Università La Sapienza di Roma: vincono le destre per la stolzezza del centrosinistra. Usato e gabbato il fronte antimafia, rappresentato da Aldo Pecora

lunedì 8 dicembre 2008.
 

Ieri "Il Messaggero" ha aperto con le elezioni in Sapienza, rilevando l’affermazione delle destre e la sconfitta dell’"onda" contro la Gelmini.

I numeri parlano, e a volte non dicono con esattezza, però.

Certo è che l’astensionismo e lo spostamento del voto studentesco di due settimane, magari sfuggiti alla stampa, hanno pesato sul verdetto delle urne.

Presso il governo dell’ateneo, è passata la richiesta d’una drastica riduzione dei votanti, sostenuta soprattutto, pare, dall’ala più a sinistra della sinistra.

Per la precisione, di fatto non è stato permesso ai laureandi di esprimere le proprie preferenze per i candidati agli organi centrali e periferici, sulla scorta d’un principio: ammesso solo chi ha pagato la prima rata delle tasse, please.

Sotto elezioni, i collettivi di sinistra hanno occupato le facoltà sino al venerdì; attuando, quindi, una protesta di rito, monca, forzata, debole.

I gruppi di centrosinistra della Sapienza si sono divisi e la responsabilità della sconfitta è da imputare in primo luogo alla loro incapacità di comunicare e di superare ideologie esistenziali più che politiche.

E’ stato detto no, per esempio, a un incontro pubblico col filosofo Gianni Vattimo, autore fra l’altro di Ecce comu, proposto sabato 8 novembre. Ci sarebbe stato il fatidico placet se l’appuntamento fosse stato presentato sotto l’etichetta della sinistra di Lettere, e a patto che aumentasse l’"onda" contro la ministra Gelmini.

E’ evidente che Vattimo è Vattimo, con la sua autonomia e autorevolezza. Come è chiaro che a sinistra non se ne sono resi conto.

Il centrosinistra, coi bisticci e le beghe, ha consegnato l’ateneo alle destre, che, ben più solide e coese, hanno lasciato fare, senza l’obbligo di ringraziare a conclusione dei conti.

Tutto sommato, una simile dinamica riproduce, per filo e per segno, quel che avviene nei palazzi delle leggi e quanto è successo alla vigilia del voto politico dello scorso aprile.

I comici nazional-popolari possono ironizzare a piacimento sul figlio di Umberto Bossi e l’intellighenzia dei giornali progressisti può lamentare il razzismo che crede, verso i Tos(t)i del Nord produttivo.

La realtà non cambia: la sinistra nazionale è sfatta, litigiosa e confusa, sistematicamente coglionata dall’abilità politica di papà Silvio dei miracoli; l’unico, vero statista dell’Italia, assieme all’invisibile D’Alema, pronto alla rivincita dopo il sorpasso fortunoso di Veltroni.

Se proprio dobbiamo guardare a questa vicenda elettorale della Sapienza, l’ateneo più popolato d’Europa, dobbiamo dire che le destre si sono ritrovate, come stanno facendo per tutto lo Stivale, e le sinistre, tendenti al centro o all’estremo, si sono annientate come da copione.

Le elezioni in Sapienza non dimostrano, dunque, lo sgretolamento della protesta d’ottobre contro la riforma Gelmini. Né l’inconsistenza degli argomenti esposti, purtroppo padroneggiati dalla stessa triade sindacale, prona e istrionica all’occorrenza, che ha fatto la Cai inabissando Alitalia.

Il voto in Sapienza dimostra in primo luogo la stoltezza delle forze di centrosinistra, incapaci di rappresentare l’esigenza, largamente diffusa tra gli universitari, d’una scuola pubblica e formativa e di un’università libera, materialmente in grado di produrre cultura e ricerca.

Le battaglie, giuste e democratiche, civili e necessarie, hanno bisogno di movimenti che le conducano, che incarnino quegli ideali di eguaglianza e pari opportunità perduti nel Paese delle zizze danzanti, dei reality e della crisi economica double face, dove perfino un cappuccino in più rialza la serotonina.

Le battaglie hanno bisogno di leader e convergenze. Questo lo hanno capito perfettamente le destre, mentre le sinistre seguitano ad annerire papà Silvio Berlusconi, del quale, imputandogli tutto, aumentano popolarità e presa sociale.

Il paradosso, se non è ancora visibile, è che troppi vecchi comunisti hanno cambiato bandiera. Quei comunisti semplici, che non ritrovi, tronfi, a beccare uova nei comizi né, gaudenti, sulle seggiole dell’imperio. Ci sarà pure da domandarsi il perché di questo fenomeno, remoto quanto progressivo, che non è quello del ripensamento, teorico e politico, del compianto Lucio Colletti.

Berlusconi ha vinto la battaglia scalzando le sinistre nella cultura, e per batterlo c’è bisogno ora d’un impegno culturale e politico dal basso, presso i giovani e con loro protagonisti. Il che poteva essere pure in Sapienza. Ma, per piccoli interessi di bottega, le sinistre han fatto altro, e hanno portato su soggetti che avevano ben poco da dire: sia come storia che come spessore politico.

A farne le spese, a nostro avviso, è stato più di altri il leader di "Ammazzateci tutti", Aldo Pecora, noto per le sue battaglie, continue e pesanti, contro la ’ndrangheta calabrese. Pecora era candidato al Senato accademico.

Dalle tante informazioni che abbiamo reperito, è stato usato come specchietto per le allodole da una lista, "Sapienza in movimento", che, di ispirazione di centrosinistra, si prefiggeva di affrontare e prendere in carico i temi dell’ambiente e della legalità.

Prima di scrivere, abbiamo atteso l’esito del voto e registrato il rinvio della proclamazione ufficiale degli eletti, che doveva essere lunedì scorso, piuttosto che oggi.

Abbiamo resistito alla tentazione di entrare in una polemica, confinata nel web, circa ingerenze o influenze di politici calabresi sul voto degli studenti in Sapienza. Dove i calabresi sono un esercito.

Abbiamo pazientato, giungendo alla conclusione che Pecora, che ha il torto di non essere pienamente consapevole dei suoi mezzi, intelligenza e coraggio, è stato utilizzato per incamerare voti, senza i quali "Sapienza in movimento" non avrebbe avuto seggi negli organi centrali.

C’erano centinaia di persone a un incontro degli studenti con Marco Travaglio, organizzato come "Sapienza in movimento" grazie alla figura di Pecora. Che, peraltro, era l’unico candidato della lista con un programma preciso (istituzione del "Difensore degli studenti", premialità e incentivi per gli studenti meritevoli e fuori sede, promozione d’una rete accademica contro la criminalità organizzata, anagrafe pubblica telematica degli eletti nelle rappresentanze studentesche e delle consulenze interne et coetera).

La lista "Sapienza in movimento" non lo ha sostenuto, sfruttandone l’immagine per la propria affermazione.

Nei giorni del voto il preside di Giurisprudenza, la facoltà di Pecora, ha sospeso le lezioni. Sicché gli iscritti che hanno votato il giovane sono andati apposta all’università.

Sarebbe stato scomodo Pecora, nel Senato accademico. Scomodo perché indipendente dai partiti, perché non addomesticabile, perché battagliero, rompiballe e politicamente pericoloso per ciò che fa, dice e rappresenta.

Al suo posto, è entrato un certo Battista Barberio, da quanto sembra un simpatico ragazzo del Pd.

Se il centrosinistra non si ficca in testa che servono leader capaci, con idee diverse e nuove, di invertire la subordinazione a papà Silvio, sarà destinato all’eterno ruolo d’opposizione. Per di più, con personaggi taciturni e politicamente claudicanti. O addirittura disarmati.

Nonostante l’isolamento (solo quello?), Pecora ha avuto un’ottima affermazione (427 preferenze contro le 506 dell’avversario), su cui dovrà pur meditare per altre esperienze, nelle quali potrà essere meglio considerato il suo alto e indiscutibile potenziale. Intellettuale, culturale, politico.

Chiari, 3 dicembre 2008

Francesco Delera


Dalla pubblicazione di questo articolo, abbiamo ricevuto diversi messaggi, come al solito non firmati, scurrili e offensivi nei confronti del sottoscritto e di Aldo Pecora. Nel ricordare che ogni messaggio sarà pubblicato, purché firmato, con indirizzo e-mail vero e liguaggio civile, informo gli autori dei post indecenti, doverosamente non convalidati, che saranno segnalati alla Polizia Postale. Non fosse altro che per sorprendenti coincidenze di tempo con atti spiacevoli e penalmente rilevanti nei confronti di chi scrive e di Saverio Alessio. La Polizia Postale avrà gli Ip da cui provengono a raffica messaggi diffamatori e intimidatori.

Il direttore

Contenti di essere costantemente nel mirino, abbiamo ricevuto un altro post, alle ore 13,38, da parte di un anonimo che dice di chiamarsi Andrea (Ip: 151........), il quale ci ha scritto di averci lasciato la mail, che invece non compare nel suo messaggio. L’indirizzo è lo stesso, nella fattispecie, del commentatore che abusa del lemma "cazzate", dice di Aldo Pecora che è l’amichetto che mi porta notizie, trovandomi a suo avviso a San Giovanni in Fiore. Soprattutto, mi invita alla responsabilità. Quindi, sfido pubblicamente il nostro Highlander della fifa, che non c’entra col calcio. Si qualifichi e scriva come si conviene. Qui, chi scrive si firma come ha sempre fatto. Poi viene querelato e vince in tribunale. Quindi, vittorioso, querela a sua volta. E sono per davvero volatili per diabetici. Strano che nei tanti commenti pervenutici, quelli scurrili e quelli pubblicati, non ci sia stata risposta a Delera. Davvero strano. Come se la questione posta, molto articolata e generale, debba per forza ridursi a un fatto privato, a scaramucce studentesche.

Si intende che le opinioni espresse dai lettori in questo forum non corrispondono affatto alla posizione del giornale, che si tiene fuori da logiche particolari, convincimenti e doglianze di cui, per ragioni ovvie, non ci importa.

Ancora il direttore

Dalle nostre verifiche, ci risulta che il sedicente Andrea ci ha dato un indirizzo e-mail falso - these recipients of your message have been processed by the mail server: andrea_86@gmail.com; Failed; 5.1.1 (bad destination mailbox address). Pubblichiamo comunque il suo post pieno di corbellerie, che fa la sua figura. Non temiamo chi, nel falso, vuole darci lezioni. Proviamo pietà, però, per la sua assoluta mancanza di coraggio e di educazione.

Sempre Il direttore


Rispondere all'articolo

Forum