Continuo a leggere su queste pagine una serie di articoli sulle elezioni comunali a San Giovanni in Fiore (Cs). Comunicati nella forma, appelli al voto nella sostanza. Con un messaggio ricorrente: Antonio Barile, candidato a sindaco del Pdl e di tre liste civiche, rappresenta, anzi, incarna, l’alternativa a un sistema che ha bloccato lo sviluppo della città calabrese. Sistema di cui gli estensori ritengono responsabile Mario Oliverio, ex deputato, oggi presidente della Provincia di Cosenza.
Per noi, opporsi significa entrare nel merito delle vicende pubbliche, denunciare abusi e violazioni nominandone gli autori.
Opporsi vuol dire rinunciare ai rapporti d’amicizia, finti, su cui si regola la società calabrese. Il presupposto di questa amicizia perversa è che, conoscendoci tutti, innanzi a soprusi e ingiustizie convenga a ciascuno ignorare e tacere. Non si sa mai.
Ancora, opporsi è prendere totalmente le distanze da pratiche clientelari o irregolari di formazione del consenso e di gestione della cosa pubblica.
Noi ci siamo opposti con la massima autonomia, senza comprometterci, senza risparmiare facce, partiti e schieramenti della politica Made in Calabria ; fatta di equilibri, timori, complicità, vincoli e calcoli che dimostrano l’incoerenza delle parti, producono nuova, drammatica emigrazione e compromettono il futuro dei giovani.
Barile ha condotto un’opposizione dura e argomentata, nella sua lunga esperienza di consigliere comunale. Ma s’è lasciato prendere la mano: nei toni e nel linguaggio.
Gli è sfuggito, poi, che l’ambito locale è quello in cui più facilmente si possono realizzare coesione e armonia, coinvolgendo i soggetti che quella realtà vivono ogni giorno. Con le loro passioni, le loro aspettative, i loro ruoli e l’impegno pubblico. Penso alle associazioni, in primo luogo. A volte etichettate, in modo sbrigativo, alla berlusconiana: "rosse", "comuniste". Nonostante, per esempio, le posizioni critiche di Giannetto Alessio, presidente del circolo di Legambiente, sulla gestione dei rifiuti e siti insalubri, nei confronti del centrosinistra.
A scanso di equivoci, ricordo di sguincio una retromarcia clamorosa, motivata con pretesti, di Legambiente e Assopec, l’associazione dei commercianti, in merito al restauro con fondi europei dell’Abbazia florense. L’Autorità di vigilanza sui Lavori pubblici aveva riscontrato gravi irregolarità di procedura e noi organizzammo una manifestazione per la tutela del monumento. Aderirono le due associazioni e si ritirarono qualche giorno prima. All’epoca era sindaco il socialista boselliano Antonio Nicoletti. L’episodio può ricondursi, a mio avviso, ad un generale atteggiamento attendista, tipico del luogo e figlio d’una cultura radicata, secondo cui il potere sta solo nei palazzi. Così la sovranità popolare viene cancellata e rimossa, cadendo ogni legittima pretesa di diritti.
Questo discorso, probabilmente molto tedioso, ha da fare con la mia idea su Barile politico e sui suoi sostenitori, tra cui il nostro vicedirettore Vincenzo Tiano, del tutto libero di scrivere qui ciò che ritiene, ma senza che si confondano le posizioni.
Io credo che Barile, eletto sindaco nel 2010 al ballottaggio, poteva e potrebbe riflettere sui suoi errori. Il primo dei quali è senz’altro quello di connotarsi come il candidato del premier Silvio Berlusconi e del governatore calabrese Giuseppe Scopelliti; anche coi frequenti richiami in rete, da parte di suoi elettori, a una divinità politica dei due big pidiellini. Rosa Oliverio, candidata in una lista di Barile, ha scritto più volte che Berlusconi e Scopelliti sono mitici, i migliori, i più capaci; che dall’altra parte ci sono solo lamentosi comunisti, i quali, non digerendo la sconfitta, passano il tempo a inventare e divulgare falsità.
Mi chiedo come si possa rappresentare con simile miopia l’alternativa a un sistema sballato, che noi abbiamo aggredito con coraggio e forza, pagandone ogni volta le conseguenze. Soprattutto, chiedo a Vincenzo dove è andata a finire quell’autonomia che in queste pagine abbiamo sempre mantenuto e promosso, rispettando per principio le idee degli altri e proponendo costantemente il confronto.
E’ vero che in campagna elettorale non è troppo il caso di dibattere, che tutti seguono una linea, coerente con le proprie convinzioni. Io non mi sarei mai sognato di aprire questo capitolo, ma sono stato obbligato a farlo. Non posso e non voglio essere confuso con Berlusconi e Scopelliti, e non credo affatto che l’alternativa si possa dimostrare con le celebrazioni. Se confronto deve essere, confronto sia. Ma non accetto discussioni partigiane.
Se scrivo questo è perché sono convinto che possiamo concorrere realmente, anzitutto con le idee, allo sviluppo di San Giovanni in Fiore. Comune che rimane ai vertici delle classifiche negative, nonostante Berlusconi e Scopelliti. Primo per assistenzialismo, clientelismo, disoccupazione.
Di Berlusconi e Scopelliti non voglio dire niente. Politicamente si qualificano da soli. Voglio solo parlare di noi, che abbiamo anche combattuto contro il sistema mafioso calabrese, rifiutandoci di sponsorizzare in qualunque modo personaggi ambigui, molto abili nelle operazioni elettorali occulte: scambio di voti e voti di scambio.
In Calabria destra e sinistra hanno rubato ovunque. Hanno distrutto la sanità e hanno costruito rapporti solidi e proficui con la ’ndrangheta, che non è un’entità astratta o lontana, solo perché San Giovanni in Fiore non ha i numeri di Locri o del crotonese.
Barile avrebbe potuto e potrebbe cambiare la sua linea, perché ha il consenso di chi, soprattutto grazie agli interventi sul campo di "la Voce di Fiore", mai partitici od interessati, ha iniziato a capire come fanno la politica alcuni pericolosi intramontabili.
Non basta dire a se stessi e agli altri di essere alternativi: occorrono fatti. Per me, il fatto principale, in proposito, è aggregare la società di San Giovanni in Fiore, interessandola tutta. Non in nome di Berlusconi, di Scopelliti o di Oliverio, ma per un’obiettivo preciso: lo sviluppo culturale, economico e sociale.
La Calabria continua ad essere vittima di se stessa, ed è per questo che uomini illuminati come Stefano Rodotà, originario di Cosenza, quasi non vogliono più sentirne parlare. Siamo bravissimi a schierarci coi più forti, coi vincitori, e non ci accorgiamo che, con gli attuali equilibri romani, i primi a subire gli effetti dell’uso privato del potere e del federalismo della Lega siamo proprio noi calabresi.
Mi piacerebbe che su tali questioni, senza mai perdere il collegamento con ciò che sta accadendo a Roma, si misurassero i candidati a sindaco di San Giovanni in Fiore. A proposito dei quali non credo che Emilio Vaccai si possa bollare come marionetta, senza averlo ascoltato. Così, Monica e Bernardo Spadafora non possono essere liquidati come di troppo, nell’ambito d’uno "scontro fra titani", per usare l’espressione degli amici d’Impegnocivile. Emilio è una brava persona, Monica è giovane, Bernardo è il più coerente in politica.
Barile, che - sfiduciato irresponsabilmente dall’opposizione - avrebbe il diritto di completare il suo mandato prima d’un compiuto giudizio politico, potrebbe staccarsi da Berlusconi, da Scopelliti, da Pino Gentile e dai loro compari.
Faccia lui, ma poi non dica che non gliel’avevamo scritto.
Emiliano Morrone e Carmine Gazzanni
NAPOLITANO A FIRENZE "Sento la fiducia di tutti gli italiani all’estero dimissioni per piccoli abusi"
Accoglienza trionfale a Palazzo Vecchio per il presidente della Repubblica che ricorda l’esempio di moralità arrivato recentemente dall’Inghilterra: "Il Parlamento non sia ridotto a un ruolo meschino" *
FIRENZE - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato accolto da una standing ovation e da un lungo applauso nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, gremito da studenti e autorità, dove si è svolta una lezione-dibattito con i ragazzi di alcune scuole fiorentine. Un’accoglienza che ha suscitato un commento soddisfatto del capo dello Stato: "Sento la fiducia di tutti gli italiani".
Basta pessimismo. "Faccio come posso ciò che debbo fare secondo la Costituzione - ha sottolineato Napolitano - e sento la responsabilità della fiducia che mi viene tributata dagli italiani di ogni parte del Paese e di tutte le condizioni sociali". Il presidente inoltre ha invitato a non cedere "alla retorica del pessimismo" sulle capacità dei giovani di oggi. A dare il benvenuto al capo dello Stato a nome delle istituzionil fiorentine è stato il presidente della Regione Enrico Rossi. "Grazie per il suo straordinario magistero sulla Costituzione - ha esordito il governatore - Lei rappresenta il volto giovane e sereno della politica ed è per questo che oggi qui ci sono tanti giovani".
Lezione inglese. Nel corso dell’incontro a Palazzo Vecchio Napolitano ha risposto anche alle domande di alcuni stuenti. "In Italia - ha spiegato ad un giovane - il Parlamento non è condannato né destinato a sparire né a un esercizio povero e meschino delle sue facoltà". C’è un processo, non solo in Italia, ha proseguito il presidente della Repubblica, che porta ad un trasferimento di competenze a livello internazionale da una parte, e a livello locale dall’altra, con la devoluzione verso livelli istituzionali locali. Ma c’è anche una questione di come i parlamentari interpretano le loro funzioni, ha ricordato il capo dello Stato citando lo scandalo che "qualche tempo fa ha fatto molto clamore in Gran Bretagna, mentre da noi quel clamore sembrò eccessivo, perché abbiamo una scala di giudizio un po’ diversa. Era accaduto che alcuni parlamentari - ha detto - avevano abusato dei loro privilegi e quando furono scoperti seguirono le dimissioni di alcuni di loro e dello speaker del parlamento. Tra le spiegazioni - ha concluso Napolitano - che furono date ne ricordo una: quei poveri parlamentari inglesi erano demotivati perché i poteri della Camera dei comuni si erano ridotti in seguito a quel processo che ho descritto".
I nodi del federalismo. Al centro dell’intervento del capo dello Stato anche il tema del federalismo. Per andare verso un sistema delle autonomie che comprenda anche aspetti di federalismo "non ci si può limitare - ha osservato il presidente - al campo fiscale. Occorre anche una Camera delle Regioni e delle Autonomie per corresponsabilizzare i rappresentanti locali e regionali sui problemi del bilancio pubblico". "Starei attento a parlare di sgretolamento" dello spirito di unità nazionale, ha poi proseguito. "Dopo gli anni ’80 - ha ricordato - abbiamo avuto delle grandi prove, la lotta contro il terrorismo. Alla fine degli anni ’90 l’Italia è riuscita ad entrare nell’euro e nella moneta unica. Occorre uno scatto ulteriore di memoria e coscienza storica che abbiamo coronato con le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia". Resta però il problema del divario tra Settentrione e Mezzogiorno. E’ vero, ha ammesso Napolitano, dopo 150 anni il divario Nord-Sud non è stato superato, ma "non bisogna rassegnarsi, dobbiamo trovare la strada per quanto difficile possa essere. Dobbiamo avere la consapevolezza che l’Italia cresce tutta insieme, Nord e Sud, o non cresce".
Poche donne in Parlamento. Rispondendo a un’altra domanda sulla presenza femminile in politica, Napolitano ha spiegato: "A vedere le piccole percentuali di donne elette in Parlamento in Italia cadono le braccia". C’è un problema generale di sottorappresentanza femminile in tutte le istituzioni e nelle aziende, ha aggiunto, "ma il punto più nero è la rappresentanza nel Parlamento". Per i consigli di amministrazione delle aziende, ha detto, si è fatto ricorso alle quote rosa. "E’ un metodo sbrigativo ma efficace. Sarebbe meglio dare prove collettive di impegno". Dare più spazio alle donne significa anche riconoscere, ha concluso, i loro meriti, "vorrà pur dire qualcosa il fatto che siano sempre di più le donne a vincere in maggioranza nei concorsi pubblici, anche nell’ultimo concorso in magistratura".
Non decentrare tutti i ministeri. Rispondendo alle domande degli studenti, Napolitano affronta il tema del decentramento di funzioni e competenze amministrative. Si vada avanti col processo, afferma il presidente della Repubblica, ma "occorre tener ferme alcune esigenze fondamentali di salvaguardia delle strutture portanti di uno Stato nazionale. Nessuno può mettere in dubbio il ruolo del ministero degli Esteri e di quello dell’Interno e neanche scelte necessarie per la salvaguardia del nostro patrimonio di beni storici e culturali". "Ci sono funzioni - spiega ancora Napolitano - che non possono essere frammentate, ci sono beni che non possono essere abbandonati all’arbitrio di gestioni locali".
L’Italia non ha dichiarato guerra. Non poteva mancare poi un riferimento all’intervento italiano in Libia. "L’Italia non ha dichiarato nessuna guerra", ha assicurato il presidente della Repubblica. "Ritengo che non ci potessimo sottrarre", ha aggiunto, ricordando che "nessun paese del Consiglio di sicurezza ha messo il veto e alcuni paesi si sono astenuti".
* la Repubblica, 12 maggio 2011
CIRCOLO CULTURALE IMPEGNOCIVILE
SAN GIOVANNI IN FIORE 12 maggio 2011
APPELLO AGLI ELETTORI
Concittadini, questa Associazione è nata nel 1985 con l’intento di contribuire a migliorare l’azione di governo della Città.
Nessuna delle Amministrazioni succedutesi sino al maggio scorso ha manifestato interesse per i nostri suggerimenti o prestato attenzione alle esigenze da noi rappresentate.
La Giunta Barile, nel corso della sua breve esperienza, ha invece mostrato di prestare la giusta attenzione non solo per quanto suggerito da Impegnocivile ma anche per gli stimoli provenienti dalle altre Associazioni presenti sul territorio.
Da ciò ha ricevuto conferma la tesi secondo cui chi ha governato prima di Barile non avesse come punto di riferimento i bisogni della comunità sangiovannese bensì gli input provenienti dai diversi livelli della consolidata gerarchia politica locale.
Il merito indiscutibile della Giunta Barile, se pure di breve durata, è stato quello di avere assunto a fondamento della propria azione l’interesse della nostra comunità e di avere avviato con la massima dedizione, abnegazione, determinazione e coraggio la ricerca della soluzione ai diversi problemi contingenti e strutturali che assillano da decenni la nostra Città.
L’appello, quindi, per un riconoscimento di questi meriti è naturalmente scontato. Ma riteniamo necessario suffragare il nostro giudizio con le valutazioni politiche. che di seguito esponiamo
Delle quattro candidature a sindaco, solo una, quella di Vaccai (che ha avuto, dal canto suo, il grave torto di prestare il proprio volto e la propria storia puliti a un’operazione indecifrabile condotta da un insieme di forze, che, a livello territoriale locale, per le responsabilità che si porta dietro, è politicamente letteralmente impresentabile), è espressione di posizioni fortemente conservatrici a difesa dell’esistente, sostenuta da partiti che si dicono di centro sinistra ma che raccolgono di fatto il notabilato della Città (è sufficiente al riguardo vedere i volti dei presenti alle loro manifestazioni pubbliche).
Tutte le altre candidature partono, all’apparenza, dall’esigenza di realizzare il cambiamento riconoscendo che questa richiesta è di gran lunga la più avvertita dal corpo sociale.. Dei tre candidati, però, solo Barile, si muove, con nettezza, e decisione nella direzione giusta; inoltre, solo Barile è in grado di rappresentare la vasta gamma delle sensibilità politiche presenti fra i concittadini.. Nelle sue liste, infatti, sono presenti persone che, con riferimento al livello politico nazionale, si riconoscono su posizioni che sono sia di “destra” che di “sinistra” e di “centro”. Questa trasversalità poggia sulla consapevolezza del fatto che è assolutamente prioritario, a S. Giovanni in Fiore, il bisogno di affrancare l’esercizio del diritto politico del voto dal pesante condizionamento che la stratificazione e cristallizzazione di rapporti sociali fondati sul voto di scambio, indiscutibilmente ha reso stabile nella nostra comunità.. La candidatura di Antonio Barile con il sostegno delle liste Liberi con Barile, Uniti per la Libertà , Barile Sindaco e Il popolo della Libertà si configura, quindi, come la giusta trasversale risposta ad una trasversale esigenza.
Dei tre candidati che affermano di perorare il cambiamento, inoltre, Antonio Barile, conseguentemente al voto del 2010, ha potuto dimostrare concretamente di possedere le doti che occorrono per reggere la guida di un organismo complesso, istruito non sempre nel modo più corretto, soggetto a mille contrastanti sollecitazioni come è la “macchina comunale”. la quale, oltretutto, è esposta costantemente al rischio di impantanarsi nella routine quotidiana e di lasciare sempre sullo sfondo i grandi progetti per la Città. Barile ha mostrato equilibrio, capacità e sicurezza nel governare questa macchina e nel fronteggiare la quotidianità riuscendo contemporaneamente, insieme ai suoi assessori, ad avviare la composizione del mosaico di tessere proteso a dare a questa Città una sua anima e un suo nuovo meno casuale profilo.
Sulla candidatura dell’UDC, che pure si muove su di una piattaforma di rinnovamento, permane la perplessità che sorge dall’essere questa in evidente contraddizione con le testimonianze rese in precedenza dai due assessori dello stesso partito presenti nella Giunta Barile, i quali hanno di continuo pronunciato per essa giudizi convintamente positivi; aleggia, inoltre, attorno a questa candidatura, la preoccupazione che, al di là delle qualità di Monica Spadafora, la proposta nasconda, almeno nelle attese di qualcuno e magari all’insaputa della stessa, l’intento non di sovvertire radicalmente l’attuale sistema di relazioni sociali basato sulle clientele ma solo di aggiornare la lista dei beneficiari. Per alcuni si fa addirittura strada il sospetto che essa possa essere guardata come l’ultima ancora di salvezza per gli uomini del sistema di potere radicato in Città che potrebbero, in parte, essere tentati di scommettere su di lei e non sul loro candidato ufficiale.
Sulla candidatura di Bernardo Spadafora possiamo solo confermare il nostro giudizio secondo il quale, per come si sono sviluppati gli eventi nell’ultimo anno, essa oggettivamente rappresenta una causa di indebolimento del fronte del cambiamento, che per la prima volta è veramente possibile, e registrare il fatto che egli, nelle sue ultime manifestazioni pubbliche, giustifica il sospetto che sia deliberatamente perseguita, dai candidati di quella lista, la sconfitta dello stesso fronte.
Il nostro appello
non è indirizzato a quanti in un modo o nell’altro partecipano alla dispensa di benefici o favori. né a quelli che non hanno la forza di resistere ai ricatti orditi dal Potere e neanche a quelli che sono costretti ad onorare il debito contratto per i favori ricevuti. Da costoro non sollecitiamo una scelta di rottura. Di essi ci basta poter pensare che nel profondo della loro coscienza trovino qualche ragione di condivisione delle nostre tesi.
L’appello è quindi rivolto agli uomini liberi di questa Città perché insieme si possa cogliere un’occasione unica come quella del 15 e 16 maggio: sarà difficile, se non impossibile, in futuro avere contemporaneamente questi tre fondamentali elementi:
1. un candidato sindaco con la competenza, la determinazione ed il coraggio di Antonio Barile, un gruppo di giovani suoi collaboratori colti, ricchi di fantasia, capaci e animati tutti dalla stessa voglia di rendersi utili, con altrettanto coraggio e determinazione, alla collettività,
2. un popolo, che, come dimostra il voto del 2010, è ormai maturo per il cambiamento in quanto disgustato da troppi decenni di malcostume,
3. l’insieme delle forze responsabili di tanto malessere, sebbene sempre elettoralmente efficienti, in così grande difficoltà .
Per tutte queste ragioni invitiamo ad esprimere il consenso per il candidato sindaco Antonio Barile e per una delle quattro liste a lui collegate.
Concittadini
valorizziamo al massimo il nostro voto: utilizziamolo per contribuire a determinare un futuro per la nostra citta’ diverso dal passato che abbiamo sinora conosciuto.
offriamo ad antonio barile e al suo gruppo di giovani la possibilita’ di proseguire l’azione avviata nel 2010 e improvvidamente interrotta dai suoi avversari.
meritiamo tutti una citta’ migliore e un futuro meno buio.
Caro Pino,
ti ringrazio molto per il tuo contributo. Sono contento se attraverso "la Voce di Fiore",aperta a tutte le opinioni, riusciamo a portare la politica locale al di fuori del suo ristretto perimetro. Ad oggi, non conosco i programmi dei candidati a sindaco. Non ci sono o non sono stati resi pubblici? Io credo che, per realizzare gli obiettivi che hai suggerito, si possa prescindere dai partiti. I partiti pensano a come far voti, punto. Per aver indicato questa strada, ho ricevuto insulti e offese gratuite. Soprattutto questa e’ San Giovanni in Fiore: una città in cui dissentire per costruire e’ assolutamente proibito. Indipendentemente dai cosiddetti poli o schieramenti.
Ti abbraccio, emiliano
Caro Emiliano, hai messo i puntini sulle ’i’, com’è giusto che vengano messi. Personalmente sono rimasto stupito dall’esposizione di Barile nei confronti di Berlusconi e Scopelliti. Oltretutto credo che non ne avesse bisogno, perché nelle ultime elezioni la gente di San Giovanni in Fiore l’aveva eletto non perché legato alla destra tradizionale, ma perché rappresentava un uomo nuovo nell’amministrazione. Hai detto bene che noi calabresi radicalizziamo la politica personalistica, impostata già così da Berlusconi. E proprio noi calabresi siamo campioni del berlusconismo, che significa intolleranza delle regole e delle leggi, libertinaggio, invito alle furberie politiche e tributarie, eccetera. Non ti risulta che in Calabria domini l’anarchia di fronte alle leggi e alle normative? La fortissima personalizzazione è responsabile in Calabria del disastro finanziario della sanità. Su questo punto ho appena scritto un articolo, quasi strappatomi da Saverio Basile, sul problema ospedale di San Giovanni in Fiore e sulla speculazione e strumentalizzazione dei politici locali, che invece sono i veri responsabili della morte di quell’ospedale. Sulla sanità non aggiungo altro, ho detto persino troppo in quel pezzo.
Ti ho dato ragione quasi su tutto quanto scrivi, Emiliano, però mi manca un elemento. Manca il candidato che possa dare una spallata a questo vecchio sistema di fare politica. I personaggi che si presentano non hanno ancora mostrato un nuovo metodo. I candidati sono stati per lo più imposti dai partiti, quindi dove la vedremo la novità? Su quali punti? Sull’ospedale? Per incancrenire un debito e una situazione insostenibile sul piano dell’amministrazione della sanità? Sulla disoccupazione giovanile? Lo spero. I guru che stanno dietro le quinte gongolano guardando le liti in primo piano, perché così raccolgono ancora più consensi, e la gente, infine, dirà che erano meglio i tempi peggiori. Ciao. Salvatore Belcastro