilia-Romagna e Lombardia per il Senato della Repubblica nelle liste della Sinistra Arcobaleno. Con ciò penso di aver chiuso con questo blog Saluti Mauro Caiano
P.S.: non avevo risposto alla sua affermazione sul "tentativo di deviare dall’argomento" ... i fatti da me enunciati si riferiscono a persone che hanno scelto come hobby l’ingiuria contro un SERVITORE dello Stato che, guarda caso, non ha fondi in Svizzera, case lussuose, barche a mare e possedimenti all’estero ( da accertamenti effettuati dalla Polizia su ben 735 banche italiane ed estere ) pertanto anche questa considerazione mi porta a pensare che il Dott. Contrada avrebbe agito, in concorso esterno con la mafia, per mera simpatia a favore dei sigg. mafiosi ... siamo alla FANTASCIENZA