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Luigi delle Bicocche, l’eroe della crescita politica

mercoledì 22 settembre 2010.
 

di Emiliano Morrone e Carmine Gazzanni

Luigi delle Bicocche è l’eroe di Caparezza che sfama la famiglia e la protegge dai cravattari. In affitto, vive con moglie e bambini nell’angustia d’un minilocale. Potesse vedere questo buco d’alloggio, si rivolterebbe l’architetto Le Corbusier, che teorizzò l’unità di abitazione ai tempi della «macchina industriale». La stessa «macchina» che nel brano Michel, del cantautore Claudio Lolli, divide storie e memorie comuni col suo «far pressione».

Luigi non ha mai visto Il tetto, film scritto da Cesare Zavattini, ma sa quanto conta una casa propria. I suoi colleghi sono avvelenati per il ritorno dell’Ici. I loro ragazzi non andranno all’università. Colpa delle tasse su abitazione, benzina, pasta, corrente, gas, vestiti. I costi degli studi aumentano nell’indifferenza: stanze, bus, treni, rette, libri, servizi. Senza borse per i meritevoli; tagliate per efficienza, secondo l’ex ministro, nel quadro d’una riforma venduta come moderna.

Luigi ha imparato a resistere alle lotterie, alle scommesse sportive, ai videopoker della ‘ndrangheta e all’alcol, che porta il marchio dello Stato. Non guarda le veline ammiccanti in tv, non ha l’età e gli abbuoni del boia Priebke. Non sniffa coca, la droga che importano i “calabresi”, pronti a sciogliere nell’acido chi rivela i loro piani e delitti. Soprattutto, Luigi rischia la morte o il licenziamento, oggi sinonimi. «Bicocche» significa «roccaforti», e questo padre di famiglia combatte per la pensione, non cede. Ogni giorno, vince il senso d’impotenza indotto dal sistema consumistico, causa prima della speculazione bancaria.

Il matrimonio fra capitalismo e logge della finanza ha schiacciato gli uomini e compresso l’umanità, reprimendo moti individuali e collettivi di liberazione, di utopie. Ma l’eroe di Caparezza regge. Faceva il muratore, fino all’arresto dell’edile che gli dava 800 euro al mese e pagava sesso e pruriti agl’intoccabili in auto blu.


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