ELEZIONI REGIONALI. MOLISE ...

Lo schifo, i debiti, il futuro: in Molise si vota, o la rivoluzione o la regione va a morire

Diverse le analogie con la Calabria, i molisani possono battere il sistema di "Sua Sanità", il governatore Iorio
giovedì 20 ottobre 2011.
 

di Carmine Gazzanni

Il 16 e 17 ottobre il Molise vota per la Regione. L’elettorato dovrà scegliere se tenersi il presidente Michele Iorio o voltare pagina: se sprofondare ancora o risalire a fatica; se, per familismo od astensionismo, riconsegnare l’amministrazione pubblica al responsabile dello sfascio oppure levargli quel potere per cui Iorio ha aumentato il deficit sanitario, lambito il dissesto finanziario, addebitato ai cittadini i costi della propria incapacità di gestione.

I molisani sono al bivio, dunque. Pasquale Di Bello, direttore dell’Infiltrato, ha scritto che Paolo Di Laura Frattura, candidato del centrosinistra, «può vincere le elezioni contro il governatore uscente». Io gli credo.

Su queste pagine non sono mai intervenuto circa le questioni locali, ma ho imparato a conoscerle e, prima di tutto, a sentirle anche mie. Intanto per la sete di verità e giustizia che mi lega ai ragazzi dell’Infiltrato, poi per evidenti analogie tra il Molise e la mia Calabria, saccheggiate e abbandonate alla morte.

Entrambe le regioni subiscono l’oppressione del ricatto, che a Sud ha origini lontane. Il sistema, sfruttando il bisogno diffuso, perpetua i vecchi rapporti di potere: il consenso si fabbrica con promesse e minacce, ai limiti della legalità. Difficile provare comportamenti rilevanti nel penale: l’amministrazione pubblica gode di ampia discrezionalità e può contare sull’aiuto dello Stato centrale, che invece dovrebbe essere garante del diritto e rispettare la sovranità popolare, la quale vive del lavoro.

Se in Calabria come in Molise il lavoro è un favore, ne consegue che la dignità sociale, il diritto alla salute, l’eguaglianza, le pari opportunità, l’assistenza dei più deboli e gli altri fondamenti della Costituzione restano lettera morta, argomenti per la retorica politica, la menzogna, l’illusione.

In Calabria e in Molise il coraggio latita perché non esiste autonomia economica. Manca il coraggio della denuncia e dell’indipendenza, il coraggio del cambiamento, il coraggio di determinare liberamente il proprio futuro. Troppe le dipendenze dal potere, che decide, organizza, concede, eroga, assegna.

Quando i tempi sono maturi per licenziare gli apparati che fanno disoccupazione, precariato e clientele, in Calabria come in Molise sopravvive un pregiudizio: non è ammissibile convergere sul candidato di rottura, se non ha un certo dna, se cioè viene dall’impresa o dall’economia.


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